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Trasgressione e Reclusione



Diario dal carcere

di Toni Negri

(in corso di pubblicazione sul numero della rivista: "IL REO E IL FOLLE")


Cari lettori di "IL REO E IL FOLLE",
inutile che vi racconti quanti siano i matti e quali problemi sollevino, quante persone in via di divenire matte e quali dinamiche determinano... Tutto ciò nelle carceri. Qui voglio raccontarvi semplicemente un po' della mia esperienza della pazzia come l'ho vissuta, immediatamente, rientrando in carcere nel luglio del 1997 e restandoci (intendo nel carcere "chiuso", perché in quello "aperto" dovrò restarci ancora quattro o cinque anni) fino al luglio 1998.
All'inizio degli anni '80 avevo fatto altri quattro anni e mezzo di carcere, ma ero stato singolarmente privilegiato dalla mia condizione di "detenuto politico". Avevo dunque viaggiato, in quegli anni, con qualche dispiacere e qualche urto frontale con l'amministrazione, nel circuito dei "camosci", cioè nel circuito delle "carcere speciali": strano, ovattato, crudele, fino ad essere disumano, silenzioso, formale e violento luogo di repressione e di isolamento. Non avevo conosciuto matti, ma solo politici deliranti.
Voilà oggi la mia esperienza è invece tale, dopo questo breve anno trascorso a Rebibbia Penale, che allora non avrei mai immaginato. Vi riporto qui di seguito dei brani tolti dal mio diario di quest'ultimo anno di reclusione. Sono dei piccoli incisi, incisi pazzi. Nessuna volontà di sistematizzare, di fare teoria,. Piccole sofferenze, orrori, loro (dei matti) e miei (della mia coscienza che si rivolta, che cede - e come potrebbe essere diversamente: domanda da porsi ? - all'usato e all'abusato). Queste percezioni stanno (le mie e quelle di altri) alla base del "Progetto Ulisse", ovvero della consapevolezza che questa situazione non la si può davvero sostenere e che, di conseguenza, bisogna fare, fare fare - qualcosa almeno, meglio molto.

19/7/97 C'è un lavorante, mezzo matto, che interpella i suoi commilitoni con un "negro, servo...", gli dà da mangiare, è un "portavitto"; altre volte attraversa il passeggio gridando a tutti, indistintamente, "negri, servi..." - grida secche, intempestive. E' completamente assurda questa pantomima ma - lo riconosco volentieri - rende al nostro lebbrosario un po' più di verità.

23/7/97 Antonio sente le voci. Giulio gli chiede se le voci hanno corpo. Lui gli risponde di sì: "sono come delle piccole gocce solide, che si ingrossano quando si parla". "Ti ho visto in TV" riesce solo a dirmi Antonio. Me lo ripete ogni mattina da tre giorni. "Che cosa dicevi?" insiste stamani. "Era per divertirti" gli rispondo...Non reagisce.

26/7/97 Ho un nuovo vicino di cella: è un ragazzo di una grassezza enorme, esorbitante. E' aggressivo, molto aggressivo quando mi chiede delle sigarette, in continuazione in ogni momento della giornata. Mi dicono che abbia ucciso un vecchietto che lo derideva. Ormai ho capito di essere completamente circondato da seminfermi mentali. Qui li chiamano "mattarelli".
Vincenzo, elegante portamento, chiuso in se stesso (devono averlo caricato di chimica) mi dicono abbia ucciso un prete; Giacomo invece ha ucciso uno stretto parente. Vittorio ha ucciso la moglie con una martellata. Antonio ha ucciso un poliziotto durante una rapina, ma probabilmente altri. Carlo ha stuprato e ucciso due donne. Ecc. ecc.

