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on-line del n. 3/2018 di Contemporary Psychoanalysis
In questo n. 3/2018 di Contemporary Psychoanalysis
compaiono due articoli iniziali accomunati dal tema dell'ebraismo: Ofrit Shapira-Berman
analizza la psicodinamica delle relazioni oggettuali in adulti che da bambini
erano stati allevati nei Kibbutz israeliani, ed Evelyn Berger Hartman
racconta in modo toccante il viaggio fatto col fratello in Polonia e Ucraina,
terre natali dei genitori, settant'anni dopo la tragedia dell'Olocausto in cui
persero la vita tutti i loro parenti. Gli altri articoli di questo numero
riguardano tematiche diverse: tra questi va segnalato un saggio firmato dal
Boston Change Process Study Group che racconta le recenti evoluzioni
teoriche di questo gruppo di ricerca, originariamente guidato da Daniel N.
Stern. Colpisce il fatto che questo gruppo scelga ora di pubblicare su
Contemporary Psychoanalysis,
la rivista del
William Alanson White Institute di New York e quindi chiara espressione
del movimento di psicoanalisi relazionale, mentre tradizionalmente aveva sempre
pubblicato sull'International
Journal of Psychoanalysis, a partire dal famoso articolo "Il 'qualcosa
in più' dell'interpretazione. Meccanismi non interpretativi in terapia
psicoanalitica" che nel n. 5/1998 dell'International
Journal aveva inaugurato la loro nuova linea di ricerca. In questo
articolo il gruppo di Boston lavora attorno al concetto di engagement ("coinvolgimento",
"impegno" del paziente nella relazione analitica), e propone tre condizioni
affinché avvenga un processo in cui possa emergere l'altro come "caricato" (charged
other) di valori positivi e si "catalizzino"
le sue capacità di crescita psicologica, sociale e affettiva: 1) un investimento
nucleare affettivo positivo; 2) la prioritization, cioè il fatto che il
caregiver o terapeuta veda la cura dell'altro come priorità (un po' come
nella "preoccupazione materna primaria" di Winnicott, o anche nella "accettazione
incondizionata" di Rogers, qui non citato); 3) continuità e affidabilità della
relazione. Non mi soffermo qui a criticare queste posizioni, basate anche
sull'uso di nuove parole per vecchi concetti, e rimando alla mia
critica a Daniel N. Stern del 2002 ripubblicata a pp. 601-315 della rubrica
"Tracce" del n. 4/2018 di
Psicoterapia e Scienze Umane. |