In questo saggio, Gaetano Benedetti, appoggiandosi alla
neurofisiologia e all'esperienza di lavoro psicoterapeutico, specie con
pazienti psicotici, mostra l'importanza del pensiero figurativo per la
genesi della mente e lo strutturarsi della comunicazione.
Si comincia a pensare per immagini. La dipendenza delle immagini interne
dagli apprendimenti percettivi originari è sperimentalmente dimostrabile:
i cerebrolesi, per esempio, sono incapaci di specifiche rappresentazioni
mentali a seconda della zona del cervello colpita.
Anche il sesso sembra giocare un ruolo riguardo le capacità
di immgazzinare ed elaborare certi tipi di immagini rispetto ad altre.
L'evoluzione del mondo dell'immaginario è complessa: esso sgorga
sia dalle relazioni dell'inconscio personale e ancestrale con le diverse
situazioni relazionali, sia da quella che Stern denomina cross modality,
cioè capacità di trasmettere esperienza da un campo sensoriale
ad un altro. Può così strutturarsi il simbolo linguistico,
che però necessita di un'ulteriore elaborazione dell'immagine, cui
danno il loro apporto regioni diverse del cervello.
Se è vero che la ricerca neurologica oggi tende a superare la
dicotomia mente/cervello, è pur vero che il mistero dell'immaginazione
e dei vissuti è comprensibile solo su un livello fenomenologico: "la creazione del simbolo del Sé nella dualità affettiva
di madre e bimbo alle origini della vita non potrà mai essere oggetto
di indagine neurofisiologica, perché fondamento di quella res cogitans
che come spirito umano trascende la materia" (p. 56).
Benedetti considera il sogno come reminiscenza, osservando come i popoli
primitivi usino concetti immagine. "Il pensiero figurativo, sia immaginario
che simbolico, è proprio del sogno come di nessun'altra forma di
attività mentale" (p. 57): tutto è immagine e simbolo.
Per comprendere il significato del sogno, l'A prende le mosse da un
progetto fisiologico: "concepire le funzioni del sogno nel triplice ventaglio
della memorizzazione, della simbolizzazione e dell'attività ristoratrice"
(p. 58). Vediamo più da vicino. Riguardo alla memorizzazione: è
merito di Freud l'aver scoperto che il sogno (memoria latente) consente
l'accesso alla memoria anche infantile. Wilson (1991) ha scoperto che il "ritmo beta"compare anche legato al processo di memorizazzione durante
il sogno nella fase REM, in cui vengono ulteriormente elaborate informazioni
utili alla sopravvivenza della specie. Al di là della spiegazione
neurofisiologica, in questo studio si sottolinea il ruolo della memorizzazione
al servizio della fondazione dell'identità storica della persona,
anche se la memoria rimane in gran parte inconscia e può riemergere
perfettamente vivida solo nel sogno
Il fulcro della funzione psicodinamica del sogno è costituito
dalla simbolizzazione, quasi tutto è simbolo, tanto da poter ipotizzare
che il pensiero simbolico trovi proprio nel sogno il suo organizzatore
fondamentale. Nel sogno, il simbolo può ricostruire eventi del passato
tramite immagini del presente. Benedetti la chiama "attualizzazione potenzialmente
trasmutativa", in quanto "nella ripetizione simbolica si apre un'area di
possibile nuova decisionalità entro un evento già definito
dai parametri del passato" (p. 60).
L'inconscio può reagire diversamente a qualcosa che ci ha già
determinati, e questo dà luogo nel sogno al fare qualcosa che non
era mai stato possibile fare prima, quindi possibilità di nuova
autonomia psichica che, secondo l'A, corrisponde al concetto di Freud di
sogno come realizzazione di un desiderio proibito, intendendo il desiderio
dal punto di vista istintuale e la proibizione come censura morale del
SuperIo. Dato che nel sogno il desiderio è soddisfatto sotto forma
di simbolo, è evitato il conflitto col SuperIo. D'accordo col modello
freudiano, Benedetti tuttavia lo estende; la trasformazione del desiderio
rientra in un allargarsi e in una maggior libertà del Sé;
il simbolo traveste il desiderio proibito con condensazioni, contaminazioni,
pars pro toto, negazione. Tuttavia, ambiguamente il simbolo, oltre a nascondere,
rivela tramite quella che Benedetti chiama la "sensorializzazione dell'esperienza",
dato che tutto appare sotto forma d'immagini visive, che si rifanno al nostro
primo modo di pensare, quindi con una drammaticità espressiva e
un'evidenza di pensiero altrimenti impossibili. Il simbolo offre un'immagine
ambigua "che ora rivela e ora nasconde, ora memorizza e ora spersonalizza,
ora concretizza e ora astrae, ora scinde e ora condensa, ora estranea e
ora personifica, ora oggettifica e ora soggettifica, ciò che può
essere riportato a un residuo diurno ed ora si rifà ad un passato
remotissimo" (pp. 61-62), in una struttura della conoscenza e dell'interpretazione
ambigua, che si contrappone a quella lineare del pensiero razionale, fondata
sul si e sul no. La "sfocatezza" è testimoniata anche dalla mancanza
di strutture mentali di razionalità, temporalità causalità.