29/7/97 Mi raccontano una strana storia, di un omosessuale, A., che ora è in semilibertà. A. mentre è in un altro periodo di semilibertà (e lavora in un ambiente cinematografico) scopre di essere malato di AIDS. Comincia ad ubriacarsi e a ritardare il rientro fino a quando la semilibertà gli è tolta ed è di nuovo rinchiuso al Penale. Qui è messo in cella con un uomo che lo sfrutta sessualmente. Quest'uomo (che chiamiamo P.) è molto ben visto dalla custodia: quando chiede che A. sia messo in cella con lui acconsentono per compiacerlo. Avrà osato A. dire a P. di essere sieropositivo? Certo che P. ricomincia a violentarlo. Si sentono urla nella notte. Questa mattina ho saputo che A. ha chiesto di essere portato nelle celle di isolamento. P. é, da parte sua, estremamente scosso. P. ama A., il violentatore ama il violentato che non osa parlargli dell'AIDS. Passando davanti alla cella aperta ho visto P. piangere.

30/7/97 L'obeso che sta nella cella accanto alla mia si aggira seminudo nei corridoi. E' talmente grasso che non entra in nessuno dei vestiti che l'amministrazione gli fornisce. Quando mette dei pantaloni sono solo sostenuti dal "pisello", il ventre viene fuori, esplode spropositato. Fortunatamente preferisce stare seminudo, avvolgendosi nell'asciugamano o in un lenzuolo. Ma tutto questo è alla fine secondario: è durante la notte che esplode la sua sofferenza. Russa: no, non russa, emette urla e lamenti. Un'intera giungla di animali feroci è espressa da questo notturno lamento. Tutto trema intorno. Così tutte le notti. Si sveglia stranito, stanco, e tutti gli altri attorno a lui.

3/8/97 Un altro "mattarello", Michele. Ha violentato e ucciso una coppia, mi dicono. Seminfermo lo hanno proclamato. Poi, dopo aver attraversato una serie di manicomi criminali, è diventato davvero e definitivamente matto. Urla, rubacchia, straparla, delira, gli altri detenuti lo evitano, molti urlano per spaventarlo e per allontanarlo. Quando va in crisi sta per ore e ore seduto sulla testiera del letto, guardando fuori attraverso le sbarre. La sporcizia della cella è indicibile.

4/8/97 Hanno dato a G., seminfermo DOC, dieci giorni di permesso. Gli chiedo che cosa vuol fare quando esce. Mi dice che deve dare realtà alla "femmina virtuale" che ha in testa. E' un uomo estremamente intelligente, ha vissuto tutta la vita di carcerato (più di vent'anni) attraversando Ospedali Psichiatrici e isolamenti. Adesso ha finito di essere matto, dice lui. Vedremo come rientra dal permesso.

19/8/97 Giovanni, pur avendo ormai una sessantina d'anni, sembra un Ingrao giovanile, in biondo con occhi azzurri. E' un ciociaro bello, operaio comunista, eppure per una questione di eredità, di qualche campo striminzito e sterile, ha ucciso, più volte ucciso. Da vent'anni è in carcere, seminfermo. Ha una vecchia madre che lo attende ancora. Adesso non può più uscire, ma è stato in permesso. Sembra che l'ultima volta, rientrando, fosse arrivato qualche ora prima. Attendendo è andato al bar per un caffè, ha visto delle guardie con cui ha scherzato, ha trovato degli amici e delle donne, si è ubriacato (forse ha anche fatto l'amore); ha tardato dodici ore prima di rientrare. L'anno trovato che dormiva su una panchina della metropolitana, proprio fuori dal carcere. Disastro. Da due anni non ha più permessi ed ora è nuovamente malato. Il cervello "non gli tiene".

20/8/97 M. pesa ormai solo 32 kg. Forse sta morendo. Anche questa sera c'é stato un allarme. La sirena ha suonato. E' arrivato il medico, pressione 30/40 fino a 50/60. Non morirà ancora. Cadendo si è spaccato la testa. Basta un cerotto, tanto il sangue non esce più nemmeno dalla ferita. Lui non riesce più a mangiare e comunque non vuole più farlo se non gli è concessa la sospensione della pena, se non può uscire quindi. E' pazzia questa?

23/8/97 In questo braccio di seminfermi mentali sono uno dei pochi a non esserlo. Mi guardo intorno osservando, cercando di capire, guardando come vivono. Atteggiamenti mansueti, sguardi feroci. Vedo la chimica farmaceutica farli tremare oppure immobilizzarli, comunque roderli. Come poter sopportare questa miseria? Qui si diventa matti.

