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A. M. P.
SEMINARI 1997 - '98
Aldo Rossi

L'evoluzione delle manifestazioni emotive. Il sistema limbico


PREMESSA

Le ricerche sulle basi anatomiche e fisiologiche delle manifestazioni emotive hanno realizzato progressi notevoli da quando Paul McLean (1952) ha proposto che l'amigdala, l'ippocampo, l'area del setto e varie regioni della corteccia encefalica riunite tutte sotto il concetto unitario di sistema limbico, svolgono un ruolo centrale nella regolazione degli affetti. La stimolazione sperimentale di determinati gruppi di cellule in questo sistema può suscitare rabbia, ansia, gioia ed eccitazione sessuale. Le strutture limbiche sono specifici punti nodali di collegamento per quasi tutti i sistemi che liberano neurotrasmettitori. Questi messaggeri chimici, che trasmettono segnali da un neurone al successivo, sono in rapporto con determinati affetti. Così il sistema della noradrenalina svolge un ruolo decisivo nella regolazione delle risposte comportamentali, quello della serotonina negli stati d'animo di depressione, quello della dopamina negli stati di ansia e quello delle endorfine negli stati emotivi di gioia e di piacere (Ciompi 1993; Esposito & Liguori 1996; Oliverio & Castellano 1996).

ELEMENTI STRUTTURALI DEL SISTEMA LIMBICO.

Partendo dalla condizione strutturale di un pesce ancestrale gnatostoma (un Acantode o un Placoderma con bocca fornita di mandibole), si può ipotizzare che il "modello base" del loro telencefalo embrionale sia stato caratterizzato da una struttura tubulare distinta in una parte superiore alare o pallio e in una parte inferiore basale o subpallio. Fra le pareti del telencefalo è compresa una cavità ventricolare unitaria comprendente il liquido cefalorachidiano che scorre caudalmente verso i restanti ventricoli del cervello e quindi dentro il canale ependimale del midollo spinale. Secondo Braford e Northcutt (1974), i neuroni erano collocati lungo le pareti sul lato ventricolare del tubo telencefalico; inoltre il pallio era suddivisibile nelle regioni mediale, dorsale e laterale, primordi rispettivamente dell'archipallio, neopallio e paleopallio. Il subpallio era suddivisibile nei primordi dello striato e del setto. Da questo ancestrale pesce gnatostoma sono molto probabilmente derivati i pesci cartilaginei e i pesci ossei e fra quest'ultimi, i pesci con e senza i polmoni. I Teleostei sono pesci privi di polmoni molto evoluti fra gli Actinopterigi (pesci con le pinne a raggi), mentre i Dipnoi sono pesci polmonati che si sono evoluti dagli ancestrali Sarcopterigi (pesci con le pinne fornite di muscoli).

Braford & Northcutt (1974), Mazzi & Fasolo (1977), come anche altri Autori, hanno proposto che il sovraesposto modello base del telencefalo abbia seguito un divergente e dicotomico processo evolutivo. Nei pesci ossei non polmonati le due pareti alari, rispettivamente di sinistra e di destra, si sono rovesciate verso l'esterno ovvero il pallio si è evertito, mentre nei pesci polmonati le stesse pareti alari si sono rovesciate verso l'interno, ovvero il pallio si è invertito, formando due distinti emisferi telencefalici, sinistro e destro, i cui ventricoli convergono nel terzo ventricolo impari comune al telencefalo e al diencefalo.

In un pesce osseo non polmonato con il pallio evertito, la volta del telencefalo è formata da una sottile membrana che delimita dorsolateralmente l'unico ventricolo. Diversamente in un pesce polmonato con il pallio invertito, la volta di ogni emisfero è ispessita da fibre e da distinti raggruppamenti neuronali. Capanna & Clairambault (1973), hanno studiato l'organizzazione del telencefalo degli attuali pesci polmonati e in particolare quella telencefalica del dipnoo Protopterus. è importante evidenziare che nello spessore della parete telencefalica, i neuroni sono ancora tutti disposti intorno al ventricolo, una condizione considerata ancestrale. La regione dorsale del pallio è il territorio prospettico della neocorteccia (isocorteccia o neopallio) che caratterizza il telencefalo dei Mammiferi. La regione mediale di ciascun emisfero telencefalico o pallio mediale o archipallio del dipnoo corrisponde invece al territorio prospettico della fascia dentata e del giro d'ippocampo dei Mammiferi. La regione laterale di ogni emisfero telencefalico del dipnoo, corrisponde al pallio laterale o paleopallio cioE' al lobo piriforme dei Mammiferi che conserva una funzione prettamente olfattiva.

Fra i pesci polmonati ancestrali si ritiene che i Crossopterigi ripidisti del Periodo Devoniano abbiano dato origine ai primi tetrapodi terrestri, gli anfibi Labirintodonti. Secondo Northcutt (1977) nei Labirintodonti erano già presenti tutti i territori prospettici da cui sono poi derivate le strutture peculiari del telencefalo dei Vertebrati superiori appartenenti sia alla linea filetica dei Rettili Anapsidi - Rettili Diapsidi - Uccelli che a quella dei Rettili Sinapsidi - Rettili Terapsidi - Mammiferi (Rossi 1996,1997). Il modello base dell'emisfero telencefalico dei tetrapodi prevede l'esistenza di due "calotte" una dorsale o pallio e una ventrale o subpallio (SassoE' Pognetto 1990).

Il pallio degli Anfibi urodeli è divisibile in tre parti: laterale o paleopallio, latero-dorsale o neopallio e dorso-mediale o archipallio (Northcutt 1977). Una delle due componenti prospettiche del neopallio dei Rettili e degli Uccelli si introflette nella cavità ventricolare formando l'eminenza dorsale, mentre nei Mammiferi si estende sulla superficie della parete esterna dell'emisfero telencefalico e si differenzia nell'isocorteccia o corteccia cerebrale. L'espansione in superficie delle componenti della neocorteccia dei Mammiferi, spinge ventralmente il rinencefalo paleopalliale e medio-ventralmente l'archipallio che si ripiega su se stesso formando il giro d'ippocampo e la fascia dentata (Stefanelli 1987).

Il territorio ventrale o subpallio degli Anfibi urodeli è divisibile in due parti: latero-mediana o striato e mediana o setto (Northcutt 1977). Nei Rettili e in particolare negli Uccelli lo striato diventa molto voluminoso e secondo gli anatomici dal passato (Huber & Crosby 1929) era suddivisibile in paleostriato, archistriato, neostriato, iperstriato e iperstriato accessorio. Questa interpretazione anatomica aveva fatto ritenere che il telencefalo dei Rettili e quello degli Uccelli fosse caratterizzato prevalentemente dalle attività dello striato. Tuttavia Northcutt ha ridimensionato l'estensione dello striato nei Rettili (Johnston 1915; Ulinski 1974) e negli Uccelli perché l'iperstriato (da alcuni anatomici chiamato ipopallio) e l'iperstriato accessorio degli Uccelli (o Wulst) rispettivamente corrispondono a parti che costituiscono il neopallio corticale dei Mammiferi (Stefanelli 1987).

Da un punto di vista anatomico e funzionale, il sistema limbico è un circuito costituito da un insieme centri corticali e subcorticali fra loro interconnessi da proiezioni di fasci di fibre che trasportano specifici neurotrasmettitori. Nella maggioranza dei Vertebrati il principale costituente telencefalico del sistema limbico è il pallio mediale che contiene la formazione ippocampale (fascia dentata e ippocampo). I principali componenti telencefalici addizionali sono i nuclei del setto e dell'amigdala. L'amigdala o complesso amigdaloideo è costituito da due gruppi di nuclei: la divisione corticale o corticomediale, che è una continuazione ventrale del pallio laterale (paleopallio) e la divisione basale o basolaterale che è di origine subpalliale. In particolare dal punto di vista funzionale viene identificata una amigdala estesa che include i nuclei centrale e mediale della divisione corticale (amigdala centromediale) e molte strutture della parte basale del telencefalo che sono unificate da simili connessioni e caratteristiche istochimiche. Altre strutture esterne al telencefalo situate nel diencefalo vengono considerate parte del sistema limbico ed includono parti dell'epitalamo, del talamo dorsale (sensitivo) e dell'ipotalamo. I nuclei del setto e dell'amigdala ricevono input diretti dal bulbo olfattivo, mentre nei Mammiferi questi input non raggiungono più la formazione dell'ippocampo che è essenziale per la memoria a breve termine dei nuovi eventi. L'amigdala è anche interconnessa con lo striato, con l'ipotalamo e con ampie aree della neocorteccia (isocorteccia) in particolare con la corteccia prefrontale (Butler & Hodos 1997)

Merita sottolineare che negli Anamni (agnati, pesci cartilaginei, pesci ossei e anfibi: privi di amnios) la maggioranza delle vie somatosensitive afferenti al talamo dorsale (sensitivo) viene trasmessa al pallio mediale e solo in parte al primordio del pallio dorsale. Diversamente negli Amnioti (gli embrioni dei rettili, uccelli e mammiferi si sviluppano nel liquido contenuto nell'annesso embrionale chiamato amnios) la maggioranza delle vie somatosensitive afferenti al talamo dorsale viene trasmessa al pallio dorsale e solo in parte direttamente al pallio mediale (Butler & Hodos 1997).

FILOGENESI DEL SISTEMA LIMBICO.

