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PSYCHOMEDIA Telematic Review
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Sezione: RELAZIONE GRUPPO<=>INDIVIDUO
Area: Disagio familiare, Separazioni e Affido dei Minori
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La sindrome di alienazione genitoriale
Dott. Gaetano Giordano (*)
Dott.ssa Roberta Patrocchi (**)
Dott. Giuseppe Dimitri (**)
(*) Direttore
(**) Collaboratore
Centro Studi Separazioni e Affido Minori - Roma
Per districarci nel complesso mondo della sindrome di alienazione parentale è imprescindibile la necessità di partire da unanalisi della conflittualità genitoriale, dalle aggrovigliate motivazioni che la sottendono, come base su cui si strutturano quegli aspetti patologici di cui la PAS è lesempio più eclatante.
Nella letteratura è ormai condiviso che la separazione ed il divorzio non possono essere considerati eventi puntiformi ma processi che comportano unevoluzione delle relazioni familiari sul piano coniugale, su quello genitoriale e su quello riguardante lambiente esterno, la famiglia dorigine e gli amici.
Il principale compito che la famiglia separata si trova infatti ad affrontare è la riorganizzazione delle relazioni familiari a livello coniugale e genitoriale. Per poter gestire il conflitto emergente dalla separazione in maniera cooperativa, a livello coniugale la coppia deve elaborare il fallimento del proprio legame, il divorzio psichico. Contemporaneamente a livello genitoriale è necessario che gli ex coniugi continuino a svolgere i ruoli di padre e madre e a riconoscersi come tali ed instaurare un rapporto di collaborazione e cooperazione per tutti gli aspetti che riguardano lesercizio della genitorialità. Molto spesso però questo non accade e la battaglia esce e si protrae fuori dalle porte del Tribunale innescando nel bambino una suddivisione dei propri genitori in un genitore buono e in un genitore cattivo (Patrocchi, 2005).
La conflittualità che molto spesso accompagna le separazioni coniugali rende ciechi i genitori dei bisogni effettivi ed affettivi dei propri figli: la separazione dei genitori significa per il bambino avere un padre ed una madre che non si amano più innescando in lui conflitti e domande sul se sia giusto continuare ad amare entrambi dal momento che loro non si amano più. Molte volte i genitori, consciamente o inconsciamente, quando si contendono laffidamento del bambino lo chiamano ad effettuare una scelta tra di loro. DellAntonio (1984) riporta che questa scelta aumenta il disagio del bambino stesso, in un contesto in cui da una parte, vi sono i genitori che si trovano in un momento di crisi in cui prevalgono sensi di inadeguatezza e bisogni di trovare allesterno di sé conferme della loro validità come persone, cercando quindi questa conferma nel ruolo genitoriale; il figlio da parte sua si trova in una situazione concreta di perdita di riferimenti e di rapporti che non ha voluto e che spesso nemmeno si aspettava e quindi in una situazione di lutto. Quando i genitori non riescono a superare la crisi personale innescata dalla separazione e quindi trovare dentro di sé motivi di autostima, sospinti anche da motivazioni di conflittualità latente, hanno bisogno di definire il coniuge negativamente e quindi anche di definirlo inidoneo nel ruolo genitoriale. Da qui la sempre più frequente denigrazione dellaltro genitore agli occhi del figlio e la richiesta, formulata in modo più o meno esplicito, che anche il figlio contribuisca a tale definizione scegliendo lui come unico genitore.
Il perdurare del conflitto per molto tempo dopo la separazione costituisce la principale fonte di stress non solo per la coppia ma anche e soprattutto per i figli che continuano ad essere coinvolti in dinamiche relazionali e genitoriali disfunzionali.