25/8/97 C'é un turco di una cinquantina d'anni precocemente invecchiato, in carcere - credo - per un trasporto internazionale di droga; ha accettato di prendere nella sua cella un "matterello". Il turco non aveva scelta, accettarlo oppure andare in un'altra sezione, in un camerone, in una situazione sicuramente più disagiata. Così è nato uno strano ménage . Il turco non parla l'italiano, se non a frasi smozzicate. Il mattarello non parla l'inglese. Eppure si intendono a meraviglia. Il turco ordina con gentilezza al "mattarello" di tenere pulito il letto, il tavolo, il cesso. Si sbraccia per indicargli quel che deve fare. Poi gli prepara da mangiare, gli stira le camice... Il "mattarello" sembra adesso un bambino viziato. Il colmo dello spettacolo è attinto quando il turco stende il tappeto e fa la preghiera, il mattarello seduto sul letto lo guarda con affetto, ne segue i movimenti, li ripete con il corpo in maniera quasi impercettibile. Il turco dice che il mattarello è religiosissimo. Così convivono un mercante internazionale di droga e un "mattarello" new-age.

29/8/97 Si susseguono ormai le riunioni per il "Progetto Ulisse". Si cominciano a costituire le squadre per pulire le celle dei seminfermi ed a scrivere i primi testi per impostare l'assistenza ai "mattarelli" da parte dei detenuti "normali".

30/8/97 C'é un vecchietto seminfermo che passa le sue giornate davanti alla TV, fra giornali televisivi e cartoni animati. Esce di rado dalla sua cella per passeggiare sui ballatoi del piano, mai all'aria. Raramente ha una conversazione con altri detenuti. Se parla, parla di politica, con gli accenti ed i riflessi di un comunista emiliano degli anni '50. Non si cambia mai d'abito ma è sempre pulito. L'ho spiato mentre guardava i cartoni animati. Ne ripeteva i gesti, alzava le mani e le agitava, si sollevava dal letto...Sembrava un tifosi che guardasse una partita della sua squadra.

6/9/97 Questa sera, nell'imbrunire, i matti del reparto erano tutti riuniti sul ponte che collega gli opposti ballatoi del reparto. Vincenzo era immobile, catalettico, guardava lontano, nella sua impressionante magrezza. L'obeso portava incessantemente il suo ventre qua e là, e con le due dita della mano destra sostenute dal pollice, tese verso ogni passante, ripeteva "sigaretta?" e riportava le due dita alla bocca. Vittorio si era disteso quasi nudo accanto a Vincenzo. Antonio attraversava continuamente il passeggio con grande cautela ripetendo sulle labbra la sua poesia: "pareti muro / manicomio / nuda natura / natura matta".

7/9/97 Questa mattina il seminfermo che è arrivato da pochi giorni si è tagliato. Non ha detto nulla, nessuno se ne è accorto. La guardia, quando ha aperto la cella, lo ha visto in un bagno di sangue. O. si è tagliato perché vuole tornare in manicomio, vuole essere riempito di chimica fino a non vedere più il mondo attorno a sé. Lo hanno preso e portato in infermeria, poi nelle celle di isolamento. Diversamente da quello che avveniva nelle mie altre carcerazioni, adesso le guardie arrivano, quando i detenuti si tagliano, tutte con i guanti di gomma. Che terribile modernizzazione!

9/9/97 Passo davanti alla cella del vecchietto seminfermo. Riconosco gli acuti della Callas che canta Verdi; la musica è forte. La tenda tirata sulla porta non è perfettamente chiusa, attraverso lo spiraglio vedo che il letto è vuoto. Nella tenda vedo l'ombra di G. che danza. Non ci credo. Mi faccio coraggio e tiro la tenda. Lui continua a danzare, il volto rapito. Non ha nulla a che fare, il suo movimento, con quello della musica, semmai quel Verdi avesse permesso dei movimenti coerenti. Il volto del mattarello è felice. Ore 12 del mattino, una TV che trasmette Callas-Verdi, il movimento di un corpo, gioia, speranza?

