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Rubrica Complessità Non-linearità e Psiche - Gen 1998



- Sab 3 Gen 1998 - La Repubblica - Pagine della Cultura

Tutto il sacro che c'è nei numeri di Franco Prattico

Prima di tutto vi lascio le citazioni in neretto:
- Il numero è la legge dell'universo - Scuola Pitagorica
- Dio geometrizza - Platone
- Iddio creò i numeri, il resto è opera dell'uomo - L. Kronecker
- La matematica è la sola metafisica buona - Lord Klevin
- Dio è numero intero - Pitagora
- La matematica offre alle scienze una misura certa che, senza il numero, non potrebbe attingere - A. Einstein
Prattico intervista Zellini che sta per pubblicare un libro sulla genesi dei numeri. Zellini ci porta con i suoi libri dentro il meraviglioso mondo dei numeri e penso che anche questa volta non fallirà . Comunque il concetto che qui mi interessa riproporre è quello sottolineato da Zellini: "aggiungere mantenendo le forme ... tutto cresce ma tutto rimane simile a se stesso." E' uno dei concetti fondamentali della teoria del caos: il concetto di auto-somiglianza (self-similarity) e di invarianza di scala (scaling) e Zellini li pone all'origine della matematica e della scienza moderna. Non abbiamo che da aspettare il suo libro o, se qualcuno lo conosce, chiedergli un anticipo per la nostra rubrica.


- Dom 4 Gen 1998 - Il sole 24 ore - Inserto, pg. 22

Si recensisce il libro ormai noto di Dennet, ora tradotto in italiano: La pericolosa idea di Darwin - Bollati-B. To. - 1997. Cito solo un pensiero di Michele di Francesco che si ricollega al lavoro di Zellini:
"Tanto l'evoluzione quanto il pensiero sono processi algoritmici. Lo stesso tipo di meccanismi ha creato i nostri corpi le nostre menti la nostra cultura la nostra storia". Affermazine che ha già creato un sacco di polemiche, ma che contiene una certa sua verità, forse ancora tutta da scoprire.


- 3 Gen 1998 - New Scientist, N. 2115

a cura di Mark Buchanan: Fascinating rhythm, pag. 20-25
In copertina: Hearth Throb: Why chaos keep us alive
In Contents: ...There's a revolution going on in the way doctors view disease.

L'articolo, anche se riguarda il cuore ed alcuni suoi aspetti relativi al ritmo cardiaco, ora studiato con i metodi della non-linearità, in realtà offre alcuni spunti per una riflessione più generale sull'applicazione e l'uso di alcuni concetti della teoria del caos nella medicina moderna.

Dopo aver notato che la fisica e la matematica entrano a far parte, come specialità peculiari, nella medicina, l'autore parte dal concetto di malattia come disordine (dis-order), ereditato dalla tradizione e dalla saggezza, per cui la salute era ordine ed equilibrio (balance and order). Ma la medicina-matematica ha trovato che la verità è proprio il contrario: un corpo malato è più "regolare" di un corpo sano. Dopo aver messo in evidenza la complessità del ritmo cardiaco, alcune specifiche proprietà della fluttu- azione cardiaca, la presenza di un innato meccanismo e di una memoria a lungo termine, l'autore sottolinea come matematici e fisici hanno rilevato che quelli che sembrano segnali casuali, sono in realtà espressione di cause soggiacenti. E questo è il caos!

Il ritmo cardiaco è infatti altamente "deterministico".
La non predicibilità a lungo termine è un segno tipico dei sistemi caotici, ma il caos si differenzia dalla pura casualità perché sgorga da cause semplici ed ordinate. Il ritmo del cuore è altamente caotico ed è basato su di una semplice 'equazione cardiaca'. La malattia cardiaca si ha quando il cuore perde la sua caoticità. Qualcuno mette in discussione questi concetti, ma tutti concordano sulla presenza di una sofisticata irregolarità nella dinamica di un cuore sano e sull'importanza della matematica per la conoscenza dei meccanismi cardiaci.