Il sistema limbico dei Mammiferi ha raggiunto il massimo livello di differenziamento anatomico e funzionale fra i Vertebrati. Di conseguenza è nei Mammiferi che si hanno le maggiori conoscenze strutturali e funzionali dei centri subcorticali e corticali del sistema limbico. Tuttavia partendo dal principio generale che tutti gli individui appartenenti ad un Phylum hanno lo stesso modello strutturale del corpo (tutti hanno quindi gli stessi organi), appare importante analizzare quali sia la progressione dei livelli organizzativi dei principali centri del sistema limbico negli altri Vertebrati. Secondo Butler e Hodos (1997) i livelli organizzativi del sistema limbico possono interpretati suddividendo i vertebrati i tre distinti Gruppi:

LE STRUTTURE LIMBICHE DEL TELENCEFALO DEGLI ANAMNI (GRUPPO I E GRUPPO IIA).

Fra gli attuali Agnati (vertebrati con la bocca priva di mascelle), il telencefalo delle lamprede ha un'unica cavità ventricolare delimitata dalla pareti dei due piccoli emisferi. Nelle lamprede vi è solo il primordio del pallio mediale ovvero il territorio prospettico della formazione ippocampale dei Vertebrati superiori. Le missine (Gruppo IIA) a differenza delle lamprede hanno un grande e complesso telencefalo connesso ai bulbi olfattivi, ma non sono state ancora individuate né la corteccia mediale né la possibile area dell'amigdala. Incerta è l'area del setto.

Fra i pesci cartilaginei gnatostomi, il telencefalo dei Condroitti squalomorfi è differenziato in due emisferi le cui pareti delimitano i ventricoli separati da una comune parete mediana: il pallio mediale è relativamente piccolo e si fonde, attraverso la parete interventricolare, con il pallio mediano controlaterale. Nella parete ventomediana è presente un nucleo del setto, mentre nello spessore della parete ventrolaterale è presente un nucleo (A o X) che potrebbe essere omologo alla divisione corticale dell'amigdala di altri Vertebrati, in quanto riceve proiezioni dal bulbo olfattivo. I Condroitti galeomorfi (Gruppo IIA), a differenza dei squalomorfi, hanno un telencefalo caratterizzato da pareti talmente spesse che i ventricoli sono ridotti a in sottili fessure. Malgrado vari livelli di complessità citoarchitettonica, nelle razze e nei pescecani è stata individuata superficialmente l'area del pallio mediale che si fonde con il pallio mediano controlaterale. Ventomedialmente al pallio mediale si trovano i nuclei mediale e laterale del setto. Non è stato ancora individuato un territorio omologo all'amigdala.

Nei pesci ossei Actinopterigi non Teleostei, come nel brachiopterigio Polypterus palmas, le pareti degli emisferi sono rovesciate verso l'esterno a causa dello sviluppo evertito del telencefalo: di conseguenza il sottile pallio mediale (area P3) si trova confinato nell'estremità laterale della parete telencefalica. Il setto è caratterizzato invece da due grandi nuclei, dorsale (Vd) e ventrale (Vv), che delimitano la parete ventricolare. Un altro nucleo che delimita più ventrocaudalmente la parete ventricolare (Vs), è stato identificato come amigdala in quanto riceve proiezioni dal bulbo olfattivo. Nei pesci Sarcopterigi, come nel dipnoo Protopterus annectens, il telencefalo è di tipo invertito e i due emisferi sono nettamente distinti l'uno dall'altro come nei Vertebrati superiori: il pallio mediale è molto esteso e delimita della parete ventricolare. Ventralmente al pallio mediale, la parete ventricolare è delimitata dall'area del setto chiamata subpallio mediale. Nella parte caudale dell'emisfero e ventralmente al subpallio mediale, la parete ventricolare è delimitata da un'area chiamata subpallio centrale che potrebbe essere omologa all'amigdala. Nei pesci Actinopterigi Teleostei (Gruppo IIA) che hanno un telencefalo di tipo evertito, rimane irrisolto il problema se siano omologhe al pallio mediale la parte laterale dell'area dorsale (D1) o la parte ventrale della zona mediana dell'area dorsale (Dm-v ). Più chiara è la identificazione delle aree omologhe del setto e dell'amigdala. Ventralmente all'area dorsale Dm-v è situalo il nucleo laterale del setto, mentre il nucleo mediale del setto delimita la parte più ventrale della parete ventricolare. Cinque aree ventricolari più caudali, di cui quattro periventricolari, ricevono proiezioni dal bulbo olfattivo e vengono considerate omologhe all'amigdala degli altri Vertebrati.

Negli Anfibi, come nell'anuro Rana catesbeiana, i due emisferi telencefalici sono notevolmente ingranditi e uniti medialmente: il lume dei rispettivi ventricoli è più ridotto per l'ispessimento delle loro pareti. Il pallio mediale è molto ingrandito rispetto a quello dei dipnoi e delimita ancora estesamente la parete ventricolare. L'area del setto, detta subpallio mediale, è caratterizzata dei nuclei mediale e laterale. Ventralmente al nucleo laterale del setto, che delimita la parete ventricolare, si trova il nucleo mediale dell'amigdala e più caudalmente nello spessore della parete, si trova il nucleo laterale dell'amigdala che riceve le proiezioni dal bulbo olfattivo e viene considerato omologo all'amigdala corticale di altri Vertebrati .

LE STRUTTURE LIMBICHE DEL TELENCEFALO DEGLI AMNIOTI.

I primi Rettili Cotilosauri derivati da ancestrali anfibi Labirintodonti avevano la regione temporale del cranio senza finestre temporali, detti pertanto "anapsidi". I Cheloni, ovvero le tartarughe, hanno conservano questo ancestrale tipo di cranio. Dai Cotilosauri del Periodo Carbonifero potrebbe aver preso origine la radiazione evolutiva dei Rettili "diapsidi" che avevano due finestre ossee nella regione temporale del cranio. Dai diapsidi sono derivati gran parte dei Rettili fossili e moderni e gli Uccelli.. Sulla base degli attuali criteri cladistici risulterebbe che dal ceppo comune del progenitore rettiliano diapside sarebbero derivate due diramazioni una comprendente i rincocefali (Sphenodon) e gli squamati (lucertole ed altri) e l'altra comprendente i coccodrilli e gli uccelli.

I Mammiferi sono derivati dai "Sinapsidi", ancestrali tetrapodi premammaliani caratterizzati da una sola finestra ossea nella regione temporale inferiore del cranio. I più antichi Sinapsidi sono i Pelicosauri, coevi dei Cotilosauri. Sulla base di vari dati anatomici e paleontologici si ipotizza che i primi Sinapsidi siano derivati da un antenato Labirintodonte diverso da quello che ha dato origine ai Rettili anapsidi. Precocemente dai Sinapsidi terapsidi si sono separati i Mammiferi monotremi (echidna ed ornitorinco) e successivamente da un antenato comune, si sono separati dicotomicamente i Mammiferi marsupiali (canguri, opossum) e i Mammiferi euteri (ratto, uomo).

IL PALLIO MEDIALE

Nel telencefalo dei Rettili diapsidi e nelle tartarughe (Rettili anapsidi), il pallio mediale è una lamina corticale di cellule che è divisa in due parti: la corteccia mediale e la corteccia dorsomediale. La corteccia mediale e la corteccia dorsomediale sono state rispettivamente comparate al giro dentato e al corno di Ammone della formazione ippocampale dei Mammiferi. La parte mediale della corteccia dorsale (o pallio dorsale) è stata comparata a parti del sistema limbico del Mammiferi confinanti con il corno di Ammone, che sono il subiculum, la corteccia entorinale. L'ordine topologico di queste cortecce è lo stesso nei Rettili squamati, nelle tartarughe e nei Mammiferi . La sequenza corteccia mediale, corteccia dorsomediale, parte mediale della corteccia dorsale del telencefalo rettiliano sembra essere corrispondente alla sequenza giro dentato, corno di Ammone, corteccia del subiculum e corteccia entorinale dei Mammiferi. Il telencefalo dei coccodrilli sembra citoarchitettonicamente simile a quello dei rettili squamati e delle tartarughe, ma non sono state ancora chiarite le connessioni di molte aree corticali e subcorticali.

Nel telencefalo degli Uccelli il pallio mediale contiene a) due lamine di neuroni disposti a forma di V che insieme vengono considerati l'ippocampo e b) una regione con neuroni più diffusamente distribuiti chiamata l'area paraippocampale. Le cinciallegre, i corvidi e picchi hanno una notevole memoria spaziale del territorio e dei nascondigli per le loro provviste di cibo (Shettleworth 1983). Questi Uccelli che fanno incetta di cibo hanno una formazione ippocampale significativamente grande rispetto a quella delle specie che non hanno questo tipo di comportamento. L'ippocampo degli Uccelli viene considerato omologo a quello dei Mammiferi, (Butler & Hodos 1996), tuttavia vi è una profonda differenza topologica. Infatti, nei Mammiferi la sequenza topologica della formazione ippocampale è giro dentato, corno d'Ammone, corteccia subicolare e corteccia entorinale mentre negli Uccelli la sequenza è corno d'Ammone, giro dentato, corteccia subicolare e corteccia entorinale. La topologia ippocampale degli Uccelli è anche in contrasto con quella presente nei Rettili squamati e nelle tartarughe. Nel considerare che l'anatomia dell'encefalo dei pulcini è diversa da quella dei mammiferi, Rose (1994) sostiene invece che il cervello dei primi non abbia una regione che si possa chiamare ippocampo e che le funzioni di apprendimento siano svolte da una parte dell'iperstriato (ventrale intermedio mediale o HVIM) dal lobo paraolfattivo dell'emisfero telencefalico sinistro. Il telencefalo dei pulcini è quindi funzionalmente asimmetrico come quello dell'uomo e visto che Eccles (1991) ritiene che solo gli esseri umani presentino questa lateralizzazione funzionale e che l'emisfero sinistro sia la sede dell'anima, Rose conclude che " ciascuno dei miei pulcini potrebbe rivendicare il possesso dell'anima con motivi altrettanto buoni di quelli di sir John (Eccles)".

