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  • Questa relazione fa parte degli Atti del Congresso:

    INFORMATICA IN PSICHIATRIA
    Sistemi informativi psichiatrici a confronto

    Padova, 21 gennaio 2000


Sistema Informativo Psichiatrico
e Ricerca Epidemiologica sul Territorio:
l'esperienza del Dipartimento di Salute Mentale di Savona

BUSCAGLIA G., MACARIO M. e FERRO A.M.

Dipartimento di Salute Mentale di Savona
Responsabile: Antonio Maria Ferro

Il Sistema Informativo Psichiatrico del Dipartimento di Psichiatria N. 2 Savonese (SI-DSM2)

 

è il risultato di due esperienze che lo hanno preceduto:
1) Il Registro dei Casi di Alberga, attivo sul cartaceo dal 1980. Si trattava di uno dei primi Registri dei Casi esistenti in Italia e copriva un territorio di circa 60.000 abitanti.
2) Il SIPR (Sistema Informativo Psichiatrico della Regione Liguria), nato nel 1989 e concluso nel 1993.



Quella del SIPR è stata un'esperienza per un verso molto stimolante, per un altro frustrante, in quanto dopo più di 5 anni di lavoro si è interrotta in modo brusco e inaspettato.
Lo stato d'animo degli operatori è esemplificato da queste vignette, preparate anni fa, nel periodo in cui era attivo il SIPR. Le vignette mostrano, in sequenza, la fase che ha preceduto l'inizio dell'esperienza ("Nubi all'orizzonte"),

la fase dell'inizio dei lavori, che impegnava soprattutto gli operatori che se ne facevano carico ("Lavorate, schiavi"),

la fase successiva, con il coinvolgimento inevitabile di tutta l'equipe di lavoro ("L'invasione degli ultranumeri"),

la fase dell'attesa dell'output ("La gestazione")

e la fase dei risultati ("L'orfanello")..

Dopo tanto lavoro e una lunga attesa, il risultato, come rappresentato dall'ultima vignetta, è stato alquanto deludente. Il report prodotto è rimasto nel cassetto. E' certamente servito per delle pubblicazioni ma gli operatori (non solo quelli di base ma anche i responsabili) non lo hanno neppure letto.
Verrebbe da dire... "Tanto lavoro per nulla"; in realtà le cose non stanno così: senza l'esperienza del SIPR non sarebbe stato possibile creare il SI-DSM2.
Come si vede dalla slide

il SIPR ha avuto il merito di formare un gruppo di operatori nel campo dell'epidemiologia psichiatrica e dell'informatica (sono stati svolti diversi corsi di aggiornamento in entrambi i settori, tra cui due giornate di lavoro presso l'Istituto di Statistica di Pavia). Si è inoltre formata una solida struttura organizzativa, che prevedeva riunioni degli operatori di base a livello locale e riunioni in Regione per i referenti di ciascun territorio. Progressivamente si è arrivati ad un coinvolgimento di tutta l'equipe di lavoro e i responsabili dei servizi hanno compreso a pieno lo sforzo che si stava compiendo, favorendo e incentivando il lavoro del gruppo. Siamo convinti che tutti questi fattori siano stati determinanti nel successivo sviluppo del sistema informativo dipartimentale.
Il SIPR comunque conteneva anche degli aspetti problematici e dei limiti, che a nostro avviso hanno portato al parziale fallimento dell'esperienza. Ci riferiamo soprattutto a queste caratteristiche:
- carente nel rappresentare la complessità dell'operare psichiatrico (non venivano ad esempio rilevate le attività fatte in assenza del paziente)
- non utilizzabile per rispondere alle richieste di dati che provenivano da diverse agenzie (Ministero della Sanità, Regione...)
Si trattava di un Sistema Informativo che aveva finalità essenzialmente epidemiologiche, ma che non era in grado di rappresentare completamente le complesse attività e funzioni svolte dai servizi psichiatrici.
Ciò che abbiamo tentato di fare è un sistema informativo che partisse "dal basso", facilmente consultabile e utilizzabile dagli operatori che lo implementano