Ma quello che più ci interessa sono le conclusioni:

1) l'importanza della matematica ai "confini" della medicina;
2) la messa fuori gioco del vecchio principio della omeostasi;
3) la malattia è accompagnata da un aumento di ordine e regolarità.

Ma perché? Perché l'irregolarità:

1) è fonte di maggior adattamento;
2) un sistema caotico è sensibile alle piccole influenze e rende il corpo più flessibile alle esigenze ambientali ed ai cambiamenti.

To end: nei prossimi 50 anni i medici dovranno conoscere meglio la teoria del caos.

Ovviamente questo vale, ancora di più, per la psiche!


- Gen 1998 - Le Monde de L'èducation, N. 255

Due sono gli articoli che ci interessano ed entrambi relativi al caso Sokal.
1) Les sots calent, di J. Bouveresse, pg. 54-55
2) Des normaliens jugent l'affaire Sokal, di M. Coutty, pg. 8-10

L'affaire Sokal ci interessa perché, nel momento in cui iniziamo una rubrica che cerca di instaurare un rapporto tra le cosiddette scienze dure e le scienze umane, ci permette di stare attenti a non manipolare, trafugare o usare erroneamente concetti che provengono da altri campi scientifici.

1) J. Bouveresse , professore di filosofia al Collège de France, è autore di:
- Rationalité et cynisme - Philosophe chez les autophages (Ed. de Minuit)
- Dire et ne rien dire: l'illogisme, l'impossibilité et le non-sens (Chambon).

Bouveresse dopo aver citato una recensione di Musil del '21 a 'Il declino dell'occidente' di Spengler e messo in evidenza che viviamo in un'epoca dove regna lo scientismo più assurdo o la svalutazione più totale della scienza, ci ricorda che "come negli scandali politici, la colpa non è di chi la commette, ma di chi ha il coraggio di chiamarla col suo nome". L'autore sottolinea che "non è tanto una questione di analogia o metafora (altra parola magica) quanto di veri e propri equivoci e, nella maggior parte dei casi, di confusione".

Dopo una breve nota sulla metafora, non del tutto condivisibile, [purtroppo per molti la metafora è ancora uno strumento meraviglioso, ma pericoloso, ed il concetto di metafora dinamica (dynamical metaphor) è ancora in 'costruzione'] Bouveresse ci dice che la "questione cruciale è "... come l'esigenza di precisione ha potuto divenire per molti intellettuali il nemico numero uno del pensiero..." e che "... è una banalità considerare l'esigenza della precisione un ostacolo alla scoperta ed alla creatività intellettuale ..." o "... che il pensare vago, approssimativo e retorico sia creativo e profondo".

Egli cita come il teorema di Godel "ha fatto scrivere il più gran numero di sciocchezze e stravaganze filosofiche" e sottolinea poi come alcuni "siano stati accusati di pusillanimità o impotenza intellettiva perché si erano dati la pena di comprendere realmente quello che proponevano".
Egli conclude dicendo che "ancora una volta di più il crimine contro la logica e l'esattezza finirà per avere la meglio, facendo passare il pensiero geniale come vittima di ignoranti" ... e spera ancora possibile un luogo dove "ci si possa indirizzare all'intelligenza della gente ...dando giustificazioni ed argomenti a quello che si sostiene".

Non posso che condividere, sottolineando che purtroppo questo succede anche per noi dell'area 'psy'.
Se qualcuno lo desiderasse possiamo fare un riassunto dell'affare Sokal.

2) Nel secondo articolo Marc Coutty intervista tre studenti di filosofia della Scuola Normale Superiore.
Purtroppo i tre driblano il problema e, anche se ammettono che bisogna fare un buon uso delle idee e concetti importati da altre discipline, spostano il tutto dal campo epistemologico o metodologico a quello di un problema di 'media'. Essi incappano in una tipica cantonata, oggetto proprio dell'attacco di Sokal, che voglio analizzare perché ci tocca da vicino e perché mette bene in evidenza come la polemica innestata da Sokal deve essere presa molto sul serio.

