L'osservazione in DMT GestaltMafalda Traveni Massella*Relazione presentata al Convegno : "L'arte di osservare con il corpo - pensare in termini di movimento nella danzamovimentoterapia" - Milano - marzo 2001 Premessa Dividerò la relazione in due parti: nella prima parlerò della Psicoterapia della Gestalt (PdG) situandola nel panorama delle psicoterapie umanistiche, illustrandone i contenuti soprattutto quelli che ritengo più vicini alla DMT. Spero che non sentiate questa presentazione troppo lontana dal Convegno, ma personalmente ritengo necessario fornirvi alcuni elementi teorici che vi possano consentire di conoscere un po' meglio il terreno sui cui l'osservazione in DMT Gestalt poggia e si sviluppa. Nella seconda parte, invece, entrerò in merito all'osservazione tenendo conto di alcuni indici referenziali: chi, con chi, cosa, con che cosa, come, dove, quando e perché osservare. Prima, tuttavia, da gestaltista, invito voi e me stessa a seguire quanto sto per dirvi con tutto il vostro "organismo" tenendo, per quanto possibile, aperti tutti i sensi in maniera tale da poterne cogliere i segnali. Riusciremo, in tal modo, a tenere viva l'alternanza FIGURA (relazione fra noi))/SFONDO (contenuto) e viceversa: è un modo per chiedervi di essere soggetti attivi nell'ascolto e di interrompere il mio dire se ci fosse bisogno di spiegazioni. Quando nel 1990 decisi di intraprendere il percorso formativo in Danzaterapia (allora si chiamava così), mi iscrissi alla Formazione in Expression Primitive, promossa dal Centro "Il Melograno", gestito da Cristina Garrone a Genova. Era la prima formazione in E.P. in Liguria. All'epoca la Formazione era annuale e a questo proposito ricordo ancora molto bene la mia meraviglia e perplessità circa la brevità della sua durata, perplessità, peraltro, condivisa da altri compagni di corso; per me (e probabilmente anche per loro) Formazione significava temporalmente un periodo di almeno quattro anni. Da questo gruppo, entusiasta dell'esperienza, nacque l'AIDEP - Associazione Italiana Danzaterapia Expression Primitive, dalla quale, successivamente, alcuni si staccarono dando il via a nuove Formazioni e altri applicando in sedi proprie o di altri quanto avevano acquisito a livello di apprendimento. Quello che voglio sottolineare con questo breve excursus storico personale è che anche in quella occasione di apprendimento l'"osservazione" di quanto vi stava accadendo e producendo sia a livello gruppale sia a livello individuale ha favorito in ciascuno scelte significative che hanno colorato diversamente da prima la loro attività professionale e successivamente la loro vita nel suo procedere. Possiamo allora dire che l'"osservazione" comunque e in qualsiasi circostanza può diventare strumento promozionale di cambiamenti significativi a vari livelli. PRIMA PARTE Come ho detto inizialmente vi introdurrò alla PdG che, probabilmente, alcuni di voi già conoscono. Voglio iniziare con una affermazione generale dicendo che la PdG si presenta come un' "arte di vivere", una maniera particolare di concepire i rapporti dell'individuo nel mondo.
Può essere considerata una "sintesi coerente" fra più correnti filosofiche, metodologiche e terapeutiche sia europee sia americane e orientali ("Terapia del con-tatto emotivo" - S. Ginger - 1990). La PdG nasce dalle intuizioni di Frederich Perls, tedesco, ebreo, psicoanalista che, in seguito alle persecuzioni naziste, emigra prima in Sud Africa dove, insieme alla moglie Laura Polsner, fonda l'Istituto Sudafricano di Psicoanalisi. Rimane in Sud Africa fino al 1946 circa, dopo di che si stabilisce a New York e qui nel 1952 fonda, insieme al gruppo dei sette (P. Goodman, R. Hefferline, L. Polsner Perls, Isadore From, P. Weisz, E. Shapiro, S. Eastman) il Gestalt Institute of New York che lascia gestire alla moglie e a Paul Goodman.