Il processo di separazione si configura diversamente in relazione al ciclo di vita in cui avviene, comportando, quindi, percorsi riorganizzativi articolati in rapporto a variabili diverse, quali: storia intergenerazionale dei protagonisti, età dei figli che ne risultano coinvolti, risorse e potenzialità di cui dispone ogni singolo componente e la famiglia nel suo insieme e agli specifici quadri relazionali, che costituiscono lo scenario su cui vengono a organizzarsi le problematiche familiari in quel preciso momento del ciclo vitale sia individuale che familiare.
Nelle situazioni conflittuali quando il figlio o i figli sono al centro delle dinamiche relazionali disfunzionali, quali la coalizione e la triangolazione, tra i genitori con le rispettive famiglie di origine si parla di chiasma familiare (Togliatti & Lavadera, 2002). Il minore della famiglia separata a relazione chiasmatica occupa un ruolo particolare in quanto rappresenta da un lato il simbolo dellunione indissolubile tra le due famiglie e dallaltro lelemento scatenante del conflitto (anche se a volte con la funzione di coprire ciò che sottende la conflittualità vera e propria).
Una delle evoluzioni più frequenti delle famiglie separate è la creazione di una famiglia monogenitoriale composta in genere da madre e figlio/i, in quanto la madre solitamente è il genitore affidatario. In un numero non infrequente di casi, il genitore non affidatario (il padre, nel 90% circa dei casi), sparisce quasi completamente
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Perché?
Alla base abbiamo vari percorsi: in una ridotta (nella nostra esperienza) percentuale di casi, casi il padre - instaurando una nuova relazione - si allontana dai figli nellipotesi di rifarsi una vita con la nuova compagna; in molti altri casi si apre il sipario della sindrome di alienazione genitoriale (Gulotta, 1998), per cui il genitore affidatario mette in atto progressivamente una serie di comportamenti volti a svalutare e denigrare laltro genitore. In questi casi, se il minore oppone una strenua resistenza agli incontri con il padre (o con il genitore alienato), vi è di fatto una (per noi) colpevole collusione del sistema giudiziario, che non è in grado di approntare alcun percorso di recupero della relazione genitoriale distrutta dal conflitto, né, a dar retta alle cifre della nostra statistica, a intervenire penalmente per sanzionare i comportamenti lesivi dei diritti del genitore potenzialmente alienato.
In molti altri casi, infatti, gli ostacoli posti dal genitore affidatario agli incontri tra laltro genitore ed i figli sono talmente insormontabili, o di difficile gestione, che si verifica una perdita di contatti significativi, che può diventare totale o, come più spesso avviene, che porta a modalità di incontro traumatiche e traumatizzanti, frutto di stress per i minori e ladulto coinvolto: nei pochi incontri che hanno con i figli non riescono a costruire uno spazio di dialogo adeguato: padre e figli non riescono a rendere costruttiva la relazione affettiva, rendendo questi incontri artificiali. In tutti questi casi, si è di fatto in presenza di quello che abbiamo definito mobbing genitoriale (Giordano, 2004; Giordano, 2004)
La famiglia conflittuale rappresenta un altro assetto della famiglia separata in cui gli ex coniugi non hanno raggiunto il divorzio psichico e continuano a rapportarsi in modo conflittuale in quanto, anche se entrambi continuano a occuparsi dei figli, tendendo ad instaurare genitorialità parallele. Generalmente, dunque, e come in parte accennato, la madre affidataria agisce il conflitto limitando in parte o in tutto, con aggressioni sul piano familiare, e/o sociale e/o legale - vedi il P.M.I. - PARENTAL MOBBING INVENTORY (Giordano G. 2004 e Giordano G. 2005) il diritto di visita del padre, il quale - simmetricamente agisce altre strategie conflittuali, tra i quali vi sono tutte le modalità descritte nel suddetto P.M.I, tra cui, forse un po più spesso di altre modalità, vediamo rappresentata la tendenza a non rispettare gli impegni economici (assegno di mantenimento, partecipazione alle spese scolastiche e mediche). Di conseguenza, molto spesso, i minori sono utilizzati come arma di ricatto della madre per avere soldi e viceversa il padre concede i soldi in funzione solo del rapporto quantitativo col figlio.