10/9/97 Lunghe discussioni sul "Progetto Ulisse".

15/9/97 Vincenzo è stato trasferito di nuovo questa mattina all'O.P.G.; mi dicono gli psicologi che nessuno sapeva più cosa farne. Rifiutava le brodaglie chimiche e passava gran parte del suo tempo a guardare dei punti fissi. I suoi occhi cominciavano a vacillare tra una totale incertezza ed una maniacale fissità. Povero Vincenzo! Fra i matti del reparto era l'unico amato dai detenuti normali. Anche io lo amavo, cercavo di rivolgergli la parola. Gli davo volentieri delle sigarette, lo coccolavo persino, povero ometto disperato...Adesso lo hanno rimesso in manicomio. E' il luogo dal quale è uscito cronicamente folle. Il manicomio criminale è la vera discarica della società, il luogo dove gli esclusi divengono dei rifiuti. Ormai non ti legano più. Prima c'erano i manicomi dell'elettricità, dei letti di contenzione e di altri ammennicoli. Poi le droghe, i bomboni, le pasticche, le punture, i calici di merda. Ti legano così. Fra elettricità e chimica si è sviluppato il manicomio della post-modernità.

1/10/97 Non riesco ad immaginare che cosa sia la pazzia - dentro la testa o nel corpo dei malati. Quando vedo Michele oppure Antonio, rigidi, guardare la finestra, attraverso la finestra - o cominciare a parlare insensatamente, o a ridere (e nessuno capisce perché): ebbene tutto questo mi lascia immobile, sbalordito, attonito. Non capisco. Quando l'altra sera Michele ha violentemente aggredito un detenuto normale che non gli aveva dato una sigaretta la situazione era strana. Solo pochissimi hanno preso le difese del detenuto aggredito. Forse il pazzo anche qui è ten(m)uto per sacro. Ma io non sono del profondo Sud, non capisco. Io ho bisogno di fare.

8/10/97 Il piccolo Vincenzo, matto gentile, è tornato dall'O.P.G. Sembra chimicizzato per bene. Tutti lo hanno accolto con estremo affetto. E' un piccolo francescano, un uccellino pasoliniano, sempre armato di uno stolto sorriso.

9/10/97 Ricevo da Giulio, che gli O.P.G. li conosce bene, questa nota sugli attrezzi ed altro che si usano in quei luoghi. E' un catalogo archeologico, traversato esso stesso da schizzi di follia. Lo trascrivo, così com'é, ivi compresi gli evidenti errori grammaticali:

"I vari settori, attrezzature, psicofarmaci, negli Ospedali Psichiatrici"

- Reparto agitati: dove vengono rinchiuse persone con un alto indice di pericolosità psichica.
- Cella imbottita: dove vengono rinchiusi i ricoverati con alta tendenza al suicidio.
- Letto di contenzione: dove vengono continuamente legati ammalati con disturbi psichici.
- Fasce: vengono utilizzate per legare i ricoverati che mostrano aggressività.
- Fiorentina: è una fascia solida che viene inserita sul torace, sotto le ascelle, e viene fissata al letto.
- Quercizione al muro: dove vengono querciti ammalati in crisi.
- Camicia di forza: che tutti conosciamo, come camicia per bloccare persone in crisi.
- Collare antimorso: viene utilizzato per non farti mordere, sia quercito in piedi che sul letto di contenzione, con spilli sul collare.
- Misura cranio: è un arnese di metallo che al primo impatto sembra una tagliola, si misura il cranio, il mento e la testa.
- Martellino: si utilizza sui nervi per vedere le reazioni del paziente.
- Penna elettrica: si utilizza nelle mani e sotto i piedi per stabilire la sensibilità del ricoverato.
- Guanti antimasturbazione: muniti di spilli, vengono messi alle mani per non farti masturbare: gli psichiatrici sostengono che la masturbazione causa depressione.
- Elettroshock: che viene sostituito con il Moditen, considerato dai ricoverati la puntura che uccide l'anima e la voglia di vivere.
- Vari psicofarmaci: Talofen, Serenas, Entomin, Largatin, Valium, Minias, En, Tavor.

