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PSYCHOMEDIA
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Magia, sciamani e guaritori



“Axis Mundi. L’Occidente razionale e le culture dell’estasi”
(Firenze Libri, Firenze 2002)

Recensione da parte dell'autrice Clelia Fiano



    “Axis Mundi è un’iniziazione al mondo sciamanico e alle società tradizionali. E’ una lettura di interesse filosofico e psico-antropologico che porta a riscoprire l’affascinante mondo dei simboli e dell’irrazionale in un’epoca contraddittoria perché globalizzata e globalizzante, fatta di scambi tra culture ma al tempo stesso dominata da un modello di vita dominante, quello dell’uomo moderno. Dal viaggio verso lo sciamanesimo si approda verso altri modi di vivere nel mondo e di dare senso al mondo, come quello delle società tradizionali e di molti popoli tribali”
Un libro nato da una ricerca sullo studio dello sciamanesimo proposto da Mircea Eliade nei contesti tradizionali e presso le culture arcaiche, in una prospettiva junghiana, dove archetipo e inconscio collettivo diventano due strumenti per capire l’universo sciamanico.
L’autrice è Clelia Fiano una giovane studiosa triestina, laureata in Scienze Politiche a Trieste, un perfezionamento in Antropologia culturale e sociale presso l’Università di Padova, e in Diritti Umani presso l’Istituto René Cassin di Strasburgo. Ha conseguito una qualifica in mediazione culturale, e si è occupata di progetti di integrazione per gli immigrati. E’ sostenitrice di Survival International, un’organizzazione mondiale che si occupa della tutela dei popoli tribali. Attualmente collabora presso l’Istituto internazionale di studi sui diritti dell’uomo di Trieste, ed è dottoranda in Politiche transfrontaliere.
Ecletticità e interdisciplinarietà sono le prospettive da cui sono stati affrontati i temi che si ritrovano nel suo libro.