Sarà, infatti, il gruppo dei sette, provenienti da varie discipline, riunitosi intorno a F. Perls, a studiare, approfondire ed elaborare la parte teorica e l'applicazione pratica del testo base : "Terapia della Gestalt - Teoria e Pratica della terapia della Gestalt", scritto a tre mani da F. Perls, P. Goodman ed E. Hefferline e pubblicato a New York nel 1951 (familiarmente chiamato : "la Bibbia"). In effetti il primo libro di F. Perls, quando ancora praticava la psicoanalisi in Sud Africa, risale al 1942 e si intitola: "Ego, hunger and aggression" ("Io, fame ed aggressività"), scritto in collaborazione con la moglie Laura. Il sottotitolo del testo era "una revisione della teoria e del metodo di S. Freud". In questo testo Perls espone una revisione del modello evolutivo della psicoanalisi freudiana dicendo che nella fase della introiezione è inclusa anche una fase aggressiva, sottolineando l'importanza del "masticare" il cibo prima di introiettarlo. Noi sappiamo che già K. Abraham, ipotizzando l'esistenza di tre stadi nello sviluppo della sessualità, aveva pensato alla dimensione del "mordere" legata alla formazione dei denti. Abraham, infatti, aveva suddiviso il primo stadio, connesso con la nutrizione tramite suzione, in due sottofasi: una sottofase precoce (caratterizzata dall'assorbimento tramite suzione) e un'altra sottofase sadico-anale (cannibalesca) in cui il bambino passa dal succhiare al mordere. Per tornare alla "Bibbia", il testo nasce dagli appunti di F. Perls e nello stesso si possono riconoscere gli influssi di diversi modelli di psicoterapia e dei principali orientamenti che costituiscono l'orizzonte culturale del momento (Tav. 1 - Tav. 2).
Quanto il pensiero gestaltico sia stato e continui ad essere in costante divenire è ben simbolizzato nell'"albero genealogico" della Gestalt presentato in appendice nel testo di S. Ginger (o.c. 1990) Nel periodo che va dal 1952 al 1970 si sviluppano due modi di intendere la PdG ovvero:
1. la Gestalt della "testa" che fa riferimento al gruppo di New York I Poster in "Terapia della Gestalt Integrata", riferendosi alla "consapevolezza" parlano di una "corrente sotterranea" lungo la quale scorre un continuo movimento dallo "sfondo" alla "figura" e dalla "figura" allo "sfondo". F. Perls afferma che la "consapevolezza" di sé (self-awarness") non va confusa con l'iper-attenzione a se stessi (self-consciouness). Negli anni successivi viene elaborata una ulteriore prospettiva e cioè la gestalt del "cuore" che intende integrare lo stile della Gestalt di "testa" con quello della Gestalt "viscerale" o di "pancia". I riferimenti teorici si possono reperire nei testi di Erv e Miriam Poster "Terapia della Gestalt Integrata" - 1973; di J. Zimker "Creative Process" - 1977 e in alcuni contributi di Sonia March Nevis che si occupa dei "sistemi interattivi", soprattutto nelle coppie.
Diciamo che la PdG si sviluppa in un periodo di grandi cambiamenti nell'orizzonte culturale del momento in cui si: Siamo negli anni '52-70 " in cui, come dice Freire, i "temi generazionali" diventano i rapporti umani, la relazione, la comunicazione.
L'affermazione "in principio era la relazione" che appartiene sia a M. Buber (filosofia della reciprocità) sia a G. Bateson (scienziato e studioso della comunicazione) è anche uno dei punti centrali nella PdG che propone una visione sistemica della realtà ovvero: non guardare al singolo elemento, ma all'interazione organismo-ambiente (dalla relazione alla relazione in divenire).
"Ascoltare una sinfonia è ben più che "......assimilando questi concetti il terapeuta gestaltico "osserva" se stesso e il paziente non come entità a se stante, ma piuttosto come "globalità relazionale". Ogni comunicazione del paziente si inscrive e riceve significato dalle gestalt delle percezioni reciproche nelle quali si esprime l'intenzionalità relazionale ...." (Giovanni Salonia - Quaderni di Gestalt - o.c. 1992). Da quanto appena detto emerge chiaramente come il DMT Gestalt si muoverà nel momento della "osservazione": sarò ancora più chiara sia quando parlerò dell' "osservazione" sia durante l'esperienza pratica nel workshop. Possiamo affermare che la PdG è un modello psicoterapeutico ESISTENZIALE basato sulla FENOMENOLOGIA e, inoltre, che ha una visione "solistica" della persona umana vista come ORGANISMO in relazione con l'AMBIENTE nel:
qui-e-ora : CONSAPEVOLEZZA:cioè la capacità dell'organismo e con continua tensione verso il
now-for-next: cioè l'autoregolazione organistica, la intenzionalità Il "CONTATTO" in PdG è visto come il "qui-e-ora" della relazione ovvero come il luogo in cui la relazione diventa "visibile". "Relazione" e "contatto" vanno letti all'interno del principio gestaltico figura/sfondo per essere capiti nelle loro connessioni e nei loro interminabili "rimandi": dallo sfondo (relazione) emerge al figura (contenuto) e la qualità della figura (contatto) esprime lo sfondo (relazione) e nello stesso tempo influisce su di esso.