21/10/97 L'obeso, O' Chiattone, è stato trasferito, povera bestia. Nei giorni scorsi ero riuscito a farlo parlare, a farmi raccontare della sua famiglia che lo aveva abbandonato. Era entrato nel camerone chiedendo sigarette e caffè. Sembrava essersi lavato quella sera. Puzzava di meno. Sono riuscito ad attraversare quel suo fare selvaggio che era un aggredirti per chiederti la sigaretta ed un fuggire subito dopo, impaurito come un timido cane randagio. Mi è sembrato di capire che la sua era una famiglia meridionale trasferitasi nelle campagne del vicentino. Una miseria profondissima vissuta nell'isolamento razziale. Poi il delitto, in reazione al fatto di essere stato respinto da un bar, poi l'insensatezza del manicomio e del carcere, e l'obesità sempre peggio, e l'isolamento sempre più duro.. Adesso dunque l'hanno portato di nuovo in un ospedale psichiatrico. Arrivederci a mai, vecchio mio.

28/11/97 Da qualche giorno è arrivata Marilù. E' un ragazzo di 25 anni, imputato in un sordido processo di violenze familiari e di pedofilia extrafamiliare. Marilù è un "femminiello" assoluto. Adesca i coatti. Livello mentale di una prostituta seminferma. I compagni dicono: "Marilù gioca a tombola tutta la giornata, come fanno i femminielli...". I vecchi coatti se lo contendono. Ce ne uno, tale B., che pretende di avere su di lui un diritto di protezione. Gli fa la spesa e la carica sul suo proprio conto. poi arriva C., che è un bell'uomo e che è noto per avere avuto delle altre storie omosessuali, e Marilù gli occhieggia sul piano. Marilù accetta l'invito a passare da C. non appena questo si è fatto la doccia. Quando C. esce dalla doccia con l'accappatoio, Marilù entra da lui, lasciano la porta aperta per far capire che stanno insieme. Ma a quel punto sale il magnaccia B. che si mette ad urlare cercando Marilù. Prima di entrare nella cella di C. si incrocia tuttavia con Pasquale (un vecchio coatto che aveva conosciuto, aiutato e posseduto Marilù al reparto giudiziario): si scambiano sottovoce parolacce. A quel punto Marilù e C. escono sul ballatoio. Ne nasce un'epica rissa. Le guardie non ne sono avvertite. La pace regna a Rebibbia.

30/11/97 Antonio è un pazzo verace. Catanese; rapina con uccisione di poliziotti. manicomio criminale, poi Rebibbia Penale. Gli chiedo: "Che cosa fai quando esci?". Risponde: "Che vuoi, io di soldi ne ho. Dipingo e scrivo libri; poi adesso chiedo la pensione; questi soldi li metto da parte, qualche miliardo, poi penso che una parte li investirò, in quei paesi con i puntini attorno all'Italia (Antonio possiede una carta geografica nella quale attorno alle frontiere italiane i territori sono segnati con i puntini) come Montecarlo, me lo ha detto un colombiano. Con questi soldi voglio comperare una città, sì una città come una campagna, non Catania ma Roma, una villa voglio comperarmi grande come una campagna. Ci si arriva con la metro nella mia villa. E poi in questa città con la metro ci si sprofonda di nuovo attraverso vicoli, grotte, spirali, che si allungano dappertutto. Ma io so orientarmi perché sono nella mia villa. Finché non si arriva in un luogo dove tutti possono stare nudi: una spiaggia, nella mia villa, all'interno della città. E nella mia villa si fa tutto con le mani, nella mia villa grande come una città, che è la mia campagna. Ci si fa il pane con le mani...". Chiedo: "Quanta pena hai ancora da scontare?". Risponde: "Forse 12, 16 anni, ma se si entra in Europa diventeranno la metà. Perché io so vivere: qui la sera con gli altri compagni ci comperiamo i pasticcini, buoni, cinquecentomila lire di paste, mangiamo, giochiamo, ridiamo tanto, senza che si sappia perché. La mia villa è bella come qui, non come a Catania. I miei parenti non voglio vederli, no, nella mia villa io posso vivere da solo. E poi c'é la spiaggia dove si va nudi. So dipingere, scrivere, quindi non ho bisogno di niente...".

