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A. M. P.
SEMINARI
di Neuropsichiatria e Psicoterapia
Tavola Rotonda 2003
Domenico Surianello

Il Training Autogeno
Rimedio ansiolitico e miorilassante nelle somatizzazioni psiconevrotiche


Cenni storici

Diversi Autori e psicoterapeuti del passato hanno già sperimentato con successo l’esercizio respiratorio, su pazienti affetti da disturbi d’ansia somatizzata.
AIGINGER faceva osservare che trattandosi di un esercizio volontario, controllando l’impulso nervoso proveniente dall’inconscio, esso può modulare il controllo della tensione dei muscoli diaframmatici.
Attraverso la tensione e il rilassamento del diaframma, tale esercizio attenua la tensione dei muscoli sopra e sotto diaframmatici.
SCHULTZ ha dato grande importanza alla funzione respiratoria come esercizio base nell’introduzione della tecnica del training autogeno. Secondo l’Autore, una buona respirazione, associata alla concentrazione mentale, facilita il rilassamento muscolare. Dal canto suo JACOBSON nel rilassamento progressivo la indicava come prima tappa per giungere alla concentrazione mentale sul corpo. Secondo quest’ultimo, l’esercizio respiratorio migliora la percezione della tensione e della distensione dei muscoli striati.
DE AJURIAGUERRA, utilizzando la tecnica della respirazione addominale, faceva notare che soggetti con disturbi tonico-psico-affettivi trovavano il controllo delle loro reazioni impulsive. Introducendo la tecnica della psicoterapia a breve termine, egli descriveva due gruppi di soggetti come possibili beneficiari.
Nel primo gruppo inseriva gli iperemotivi con reazione vegetativa variabile e instabile, sempre in attesa di un pericolo. Questi sono soggetti che presentano disturbi comportamentali di tipo isterico o isteroide. Nel secondo gruppo collocava i tonico-caratteriali con pulsioni aggressive. Questi pazienti sentono la propria aggressività nel corpo di coloro verso i quali è diretta. L’aggressività non la esternano, la introiettano, la spostano sul piano viscerale. L’aumento della tensione nel corpo di questi soggetti provoca modificazioni viscerali.
Altri Autori, europei e statunitensi, mediante l’utilizzo della respirazione diaframmatica addominale allenano pazienti all’osservazione delle funzioni del proprio corpo.


Introduzione

Alla luce dell’esperienza dei diversi Autori, la psicoterapia a breve termine, mediante l’utilizzo dell’esercizio respiratorio, è da ritenersi utile per la risoluzione rapida dei disturbi somatizzati negli organi sopra e sotto diaframmatici. Gli effetti della compressione e della decompressione, prodotti dall’atto respiratorio, consentono di intervenire per modificare l’attività degli apparati respiratorio, cardiovascolare, digerente, ed urogenitale. La fase inspiratoria esercita una spinta attiva sul diaframma e passiva sui muscoli addominali. Viceversa, nella fase espiratoria una spinta attiva avviene sui muscoli addominali e passiva sul diaframma. Con questa attività meccanica si sviluppa un esercizio ginnico-fisico vero e proprio su tutti gli organi toraco-addominali. L’allenamento consente ed obbliga gli organi addominali al mantenimento della forma anatomica, a migliorare la loro fisiologia e ad occupare lo spazio topografico di pertinenza. L’esercizio richiede una frequenza giornaliera, con un tempo medio consigliato di cinque minuti all’inizio e cinque minuti alla fine della giornata. Nella seduta serale, è utile un intervallo di almeno trenta minuti tra la fine dell’esercizio e l’inizio del riposo. Questo spazio di tempo consente al rene di filtrare gli elementi di rifiuto mobilizzati e riversati nel torrente ematico, proprio durante tale attività ginnico-fisica. Altrimenti, se il rene non ha il tempo di filtrare, i rifiuti tornano a depositarsi negli organi di provenienza.