Queste sono le convinzioni che abbiamo ricavato dalla nostra esperienza:
- Un Sistema Informativo sopravvive se produce dei dati flessibili e utilizzabili dagli operatori che li raccolgono.
- Il livello dipartimentale è quello più adeguato per descrivere la specificità dell'intervento psichiatrico colto nella sua complessità
Come si può vedere dalla slide, l'immagine giustapposta al testo è quella di un coltellino svizzero. Il nostro SI, come appunto un coltellino svizzero, è uno strumento multifunzionale. A questo proposito siamo consapevoli che esistono differenti scuole di pensiero sui coltellini svizzeri. Alcuni sostengono che sono strumenti indispensabili, altri che non servono a nulla!
Nella slide successiva

rappresentiamo alcune funzioni del nostro "meraviglioso" strumento.
Il senso è quello di sottolinearne la versatilità, che si ottiene probabilmente sacrificando una elevata specificità.
Non si può chiedere a un coltellino svizzero di fare cose troppo sofisticate, ma certamente l'aggeggio torna utile in molte situazioni diverse.
Si tratta di uno strumento multifunzionale, ma non è dotato di capacità divinatorie

Infatti la valutazione è la comparazione tra ciò che avviene realmente (che può, almeno in parte, essere rilevato dal SI) e ciò che viene considerato il miglior risultato possibile o accettabile (Saraceno). Pertanto avere un SI ci fornisce informazioni su quanto accade ("observed") ma dobbiamo comunque, a monte, predefinire quali siano i livelli accettabili di buona qualità dell'intervento ("expected").
E' utile a questo punto affrontare, seppur in modo inevitabilmente breve, l'output, elemento sul quale spesso ci si è interrogati in questo convegno. In fondo lo sforzo di rendere il sistema informativo utile per l'operatività del servizio è stato il punto di partenza che ha guidato il nostro lavoro.
A questo proposito cercheremo di fornire alcuni esempi di utilizzazione del SI-DSM2.
Nel 1998 è stata presentata in una giornata di aggiornamento per tutti gli operatori del dipartimento, proprio per far vedere che il SI non era una specie di "BUCO NERO" che mangiava tonnellate di dati senza restituire nulla.

I dati raccolti hanno consentito di calcolare i tassi di incidenza e di prevalenza divisi per sesso, per fasce d'età e per patologia e ovviamente ciò ha reso possibile il confronto con altri registri italiani.
L'attenzione maggiore però è stata centrata sul confronto tra i 4 ambiti in cui è diviso il dipartimento, sottolineando così i diversi stili di lavoro.
E' stata la parte che più ha interessato gli operatori, che hanno potuto riflettere sul loro modo di lavorare.
Dalla riflessione "sul campo" sono emersi alcuni fenomeni che sono stati ulteriormente approfonditi.
Gli spunti di riflessione sono stati molteplici:
- servizi più sedentari, servizi più proiettati all'esterno
- maggior o minor specificità di intervento dei vari servizi
- accesso molto diverso alla patologia nevrotica, intervento molto simile per i pazienti psicotici
- differente impiego degli operatori rispetto alle varie patologie
Ci limitiamo a proporre un esempio tra tanti.
Il punto di partenza è stata l'osservazione di una forte discrepanza tra il dato di un ambito (Carcare) rispetto agli altri 3 ambiti a riguardo del numero dei pazienti in carico nelle fasce d'età oltre i 44 anni

Il dato era macroscopico, come si può osservare guardando il primo grafico.
Questo dato ha stimolato l'interesse per ulteriori approfondimenti.
Nel secondo grafico si vede, ad esempio, come la grossa differenza riguarda i pazienti con diagnosi di nevrosi e disturbi affettivi non psicotici.
A questo punto i dati del registro sono stati integrati da osservazioni scaturite da altre fonti e soprattutto da ulteriori punti di vista.
Si é arrivati a queste conclusioni:
- il CSM di Carcare copre un territorio molto diverso dal punto di vista socio-ambientale rispetto agli altri 3 ambiti (unica zona montana, in cui l'attività prevalente è l'industria, in crisi, e l'agricoltura).
- Esiste un rilevante disagio sociale soprattutto riferito agli anziani, che spesso vivono soli.
- il CSM di Carcare (e il SI lo rileva bene) eroga un pattern di cura meno differenziato rispetto alla patologia, a differenza degli altri 3 ambiti (esempio delle molte visite domiciliari fatte a pazienti con diagnosi di nevrosi).
- evidente che il CSM eroga una quota di interventi socio-assistenziali che non sono svolti dai servizi sociali del comune
Un altro esempio di utilizzo del SI-DSM2 è uno studio retrospettivo ancora in corso