In tutti Mammiferi il grande sviluppo in superficie del pallio dorsale (neopallio o isocorteccia) obbliga il pallio mediale a ripiegarsi all'interno: di conseguenza la parte ventrale del pallio mediale, che si differenzierà in giro dentato, risulta avvolta sotto la faccia interna della parte dorsale della corteccia mediale che, a sua volta, si differenzierà nell'ippocampo o corno d'Ammone. Il grande sviluppo della commessura che unisce l'isocorteccia dei due emisferi, il corpo calloso, comprime dorsalmente il pallio mediale che, in alcuni Mammiferi, si sviluppa in una piccola parte anteriore (ippocampo precommessurale) e in una parte più grande posteriore (ippocampo postcommessurale) estesa fin dentro il lobo temporale (Stefanelli 1968).

La corteccia del giro dentato, nell'estremità curva del corno di Ammone, è formata dalle cellule dei granuli. La corteccia dell'ippocampo è composta prevalentemente dalle cellule piramidali doppie che danno origine alle vie efferenti dell'ippocampo. L'area di unione di tutte le vie efferenti viene chiamata fimbria e il fascio dal quale emerge viene chiamato fornice (arco) che, su ogni lato, decorre sopra il talamo. Il territorio corticale superficiale adiacente all'ippocampo corrisponde alla regione subiculare, suddivisa in subiculum, presubiculum e parasubiculum. Quest'ultimo confina con la corteccia entorinale. Nei mammiferi, i danni alla formazione ippocampale comportano numerosi cambiamenti nel comportamento, includenti aumento dell'attività locomotoria, diminuita capacità di essere distratti e gravi danni nell'apprendimento e nella memoria. Le deficienze nella memoria ippocampale impediscono l'accumulo di nuove conoscenze, mentre vengono preservati gli eventi di memoria precedenti al danno (Butler & Hodos 1996).

IL SUBPALLIO

Nella parte subpalliale del telencefalo dei Rettili diapsidi, delle tartarughe e degli Uccelli, sono presenti i nuclei del setto, che sono situati ventralmente alla corteccia mediana e delimitano la parete ventricolare. Nei Rettili squamati il gruppo di nuclei dell'amigdala è distinto in tre principali divisioni: l'amigdala olfattiva che riceve proiezioni dirette dal bulbo olfattivo, l'amigdala vomeronasale che riceve la proiezione la bulbo olfattivo accessorio e l'amigdala dorsale che riceve proiezioni sia dalle due precedenti divisioni che da molteplici sedi del cervello. Negli Uccelli i nuclei dell'amigdala formano l'archistriato distinto in tre nuclei che sembrano essere omologhi all'amigdala dei Mammiferi: archistriato mediale, archistriato posteriore e nucleus taeniae.

Nei bassi Mammiferi euteri (armadillo, ratto) che hanno un piccolo corpo calloso, il setto è ben sviluppato ed è situato dentro il tubercolo olfattivo ed è separato dall'ippocampo mediante un solco settopalliale. Nei Mammiferi con grosso corpo calloso (scimmie antroporfe, uomo) la regione del setto si riduce a due sottili lamelle accollate o setto pellucido, che delimitano una sottile fessura, la cavità del setto. Il setto, posto ventralmente e dietro il ginocchio del corpo calloso, è costituito da una serie di masse grigie organizzate in nuclei distinte in a) una divisione laterale che contiene un paio di nuclei laterali del setto, b) una divisione mediana che contiene il nucleo mediano del setto e il nucleo della banda diagonale di Broca, e in c) una divisione posteriore che contiene il nucleo settofimbriale e il nucleo triangolare. Il setto viene considerata la sede che presiede l'attenzione che pone l'individuo agli stimoli meno salienti provenienti dall'ambiente circostante piuttosto che per gli stimoli più forti. In alcuni mammiferi, uomo incluso, subito dopo la lesione del setto, aumentano le reazioni di iperemozionabilità e di follia, ma con il tempo questi comportamenti ritornano alla normalità. Gli animali con lesioni al setto, mostrano iperrisposta agli stimoli, aumentano le reazioni aggressive, ambedue manifestazione di un aumento della difesa, aumenta la sete e decresce la loro locomozione in campo aperto.

L'amigdala o complesso nucleare amigdaloideo dei Mammiferi si trova nell'estremità del lobo temporale ed è formato da due principali gruppi nucleari. Il gruppo corticale o corticomediale comprende cinque nuclei è fra questi il nucleo centrale amigdaloideo svolge un ruolo fondamentale nell'accumulo delle informazioni derivate dall'esperienza quotidiana, mentre il nucleo mediale amigdaloideo viene considerato cruciale nella mediazione dei comportamenti sessuali. Il gruppo basale o basolaterale comprende il nucleo laterale amigdaloideo, il nucleo basale amigdaloideo e il nucleo basale accessorio. L'amigdala (o gruppo) corticomediale serve primariamente per trasmettere informazioni olfattive all'ipotalamo (diencefalo) e il suo principale fascio efferente è chiamato stria terminalis. L'amigdala (o gruppo) corticomediale è primariamente connessa all'isocorteccia. La stimolazione della parte più rostrale delle complesso amigdaloideo evoca riposte di paura e di fuga mentre la stimolazione della parte caudale evoca risposte di difesa e di aggressione. La lesione dell'amigdala distruggono alcune capacità di apprendimento e l'acquisizione di risposte emozionali condizionate (Butler & Hodos 1996).

STATO EMOZIONALE E NEUROTRASMETTITORI DEL SISTEMA LIMBICO.

Lo stato emozionale dei mammiferi è regolato da tre sistemi di neurotrasmettitori: noradrenergico, serotoninergico e dopamminergico (Esposito & Liguori 1996).

Il sistema noradrenergico cerebrale svolge una importante funzione nella regolazione delle risposte comportamentali (capacità di pensiero, tono d'umore) ed umorali (secrezione di ormoni) verso stimoli ambientali potenzialmente pericolosi. I neuroni contenenti noradrenalina sono raggruppati in vari nuclei che possono essere suddivisi nei sottogruppi del locus coeruleus e del sistema tegmentale laterale. Il locus coeruleus è situato nella parte caudale del ponte (metencefalo) vicino al pavimento del IV ventricolo: da questo nucleo di neuroni noradrenergici originano le fibre del fascio noradrenergico dorsale che innervano la corteccia cerebrale, l'amigdala, l'ippocampo, il cervelletto, il talamo e l'ipotalamo. Il sistema laterale tegmentale è rappresentato da diversi nuclei di neuroni noradrenergici situati nel bulbo (mielencefalo) e nella parte ventrolaterale del ponte (metencefalo). Le fibre nervose che emergono da questi nuclei si raggruppano nel fascio noradrenergico ventrale che innerva l'amigdala, il tubercolo olfattivo, il setto e l'ipotalamo. La disfunzione dei meccanismi di regolazione dell'attività noradrenergica, potrebbe essere alla base dell'insorgenza di alcuni sintomi di depressione. Nei pazienti gravemente affetti da questo disturbo mentale hanno infatti una ridotta escrezione urinaria del maggior metabolita (3-metossi-4-idrossifeniletilenglicol o MHPG) della noradrenalina cerebrale.

Il sistema serotoninergico regola il tono dell'umore, alcune funzioni cognitive, il comportamento motorio, il comportamento alimentare, alcune funzioni neuroendocrine e la temperatura corporea. I corpi cellulari dei neuroni contenenti serotonina sono raggruppati a formare i nuclei del rafe che si estendono a vari livelli del tronco encefalico. Nell'area mediale del ponte (metencefalo) e del mesencefalo si trovano i nuclei mediano e dorsale del rafe che inviano circa l'80% delle fibre serotoninergiche alla corteccia cerebrale. Il nucleo mediale del rafe invia proiezioni serotoninergiche all'ippocampo, all'ipotalamo (all'area preottica mediale, al nucleo soprachiasmatico), al bulbo olfattivo e al nucleo mediale del setto. Il nucleo dorsale del rafe invia proiezioni serotoninergiche al corpo striato, al globo pallido, al nucleo laterale del setto, all'amigdala e alla maggior parte della corteccia prefrontale. Ambedue nuclei innervano il nucleo accumbens e vari nuclei talamici ed ipotalamici. I neuroni serotoninergici che innervano l'ipotalamo esercitano un'azione stimolatoria sul rilascio della prolattina, dell'ormone della crescita e dell'ormone adrenocorticotropo: quest'ultimo stimola il rilascio del cortisolo da parte della ghiandola surrenale. La disfunzione dell'attività serotoninergica potrebbe essere responsabile dell'insonnia, delle alterazioni neuroendocrine e dell'ansia nei pazienti depressi. In quest'ultimi, rispetto ai soggetti normali, è stata registrata una diminuzione della concentrazione del principale metabolita della serotonina (acido 5-idrossiindolacetico o 5-HIAA) nel liquido cerebrospinale.