In questi ultimi anni la PdG viene definita la "Terapia del contatto" in quanto focalizza il suo interesse su quest'ultimo evidenziandone graficamente, attraverso una curva - la curva di Gauss - sia modalità (dimensione sincronica) sia tempi (dimensione diacronica) attraverso i quali il contatto viene sperimentato dall'organismo (IO) in relazione con l'ambiente (TU)
Per "Confine di Contatto" si intende la linea di demarcazione fra organismo e ambiente, come ho appena detto, fra un Io e un Tu.
1. cosa avviene nell'organismo nel momento in cui esso avverte il Praticamente avviene quanto segue:
- nel PRE-CONTATTO l'organismo comincia a percepire e ad essere interessato ad uno stimolo interno o esterno Nella "seconda fase del contatto" si:
- raccolgono le energie dell'organismo attorno alla Nella "terza fase":
- avviene il CONTATTO PIENO ovvero l' organismo
Nell'"ultima fase" - la "fase del post-contatto"(se in questa fase il
Nella "pausa" si integrano la tendenza all'autonomia e quella al contatto: si riesce a stare bene da soli se si è stati bene con l'altro "significativo per me".
Dice Resnick (1990) "... non possiamo tralasciare la nozione di ritm
Ho scelto di presentare la PdG prendendo come categoria di riferimento il "contatto" in quanto ritengo che noi tutti nasciamo, ci sviluppiamo e termineremo la nostra vita attraverso tutta una serie di contatti con l'ambiente e di quest'ultimo con noi. Per concludere questa presentazione certamente non esaustiva di tutta la teoria gestaltica, voglio terminare affermando che la Gestalt sviluppa una prospettiva unificatrice dell'essere umano integrandone di volta in volta le dimensioni sensoriali, affettive, intellettuali, sociali e spirituali consentendo in tal modo, come dice Anne Rosier: "... una esperienza globale in cui il corpo possa parlare e la parola possa incarnarsi....". SECONDA PARTE
"La psiche dipende dal corpo e il corpo Nella PdG più che del "corpo" ci si occupa dell'intero "organismo". Da questo punto di vista il terapeuta gestaltico "osserva" attentamente tutte le manifestazioni organismiche:
- posture, movimenti apparenti volontari o inconsapevoli Spesso tali manifestazioni vengono considerate quali "porte di ingresso" e quindi utilizzate nello stabilire il contatto con il paziente. Se ne incoraggia la presa di coscienza, si suggerisce la "ripetizione" e/o l' "amplificazione" in modo da percepirle meglio in quanto "abitate", così da donargli parola ancor prima di interrogarsi sul loro significato senza decodificarle secondo codici prestabiliti, né alimentarle, come dice Lacan di significato. In questa enunciazione si può vedere come la "ripetizione", l'"amplificazione" che porteranno, appunto, la persona ad "abitare" sempre di più il suo gesto, il suo movimento, la sua voce, ecc. siano elementi presenti sia nella Gestalt sia nella DMT e come queste due dimensioni debbano diventare oggetto di "osservazione" e, se vogliamo riprendere il discorso iniziale degli indici referenziali, come esse possano costituire, insieme ad altri elementi, il dove, il come, il quando, il chi, il con chi, il cosa, il con che cosa e il perché dell'"osservazione in DMT Il tema del Convegno, ovvero L'Arte di osservare con il corpo: pensare in termini di movimento", ovviamente per il DMT Gestalt diventa "L'Arte di osservare con tutto l'organismo" per cui sarà indispensabile aprire bene tutti i sensi come fossero in uno stato di allerta. Il momento dell'"osservazione" vedrà allora agire o meglio interagire fra di loro fisico, cognitivo, psichico e spirituale. La compresenza, l'interazione e l'integrazione fra tutte queste sfere costituiranno il "grounding" su cui poggerà una osservazione ottimale o per lo meno "sufficientemente buona". E' ovvio che avendo ogni persona una polarità particolare che caratterizza il suo "esser-ci" nel momento e il suo "essere" nel mondo, questa colorerà il suo "osservare" nella esperienza di DMT. Lo "stile" personale del DMT avrà a che fare di volta in volta con tutti quegli elementi che costituiranno il contesto in cui la stessa viene effettuata; il momento in cui tali elementi verranno osservati in quel determinato contesto, in altri contesti; i partecipanti di quel particolare contesto e le caratteristiche personali di quei