Uno dei tre studenti cita Sokal che riporta una frase di Lacan "al quale un interlocutore, Harry Woolf, domanda se l'oggetto matematico, nella fattispecie un 'toro', al quale compara la struttura della malattia mentale, non sia da prendere nel senso di 'un mito o di 'un'analogia'. Lacan è formale: Non è un'analogia... questo toro esiste veramente, ed è esattamente la struttura della nevrosi. Questa non è un'analogia e non è nemmeno un'astrazione... penso che sia la realtà stessa".

Mi spiace per Lacan, ma detta così è semplicemente un non-senso.
1) Il toro è 'un fenomeno fisico' che avviene a certe precise condizioni sperimentali o naturali.
2) Può essere usato, proficuamente, in psicologia, ma anche nel campo della psicoanalisi, come analogia o metafora, ma Lacan lo nega.
3) Se dice che è la realtà (fisica o psichica?) deve anche dire come la riconosce e dato che ha una configurazione ben precisa, come fa ad arrivare a questa forma.
4) Può prendere il toro come modello fisico-matematico per descrivere la struttura della nevrosi, ma deve comunque precisare metodi e contenuti del processo implicito nel riconoscimento di questa struttura.

Sono convinto, a differenza di Lacan, che il toro è un buon modello, e non solo della malattia mentale, bensì della normale struttura di personalità e che, con la messa a punto di sistemi e sottosistemi di 'misurazione', sia possibile (ed è possibile) configurare, con sofisticati metodi di simulazione matematica, il modificarsi di un toro per ogni tipo di personalità, normale o patologica, ed anche il suo processo evolutivo, con un guadagno notevole per la validazione dell'efficacia della psicoterapia, ad esempio. Ovviamente il toro non è l'unico modello applicabile alla malattia mentale o alla personalità, sana o nevrotica che sia, per cui l'affermazione di Lacan non ha nulla di geniale in sé ed è anche fuorviante perché ha la pretesa di codificare la malattia mentale dentro un solo modello, senza per altro giustificare le sue affermazioni. Infine, negando l'uso del toro come analogia, impoverisce la ricerca di idee o concetti che di solito l'analogia e la metafora suscitano.
Questi sono alcuni spunti, per rilanciare ...


- Domenica 11 Gennaio 1998 - Il sole 24 Ore N.10 Pag. 29

Il 14 gennaio 1968 moriva Kurt Godel e nel 1898 Lewis Carroll

Hans Magnus Enzensberger scrive un Omaggio a Godel

Il teorema di Munchlausen
(cavalli, palude e capelli)
è delizioso, ma non dimenticare:
Munchlausen era un bugiardo.
Il teorema di Godel sembra a prima vista
Piuttosto insignificante, ma ricorda:
Godel ha ragione.
"In ogni sistema sufficientemente ricco
si possono formulare proposizioni
che all'interno del sistema stesso
non si possono né provare né refutare,
a meno che il sistema
non sia incoerente".
Si può descrivere il linguaggio
Nel linguaggio stesso:
in parte, ma non completamente.
E così via.
Per giustificare se stesso
Ogni possibile sistema
Deve trascendersi
E quindi distruggersi.
Essere "sufficientemente" ricco o no:
la coerenza è
o un difetto
o un impossibilità.
(Certezza = Incoerenza)
Ogni possibile cavaliere,
quale Munchlausen
o te stesso, è un sottosistema
di una palude sufficientemente ricca.
E un sottosistema di questo sottosistema
Sono i tuoi capelli,
per cui ti tirano
riformisti e bugiardi.
In ogni sistema sufficientemente ricco,
Quindi anche nella nostra palude
si possono formulare proposizioni
che all'interno del sistema stesso
non si possono né provare né refutare.
Afferra queste preposizioni
E tira!