Riguardo infine al sogno come ristoro dell'attività mentale,
l'A suggerisce che, dopo la scoperta che l'attività onirica ha luogo
anche durante le fasi NREM, è lecito supporre che essa rappresenti
una proiezione d'immagini accumulate durante la veglia, da cui l'Io si
dissocia, senza costruirne il flusso. Infatti questi sogni sono difficili
da ricordare: vengono cancellate le associazioni spurie, con ristoro del
sovraccarico per la vita mentale.
Il pensiero immaginario appare all'A sia come ricezione di immagini
che come proiezione di esse sul mondo ad opera dell'Io, come già
si vede nelle prime forme artistiche di 40000 anni fa, che testimoniano
di una convinzione di poter agire sugli aspetti della realtà tramite
la manipolazione mentale delle immagini. Ogni epoca ha la sua creatività
dell'immagine. Per esempio, Kris sottolinea la creatività dell'artista
moderno, che distrugge nell'opera il mondo per proiettarne una sua propria,
sempre però attingendo agli strati profondi dell'affettività.
"L'immagine diviene simbolica quando la figura esprime anche dati non
esplicitamente contenuti in essa, ma da essa evocati per un rapporto di
simmetria parziale" (p. 66): essa aumenta enormemente lo spazio mentale
dell'esperienza, aggiungendo la creatività di metafora, analogia
e allegoria, facendo evolvere la mente in direzione fantasmatica cognitiva
ed affettiva..
Anche la figura agli inizi era pensiero figurativo, con gli ideogrammi:
ma si tratta di un simbolo denominativo, non analogico, avendo perso la
struttura immaginifica.
Alla formazione del simbolo - ricorda Benedetti - concorrono le immagini
inconsce, per cui è impossibile ridurlo razionalmente. Il suo significato
esistenziale è creazione, oltre che dell'inconscio in esso racchiuso,
anche di quello di colui che vi è posto dinanzi, tanto nell'opera
d'arte che nell'approccio terapeutico al "delirio" dell'altro, che avviene
solo in una "dualità terapeutica"
Nella schizofrenia, simbolo e rappresentazione di cosa non sono distinte
(significante e significato sono identici), "c'è un deterioramento
dell'immagine del proprio Sé e della sua simbolizzazione, per cui
il Sé sofferente perde la sua autonomia di fronte al mondo e si
confonde con esso" (p. 69). Anzi, coi malati con cui il normale canale
comunicativo verbale è difficoltoso o impossibile, una traslazione
di ordine immaginario permette di entrare in contatto, perché l'immagine
esprime ma contemporaneamente vela, e il terapeuta che regredisce a tale
livello per comunicare è meno terrifico per il paziente, costituendo
una sorta di figura vicariante del proprio Sé. Inoltre il linguaggio
pittografico permette al paziente di percepire parti di Sé, rimosse
dalla coscienza sul piano verbale; oltre a stimolare di più l'inconscio
della coppia analitica. Talora il pensiero figurativo riesce ad esprimere
ciò che è impossibile al linguaggio verbale bloccato e irrigidito,
aprendo più canali tra comunicazione e riflessione.
Vorrei ora richiamare per sommi capi un ristretto numero di concise
osservazioni relative al simbolo ed alla lettura del sogno, prendendo brevemente
in considerazione alcuni altri AA, ma soprattutto uno psicoanalista che,
in tempi a noi vicini, si è occupato in maniera molto originale
e innovativa del sogno, Fritz Morgenthaler.
Benedetti si chiede: "dove, come nel sogno, tutto è immagine
e simbolo?" (p.57). Erikson (1949) parlava dei simboli come di anelli di
congiunzione tra materiale onirico manifesto e latente (v. il suo schema
dell'analisi di un sogno: 1. configurazioni manifeste; 2. anelli di congiunzione
tra materiale onirico manifesto e latente; 3. analisi del materiale onirico
latente ; 4. ricostruzioni).