partecipanti, ecc. ecc. Se, inoltre, prendiamo il pensiero di G. Gentile, presente anche nella Gruppoanalisi, quando affermava che ".... noi nasciamo gruppo prima ancora di nascere individui..." potete immaginare il numero di componenti che entra in gioco nel momento dell'osservazione: momento in cui l'invisibile diventa visibile e il DMT deve essere in grado di cogliere ciò che avviene a livello fenomenologico percependolo con tutto il suo organismo. Entra in gioco in questa relazione fra organismi quella che possiamo chiamare "empatia corporea" ovvero il lasciar risuonare "dentro" la manifestazione organistica dell'altro, l'eco che risuona dentro di me DMT e lascia il segno nel mio vissuto organistico di quanto avviene nella relazione con l'altro/gli altri. Sarà, ovviamente, diversa la mia osservazione a seconda che io mi trovi con un paziente, con una coppia, con una famiglia o con un piccolo-medio-large group. Cosa comporta tutta questa operazione dell'osservare riferita al DMT? Significa in lui/lei una conoscenza approfondita di se stessi, delle proprie manifestazioni organistiche e della capacità di gestirle nei momenti di controtransfert (o se vogliano di co-transfert) momento in cui "consapevolezza" e "contatto" come ve li ho descritti potranno essere di grande aiuto e sostegno. Il continuo passaggio dal "fuori" (ciò che io dico/faccio) al "dentro" (ciò che io sento per ciò che io dico/faccio), questo passare dal "dialogo esterno" al "dialogo interno" (comunicazione intrapsichica) aiuterà il DMT ad ascoltare mentre osserva senza perdersi e/o confondersi con l'altro/gli altri e ciò produrrà un "dialogo danzato" fautore di cambiamento e crescita reciproche. Vorrei che fosse chiaro che l'osservazione no è "cosa" definita una volta per tutte, essa ha, al contrario, da essere qualcosa in cotninuo movimento e aggiornamento e questo, se vogliamo, è affascinante in sé, dà un senso di fluidità, di qualcosa in divenire e non di "cosa" che si ferma lì e ristagna, pur avendo essa stessa bisogno di momenti di STOP in cui applicare e masticare applicando gli elementi emersi. Voglio dire che ci troviamo di fronte ad un paradosso per cui da una parte dobbiamo osservare e fissare quanto osservato e contemporaneamente essere pronti a staccarci dall'0sservazione stessa, dai dati "fissati". E' un po' come se dovessimo ritenere l'osservazione l'impulso che ci porta ad agire al momento, a programmare l'intervento per il processo del gruppo e per la sua evoluzione; in termini gestaltici direi che si tratta di un qui-e-ora e contemporaneamente di un now-for-next. Vorrei ancora una volta sottolineare l'importanza di poterci servire del corpo, ovvero di tutto l'organismo, come "cassa di risonanza" di quanto avviene nella relazione in cui corpo/organismo individuale e corpo/organismo collettivo si alternano, si alimentano, si sostengono e di come tutto ciò può produrre, come già detto, cambiamento e crescita. Ho sottolineato prima l'importanza dell'esplorazione approfondita e della conoscenza profonda delle proprie manifestazioni organismiche, vorrei ora sottolineare anche la necessità di arrivare "aperti" all'esperienza con l'altro dentro di sé e fuori di sé nella sessione di DMT e contemporaneamente di arrivarci "vergini", senza "veli" che possano costituire impedimento all'incontro, alla relazione e quindi all'0sservazione. Il discorso potrebbe continuare ancora molto a lungo e diventare più dettagliato e specifico, quello che io vi ho presentato vuole essere, per il momento, la cornice esterna all'interno della quale elementi più specifici hanno da essere presenti e giocati sia di volta in volta sia contemporaneamente. Elementi che, peraltro, vi sono stati illustrati in maniera molto chiara dai relatori che mi hanno preceduto. Nel Convegno di questi giorni sono stati sparsi molti semi quali stimoli e spunti per flessioni e confronti successivi che occuperanno l'area della ricerca anche su questo particolare aspetto della DMT: l'osservazione. Mi auguro che come componenti l'APID tutti noi pssiamo aver colto questi spunti e questi stimoli e che gli stessi possano diventare anche nelle nostre singole sedi oggetto di studio, approfondimento e ricerca. Ringrazio per l'attenzione.
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