Direi che questo stupendo omaggio a Godel si spiega da solo. Grazie di cuore ad Enzensberger ed al Sole 24 Ore.

Angelo Petroni in "Le probabilità necessarie" recensisce il libro di Mirella Fortino "Convenzione e razionalità scientifica in Henri Poincaré", Mannelli 1997.

L'articolo esordisce ricordando come Poincaré fosse l'ultimo grande matematico non legato alla specializzazione imposta dalla crescente complessità e come Popper lo considerasse il maggior filosofo della scienza contemporaneo. Prigogine ricorda poi come Poincaré sia stato il padre di quella che oggi viene chiamata Teoria del caos (caos deterministico).
Per Poincaré la scienza è determinata per definizione perché il suo scopo è la previsione dei fenomeni ed il linguaggio matematico ne scopre la regolarità.
Il punto di centrale da cui Poincaré parte è che le leggi di natura non hanno una certezza assoluta, ma hanno un carattere approssimativo e probabilistico; una legge è sperimentale e può sempre essere soggetta a cambiamento. Viene poi ricordata la nascita della teoria del caso per cui, piccole differenze nelle condizioni iniziali determinano differenze molto grandi nei fenomeni finali.
Poincaré è un filosofo della scienza ed un matematico di grande valore, un po' tutto da scoprire. Quello che è importante per noi, oltre ad alcuni concetti fondamentali, è lo stile di pensiero. Non è importante sapere se e come la meccanica quantistica possa essere utile a capire le basi della coscienza (vedi sotto ) quanto imparare a conoscere un sistema di pensiero diverso, un logica, un'insieme di proposizioni cariche di affinità. Può anche darsi che non serva la meccanica quantistica per porre le basi della coscienza, ma certo, come struttura e configurazione del sapere, serve a noi per addentrarci meglio nel labirinto della coscienza.

Umberto Bottazzini in "La coscienza si spiega a piccolo passi" introduce il libro di A. Scott: "Scale verso la mente. Nuove idee sulla coscienza", Bollati-B. 1998

Scott presenta la coscienza come una scala a pioli appoggiata ad un albero (forse senza sapere che sta usando due metafore delle tre grandi metafore della storia della scienza: L'albero, la scala e la mappa) e definisce la coscienza "un fenomeno emergente che nasce da molteplici eventi discreti fusi insieme a formare un'esperienza unitaria". Fenomeni fisiologici e psichici non possono essere separati se si vuole studiare la coscienza. Tutto questo ci può star bene, ma è difficile capire che cosa vuol dire Scott alla fine. Che la coscienza sia un fenomeno complesso lo sapevamo, che non dovesse essere affrontato riduzionisticamente siamo d'accordo, che siamo solo ai piedi di questa scala è evidente. Forse il senso di questo libro è come, affrontando un tema da aspetti inconsueti, si possono scoprire idee, suggerimenti, metafore che spingono verso aperture impreviste, specie nel campo della coscienza e della psiche in generale.


- Domenica 18 gennaio -Il sole 24 Ore N. 17 pg 27

In "La rivoluzione molecolare" Gilberto Corbellini ci introduce al suo libro: "La grammatica del vivente: storia della biologia molecolare", Laterza.
Corbellini si presenta da solo ed è fuori dai nostri interessi la biologia molecolare. Quello che mi interessa far presente e che ci riporta all'affair Sockal è che: c'è un diffuso arrogante analfabetismo scientifico degli intellettuali cosiddetti umanisti ... che della loro ignoranza hanno fatto un vanto.
Corbellini è di certo uno che ha cercato un dialogo con le scienze "non-visibili" per cui la sua affermazione appare fondata e consapevole. Purtroppo da parte "nostra" sembra che l'affair Sockal invece che aprirci al dialogo, ci chiuda sempre più in un arrogante isolamento, basato per lo più su confutazioni autoreferenziali. Peccato.


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