Nei casi di alienazione genitoriale non vi è alcuna possibilità di collaborazione in quanto gli ex coniugi si danneggiano lun laltro e soprattutto danneggiano il figlio attraverso un conflitto aspro che si manifesta con squalifiche e denigrazioni reciproche, battaglie giudiziarie interminabili. La rabbia è così intensa che nessuno dei due può accettare i diritti dellaltro neanche come genitore: lex coniuge è semplicemente un nemico da eliminare dalla propria vita e anche da quella dei figli.
Togliatti e Lavadera (2002) evidenziano che dal punto di vista relazionale in questi casi i figli possono essere coinvolti in triadi rigide, ovvero in una dinamica relazionale in cui il confine tra il sottosistema genitoriale e il figlio diventa diffuso e quello intorno alla triade genitori figlio diviene esageratamente rigido.
In un sistema familiare è possibile distinguere tre principali tipi di triade rigida (Minuchin, 1974):
La coalizione. È definita come lunione tra due persone a danno di un terzo. Uno dei genitori si allea con un figlio in una coalizione rigidamente definita contro laltro genitore. Nel caso delle famiglie separate possiamo osservare, frequentemente, una coalizione madre figlio che esclude il padre. Sono i casi in cui i figli arrivano a rifiutare ogni forma di dialogo e anche di incontro con laltro genitore.
La triangolazione. È definita come una coalizione instabile in cui ciascun genitore desidera che il figlio parteggi per lui contro laltro; quando il figlio si schiera con uno dei genitori, laltro definisce la sua presa di posizione come un tradimento. Se cè una triangolazione, il figlio rimane come paralizzato in quanto cerca di dare ragione e affetto sia alluno che allaltro.
La deviazione. Due persone in conflitto tra loro spostano il conflitto su un terzo. Nelle famiglie separate in cui il conflitto non è esplicitato per cui non è possibile negoziarlo e risolverlo, il figlio può arrivare ad agire comportamenti devianti o a presentare manifestazioni sintomatiche in quanto entrambi i genitori sono rigidi sul loro modello educativo.
Gardner definisce la PAS come la sindrome da alienazione parentale è un disturbo che insorge essenzialmente nel contesto di controversie per laffidamento dei figli. La sua principale manifestazione e la campagna di denigrazione da parte del bambino nei confronti di un genitore, una campagna che non ha giustificazione. Essa deriva dallassociarsi dellindottrinamento da parte di uno dei genitore che programma (fa il lavaggio del cervello) e il contributo personale del figlio alla denigrazione del genitore che costituisce lobiettivo di questa denigrazione. In presenza di abusi veri o di abbandono da parte del genitore, tale animosità può essere giustificata e in questo caso non e possibile utilizzare la PAS come spiegazione dellanimosità del bambino (Giorgi, 2001). Lincremento dagli anni 70 delle dispute sullaffidamento di minori sottende la sostituzione del principio della tenera età al principio dellinteresse prevalente del bambino; con tale inversione di rotta fu data istituzione ai Tribunali di ignorare il sesso nel prendere in considerazione laffidamento, fino ad allora, infatti, vigeva il presupposto che le madri fossero, in virtù del fatto di essere donne, superiori agli uomini come educatrici dei figli, e di valutare solamente le capacità genitoriali. Di conseguenza sono dunque proliferate le cause per affido avendo i padri una maggiore opportunità di divenire affidatari. A seguito di questo proliferare di cause di affidamento Gardner (1998) ha osservato un aumento di un disturbo in soggetti in età evolutiva che precedentemente era raramente riscontrata; tale disturbo accoglierebbe in sé sia la programmazione del minore da parte di un genitore contro laltro genitore ex coniuge ma anche i contributi attivi dello stesso bambino a sostegno del genitore alienante. Secondo Gardner (1998) quindi la PAS non può essere solo sinonimo di lavaggio del cervello (programmazione) in quanto lelemento chiave appare il personale contributo del bambino alla vittimizzazione del genitore bersaglio.