Effetti sull’apparato respiratorio

L’uomo alla nascita respira mediante l’utilizzo dei movimenti dei muscoli addominali. Successivamente, per motivi ambientali e di cultura, passa alla respirazione toracica. Il ripristino della respirazione originaria è l’obiettivo della respirazione diaframmatica. L’allenamento consente di migliorare ed aumentare la capacità respiratoria. Tale capacità della respirazione toracica è di circa un litro, mentre quella diaframmatica addominale può superare i quattro litri. Inoltre, la toracica richiede sedici-venti atti respiratori al minuto quella addominale, massimo, sei-otto. L’aumento della capacità respiratoria migliora lo scambio gassoso, O2-CO2 e le numerose attività delle cellule epiteliali degli alveoli e dell’intero albero bronchiale. Distacca e rimuove le sostanze di rifiuto dalla superficie alveolare, facilitando anche la loro l’eliminazione.
L’atto respiratorio ha inizio con la modifica del ph ematico, quando la CO2 raggiunge il livello percettibile dai recettori specifici scatta l’impulso in direzione dei muscoli respiratori.


Effetti sull’apparato cardiovascolare

In soggetti con disturbi di tipo tonico-caratteriale è un ottimo esercizio nel controllo e nel dominio delle tachicardie. La riduzione delle pulsazioni e il miglioramento del ritmo cardiaco sono l’effetto benefico dell’aumento della capacità respiratoria. Inoltre, il miglioramento della respirazione delle cellule nervose delle aree cerebrali specifiche consente un maggiore controllo su tutto l’organismo.


Effetti sull’apparato digerente

La diade tensione-distensione prodotta dal movimento respiratorio, mediante la tecnica di inspirazione e pausa-espirazione e pausa, apporta dei benefici sull’intero tubo digerente. L’esercizio interviene sul vago migliorando gli effetti nervosi del simpatico e del parasimpatico e di tutta la parte neurovegetativa degli organi addominali. Migliora la digestione, l’assorbimento delle sostanze alimentari e il transito del contenuto intestinale, agevolando, appunto, l’attività peristaltica. Questo miglioramento dell’attività gastrica consente di evitare l’erosione della parete dello stomaco e le formazioni ulcerose dello stesso e del duodeno. Si evitano anche costipazioni e diarree.


Effetti sul fegato e sul rene

La corretta compressione e decompressione mirata sul basso ventre consente di evitare la formazione di calcoli nel fegato. L’esercizio provoca il rimescolamento continuo del secreto epatico ed impedisce l’aggregazione degli eventuali cristalli precipitati. Come sappiamo, il ristagno della bile nei dotti epatici, nel coledoco e nella colicisti, in soggetti predisposti, può dare origine a formazioni aggregative. Parimenti lo stesso procedimento con gli stessi meccanismi si può verificare a carico dei reni, dei calici e della vescica urinaria. Esercizi stabili, della durata di cinque minuti, mattina e sera, possono essere la terapia alternativa a quella farmacologica nei soggetti predisposti a formazioni calcolose.


Effetti sugli organi genitali interni

Soggetti di entrambi i sessi, affetti da alterazioni della sfera sessuale, possono giovarsi della tecnica del rilassamento, mediante l’utilizzo della compressione e della decompressione dei muscoli pelvici e del perineo. L’esercizio consente di eliminare o attenuare la tensione dei muscoli del bacino e favorisce il ripristino della normale vita sessuale. Gli organi maggiormente interessati sono l’utero, le ovaie e la vagina prossimale per la donna, la prostata e le vescicole seminali per l’uomo. Nella donna, la tensione in questi organi, può essere causa di rifiuto del rapporto sessuale, mentre nell’uomo può determinare eiaculazione precoce. Ulteriori e più gravi effetti, nella donna, possono essere vaginismo e disparunia, e nell’uomo erezione incompleta o inerezione. Il dolore e la mancanza dell’orgasmo sono la causa principale del rifiuto femminile, mentre il rifiuto maschile è più frequentemente correlato al timore “di fare brutta figura”.
Con dieci minuti al giorno di esercizi, mattina e sera, diretti sui muscoli pelvici e perineali, è possibile ottenere, in un tempo più o meno breve, il piacere sessuale.