I sistemi dopamminergici sono responsabili del controllo dei comportamenti motivati e della modulazione degli stati affettivi.. La maggior parte dei neuroni dopamminergici si trova nel mesencefalo e nel diencefalo e funzionalmente possono essere ripartiti in tre sistemi. Il primo ha origine dai neuroni della substantia nigra pars compacta (mesencefalo) che mandano proiezioni dopamminergiche al corpo striato. Il secondo sistema ha origine dai neuroni dell'area ventrotegmentale (mesencefalo) che inviano proiezioni dopamminergiche ad alcune aree corticali (corteccia prefrontale mediale, al giro cingolato e area entorinale) e a varie regioni del sistema limbico (nucleo accumbens, tubercolo olfattivo, amigdala e corteccia piriforme). Il terzo importante sistema è quello tubero-infundibolare (diencefalo): dal nucleo arcuato ha origine il fascio dopamminergico che si proietta nell'eminenza mediana (ipotalamo) e nell'ipofisi. Nell'uomo una ridotta funzionalità dei sistemi dopamminergici attutisce o abolisce completamente la capacità di apprezzare gli eventi gratificanti e le esperienze piacevoli (anedonia), mentre i livelli abnormi di dopammina sono associati alla sintomatologia della schizofrenia (Gershon & Rieder 1992 ; Butler & Hodos 1996). Se nei pazienti affetti da questa patologia vengono resi insensibili i recettori della dopammina per mezzo di estrogeni e di neurolettici, la manifestazione schizofrenica viene ridotta o addirittura soppressa (Häfner 1995).

LO STATO EMOZIONALE

Nel quadro delle ricerche sull'organizzazione fisiologica del cervello, alcuni studiosi hanno affrontato il problema del rapporto fra memoria ed emozione. Gran parte di questi studi hanno riguardato lo studio di una specifica emozione, la paura. Kalin (1993), LeDoux (1994, 1997) insieme ad altri ricercatori hanno dato una interpretazione sperimentale al processo con il quale il cervello modella la formazione di ricordi (memoria) basato su questo semplice ma rilevante elemento emotivo (la paura). LeDoux ha dato a questo processo il nome di "memoria emotiva", ovvero una memoria basata sull'emozione creata da una paura.

E' stato dimostrato che la memoria emotiva viene immagazzinata nell'amigdala. Questo processo mentale interagisce con la "memoria dichiarativa", ovvero il processo conscio con cui viene riportata alla mente una precedente esperienza. La memoria dichiarativa viene mediata dall'ippocampo e da aree della corteccia cerebrale.

Gran parte delle attuali conoscenze su come il cervello colleghi memoria ed emozione è stata ricavata dagli studi sul cosiddetto "Condizionamento classico della paura". I soggetti da esperimento sono stati spesso dei micromammiferi, ratti (LeDoux 1994), conigli, primati (Kalin 1993) ma sono stati utilizzati anche i pulcini (Rose 1994). Un ratto, viene fatto soggiornare in una "camera" rappresentata da una scatola di legno con il pavimento formato da una rete metallica. Il condizionamento viene effettuato facendo udire uno stimolo sonoro accoppiato ad una debole scarica elettrica alle gambe attraverso la rete metallica. Il micromammifero associa rapidamente la situazione di pericolo e manifesta una reazione che è una risposta condizionata, consistente in alterazioni comportamentali e fisiologiche: l'animale si immobilizza, sobbalza facilmente e aumentano la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca. Nel ratto si stabilisce una situazione traumatica d'impotenza contro il pericolo ben descritta anche nell'uomo da Freud (1954). La reazione d'impotenza del soggetto (sia topo che uomo) nella situazione di ansia anticipata verso uno stato di pericolo (Guerrerio 1997), possono determinare effetti somatici negativi o "somatizzazione dell'ansia" che è la causa principale dell'ulcera gastrica e di altri disturbi. Weiss (1972) ha dimostrato che i topi impossibilitati a sfuggire a ripetute scariche elettriche presentano lesioni gastriche molto più estese dei topi che hanno invece la possibilità di prevenire o di ridurre le stesse scariche elettriche (retroazione utile).

La reazione di paura, una volta stabilita, diventa uno stato relativamente permanente (la memoria emotiva). Se il micromammifero viene sottoposto a ripetute stimolazioni sonore non accompagnate da scarica elettrica, la sua reazione di paura diminuisce e questo cambiamento viene definito con il termine di estinzione (estinzione apparente della reazione di paura). L'estinzione è dovuta ad un controllo della reazione di paura esercitata dal cervello e non all'eliminazione della memoria emotiva. Un fenomeno simile è stato osservato (Seyfarth e Cheney 1993) nelle comunicazioni fra individui di ceropitechi che in natura riconoscono i loro segnali vocali di allarme corrispondenti alla presenza di un pericolo come aquile, leopardi e serpenti: se uno di questi segnali di allarme registrati (per esempio presenza del leopardo) viene fatto sentire ad un gruppo (comunità) di cercopitechi, quest'ultimi manifestavano la corrispondente reazione di fuga tra gli alberi. Ma se continuativamente viene emesso lo stesso segnale d'allarme, i cercopitechi a poco a poco smettono di reagire ad esso (abituazione) Se però i soggetti "abituati" a questo stimolo percepiscono un altro stimolo che giudicano diverso, la forza della loro risposta di fuga aumenta nettamente. Questa tecnica definita dell'abituazione-disabituazione, rivela che a) l'individuo in esame (in questo caso il cercopiteco) ha la facoltà di giudicare (coscienza) simili o dissimili due stimoli e che b) l'abituazione è attribuibile al controllo della reazione di paura esercitata dal cervello e non all'eliminazione della memoria emotiva.

I neonati dei Primati lentamente prendono contatto con la realtà ambientale e solo successivamente si manifestano atteggiamenti più o meno accentuati di paura. Molti dati clinici hanno messo in evidenza che le esperienze della prima infanzia hanno un ruolo dominante nello sviluppo della personalità degli individui (Blaint & Blaint 1983, Manara 1997). In particolare è stato osservato (Denenberg 1963) che lo stato emozionale o ansioso della madre viene fortemente riflesso nell'inquietudine che manifesta il bambino. Sulla base del problema se la paura sia una emozione innata o acquisita, Sackett (1966) e Kalin (1993) hanno osservato che le capacità difensive nei giovani macachi, compaiono nel periodo compreso fra 9 e 12 settimane di età. Nell'uomo, i bambini di età compresa fra 7 e 12 mesi, cominciano a mostrare una evidente paura verso gli estranei ed anche la capacità di regolare il livello della paura basandosi sull'interpretazione dell'espressione del genitore verso la presunta situazione pericolosa. Kalin (1993) ritiene che durante questo periodo diventino funzionalmente mature la corteccia prefrontale, l'amigdala e l'ipotalamo. Secondo Hunter (1990) nel bambino a partire dai nove mesi matura quella parte della corteccia cerebrale responsabile dello sviluppo delle funzioni superiori quali la lettura, la scrittura, il linguaggio cerebrale e la sua interpretazione.

Nelle piccole scimmie reso (Goldman-Rakic 1987) la maturazione della corteccia prefrontale si accompagna con la capacità di regolare il loro comportamento sull'esperienza, base necessaria per interpretare con successo le situazioni di pericolo. Harlow (1959) ha dimostrato nelle scimmie reso che l'affetto dei neonati per la madre si instaura più per uno stretto contatto corporeo che non alla soddisfazione dei bisogni alimentari legati all'allattamento. Kalin, nel considerare che la separazione dalla madre provoca un trauma nelle giovani scimmie (come del resto accade anche nei bambini - D'Amato e Troisi, 1991; Crivelli 1997, Manara 1997), ha messo in breve isolamento macachi di età compresa fra 7 e 12 settimane di età e ha valutato le loro reazioni di paura nella condizione di isolamento assoluto (A), in compagnia dello sperimentatore che però non guarda la scimmia (B) e in compagnia dello sperimentatore che osserva continuamente la scimmia (C). Nella condizione A la scimmia "tuba" cioE' emette suoni melodiosi di richiamo della madre, nella condizione B tende a nascondersi e a rimanere ferma per non farsi individuare dallo sperimentatore, mentre nella condizione C, allarmata dallo sguardo fisso dello sperimentatore assume un atteggiamento ostile e ricambiando lo sguardo manifesta espressioni di minaccia. Tutte le scimmie, in particolare quelle antropomorfe (Eibl-Eibesfeidt 1976; Fossey 1994) e gli essere umani sono sensibili allo sguardo diretto. L'attività cerebrale di un individuo osservato fissamente aumenta: in questa situazione le persone ansiose tendono a evitare lo sguardo diretto, mentre quelle aggressive possono manifestare reazioni anche violente verso uno sconosciuto che le osserva attentamente. è interessante che anche i gracchi fra gli uccelli e le lucertole fra i rettili, percepiscono l'osservazione continua come una minaccia (Kalin 1993).

Sapolsky (1990) nei babbuini e Kalin (1993) macachi, sono giunti alla conclusione che in caso di pericolo gli ormoni dello stress inducono l'ipotalamo a liberare la corticotropina che a sua volta induce l'ipofisi a liberare l'ormone corticotropo che induce la ghiandola surrenale a liberare il cortisolo che prepara l'individuo alla difesa. Kalin sostiene che questo sistema ipotalamico-ipofisario-surrenale matura in parallelo con la corteccia prefrontale e al sistema limbico dei giovani macachi.