Colliva (2005) riporta la necessità che per definire la sintomatologia della PAS prima si debba definire che cosa non è la PAS:
La PAS non è lalienazione genitoriale prodotta da una realtà reale di mancanze, trascuratezze o violenze del genitore alienato;
La PAS non è una patologia del genitore alienante, ma una patologia instillata nel bambino;
La PAS non è sinonimo di accuse per violenze o abusi rivolte ad un genitore.
La PAS è caratterizzata da otto sintomi primari, espressi dai figli come prodotto di una da parte del genitore
affidatario (Gardner, 1992):
La campagna di denigrazione. In una situazione normale, ciascun genitore non permette al bambino di esibire mancanza di rispetto e diffamare laltro. Nella PAS, invece, il genitore programmante non mette indiscussione la mancanza di rispetto, ma può addirittura favorirla.
La razionalizazione debole. Lastio espresso dal bambino nei confronti del genitore non affidatario è razionalizzato con motivazioni illogiche, insensate o anche solamente superficiali; ad esempio: non voglio vedere mio padre/madre perché mi manda a letto presto.
La mancanza di ambivalenza. Il genitore rifiutato è descritto dal bambino come tutto negativo, ed il genitore amato come tutto positivo.
Il fenomeno del pensatore indipendente. La determinazione del bambino ad affermare di aver elaborato da solo i termini della campagna di denigrazione, senza influenza del genitore programmante.
Lappoggio automatico al genitore alienante. La presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore affidatario, in qualsiasi conflitto venga a determinarsi.
Lassenza di senso di colpa. Tutte le espressioni di disprezzo nei confronti del genitore escluso avvengono senza sentimenti di colpa nel bambino.
Gli scenari presi a prestito. Sono affermazioni del bambino che non possono ragionevolmente venire da lui direttamente; ad esempio: uso di parole o situazioni che non sono normalmente conosciute da un bambino di quelletà, nel descrivere le colpe del genitore escluso.
Lestensione dellostilità alla famiglia allargata ed agli amici del genitore alienato. Coinvolge nellalienazione la famiglia, gli amici e le nuove relazioni affettive (una compagna o compagno) del genitore rifiutato.
Nella trattazione di Colliva (2005) ritroviamo che a questi otto fattori primari Gardner ne ha poi aggiunti altri quattro (additional differential diagnostic considerations):
difficoltà di transizione nei periodi di visita presso il genitore non affidatario;
il comportamento del minore durante le visitations, durante il periodo di permanenza presso il genitore non affidatario;
il legame del minore con il genitore alienante;
il legame del minore con il genitore alienato, riferita al periodo precedente il processo di alienazione e, quindi, prima della fase di separazione giudiziale.
Gardner ha descritto tre differenti livelli di Sindrome di Alienazione Genitoriale (Giorgi, 2001):
grado lieve
grado moderato
grado grave
Gardner stesso afferma che tra i tre livelli esiste un continuum tanto che i confini tra gli stessi non appaiono rigidi. Inoltre lAutore sottolinea che la diagnosi del grado di PAS si basa sul comportamento del bambino, e non sul grado di indottrinamento a cui il bambino stesso può essere stato sottoposto (Gardner, 2001).
Nella sua trattazione Colliva (2005), prendendo spunto da Giorgi (2001), riporta una diversificazione molto specifica tra i vari gradi di gravità della PAS:
Nel grado lieve, lalienazione è relativamente superficiale ed il bambino sostanzialmente collabora per le visite al genitore alienato, ma è a tratti ipercritico e di cattivo umore, infatti i bambini hanno manifestazioni relativamente superficiali degli otto sintomi primari del disturbo, ma più spesso sono presenti solo alcuni degli otto sintomi. In questo grado di PAS può ancora esistere una relazione affettuosa con la parentela del genitore alienato.