Conclusioni

La psicoterapia a breve termine, con l’utilizzo della respirazione diaframmatica, pur risolvendo numerosi disturbi somatizzati, non può essere considerata una panacea. Ma essa rappresenta, invece, solo il primo passo verso un successivo approfondimento analitico. Generalmente, i soggetti inseriti in questo protocollo sono quelli che presentano scarsissimo interesse al cambiamento, e delegano al terapeuta ogni sforzo diretto al raggiungimento di risultati positivi. In queste persone sono di fondamentale importanza la figura del medico e il tempo impiegato per l’attenuazione del disturbo, che necessariamente deve essere contenuto nell’arco di poche sedute. D’altronde si dice che un cattivo medico, il quale utilizzi un’ottima tecnica, ottiene ottimi risultati; viceversa, un ottimo medico che impieghi una pessima tecnica è destinato a fallire.
Per concludere, vorrei segnalare alcuni casi tratti dalla mia esperienza di psicoterapeuta.
1) Donna di 38 anni, sposata, madre di due figli, con esperienza sessuale in regime di monogamia. I suoi rapporti sessuali erano rapidi, di breve durata, a causa di un vaginismo iniziato nell’età adolescenziale. Non aveva mai avuto il piacere dell’orgasmo nonostante ne fosse a conoscenza dal racconto delle sue amiche. Dopo un periodo di allenamento, soprattutto da sola in casa, in quanto economicamente poco disponibile, otteneva un buon risultato. Iniziava ad avere rapporti più lunghi e meno dolorosi. Dopo sei mesi, riferiva di avere avuto il suo primo orgasmo. A distanza di anni continua ad avere la sua vita sessuale normale.

2) Donna di 25 anni, nubile, rifiutava i rapporti sessuali per paura del dolore ( il dolore è insopportabile soltanto con il contatto, figuriamoci con la penetrazione). Ha iniziato l’esperienza sessuale dopo circa due mesi di terapia, con sedute ravvicinate all’inizio, più distanziate verso la conclusione del trattamento.

3) Uomo di 24 anni, celibe, non aveva mia avuto esperienze sessuali. Si considerava incapace di soddisfare una donna a causa dell’impossibilità di una erezione completa. Mentalmente era alla ricerca continua del rapporto sessuale, quando ciò poteva verificarsi emergeva il senso del rifiuto e della paura di affrontarlo. Dopo un anno di terapia con sedute settimanali inizia normalmente la sua vita sessuale. Attualmente è fidanzato con una coetanea ed è in attesa di matrimonio.

4) Donna di 30 anni coniugata, madre di un figlio, affetta da disturbi fobico-ossessivi (era convinta che il suo corpo emanasse odore fecale) ricercava il rapporto sessuale, con diversi uomini nella stessa giornata, con la speranza di sentirsi dire: “il tuo corpo puzza”. Il resto del tempo lo passava sotto la doccia, fino a dieci volte al giorno. I rapporti erano privi di piacere. Iniziava il trattamento, dapprima associato agli antidepressivi e dopo circa sei mesi i rapporti sessuali tornavano normali con il suo partner abituale, il marito. A distanza di quindici anni continua a star bene.

L’elenco potrebbe continuare se il tempo e lo spazio lo permettessero. E’ sottinteso che tutti i soggetti trattati, oltre che i disturbi della sfera sessuale, presentavano ansia somatizzata con alterazioni respiratorie e cardiovascolari. Erano tutti reduci da numerose visite specialistiche ed internistiche e da trattamenti farmacologici di vario tipo.
Rimango fiducioso nella psicoterapia a breve termine e negli esercizi personalizzati come la respirazione diaframmatica-addominale. I successi conseguiti negli ultimi due decenni mi assicurano dell’efficacia di queste tecniche.

Bibliografia

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