Nella corteccia prefrontale, nell'amigdala e nell'ipotalamo vi sono molti neuroni che liberano degli oppiacei naturali, le endorfine e le encefaline, con funzione di neurotrasmettitori, che si legano a specifiche molecole della membrana cellulare (dette recettori di membrana) di altri neuroni, aumentando notevolmente l'attività di quest'ultimi. è noto che anche gli oppiacei vegetali (sostanze contenenti alcaloidi dell'oppio e i loro derivati come la morfina) e le benzodiazepine (psicofarmaci ad azione ansiolitica e sedativa come il diazepam e alprazolam) si legano a questi specifici recettori di membrana.

Somministrando la morfina ai piccoli macachi prima che questi vengano isolati nella condizione A, si riduce la loro reazione di "tubare" per richiamare l'attenzione della loro madre; se invece della morfina viene somministrato il naxolone (un composto che si lega al recettore della morfina), la scimmia aumenta il volume del richiamo della madre. La somministrazione del diazepam (una benzodiazepina) non ha alcun effetto sul "tubare" (Kalin 1993).

Il diazepam somministrato prima che i piccoli macachi vengano isolati dalle madri diminuisce le reazioni sia di irrigidimento che di ostilità manifestate dalle scimmie sperimentate rispettivamente nelle condizioni di isolamento B e C. Se invece del diazepam viene previamente somministrata la B-carbolina, una sostanza che si lega ai recettori per le benzodiazepine, aumentano le reazioni di ansia dei macachi isolati nelle condizioni B e C. La morfina e il naloxone non modificavano invece le manifestazioni di ansia delle scimmie nelle condizioni B e C. Sulla base di queste ricerche Kalin (1993) è giunto alla conclusione che le vie nervose che impiegano neurotrasmettitori oppioidi regolano in primo luogo i comportamenti di richiamo come quello (tubare) indotto dal semplice disagio per la separazione dalla madre, mentre le vie nervose che adoperano benzodiazepine regolano soprattutto le risposte alle minacce dirette.

Davidson (1992) nei bambini estremamente inibiti e Kalin (1993) nei macachi stressati da una moderata restrizione del movimento, hanno verificato che la corteccia prefrontale dell'emisfero destro è insolitamente attiva. L'attività elettrica indotta dalla situazione di stess torna normale se viene somministrato diazepam nelle dosi utili per diminuire l'ostilità dei macachi. Da queste esperienze si deduce che il sistema delle benzodiazepine influisce, almeno in parte, sul sistema difensivo agendo sulla corteccia prefrontale dell'emisfero destro. Che il cervello dell'uomo funzioni a livello molecolare come quello delle scimmie lo dimostra l'ampio uso delle benzodiazepine che è stato fatto dai psichiatri per riportare la calma nei pazienti afflitti dall'ansia (Casacchia 1984).

I meccanismi di controllo dello stato emozionale sono stati oggetto di ricerche (LeDoux 1994) basate sul "condizionamento o addestramento" di micromammiferi, a stimoli acustici uniti a lievi scariche elettriche, accompagnati da interventi chirurgici sul cervello, allo scopo di individuare le vie nervose che partecipano alla formazione della memoria emotiva e della memoria cognitiva.

E' noto che la via uditiva (o acustica) dei mammiferi inizia dalle cellule sensitive dell'organo del Corti e che le successive "stazioni" sono rappresentate in successione sinaptica dai neuroni bipolari del ganglio di Corti, dei nuclei dei centri uditivi del midollo allungato, dei tubercoli quadrigemini posteriori del tetto del mesencefalo, del nucleo genicolato mediale del talamo sensitivo del diencefalo ed infine della corteccia uditiva del lobo temporale (Truex R.C. and Carpenter M.B.,1969 ; Mazzi V. & Fasolo A., 1977).

Nel ratto l'ablazione della corteccia uditiva (regione temporale del neopallio) non elimina la facoltà di apprendere la reazione di paura; diversamente inducendo lesioni nel mesencefalo uditivo (tubercoli quadrigemini posteriori), nel talamo uditivo (nucleo genicolato mediale), e nell'amigdala si elimina totalmente la facoltà di apprendere la reazione di paura. Da queste esperienze LeDoux (1994) e i suoi collaboratori hanno dedotto che lungo la via acustica e fino ai neuroni del nucleo genicolato, viaggiano insieme lo stimolo acustico e l'evento emotivo (determinato dalla paura verso la scarica elettrica) e che da questa sede del talamo sensitivo partono proiezioni non solo per la corteccia uditiva (dove viene recepito "coscientemente" lo stimolo acustico) ma anche verso l'amigdala dove viene fissata "emotivamente" l'esperienza negativa della scarica elettrica.

Da tempo l'amigdala (o meglio il complesso nucleare amigdaloideo) è considerata una regione cerebrale importante in varie forme di comportamento legato alle emozioni.

Fra i vari nuclei del gruppo nucleare corticomediale amigdaloideo, si è dimostrato significativamente importante il nucleo centrale dove vengono fissate le esperienze emotive e fra queste primariamente le paura. Le lesioni nel nucleo centrale dell'amigdala del coniglio interferiscono con la risposta condizionata del battito cardiaco dopo che l'animale avvertito la scossa elettrica associata ad un suono (Kapp 1979). Le lesioni a questo nucleo prevengono infatti l'aumento della pressione sanguigna e limitano la capacità dell'animale a immobilizzarsi difronte ad uno stimolo che causa la paura. Queste "risposte funzionali postoperatorie" dimostrano che il nucleo centrale amigdaloideo è connesso con centri specifici del tronco cerebrale coinvolti nel controllo del battito cardiaco, della respirazione e della vasodilatazione.

Molto interessanti sono stati anche gli studi finalizzati a chiarire le connessioni fra i neuroni del genicolato mediale talamico e quelli del nucleo centrale amigdaloideo. Nel ratto la proiezione talamica ha la sua prima stazione nel nucleo laterale del gruppo nucleare basolaterale amigdaloideo. Nelle scimmie i neuroni del nucleo laterale si connettono direttamente sia con il nucleo basale che con il nucleo basale accessorio (ambedue appartenenti allo stesso gruppo nucleare basolaterale amigdaloideo). I neuroni di questi due ultimi nuclei a loro volta si connettono sinapticamente con i neuroni del nucleo centrale. Poco rappresentative sono le connessioni dirette fra nucleo laterale e nucleo centrale (Pitkanen & Amaral 1991,1992,1993). Nel ratto le lesioni al nucleo laterale amigdaloideo inibiscono il condizionamento della paura perché lo stimolo emotivo non può più transitare dal genicolato mediale al nucleo centrale e ciò impedisce l'addestramento al condizionamento classico della paura (Stefanacci et all., 1992).

Il ratto normale quando viene sottoposto allo stimolo acustico unito alla scarica elettrica, oltre ad accumulare nell'amigdala lo stato emotivo, registra contemporaneamente suoni ed immagini in specifiche aree della neocorteccia. Inoltre memorizza anche le caratteristiche strutturali della camera (che chiamiamo A) nella quale viene addestrato. Infatti il ratto dopo aver acquisito il "Condizionamento classico della paura" nella camera A, non manifesta la reazione di paura quando successivamente viene fatto soggiornare in un'altra camera (S), perché è capace di individuare le differenti caratteristiche strutturali dei due ambienti. I ratti sottoposti al condizionamento della paura e successivamente sottoposti a lesioni all'ippocampo manifestavano la reazione di paura solo al suono e nessuna reazione alla camera A o S. Il ratto quindi impara non solo che un dato stimolo sonoro è pericoloso, ma anche in quali condizioni ambientali è pericoloso (Le Doux 1994). La corteccia subcorticale dell'ippocampo del ratto quindi ha un ruolo rilevante nell'elaborare informazioni complesse (Kim e Fanselow 1992; Phillips e LeDoux 1992, 1995), come rilevare i particolari di un ambiente nel quale si svolge l'attività di addestramento (concetto di "mappa cognitiva del ratto" O'Keefe & Nadel 1978).

E' oggetto di discussione il problema dell'interazione fra meccanismi subcorticali (amigdala e ippocampo) e corticali nell'attività emotiva, perché mentre alcuni ritengono che il processo cognitivo sia un precursore indispensabile dell'esperienza emotiva (Davis 1992a,b), altri dubitano che la cognizione sia indispensabile per l'elaborazione delle emozioni. Come sopraddetto i ratti privati della corteccia uditiva possono ugualmente apprendere il condizionamento classico della paura, ma ciò non esclude che nei ratti normali la corteccia uditiva sia coinvolta nella reazione di paura. Infatti Weinberger (cit. LeDoux 1994) ha osservato che i neuroni della corteccia uditiva di ratti in addestramento subiscono specifiche alterazioni neurofisiologiche nella loro risposta al suono. Jarrel et al. (1987) hanno addestrato dei conigli a due stimoli uditivi, uno caratterizzato semplicemente da un suono A e l'altro da un suono B associato ad una scarica elettrica: i conigli che esprimevano una reazione di paura solo al suono B, reagivano indistintamente ai suoni A e B dopo aver subito una lesione bilaterale della corteccia uditiva, perché affidandosi alle sole connessioni fra talamo e amigdala non erano più capaci a distinguere i due stimoli acustici. Ciò dimostra che la corteccia uditiva non è necessaria per indurre il semplice condizionamento alla paura, ma serve invece per interpretare stimoli più complessi.

Sulla base di questi dati, derivati dagli esperimenti sul ratto e sul coniglio, appare quindi che il nucleo laterale amigdaloideo può ricevere segnali sia direttamente dalla via mesencefalo-talamo sensitivo-amigdala che dalla via mesencefalo-talamo sensitivo-neocorteccia-amigdala. Phillips e LeDoux (1992) hanno dimostrato che anche una regione dell'ippocampo, il subicolo, invia proiezioni al nucleo laterale amigdaloideo e quindi quest'ultimo può ricevere segnali anche attraverso la via mesencefalo-talamo sensitivo-neocorteccia-ippocampo-amigdala.