In questi casi lievi i genitori alienanti attuano dei comportamenti tipici ed alcuni dei quali sono:
Una considerazione limitata per limportanza attribuita dal minore al tempo trascorso con laltro genitore: il genitore alienante potrebbe non incoraggiare le visite presso laltro genitore, o disinteressarsi delle attività, delle esperienze e, soprattutto, dei sentimenti del minore durante le visitations con laltro genitore: Tu decidi, io non ti sforzo;
Lincapacità da parte del genitore alienante di tollerare la presenza dellaltro genitore anche in eventi importanti per il minore: Non parteciperò alla tua partita di calcio se tua madre sarà lì;
Mancanza di considerazione per limportanza attribuita dal minore alla figura dellaltro genitore e/o alla relazione con lo stesso.
Nel grado moderato tutti gli otto sintomi primari saranno probabilmente presenti anche se non in maniera pervasiva. Il genitore bersaglio viene descritto come completamente negativo, mentre la figura dellaltro genitore sarà descritta come completamente positiva. Nel bambino lassenza di senso di colpa è così ben radicata che il bambino stesso può apparire psicopatico nella sua insensibilità alla sofferenza provata dal padre. Inoltre nella PAS moderata anche lo scenario della parentela del genitore bersaglio è visto in maniera negativa così che anche nei loro confronti viene messa in atto la campagna di denigrazione ed avversione. Inoltre possono nascere dei problemi nel momento in cui il bambino viene trasferito nella casa del genitore alienato, infatti generalmente davanti al genitore alienante esprime la volontà di non andare dallaltro genitore, ma quando poi si trova con il genitore bersaglio e lontano dal genitore buono, si calma e generalmente accetta poi il coinvolgimento del genitore bersaglio.
In questi casi moderati i genitori alienanti attuano dei comportamenti tipici ed alcuni dei quali sono:
Verbalizzazioni di disapprovazione rispetto le visite del minore: Tu puoi stare da tuo padre ma sai come io mi sento quando sei con lui e Come puoi andare da tuo padre quando sai che io non mi sento bene;
Aperto rifiuto di ascoltare qualsiasi resoconto riguardante laltro genitore: Non lo voglio sentire, non voglio sentire nulla che riguardi tuo padre;
Espressioni di piacere a seguito di cattive notizie relative allex-partner;
Aperto rifiuto di concedere una vicinanza fisica con lex-partner;
Aperto rifiuto di parlare, di comunicare con laltro genitore, ad esempio al telefono;
Distruzione o eliminazione di oggetti concernenti o di appartenenza dellaltro genitore.
Nella PAS di grado grave i bambini condividono le fantasie paranoiche del genitore alienante nei confronti del genitore bersaglio. Inoltre tutte e otto le manifestazioni primarie della PAS sono presenti ad un livello più significativo rispetto al grado moderato. Infatti nellincontrare il genitore bersaglio il bambino prova terrore: urla da far raggelare il sangue, è in balia del panico e le sue esplosioni di rabbia possono essere così violente da rendere impossibile lincontro. Gardner ha rilevato che in questi casi gravi il mantenimento di questa relazione esclusiva con il genitore alienante può essere considerato un potentissimo e diretto fattore di rischio per la salute mentale del minore, in particolare per linsorgenza di una psicopatologia permanente di stampo paranoideo
La sindrome PAS si delinea quindi come una configurazione particolare di un sistema familiare altamente conflittuale. Nella maggior parte delle famiglie è la madre il genitore alienante, il programmatore, e il padre la vittima; secondo Lowenstein (1999) i genitori alienanti risultano essere per il 75% le madri e solo per il 25% i padri. La madre secondo lautore rimane il centro della vita familiare anche in presenza di rilevanti cambiamenti sociali, culturali ed economici. In virtù di questo ruolo le madri tendono ad utilizzare qualsiasi arma per essere certe di mantenere questo potere sul sistema filiare (Giorgi, 2001). Tuttavia le madri che utilizzano le accuse di inefficacia sul piano educativo e comportamentale dellaltro genitore (padre) tenderebbero ad alienare se stesse dai reali bisogni del figlio o dei figli per mantenere una relazione esclusiva con il figlio stesso e realizzare quindi una posizione di potere e di controllo allinterno della relazione. Il bambino che viene inglobato in questa dinamica tende progressivamente ad assumere e supportare le posizioni della madre manifestando rifiuto nei confronti del padre.