Chi è, cos’è uno sciamano? Un guaritore, un mago, uno stregone? Quali sono le sue prerogative? Quali le sue qualità, le sue doti? Qual è la sua importanza sociale? Com’è il mondo delle popolazioni sciamaniche?
L’analisi dell’archetipo dello sciamano, dei suoi comportamenti, delle tecniche dell’estasi, del simbolismo collegato ai rituali, è inquadrata nell’ambito della psicologia junghiana.
Lo sciamano diventa centro propulsore da cui si diramano diversi temi: il rapporto mito-simboli, microcosmo-psiche, estasi-stati alterati di coscienza, psicologia transpersonale, rapporto uomo-mondo-psiche. Lo sciamanesimo è l’epistemologia di molte società tradizionali e di molti popoli tribali. Il soprannaturale\sovraumano nel modus vivendi primitivo si manifesta nel reale, lo stesso microcosmo è sacro, e si rivela come un’affascinante foresta di simboli. Il mondo in toto diviene il mondo del possibile, dove soprannaturale e umano convivono in un’accezione animista, per cui ogni cosa è più di quello che appare. Lo sciamano conosce meglio di ogni altro i misteri della natura. Durante l’esperienza estatica per curare, divinizzare, incontrare gli spiriti, e quindi per assolvere le sue funzioni sociali, lo sciamano entra in contatto con le forze cosmiche che governano il mondo e gli uomini, e riesce così a dominarne le forze, a varcarne le porte, e a rinsaldarne gli squilibri....L’archetipo dello sciamano racchiude questa grande capacità empatica e immaginifica nei confronti del mondo. Nel suo mondo la natura e l’uomo sono un connubio indissolubile, sacre unità che si completano, parti di un unico grande Tutto.
I riti sciamanici hanno la funzione psico-sociale di alleviare i mali cui è soggetta la sua comunità, che a lui si rivolge per essere curata, consigliata, per farsi predire il futuro. La sua funzione dipende molto dal consenso della comunità. Lo sciamano cura, cerca il male che affligge l’uomo e lo caccia dall’anima, perché corpo e psiche sono imprescindibili. Il male ha natura psicofisica, ed è solo scacciando le energie negative che si elimina il male, e il dolore. Uomo- ambiente, corpo-psiche, sono considerati nel loro insieme, e insieme vanno pensati, e soprattutto trattati. Per alcuni tali qualità dello sciamano sono sovra-umane, solo nella misura in cui lo sciamano ha messo in pratica potenzialità umane dagli altri uomini non perfezionate. Ogni essere umano avrebbe quindi capacità extrasensoriali, o ad ogni modo potrebbe potenzialmente instaurare un contatto con il mondo sottile, che poi è il mondo psichico. Ma non lo fa perché non ne è capace, o lo fa solo in alcune circostanze, come ad esempio durante i sogni, in cui l’uomo comune sembra addentrarsi nello stesso mondo descritto nelle estasi sciamaniche. La differenza sta nel fatto che l’uomo comune non sa governare questo mondo, e non ne è cosciente, vi si addentra senza saperlo. Lo sciamano invece ne è l’equilibratore, vi si addentra ogni qual volta lo voglia, e una volta dentro ne governa le forze. Le manifestazioni estatiche si rivelano con stati allucinati, nel senso che lo sciamano viaggia verso un altro mondo nel momento della trance, e di questo viaggio ne descrive le caratteristiche attraverso immagini-allucinazioni. Presso alcune popolazioni la trance (stato non ordinario di coscienza- viaggio verso il mondo sottile) si raggiunge attraverso l’uso di sostanze psicotrope, presso altre con auto-induzione. Ma in entrambi i casi la trance è nel contesto sciamanico la rilevazione a livello fisico del contatto dello sciamano con tale forza ultraterrena/ultraumana, con cui lui ne è tutt’uno. Questa riflessione porta ad evidenziare i punti di contatto tra sciamanesimo-psichiatria, e la possibilità di rivedere i confini tra stati non ordinari di coscienza e psicopatologie. Dalle esperienze pioneristiche di Jung nel campo di studi sulla schizofrenia (e delle immagini -allucinazioni descritte dai pazienti), pensare alla possibilità di ricercare un filo di significati comuni tra le esperienze allucinatorie dei malati di mente e le esperienze estatica (e estetiche), come due diverse modalità espressive di una stessa matrice, quella dell'inconscio collettivo, della fantasia instancabilmente creatrice, e del cordone ombelicale tra stato onirico-estatico-creativo-allucinatorio, permettendo di rivedere il confine tra patologia- alterità, normalità-anormalità psico-fisica e psico-sociale.
Un confronto tra l’epistemologia sciamanica e l’epistemologia occidentale, proprio partendo dall’analisi dei poteri sciamanici, e della possibilità che questi possano risiedere in ogni essere umano, si rivela propedeutica. E’ un confronto tra un mondo in cui c’è (il nostro) una frattura della psiche dell’uomo in normale/anormale contro una realtà in cui materialità\sacralità si armonizzano, una concezione del tempo lineare e accelerato contro una scansione del tempo ciclico e quindi più umano perché più vicino al naturale bioritmo. E ancora, una dimensione dello spazio razionalizzato e iperfunzionale contro una rappresentazione e collocazione dello spazio come qualcosa di sacro in cui l’essere umano vive circondato da simboli e sa stupirsi ogni giorno del microcosmo perché mondo del possibile, e perché contiene in se una scintilla divina.
Si rileva così lo scacco dell’epistemologia occidentale, carente di senso di spiritualità nella sua accezione più umana (sentimento di appartenenza a qualcosa più grande di noi - il mondo stesso-), è l’esigenza di riaffermare l’altra metà della mela, quella dell’irrazionale, delle dinamiche psico-sociali e psico-cosmiche, di cui l’uomo ne è parte. Da qui lo scacco dall'uomo moderno, da qui la necessità di ripensare a una nuova epistemologia, ad un nuovo modo di vivere nel mondo. Rieducarci a pensare l'uomo come facente parte integrante di un sistema più grande: il sistema mondo.
Recuperare il “senso dell’estasi con il tutto” passa attraverso un riesame del concetto di normalità, di temporalità, di spiritualità....E passa anche attraverso un riesame del concetto di “sviluppo” e di “benessere”, mai tanto attuale come ora, in cui sempre più gli squilibri tra Nord-Sud del mondo si fanno abissali. Dovremmo forse ripensare in termini di circolarità e quindi di complessità ai grandi nodi dell’esistenza umana. Dovremmo forse ripensare che normale/anormale, proprio come realtà/irrazionale, quotidiano/sacro, tradizione/sviluppo, terra e cielo non sono in contrapposizione, non si escludono, ma sono complementari proprio perché sono i concetti su cui si gioca probabilmente non solo la vita di noi singoli ma i futuri equilibri tra i popoli del mondo.

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