Se seguiamo l'indicazione di French e Fromm (1964), più che
di comprendere, magari empaticamente, i simboli, si tratterebbe di controllare
criticamente l'intuizione, considerando la struttura cognitiva del sogno,
e spostando il fuoco rispetto alle ipotesi freudiane, col considerare il
sogno come " la soluzione di un problema": "non dobbiamo dimenticare che
un simbolo ci dà soltanto un indizio per un'ipotesi di lavoro: questa
ipotesi di lavoro dovrà venire poi elaborata e controllata con altri
elementi" (French, Fromm, 1970, n. 2, p. 59).
Con ciò, a mio parere, ci stiamo molto avvicinando al punto
di vista di Morgenthaler che non prescinde mai, per l'interpretazione di
un sogno, dal processo in atto, con particolare riferimento al vissuto
che coinvolge sia paziente che analista.
Per Morgenthaler (1983), il simbolo è un oggetto, in cui la
censura fa scomparire l'Es: rappresentazioni e ricordi consci sono, infatti,
i contenuti latenti resi irriconoscibili dalle censure dell'Es e dell'Io.
Nel sogno - dice Benedetti - il fatto che l'inconscio abbia la possibilità
di reagire in maniera diversa a qualcosa che ci ha già determinati
convalida la visione di Freud di sogno come realizzazione di un desiderio
(istintuale) proibito (dalla censura morale del SuperIo); la possibilità
viene raccolta quando il sognatore fa qualcosa di nuovo.
Mi pare assai interessante il punto di vista di Morgenthaler (1986),
il quale sottolinea come il trovare nel sogno desideri rimossi soddifatti
allucinatoriamente costituisca solo una piccola parte del lavoro del sogno,
che soprattutto riguarda determinate qualità del vissuto. Morgethaler
sottolinea a più riprese che l'inconscio, potenziale energetico
senza contenuti, non è afferrabile, ma talvolta si lega a rappresentazioni
o desideri inconsci dell'Io. Perciò, anche nel considerare i contenuti
onirici latenti, va fatta distinzione tra movimenti idifferenziati dell'Es
ed espressione delle componenti inconsce dell'Io, le uniche che si manifestino
nel contenuto onirico latente. Nel sogno - insiste Morgenthaler - è
importante vedere la tendenza dell'inconscio, l'unica a darci indicazione
sulla situazione transferale del sognatore in quel preciso momento, con
quel preciso analista., e tale tendenza può essere colta solo dopo
aver considerato gli elementi formali e la loro successione sia del sogno
sia del suo racconto, ivi compresa la sua collocazione nella seduta e la
ricostruzione dei nessi formali e strutturali della seduta stessa.
La simbolizzazione viene quindi ad essere solo uno dei modi, peraltro assai
raffinato, a disposizione dell'attività inconscia dell'Io per travestire
i moti pulsionali inconsci, attuare la censura e proteggere il sonno.
Da notare che, mentre Freud era interessato, nell'interpretazione dei
sogni, alla prospettiva genetica, Morgenthaler è interessato a quella
funzionale, atta a far comprendere il vissuto, che va ben al di là
dell'interpretazione del significato, limitato a scoprire il desiderio
inconscio.
Per quanto riguarda la "sensorializzazione dell'esperienza " di cui
parla Benedetti, per cui il simbolo rivela, oltre a nascondere, e tutto
appare sotto forma di immagini visive, mi pare che essa potrebbe trovare
un'essenziale integrazione appunto nel concetto di "emozionale" di Morgenthaler,
che riporta all'Es e ai movimenti emotivi pulsionali, cercando di andare
al di là del simbolo, regno della censura ed immobilizzazione del
movimento indirezionato emotivo pulsionale stesso. Bibliografia aggiuntiva del recensore
ERIKSON E.H., (1949), "Il sogno tipo della psicoanalisi" (I parte), Psicoterapia
e scienze umane, 1991, 2: 92-109.
FRENCH TH.M., FROMM E., (1964), I sogni. Problemi di interpretazione,
Astrolabio, Roma, 1970.
MORGENTHALER F., (1983), "Diagnostica del sogno. Il significato dei
punti di vista formale e strutturale", Psicoterapia
e scienze umane,
1985, 1: 7-26.
MORGENTHALER F. (1986), "Un sogno come mezzo di prova", Psicoterapia
e scienze umane, 1987, 2: 3-24.
Indirizzo dell'autore: Inzlingerstr. 291, 4125 Riehen (Basel) - Svizzera
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