Si ripropone di confrontare il pattern di cura erogato dai quattro ambiti (che sappiamo già essere in parte diverso), l'OBSERVED, con la situazione dichiarata auspicabile dagli operatori dei Servizi (il DECLARED) e le linee guida sul trattamento della schizofrenia, considerate come il GOLDEN STANDARD.
Per far ciò è stato ovviamente necessario utilizzare un questionario da sottoporre agli operatori dei Servizi.
Un ulteriore esempio riguarda uno studio prospettivo della durata di 24 mesi condotto presso l'ASL di Savona e i servizi psichiatrici di Salonicco

Coinvolge 60 soggetti (30 greci e 30 italiani) impegnati in un programma di riabilitazione lavorativa.
Vengono confrontati con un gruppo di controllo composto da 60 soggetti con caratteristiche socio-demografiche e cliniche simili.
La finalità è quella di valutare l'influenza del lavoro sulla qualità della vita e sulla salute mentale delle persone affette da disturbi psichici.
L'obiettivo è inoltre quello di monitorare il progresso individuale nel percorso riabilitativo di inserimento lavorativo della persona e di valutare l'influenza del "lavoro" sui costi dell'assistenza psichiatrica e sui costi sociali.


CONCLUSIONE

Ci sembra utile concludere l'intervento sottolineando altre applicazioni apparentemente "più modeste" o più "spicciole", ma che a nostro avviso costituiscono un uso assai utile e forse più sofisticato di quanto possa sembrare del SI.
Ci riferiamo all'uso "volante" di dati grezzi a partire dai quali gli operatori possono sviluppare riflessioni e processi di miglioramento di qualità:
- 1) lista dei pazienti psicotici sotto i 40 anni che non hanno mai avuto contatti con le strutture riabilitative
- 2) lista dei pazienti che hanno avuto ricoveri coatti
- 3) lista dei pazienti alti-utilizzatori e confronto con quei pazienti che gli operatori ritengono più impegnativi e onerosi in termini di risorse e di impegno
Anche queste modalità di utilizzo del sistema informativo cercano di tenere conto di un'esigenza fondamentale, che in qualche modo ispira il nostro lavoro. Ci riferiamo allo sforzo costante indirizzato a non perdere di vista la soggettività, in un tentativo di rendere conciliabile il dato clinico con quello epidemiologico.


BIBLIOGRAFIA

Bernardinelli, L.; Bonizzoni, P.; Taglietti, M.; Pistorio, A.; Marinoni, A.; Poggi, R.: Il Registro dei casi psichiatrici nella ricerca epidemiologica ed operazionale. Quaderni di Epidemiologia, 15, La Goliardica Pavese, 1991.

Bonizzoni, P.; Marinoni, A.; Buscaglia, G.; Pistorio, A.; Mogliati, A.; Brusotti, R.; Schiaffino, S.: Il Sistema Informativo Psichiatrico della Regione Liguria: primi risultati. Comunicazione alla Riunione scientifica annuale della S.I.E.P.: "La Ricerca Epidemiologica in Psichiatria - Esperienze in Corso in Italia", Arezzo, 20 novembre 1992.

Buscaglia, G.; Pistorio, A.: Il Sistema Informativo Psichiatrico della Regione Liguria: storia di cinque anni di lavoro e di una avventura ancora in corso. Relazione invitata al Convegno: "Epidemiologia e Dipartimento di Salute Mentale: i modelli operativi tra utopia e possibilità". Ceva (CN), 4 aprile 1992.

Marinoni, A.; Bonizzoni, P.; Pistorio, A.; Mogliati, A.; Brusotti, R.; Buscaglia, G.; Schiaffino, S.: Prevalence des troubles psychotiques traités dans une région italiènne. In: Atti della "18ème Réunion Scientifique A.D.E.L.F.: Epidémiologie et Santé Mentale", Beaune, 4-5 dicembre 1992.

Storer, C.; Dalla Croce, L.; Pistorio, A.; Comelli, M.; Pavesi, G.M.: Cure psichiatriche territoriali e ospedaliere. Epidemiologia e Prevenzione 203-205, 1991.


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