L'amigdala è quindi un sito critico per l'apprendimento emotivo grazie alla sua posizione centrale fra le stazioni di ingresso e di uscita. Le vie afferenti al nucleo laterale che provengono dal talamo sensoriale forniscono solo una percezione rudimentale (informazioni primitive) dell'evento esterno ma sono più brevi e quindi veloci. Invece le vie afferenti al nucleo laterale provenienti dalla corteccia sono più lunghe ma offrono rappresentazioni più dettagliate e accurate e permettono di riconoscere un oggetto con la vista e con l'udito. Il risparmio di tempo potrebbe essere il motivo dell'esistenza di due vie una corticale e una subcorticale. Sia gli animali che l'uomo hanno bisogno di un meccanismo di reazione rapido anche se approssimativo difronte ad un evento pericoloso. La via talamo-amidaloidea può essere particolarmente utile per le situazioni che richiedono una risposta immediata. Questa configurazione permette di iniziare nell'amigdala le reazioni emotive (aumento del ritmo respiratorio, della pressione arteriosa e del battito cardiaco, urla di paura o fuga) ancor prima di riconoscere perfettamente a che cosa si sta reagendo. In seguito il coordinamento informazioni (sonore, visive tattili etc) a livello cerebrale permette la verifica dell'esistenza dell'evento pericoloso (memoria dichiarativa) per reagire o per far cessare la risposta di paura che si era velocemente instaurata.

E' noto che è molto difficile liberarsi dei nostri ricordi legati alle emozioni (Pisani 1989) ma sappiamo anche che possiamo dominarli e nascondere il nostro stato emotivo (ad esempio saper dominare la paura quando si deve viaggiare in aereo). Quando si danneggia una parte della corteccia prefrontale, diventa molto difficile a sopprimere la memoria emotiva (Morgan, Romanski e LeDoux 1993; Morgan e LeDoux 1995). Ciò lascia pensare che la corteccia prefrontale controllando l'espressione della memoria emotiva (amigdala) inibisca le risposte emotive quando esse non sono più utili (ad esempio vedere in campagna un oggetto che sembra un serpente crea uno stato di ansia o di fuga, ma questo stato di paura cessa quando ci si accerta che l'oggetto "sembrava un serpente"). Nel corso della vita la maggior parte delle persone acquisisce un repertorio di capacità che consentono di far fronte a tutta una varietà di situazioni che incutono paura. Tuttavia alcuni individui diventano vittime della paura a tal punto che sono incapaci di andare al lavoro o di attraversare da soli la strada. Le cause di questo incontrollato comportamento psichico è dipendete dall'alterazione funzionale della via che collega l'amigdala con la corteccia prefrontale ed è spesso molto difficile modificare il permanente stato emotivo di chi è afflitto da ansia o da attacchi di panico (Guerrerio 1997).

La memoria è il processo con cui noi riportiamo consciamente alla mente precedenti esperienze e il processo di memorizzazione è una funzione svolta dall'intera rete neuronale e non solo da una sola componente dell'encefalo. L'amigdala immagazzina la memoria emotiva mentre la memoria dichiarativa è mediata dall'ippocampo e dalla neocorteccia. La memoria emotiva non è solo una memoria inconscia: infatti essa esercita una potente influenza sulla memoria dichiarativa e su altri processi del pensiero. I ricordi emotivi e quelli dichiarativi vengono immagazzinati e recuperati parallelamente e le loro attività vengono riunite nelle nostre attività mentali coscienti. In questo processo la memoria emotiva si combina quindi con la memoria dichiarativa e insieme producono una nuova memoria dichiarativa. I ricordi, a quanto pare, ce li reinventiamo secondo l'uso (inconscio?) che ne vogliamo fare sulla base delle circostanze, dei rapporti con gli altri e con l'ambiente (Freud 1948; Loftus 1997) ma anche sul modo in cui tutta la nostra anatomia, compreso il patrimonio genetico ereditato dai nostri genitori, reagisce a quello che avviene dentro e fuori del nostro corpo.

Jacobs e Nadel (1985) hanno proposto che nel primissimo periodo di vita dell'uomo il sistema della memoria emotiva si sviluppi più precocemente di quello della memoria dichiarativa perché l'ippocampo a differenza dell'amigdala, non è ancora così maturo da formare ricordi consciamente accessibili. L'amigdala del neonato immagazzina precocemente una successione di "ricordi inconsci". Il trauma nel bambino in seguito può influire sulla funzioni mentali e sul comportamento del giovane e dell'adulto, agendo attraverso stati mentali che rimangono inaccessibili alla coscienza. è quindi possibile che le emozioni e le sensazioni che quotidianamente esprime un'ampia varietà di individui siano dei prodotti consci dipendenti da complessi processi limbici inconsci.

IL CENTRO CEREBRALE DEL PIACERE.

Quello che promuove il nostro benessere fisico, corporeo ed appaga i nostri impulsi sensuali è collegato con un vivo senso di piacere.

Lindner (1899) ha sostenuto che "ai sentimenti superiori dell'uomo appartengono in modo speciale quelli che hanno la loro sede nelle rappresentazioni del sentimento di se stesso. Questo sentimento acquista la sua la sua vera importanza e si nobilita quando si allarga e diventa un sentimento di se stesso sociale. Questo è il sentimento di onore, che si appoggia all'essere riconosciuto dalla società il nostro proprio valore e che viene quindi promosso da tutto ciò, che è atto a dare importanza alla nostra personalità agli occhi della società".

L'euforia è l'espressione positiva di questo stato emozionale: è una gioia che deriva da una sensazione di benessere generale, fisico e psichico, quindi derivata da uno stato di contentezza e di ottimismo. è la normale reazione al successo personale! Ma la manifestazione euforica priva di una causa plausibile può invece indicare la presenza di un delirio di soddisfazione, ovvero un disturbo del tono sentimentale che può essere più o meno duraturo passando dall'euforia, alla depressione e all'apatia (Moroselli 1915).

Lindrer (1899) ha prospettato ancora che "Se egli pel contrario con azioni che inscemano la sua importanza e stima nella società, deprime il sentimento di se stesso, prova il sentimento di vergogna". Alcuni soggetti umani che per cause consce o inconsce si sentono personalmente e socialmente "non realizzati" (Manara 1977), trovano nei psicofarmaci, nell'alcool e in alcune droghe un rapido effetto euforico di appagamento e di benessere. è noto che a seguito del loro abuso, insorgono manifestazioni e comportamenti negativi come aggravamento degli stati di ansia, di irritabilità, di panico, di senso di morte imminente e infine soffrono di sindromi allucinatorie (Pulvirenti & Koob 1995). Questo quadro neurologico creato dalla dipendenza alle droghe ha delle analogie con alcune gravi neuropatologie, come la depressione maggiore che si manifesta con episodi di intensa malinconia, e la sindrome maniaco-depressiva che è caratterizzata da sbalzi continui di euforia e di depressione, da stati di iperattività alternati a quelli di forte irritabilità culminanti talvolta con il suicidio (Bonardi 1995). Sulla base di lettere, diari, documenti medici e racconti di familiari ed amici, molti famosi artisti hanno probabilmente sofferto di gravi disturbi dell'umore che tuttavia hanno aumentato la loro capacità creativa (Jamison Kay 1995).

Come la nicotina rafforza i tempi di attenzione, di concentrazione e di apprendimento (Bressa 1993), così la morfina e la cocaina aumentano lo stato di allerta, di vigilanza, diminuisce il senso di fatica, aumenta la sensazione di forza e sicurezza e provoca la riduzione del bisogno di dormire e dell'appetito. Le popolazioni che vivono in aree economicamente depresse del Sud America, deprimono la fame e la fatica del lavoro quotidiano masticando un bolo di foglie di coca. La cocaina agisce infatti a livello delle sinapsi contenenti dopammina bloccandone la riassunzione da parte del neurone presinaptico (Pulvirenti e Koob 1995). In questo modo la cocaina prolunga e potenzia l'attività e l'azione della dopammina liberata nelle spazio sinaptico perché il neurotrasmettitore si lega ai recettori del neurone postsinaptico in quantità superiore a quella fisiologica.

La dipendenza da nicotina, alcool, psicofarmaci e droghe pesanti evidenza l'esistenza nel sistema nervoso centrale di neuroni che stimolati possono dare un temporaneo senso di gratificazione nervosa ovvero la percezione soggettiva del piacere (Landry 1997). A diversi mammiferi allevati in laboratorio, è stato inserito un catetere endovenoso e a questi animali è stata data la possibilità di autosomministrarsi varie sostanze premendo una leva. É stato osservato che topi, ratti e scimpanzé hanno scelto di somministrarsi solo quelle droghe che sono oggetto di abuso da parte dell'uomo. Infatti sia i topi che gli scimpanzé passavano tutto il tempo a somministrarsi cocaina, eroina o anfetamina, trascurando altre importanti attività fisiologiche come mangiare, bere ed accoppiarsi..