3/12/97 Marilù passa le sue giornate davanti alla porta della sua cella ad attendere il cliente, déshabillé grazioso e schiocchi di lingua. Grottesco spettacolo. Tutti gli omosessuali in agitazione, tutti lì attorno da qualche giorno.

4/12/97 Michele ha dato di matto. Dorme di giorno e si sveglia - veglia la notte. E di notte urla continuamente e batte le sbarre e la porta. Chiede sigarette. Le guardie prima si sono divertite con lui offrendogliele e non dandogliele, poi hanno cominciato a minacciarlo e ad urlare più di lui. Nessuno dorme più. Se questa notte succede ancora, da quel che ho capito, ci sarà una "battitura" generale di protesta.

17/12/97 Antonio ha trovato la sua villa, ha conquistato Marilù. Ormai passa la giornata disteso sul suo letto. Marilù ha comperato i depilanti, le creme contro il grasso, i profumi e gli shampoo più costosi. La direzione ha fatto passare tutte le domandine.

12/1/98 Il Progetto Ulisse prepara la sua esposizione di pittura, "Una Motta Nonna". E' un rilancio dell'iniziativa. Qui in carcere però sembra che non succeda nulla. La Direzione si muove per organizzare la mostra, tra noi domina l'inerzia. E' strano il carcere, ci sono momenti in cui, mi diceva ieri un ergastolano, non deve succedere nulla, prima o dopo le feste. Il carcere ha un grado minimo di sopportazione del movimento, poi si stanca. Questo è un momento così ed il Progetto Ulisse langue. I mattarelli quasi non si vedono più, il carcere li ha, alla sua maniera, inghiottiti. Carcere balena, balena dei pinocchi.

13/1/98 nel pomeriggio sento gridare nella cella accanto: è la cella di C., ergastolano, pazzo. Ma le grida non erano sue, erano di Marilù: "Non farlo, io ti voglio bene...". Piagnucolava Marilù, poi sempre più forte fino ad urlare. Stavo aprendo la porta quando esce C., stravolto e pieno di sangue: si era tagliato davanti a Marilù, le braccia ed il torace. Con me era accorsa la guardia del piano, un giovane, completamente sconvolto. Abbiamo portato C. alla doccia per lavarlo un po', poi in infermeria. Non sono riuscito a capire perché l'abbia fatto. Sulle prime sembrava una prova d'amore o di gelosia, poi invece mi dicono che avesse litigato per un posto di lavoro e si fosse ubriacato.

14/2/98 Un mattarello scrive dappertutto sui fogli, sulle tele e soprattutto sui muri delle celle e delle docce: "Io mi amo!".

19/2/98 Ieri sera Michele mi si presenta in cella, matto furioso, e mi chiede dell'hascish. Mi dice che un mio compagno di camerone gliene dava sempre. Gli dico di smetterla e di andarsene. Ritorna dopo circa un a mezz'ora, mi dice che mi vuole bene e che mi deve confidare una cosa, segretamente: "Domani mattina ci sarà una perquisa. Da me che sono matto non vengono, quindi dammi l'hascish che lo conservo io".

26/2/98 Il povero Carmine è un uomo solo, disperato, violento; ma se si riesce a scuotere il suo aspetto affettivo diventa fedele come un cane. Ha l'ergastolo, tutti lo hanno abbandonato. Disagio mentale fortissimo, ignoranza e miseria producono un Q.I. pressoché nullo. Ma se gli vuoi bene ti sta dietro come un cane. Come farne un uomo?

9/3/98 Carlo non parlava con nessuno. Il suo corpo è pieno di tatuaggi, dai piedi alla testa. Si veste sempre con proprietà: ha un doppio petto blu sul quale mette una cravatta a strisce molto colorata. Finalmente siamo riusciti a convincerlo a dipingere: fa dei grandi autoritratti, piuttosto belli, statici, bizantini. Ha una grande barba che gli incornicia il volto e lui la esalta nei suoi quadri. Poi, snocciola proiettili su tutta la superficie del dipinto - e qualche mitra qua e là. Come Jacovitti metteva lische di pesci e salami, Carlo mette armi da fuoco. Ma ciò che è interessante è che dopo due anni ha ricominciato a parlare. E mi sorride con un volto da adolescente pulito.