Lautore tende ad individuare due tipologie di genitore alienato:
Genitori (soprattutto padri) che hanno avuto con il proprio figlio o figli un legame, un rapporto sano e forte prima del divorzio
Genitori (soprattutto padri) che hanno avuto con il proprio figlio o figli un legame non soddisfacente, distaccato piuttosto ristretto e limitato prima del divorzio
Darnall (1998) ha proposto una tipologia del genitore alienante descrivendo la presenza di tre tipi differenti di alienatori:
Gli alienatori naif. Caratterizzati da un atteggiamento sostanzialmente passivo nella relazione con il minore.
Gli alienatori attivi. Sono abili nel distinguere i propri bisogni da quelli del figlio minore ma tendono maggiormente ad avere problemi nellelaborazione e nel contenimento dei sentimenti di odio, aggressività, amarezza o frustrazione dovuti allevento divorzio
Gli alienatori ossessivi (alienatori con causa). I genitori alienanti tendono a percepire se stessi come traditi e ad attribuire allaltro genitore il fallimento del matrimonio, la loro ragione di vita diventa la vendetta per tutti i torti subiti, di cui il divorzio rappresenta lespressione massima. Solitamente accanto a questi problemi sussistono problematiche economiche e sociali.
Sebbene gli effetti principali della sindrome vengano osservati nei minori, la PAS inizia e viene procrastinata dal genitore alienante che utilizza una serie di tecniche di programmazione dirette a demolire il genitore bersaglio con lo scopo di distruggere la relazione tra laltro genitore ed il proprio figlio.
I parental programming stages seguono delle fasi ben definite (Buzzi, 1998):
Cattura di attenzione e consenso. In questa fase appare fondamentale il livello cognitivo ed emotivo raggiunto dal minore affinché la programmazione riesca
Verifica del processo di programmazione ponendo delle domande specifiche al minore
Misurazione della lealtà raggiunta dal minore
Generalizzazione della tecnica con lestensione alle persone che risultano alleate allaltro genitore ex coniuge ed a oggetti e cose di proprietà di questultimo
Mantenimento del programma
Il processo di alienazione può comunque avvenire anche in assenza di un programma consapevole da parte del genitore che lo attua (Gulotta, 1998), tantè che anche le strategie che vengono messe in atto per indottrinare ed istigare il figlio possono essere:
Dirette. Si realizzano quando il comportamento del minore tende a ricalcare le opinioni del genitore alienante attraverso minacce, promesse e premi
Indirette. Incidono più sottilmente sullopinione e sul comportamento dei minori in quanto si incentrano sulle emozioni del bambino, sul suo senso di lealtà.
Gulotta (1998), rifacendosi ad alcune ricerche, evidenzia come tali strategie siano messe in atto in maniera diversa se il genitore alienante è il padre o la madre. In particolar modo quando il padre è il genitore alienante (il che avviene in una ridotta percentuale di casi) sono adottate maggiormente strategie dirette, mentre le madri prediligono quelle indirette come la manipolazione psicologica e le false accuse di abuso sessuale.