Impiantando degli elettrodi (Hess 1932; Fisher 1964) in alcune zone del cervello dei topi, in particolare nei nuclei del setto, e dando poi loro la possibilità di autostimolarsi (premendo una leva posta nella gabbia) con una piccola quantità di corrente elettrica simile a quella che genera l'attività neuronale, è stato osservato che i micromammiferi passavano quasi tutto il tempo ad autostimolarsi, segno che tale attività provocava sensazioni estremamente gratificanti (Olds e Milner 1954) Nell'uomo, Heath (1954, 1963) ha osservato che in un gran numero di schizofrenici la stimolazione con elettrodi impiantati nei nuclei del setto evocava sensazioni piacevoli, anche nella sfera sessuale. Alcuni pazienti arrivavano ad autostimolarsi come i ratti studiati dal Olds e Milner ! L'ablazione bilaterale dei nuclei del setto dei micromammiferi solitamente ha fornito un risultato opposto a quello dell'autostimolazione: infatti venivano evocati comportamenti contrassegnati da irritabilità e aggressività (Clemente e Chase 1973).

In uomini affetti da epilessia psicomotoria sono stati impiantati gli elettrodi nell'amigdala, presumibilmente nel gruppo nucleare basolaterale ed è risultato che la stimolazione evocava sensazioni piacevoli, come sentirsi orgoglioso di se stesso, sensazioni di volare, senso di pace e talvolta induceva un comportamento eccessivamente amichevole (Delgrado 1969; Mark e Ervin 1970). Quando gli elettrodi sono stati inseriti a livello del gruppo nucleare mediobasale amigdaloideo, la stimolazione evocava invece crisi di incontrollabile violenza (Mark e Ervin 1970). Anche MacLean (1966, 1970, 1982) a seguito dei suoi studi sull'attività sessuale delle scimmie evocata dalla stimolazione del sistema limbico, ha avanzato l'ipotesi dell'esistenza nell'uomo di due componenti principali nel sistema limbico corrispondenti, da un punto di vista funzionale, alle sensazioni piacevoli e spiacevoli. La zona mediale dell'amigdala, con le sue proiezioni in parte attraverso la stria terminale, sarebbe responsabile delle sensazioni spiacevoli; mentre la zona laterale dell'amigdala connessa ai nuclei del setto tramite la radiazione ventrale amigdaloidea, il fascio mediale del proencefalo e le aree ipotalamiche ad essi interconnesse, sarebbero responsabili delle sensazioni piacevoli.

Sulla base di queste ed altre conoscenze sperimentali si è rafforzata l'ipotesi dell'esistenza nel cervello dei mammiferi di un Centro del piacere. É stata eseguita una mappatura dei siti cerebrali del ratto attivati dalla cocaina (Pulvirenti e Koob 1995), provocando microlesioni selettive capaci di far perdere all'animale l'interesse alla droga e di abbandonare l'autosomministrazione. Gli studi in tal senso si sono concentrati sul sistema limbico in considerazione del fatto che in alcuni nuclei è stata individuata la presenza di dopammina, neurotrasmettitore che bloccato a livello delle sinapsi, provoca nell'animale e nell'uomo uno stato di demotivazione.

L'ipotesi che il sistema limbico sia un importante circuito per gli effetti gratificanti della cocaina si è dimostrata esatta quando nel ratto è stato distrutto il nucleo accumbens septi, il quale è una propaggine ventro-mediale dell'estremità anteriore dello striato. Questo nucleo è assai voluminoso nei bassi Mammiferi, ma va riducendosi nei Primati al punto che non è stato descritto nell'uomo (Beccari 1943). La lesione di altre aree dopamminergiche del corpo striato non elimina la dipendenza e l'autosomministrazione della cocaina, mentre la lesione delle terminazioni dopamminergiche dei nuclei del complesso amigdaloideo ha effetti simili a quelli della distruzione del nucleo accumbens septi. Un'altra zona coinvolta negli effetti della cocaina è la corteccia prefrontale, una struttura corticale contenente dopammina che è connessa con varie aree del sistema limbico.

Dopo l'impianto di una fibra microdialitica nel nucleo accumbens septi del ratto è risultato che a seguito dell'autosomministrazione di cocaina si accompagna ad un'ingente liberazione di dopammina nel nucleo accumbens e quando la concentrazione della dopammina ritorna verso i livelli di base, il ratto riprende ad autosomministrarsi la droga. La lesione selettiva delle terminazioni contenenti dopammina di questo nucleo, provoca la totale perdita di interesse del ratto verso la cocaina e la cessazione dell'autostimolazione (Pulvirenti e Koob, 1995). Queste esperienze oltre ad evidenziare l'esistenza di un centro del piacere nel sistema limbico, spiegano i drammatici effetti della dipendenza caratterizzati dal bisogno del tossicodipendente di ricercare e di consumare crescenti quantità di droga.

In seguito all'attivazione ripetuta del livello dopammminergico dipendente dalla assunzione di cocaina si rafforza nella funzionalità della trasmissione sinaptica un fenomeno noto come "sensibilizzazione o tolleranza inversa". La sensibilizzazione inversa sembra essere responsabile della genesi di quelle alterazioni del tono dell'umore che si manifestano in maniera sempre più accentuata a seguito di somministrazioni ripetute di cocaina o di anfetamina e che vanno dal malessere generale caratterizzato da depressione psichica, all'irrequietezza e all'irritabilità, dall'ideazione paranoica fino alle allucinazioni. Le "abbuffate di cocaina" provocano un depauperamento funzionale delle terminazioni contenenti dopammina nelle aree cerebrali del sistema limbico degli animali da esperimento. L'astinenza negli animali e nell'uomo sviluppa uno "stato di anedonia", ovvero una incapacità a provare piacere: infatti gli animali in astinenza non registrano effetti gratificanti dall'autostimolazione con elettrodi impiantati nel centro cerebrale del piacere

Il sistema limbico, soprattutto il nucleo accumbens septi, e il complesso nucleare amigdaloideo sembrano quindi rappresentare nel ratto le strutture cerebrali critiche per lo stato emozionale euforico. Dagli studi anatomici risulta che il nucleo accumbens fa parte di un più ampio circuito neuronale che ha origine nell'area tegmentale situata nella parte ventrale del corpo del mesencefalo. I neuroni del tegmento mesencefalico (dopamminergici) proiettano i loro assoni verso il nucleo accumbens septi e i neuroni di quest'ultimo proiettano nel nucleo pallido, una specifica area dello striato (il paleostriato) dalla quale emergono le afferenze al nucleo mediano dorsale del talamo che a sua volta proietta la via talamo corticale alla corteccia prefrontale. Il circuito tegmentomesencefalico-accumbens-pallido-talamo-corticale, che riceve anche afferenze provenienti dai neuroni del complesso nucleare amigdaloideo e della formazione ippocampale, è fisiologicamente deputato ad assicurare risposte che garantiscono la sopravvivenza della specie, quali la ricerca del cibo ed di altre gratificazioni naturali.

Le prove sperimentali confermano che nei centri cerebrali del piacere avviene rilascio di dopammina a seguito di una anticipazione condizionata dell'arrivo del cibo o del partner per l'accoppiamento e che il blocco della neurotrasmissione dopamminergica riduce le risposte comportamentali relative alla anticipazione condizionata. Quindi la cocaina, come altre droghe pesanti, attiva il circuito ne usurpa la sua funzione integrata, che è quella di generare risposte che assicurano la sopravvivenza dell'individuo, dirigendo le energie dell'organismo verso la ricerca della droga, anziché verso quella di stimoli gratificanti fisiologici e naturali (Pulvirenti e Koob 1995). In un prossimo futuro è probabile che con l'inoculazione di anticorpi catalitici si potrà degradare la cocaina (Landry 1997) e riattivando i meccanismi di equilibrata riassunzione della dopammina a livello della membrana presinaptica (Pulvirenti e Koob 1995; Landry 1997), ricondurre i tossicodipendenti sulla via del recupero.

DISCUSSIONE

Le emozioni danno significato e profondità alla vita dell'uomo, ma non sempre l'uomo ha coscienza delle sue reazioni emotive profonde: sono queste le emozioni inconsce di Freud (1954) negate all'accesso critico. In tutti i Vertebrati, in particolare nei Mammiferi e fra questi l'Uomo, la paura aiuta ad evitare i pericoli, l'amore è necessario per le cure parentali ai piccoli, la rabbia prepara ad affrontare un nemico. Tutti i mammiferi sono in grado di ricordare il dolore e non c'E' ragione di supporre che alcuni di essi possano soffrire meno di altri (Eccles 1990). Noi tutti abbiamo osservato espressioni di sconsolata tristezza sulla faccia degli oranghi (nella gabbia dello Zoo), il nervosismo dei lupi che camminano senza soste avanti ed indietro, la chiara disperazione, o forse rassegnazione, dei gorilla che se ne stanno immobili avendo perso ogni speranza di poter mai più recuperare la loro libertà (Masson & McCarthy 1996).

L'alto quoziente di intelligenza dell'uomo è stato raggiunto perché in vari centri nervosi del suo cervello si è realizzato un maggiore differenziamento strutturale e citoarchitettonico di quello raggiunto nei cervelli dei Mammiferi e di tutti gli altri Vertebrati. La corteccia cerebrale dell'uomo, che ha uno spessore di soli due millimetri, è la parte dell'encefalo più impegnata nella costruzione di nuove associazioni. La corteccia è ricchissima di pieghe, ma se la si appiattisse occuperebbe una superficie pari a quattro fogli di carta da lettera. La corteccia di uno scimpanzé starebbe invece su un solo foglio, quella di una scimmia inferiore su una cartolina e quella di un ratto su un francobollo (Calvin 1994). Nelle scimmie antropomorfe non é presente nessuna area corrispondente all'area anteriore del linguaggio (Broca) dell'uomo. In quest'ultimo sono notevolmente sviluppate le grandi aree parietali inferiori, i giri angolare e sopramarginale che sono al massimo appena distinguibili nel cervello dell'orango e del gibbone ed è dubbio se siano rappresentate da una piccola area del cervello di scimpanzé. Gli stadi evolutivi di questo processo filogenetico possono essere individuati nell'evoluzione degli ominidi. Nei calchi del cervello umano della specie Homo habilis, si evidenzia un rigonfiamento non solo nell'area di Broca ma anche sul lobo parietale inferiore e ciò lascia pensare che era già avvenuto il differenziamento dei giri angolare e sopramarginale che in Homo sapiens sono correlate alle relazioni tattili visive. Anche nel sistema limbico vi sono prove di un maggior differenziamento dei nuclei del setto rispetto a quelli del cervello delle scimmie antropomorfe e probabilmente anche degli ominidi. Il complesso settale dell'uomo infatti ha un "indice di dimensione" che è più del doppio rispetto al valore delle scimmie non antropomorfe e antropomorfe (Eccles 1991).

