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Fenomenologia degli psico-something




Introduzione a: "Fenomenologia degli psico-something"
Diletta Fiandaca

Il Novecento ha assistito allo sviluppo e alla diffusione sia della psicoanalisi (moderna psichiatria psicodinamica) che della cinematografia: nel 1899 veniva pubblicata L'interpretazione dei sogni di S. Freud e, nel 1895, usciva, in Francia il primo film di L. Lumière. Nel corso di questi cento anni, la prima ha cercato di svelare gli aspetti più nascosti e profondi dell'animo umano e l'altra di rappresentarli. Così ci sono stati psi che hanno partecipato alla stesura di sceneggiature e quegli stessi film sono diventati un territorio, composto di immagini, comune a tutti gli uomini da cui essi traggono spunto che, inevitabilmente, gli psi si trovano ad analizzare in terapia. Oltre a tutte queste contaminazioni, un elemento emerge prepotentemente: la frequenza con cui viene rappresentata la categoria degli psi e il modo in cui viene realizzata. Utilizzo appositamente il termine generico di psi, inteso come abbreviazione di psico-something, dato che esiste una grande sovrapposizione di immagini professionali e i termini di psichiatra, psicoanalista, analista, terapeuta, counselor, ed altri vengono usati indistintamente.
La mia passione per la settima arte mi ha portata ad incontrare, al cinema, decine di psi e le loro "bizzarre" raffigurazioni non hanno potuto che catturare la mia attenzione e farmi riflettere sulle caratteristiche di tutti questi operatori della salute mentale e sui motivi che hanno portato sceneggiatori e registi a rappresentarli così.
In America, la psichiatria psicodinamica si è diffusa molto più rapidamente di quanto sia successo in Europa ed è proprio nei film americani che troviamo il maggior numero di psi. Probabilmente l'aver sperimentato in prima persona un percorso psicoterapico, da parte di coloro che lavorano nel cinema, può costituire uno dei motivi dell'interesse a rappresentarli. Ma allora perché è più frequente incontrare, al cinema, un cattivo psi piuttosto che uno bravo? Questo e molti altri interrogativi- ma gli psi saranno tutti come Richard Gere? Ma i pazienti saranno tutti come Richard Gere? La magia del cinema risiede anche in questo....- mi hanno condotta a prendere visione in maniera sistematica di tutte quelle pellicole in cui compariva uno psi. Ho liberato tutte le mie tendenze voyeuristiche e ho spiato dal buco della serratura tutti questi psi con il loro modo di "curare" ed "essere curati", di essere professionali o di innamorarsi della bella paziente sdraiata sul lettino, di impazzire o di far impazzire.
Mi piacerebbe intraprendere insieme a voi questo viaggio nel mondo degli psico-something, una sorta di itinerario a tappe, dove ogni tappa è costituita da una categoria di psi. Per orientarmi più agevolmente nello sconfinato mondo delle rappresentazioni cinematografiche degli psi ho compilato una FILMOGRAFIA che include, a partire dal 1990 (per i film prodotti prima di questo anno potete consultare GABBARD (1999)), tutti i film americani ed europei in cui compaiono uno o più psi, sia nel ruolo di protagonista principale della pellicola sia nella parte di semplice comparsa.
Ho guardato questi psi in celluloide tenendo presente che una reale raffigurazione di una situazione psicoterapica è impossibile da realizzare, perché risulterebbe noiosissima, e che spesso, dietro a qualche licenza cinematografica, si poteva celare un terapeuta serio. Ho cercato di non identificarmi mai con il buon terapeuta che in poche sedute è in grado di guarire il suo paziente, anche se ci piacerebbe essere sempre così efficaci, e di non arrabbiarmi per i molti luoghi comuni che gli psi al cinema alimentano; quindi spero di essere stata obiettiva nel considerare questi professionisti.
Ore ed ore trascorse davanti al grande schermo mi hanno lasciato ricordi e sensazioni che volevo verificare ed approfondire attraverso questa visione più organizzata. Ad esempio, uno degli aspetti più comuni agli psi cinematografici è la condivisione di un passato doloroso, di eventi traumatici accaduti nell'infanzia o in un passato più recente che li hanno segnati ed influenzati nella scelta della loro futura professione(Fantasmi, Vite separate, Mai con uno sconosciuto, Doppia personalità, Nell, Casper, Patch Adams, solo per citarne alcuni).
Il "Disturbo di Personalità Multipla" è una affezione piuttosto rara. Ma la ritroviamo in molti film. Questa rappresentazione non riflette assolutamente la realtà (Doppia personalità, Vite separate, Mai con uno sconosciuto, Schegge di paura, Il colore della notte, Condannato a nozze). Ci si potrebbe domandare come mai tutti questi psi soffrono di questa malattia? Tutti hanno subito violenze psicologiche e talvolta fisiche in tenera età. Ancora una volta lo psi è colui che ha sofferto come se, per fare questa professione, si debba aver vissuto le peggiori esperienze. Ma forse questa è una sorta di pena del contrappasso per gli psi al cinema.
Gli psi professionali vengono rappresentati ma può capitare che in un tale contesto, sia la "Psicologia" stessa ad essere criticata. Ne La mia vita in rosa Ludovic è un bambino di sette anni che ha l'irresistibile desiderio di essere femmina. Questo causerà a lui e alla sua famiglia non poche difficoltà che "costringeranno" i genitori a mandare in terapia il figlio. Nella famiglia di Ludò si percepisce un grande imbarazzo ad affrontare determinate tematiche:

Linette: "Albert non ha per niente fiducia di quella gente. Lui pensa che, se la società non fosse tanto degenerata, non avremmo bisogno di pazzi che curano altri pazzi"
Mamma: "Una terapia non è Lourdes"

Un altro modo per screditare la professione è attraverso l'uso di particolari appellativi. Ne Il colore della notte lo psi è definito: "mago della psiche" e "psicoanalista del secolo"; in Casper, "strizzacervelli dell'Al-di-là".
In generale se rivolgiamo lo sguardo all'intera filmografia certi stereotipi sono costanti. I trasgressori ci sono. Ma la trasgressione sessuale si confonde con le altre trasgressioni. In Transfert pericoloso Rivière è a pranzo con il suo agente letterario.

Rivière: "...ma no quali pazienti. Ci sono tante ragazze carine che non sono in analisi, uno psi può cercare un po' oltre il suo lettino..."

Spesso c'è un eccessivo coinvolgimento emotivo, che non si traduce inevitabilmente in qualcosa di sessuale, ma che nella pratica clinica non è comunque auspicabile.
E neppure alle donne psi è stato riservato un trattamento migliore(Il principe delle maree, Mr. Jones, Il club delle prime mogli, Harry a pezzi, Basic Instinct......).
La psicoanalisi rimane il metodo privilegiato nella rappresentazione cinematografica. Questo potrebbe dipendere dalla storia stessa della disciplina, che si è sviluppata nello medesimo periodo storico e soprattutto, da alcuni aspetti intrinseci particolarmente affascinanti. L'individuo ha da sempre dimostrato sia attrazione sia timore per coloro che si occupano dell'animo nel suo significato più ampio. Non a caso Ellenberger fa partire La scoperta dell'inconscio dallo sciamanesimo. Lo sciamano può essere considerato uno psi "primitivo". Da allora, in ogni società e in forme diverse, c'è sempre stato qualcuno che si è occupato delle emozioni. Lo sciamano allora, e lo psi oggi, sembrano custodire gli strumenti per comprendere. Ma se questo costituisce, da una parte, un elemento di grande interesse, dall'altra, terrorizza. In una società come la nostra, in cui le grandi verità sono crollate, lo psi si configura come una sorta di confessore moderno che ci aiuta, ci capisce e ci dà sostegno, un professionista guidato dalla "missione" di aiutare gli altri, di fungere da sostegno in una realtà che attacca tutte le certezze dell'uomo. Ma tali prerogative possono spaventare. Il fascino, il potere e il mistero legati a questa professione possono scatenare angosce primitive che poi ritroviamo, al cinema, trasformate in raffigurazioni negative.
Il cinema è quel mezzo espressivo che è in grado di parlare direttamente all'inconscio, ma ne è anche l'espressione. Gli individui sperimentano la frustrazione che nasce dallo scarto tra attese e realtà. Nelle diverse categorie di psi ritroviamo quelle frustrazioni e quei desideri rimossi che non hanno avuto modo di manifestarsi. Nei film ci si può permettere di ammettere quello che nella veglia non possiamo permetterci di ammettere.

Da un film all'altro, da uno psi all'altro comprenderemo meglio che tipo di rappresentazione viene fatta di questa categoria.....

BIBLIOGRAFIA

ELLENBERGER, H. F.(1970), La scoperta dell'inconscio. Tr. it. Bollati Boringhieri, Torino 1993.

FREUD, S.(1899), L'interpretazione dei sogni. OSF, vol.31

GABBARD, G.O., GABBARD, K.(1999) Cinema e psichiatria. Tr. it. Raffaello Cortina Editore, Milano


1 Per la traduzione italiana degli scritti di Sigmud Freud si fa riferimento alle "Opere", edite da Boringhieri, Torino 1967-1980. In 12 volumi che citiamo con OSF e numero del volume.



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