Claward e Rivlin (1991) evidenziano almeno dieci tecniche di programming frequentemente utilizzate dai genitori alienanti:
Negare la presenza dellaltro. Il genitore bersaglio non è menzionato, le sue cose vengono distrutte o nascoste, non ci si riferisce mai ad esperienze positive fatte con laltro genitore
Il negare il proprio atteggiamento critico verso il genitore bersaglio. Il genitore alienante critica lex coniuge in presenza del minore, per poi rimandare allaltro assente la critica precedentemente mossa
Informare il minore e discutere con lui temi tipicamente adulti come le ragioni del divorzio, lammontare degli alimenti e i relativi pagamenti
Manipolare la situazione dando false informazioni allex partner sul figlio inducendo sensi di colpa, dubbi e paure nel minore
Marcare o creare differenze tra la relazione genitore figlio e lex partner
Cercare in qualsiasi modo di attirare le simpatie del minore come ad esempio soddisfare i desideri del figlio che laltro limita o disapprova
Porre il minore in veste di giudice dei comportamenti scorretti dellaltro o come spia degli stessi, sottolineando di essere lunico capace di prendersi cura dei figli
Esagerare il proprio ruolo di educatore mettendo in ombra quello dellaltro genitore
Giudicare incessantemente in negativo il comportamento dellaltro raccontando aneddoti al fine di metterlo in ridicolo
Riscrivere il passato o la realtà per creare dei dubbi nei figli sul rapporto con laltro
In letteratura sono emerse altre tecniche messe in atto dal genitore alienante (Gulotta, 1998) come la sgenitorializzaione dellex coniuge chiamandolo per nome; manifestare comportamenti intrusivi durante le giornate che il minore trascorre con laltro genitore ad esempio telefonando in continuazione; impedire allex coniuge di entrare in casa ma i aspettare il figlio in auto suonando il clacson per avvisare del suo arrivo; imporre al figlio il cognome del nuovo partner; metacomunicare sullaltro genitore in modo paradossale creando delle modalità a doppio legame che confondono il minore rendendolo anche più suggestionabile.
Ogni genitore può ricorrere alluso di più tecniche nel programmare il proprio figlio, però non è scontato che il loro utilizzo porti inevitabilmente il bambino a schierarsi con il genitore alienante soprattutto se il figlio possiede un livello di autonomia cognitiva, affettiva e sociale adeguata , come non è da escludere che possa accettare a livello cosciente il ruolo indottogli, allearsi con uno dei genitore e condividerne le motivazioni.
Da tempo poi, nel Centro Studi Separazioni e Affido Minori di Roma è in uso la Griglia degli Indicatori di Contesto Parentale Mobbizzante (Dimitri Giordano, 2006), che riportiamo qui sotto.
La Griglia degli Indicatori di Contesto Parentale Mobbizzante (Dimitri Giordano, 2006), desunta dal Parental Mobbing Inventory (Giordano, 2004) è uno strumento empirico di valutazione della presenza di un contesto divorziale a transazione mobbizzante. La presenza di un contesto genitoriale divorziale a transazione mobbizzante implica una sicura evoluzione verso la presenza di una forma di PAS.
Indicativamente (dal momento che lutilizzo della griglia avviene ancora con grande empirismo, è di fatto un work in progress, e quanto affermiamo circa le indicazioni che se ne possono trarre è puramente indicativo), un contesto familiare è considerato a transazione mobbizzante allorché il cinquanta per cento degli item raccoglie (in mano ad un operatore qualificato e non ad un consulente di parte!) un numero di si pari o superiore ad un terzo delle risposte.
Il processo che si snoda dallattaccamento alla sindrome di alienazione genitoriale avviene lungo un continuum, che può scattare quando i bambini hanno 8/9 anni. I bambini più piccoli infatti non hanno ancora acquisito capacità cognitive sufficienti per essere buoni alleati e meno affidabili sebbene a livelli empatico possano dimostrarsi più vicini al genitore che si occupa di loro. La sindrome è infatti tipica dei figli adolescenti. Il passaggio dallattaccamento ad entrambi i genitori alla sindrome di alienazione genitoriale vera e propria è abbastanza articolato e si snoda in quattro punti principali.