10/3/98 Gli uccellini sono tornati, tranne cinque perduti e due arrivati stanchissimi che si sono posati per terra e i gatti se li sono mangiati. La catastrofe è dunque ridimensionata. I mattarelli hanno fatto fuoco e fiamme oggi contro la Direzione che non avrebbe fatto aggiustare già da tempo i vetri della voliera che si erano fragilizzati, che non ha incitato le guardie a cercare e gli uccellini quando il passeggio era chiuso, che non ha chiamato per tempo il veterinario, ecc. ecc. Formidabile reazione proletaria dopo un disastro naturale...L'eccitazione era altissima, soprattutto tra i mattarelli, di rado ho visto guardie ed ispettori così imbarazzati. Hanno fatto un sacco di telefonate ed hanno assicurato che domani ci saranno gli operai e tutti gli specialisti di riparazione di voliere... e dei malanni degli uccelli.

26/3/98 Terremoto, oggi ha tremato il carcere; ieri ancora più forte. Giulio sostiene che lui, in quanto pazzo, sa prevedere i terremoti.

28/3/98 Questa sera Antonio è entrato nel camerone. Dice che c'é un gruppo di vigili urbani di Catania che lo insegue e che si trasformano in poliziotti, poi in secondini che lo perseguitano sempre, ed ora ci sono anche dei detenuti che sono vigili urbani camuffati. Gli dicono di stare zitto e lui salta addosso a Giacomo. Antonio ha una forza tremenda. Una decina di matti cercano di bloccarlo, ma è già addosso a Giacomo che, per parte sua, difendendosi, sta per spaccargli la testa con uno sgabello. Mi butto addosso a Giacomo e riesco a fermarlo. I compagni nel frattempo sono riusciti a immobilizzare Antonio. Lo trascinano nella doccia la cui porta è a fianco di quella del camerone. E lì lo bagnano e lo menano. Sembra essersi calmato, invece salta fuori e si precipita di nuovo nel camerone, dove è fermato da un pugnaccio in testa. Si calma infine. Un compagno ci ha rimesso gli occhiali, un altro si è quasi spaccato la mano per un pugno finito sul muro, un altro ci ha rimesso tutti i bottoni.. Tutto tranquillo infine, ma è una violenza spropositata, paurosa, quella che può scatenarsi.

13/4/98 E' arrivato Bepi. Mattarello, malavitoso della campagna veneta. Mai come in questo caso riesco nella diagnosi della pazzia. Il Veneto, i ritmi feroci, insensati dello sviluppo: eroi di Ruzante costretti a diventare post-industriali.

15/4/98 I mattarelli: perché a questa gente che è matta non hanno concesso la "totale"? Perché sono qualificati "seminfermi"? Perché stanno qui e non in un ospedale qualsiasi? Forse perché hanno ucciso, ucciso degli ufficiali di stato: carabinieri, magistrati o preti...E allora devono essere puniti, simbolicamente, anche se sono pazzi, toccati da Dio...

Potrei continuare, pagine e pagine ancora. Ma a che scopo? Tutti sanno che la situazione è insopportabile. Il "Progetto Ulisse", promosso dal circolo ACLI di Rebibbia Penale, si propone di costruire una casa esterna nella quale i seminfermi possano esse curati e risocializzati. Si propone anche di formare dei detenuti per seguire, all'interno e all'esterno del carcere, dei malati. Da quando il Progetto Ulisse ha cominciato a funzionare, la situazione dei mattarelli è positivamente, molto positivamente migliorata all'interno del carcere. Ora entriamo nella seconda fase, quella dell'organizzazione di una cooperativa per costruire la casa fuori dalla galere. Ci attendiamo l'aiuto di tutte le persone di buona volontà, e soprattutto degli psichiatri impegnati nelle galere.

Cordialmente,
Toni Negri


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