Dagli Agnati all'Uomo, in tutti i Vertebrati sono presenti strutture nervose che possono essere identificate come centri del sistema limbico e fra queste i complessi del setto, dell'amigdala e del pallio mediale (primordio dell'ippocampo). Nei Vertebrati non amnioti (agnati, pesci e anfibi) i centri del sistema limbico hanno una organizzazione che conserva caratteri di primitività ed è proporzionata al livello di limitata complessità delle strutture dell'encefalo in particolare del pallio dorsale identificabile solo come primordio della neocorteccia. A livello dei Vertebrati non amnioti sono già evidenti le funzioni base dell'amigdala che riceve afferenze olfattive ed emotive necessarie alla ricerca del cibo, del partner ma anche alla difesa o alla fuga istantanea. Questo quadro comportamentale è ben noto in alcuni Teleostei (i pesci ossei Actinopterigi più evoluti) che manifestano comportamenti di allarme e fuga oppure di aggregazione in gruppo dopo la recezione olfattiva e gustativa cutanea di specifici segnali chimici liberati nell'acqua da individui aggressivi oppure sociali. della stessa specie (Todd 1971; Eibl-Eibesfeldt, 1976: Walker & Liem 1994).

Negli ancestrali anfibi Labirintodonti erano già presenti tutti i territori di base da cui sono poi derivate le strutture peculiari del telencefalo dei Vertebrati amnioti sia della linea filetica dei Rettili Anapsidi - Rettili Diapsidi - Uccelli che di quella dei Rettili Sinapsidi - Rettili Terapsidi - Mammiferi (Northcutt 1979). La divergenza evolutiva degli Amnioti ha favorito la più straordinaria radiazione evolutiva dei Vertebrati superiori che ha comportato differenti adattamenti morfofunzionali del modello base encefalico degli antenati labirintodonti (Stefanelli 1987).

Nella linea rettiliana fino agli Uccelli la maggioranza delle vie sensitive afferisce alla corteccia del tetto mesencefalico che raggiunge un alto livello di differenziamento citoarchitettonico e i nuclei dello striato raggiungono un notevole grado di differenziamento per il coordinamento della risposta motoria. Soprattutto negli Uccelli una parte delle vie sensitive afferisce anche al talamo dorsale e quindi alla neocorteccia (detta Wulst) che però è priva di neuroni del 1o tipo di Golgi. La neocorteccia dei Rettili occupa lo spazio subcorticale ventricolare del telencefalo mentre negli Uccelli, che sono derivati dai Rettili diapsidi Arcosauri, si sviluppa anche in una limitata parte superficiale degli emisferi encefalici. Nel modello del telencefalo rettiliano sono identificabili i centri primari del sistema limbico che però non hanno raggiunto il livello di differenziamento raggiunto dai Mammiferi, molto probabilmente in relazione al limitato sviluppo del neopallio. Fra i Rettili appartenenti a varie linee filetiche sussistono inoltre incertezze sulla reale corrispondenza dei territori dell'ippocampo. Sono oggetto di discussione le proposte di omologia fra i territori del giro dentato e dell'ippocampo degli Uccelli e dei Mammiferi (Butler &Hodos 1996).

SINTESI

In tutti i Vertebrati sono presenti centri nervosi del sistema limbico che singolarmente hanno raggiunto vari gradi di presenza e di perfezionamento morfofunzionale. Negli Agnati (hanno la bocca priva delle mandibole, sono privi delle pinne pari e conducono spesso una vita parassitaria su altri pesci) vi è una sola vescicola olfattiva connessa a due bulbi olfattivi; in particolare nelle Mixine gli occhi sono rudimentali mentre sono sviluppati nelle Lamprede, l'orecchio vestibolare delle Mixine ha un solo canale semicircolare mentre quello delle Lamprede ne ha due. Diversamente dagli Agnati, i Pesci gnatostomi (hanno la bocca con le mandibole fornite di denti e pinne pari e conducono una vita dinamica spesso predatoria) hanno due ampie vescicole olfattive ciascuna delle quali è connessa al corrispondente bulbo olfattivo, gli occhi sono mobili e ben differenziati, l'orecchio vestibolare ha tre canali semicircolari consentendo un veloce nuoto orientato rispetto alle tre direzioni nello spazio. In riferimento al progressivo differenziamento degli organi di senso (ovviamente correlato a quello dei relativi centri nervosi del cervello) risulta che le Mixine non hanno distinte strutture limbiche telencefaliche, le Lamprede hanno un definito primordio dell'archipallio mentre gli evoluti e dinamici Pesci gnatostomi hanno complessi nucleari differenziati nell'archipallio, nel setto e nell'amigdala.

Nel mezzo liquido lo stimolo informativo ambientale prevalente è quello derivante dalle molecole chimiche disciolte nell'acqua che vengono rapidamente recepite dall'organo olfattivo degli Agnati e dei Pesci gnatostomi che hanno un pallio di tipo evertito. Lo sviluppo funzionale dell'organo olfattivo ha avuto un ruolo primario nel graduale differenziamento nel telencefalo della corteccia paleopalliale anche perché, a questo livello della scala evolutiva, le vie nervose ottiche ed acustiche terminano in altre sedi del cervello. Si può ritenere quindi che lo stato emozionale di questi Vertebrati acquatici sia fondato prevalentemente sugli stimoli olfattivi ma anche gustativi (Walker & Liem 1994) che, operando sul sistema limbico, mantengono attive le funzioni di base per la conservazione delle specie, ossia individuare e memorizzare le fonti alimentari, perpetuare la ricerca ciclica dei partner, preparare ed esibire i moduli di difesa contro gli eventuali predatori.

La colonizzazione delle terre emerse iniziata dai Labirintodonti (che si suppone abbiano avuto un pallio di tipo invertito) e proseguita in lunghe tappe temporali dai Rettili, è associata ai perfezionamenti adattativi della locomozione tetrapoda e a quella correlata degli organi di senso. Nell'orecchio interno degli Anfibi ancestrali, è iniziata l'evoluzione strutturale dell'organo cocleare (associata a quella degli elementi di trasmissione dell'orecchio medio) per la recezione delle vibrazioni sonore che si propagano meno efficientemente nell'aria che nell'acqua, ma anche di un occhio specializzato nell'analisi delle immagini provenienti dal disomogeneo ambiente terrestre e di un nuovo organo olfattivo per la recezione delle particelle chimiche trasportate dall'aria. Il processo adattativo degli organi di senso e quello della specializzazione della locomozione tetrapoda dei Mammiferi ha indotto uno straordinario sviluppo superficiale e volumetrico della corteccia cerebrale e il suo differenziamento in distinte aree sensitive (olfattiva, gustativa, tattile, acustica e visiva) oltreché motorie ed associative. La presenza di tutte le aree sensitive nella corteccia neopalliale ha determinato l'ampliamento delle afferenze emotive verso il sistema limbico. In questo complesso processo adattatativo neuronale, l'ippocampo ha perso le sue originali afferenze olfattive ma ha conservato le funzioni mnestiche che primariamente erano legate alla memoria degli stati emotivi dipendenti dagli stimoli olfattivi. La specializzazione funzionale della memoria primaria ha determinato un alto differenziamento citoarchitettonico della corteccia ippocampale dei Mammiferi che a differenza di quella dei Rettili e degli Uccelli, si è dovuta ripiegare su se stessa ed estendersi all'indietro e sotto ai due ventricoli telencefalici a causa del limitato spazio endocranico.

A seguito della straordinaria espansione delle aree corticali di tipo tattile, visivo e acustico si è profondamente modificato lo stato emozionale dei Mammiferi. Gli stati emotivi di base ansia, paura e piacere, ereditati dai Vertebrati ancestrali sono sempre presenti nell'Uomo ma sono emersi a livello della sua coscienza e vengono modulati dai centri associativi della neocorteccia. Nel corso dell'evoluzione culturale umana l'interpretazione dello stato emozionale ha portato alla sublimazione degli stati emotivi (ad esempio il piacere è peccato) che hanno portato alla formulazione di moduli collettivi di pensiero che sono stati e sono molto influenti sul comportamento emotivo del singolo individuo. L'interazione fra la memoria limbica e quella corticale, favorita dal progressivo ampliamento delle aree associative della neocorteccia, ha consentito all'Uomo di interpretare quindi la paura e il piacere fino ai limiti del pensiero astratto, ma anche di subire gli effetti negativi di una loro irrazionale interpretazione tanto che quando la mente perde l'equilibrio fra le due emozioni contrapposte non è più capace di uscire da uno stato psicofisico in cui l'anima si sente in trappola (Guerrerio 1997).

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