I quattro punti di passaggio presentano delle caratteristiche distintive (Buzzi, 1998):
Figli senza preferenze. Figli che hanno un uguale attaccamento per entrambi i genitori. Esprimono lo stesso piacere e uguale confidenza con ciascuno di loro e non esprimono preferenze sul genitore con cui vorrebbero trascorrere la maggior parte del tempo. In effetti questi bambini esprimono il desiderio di trascorrere la maggior parte possibile di tempo con entrambi i genitori.
Figli con unaffinità elettiva per uno dei genitori. Si tratta dei figli che non esprimono una preferenza per un genitore rispetto allaltro, ma a causa della personalità o del temperamento del bambino o del genitore, di uno speciale bisogno del bambino, o di un cambiamento delle circostanze esterne possono essere indotti a provare maggiore affinità per un genitore in particolare. Questa affinità tuttavia può essere sia costante, attraverso i diversi momenti della crescita del bambino, oppure può spostarsi da un genitore allaltro nel tempo in relazione alle circostanze e ai cambiamenti nelle vite di figli e genitori.
Figli allineati con uno dei due genitori. Sono figli che identificano e scelgono il loro genitore preferito o che discriminano in genitore "buono" e genitore "cattivo" come risultato della separazione quando tale categorizzazione non esisteva prima della separazione. Solitamente questa scelta viene fatta a favore del più debole, del più rabbioso o ferito, e risulta essere un bisogno cosciente del bambino quello di prendersi cura di quel genitore. Può anche essere un espressione della rabbia del figlio e dei suoi sentimenti feriti per il fatto di essere stato "abbandonato" da un genitore, sentimenti alimentati dal genitore con cui si sono alleati. Sotto la superficie, comunque, questi bambini provano affetto per entrambi i genitori e mentre possono avere delle resistenza a trascorrere del tempo col genitore "cattivo", di solito accettano le sue visite e si divertono, nonostante lo esprimano raramente al genitore preferito. Nonostante possano mostrarsi di cattivo umore e essere chiusi o scontrosi col genitore che non vive più con loro, specialmente quando l'altro è presente, non esprimono sentimenti di rabbia ne si lamentano mai direttamente con questo genitore, ma esprimono la maggior parte delle lamentele con il genitore cui sono affidati e col quale si sono allineati.
Figli alienati da un genitore. Si tratta dei figli che hanno scelto uno schieramento di parte durante il divorzio e che rigidamente si rifiutano di avere una qualsiasi relazione con laltro genitore, che diventano quasi ossessionati dalla rabbia e dall'odio nei confronti di quel genitore. Essi sono stati e si sono alienati, e non sono affatto ambivalenti: lo rifiutano, e quasi sempre hanno subito un lavaggio del cervello. Sono assai rari i bambini appartenenti a questa categoria, che scelgono di non trascorrere mai un po di tempo con il genitore perché abusante o affetto da qualche patologia (in questi casi si tratta di una preferenza realisticamente non ambivalente ed è assente latteggiamento caricaturale e il tono ripetitivo delle lamentele, ma si dimostrano lucidi e sobri). La maggior parte dei figli alienati, comunque, ha avuto una normale relazione col genitore alienato prima della separazione, e in seguito ha completamente assorbito e fatto proprio il punto di vista del genitore "preferito" nei confronti del genitore alienato. Questi sono solitamente bambini che hanno un età compresa tra i 9 e i 15 anni al momento della separazione, e che si oppongono con forza e veemenza al genitore alienato senza apparenti espressioni di colpa o di ambivalenza. Essi elencano le proprie critiche e la propria avversione in presenza di entrambi i genitori con modalità ripetitive, sovente utilizzando le stesse parole utilizzate dal genitore preferito per descrivere le trasgressioni e i difetti del genitore alienato. Il loro linguaggio è quasi sempre pomposo e la scelta dei termini molto ricercata quasi da adulti.
Lidentificazione della sindrome di alienazione genitoriale è legata ad una serie di presupposti, anche se occorre premettere che sono le risposte stesse alla separazione a creare le condizioni circostanziali perché la sindrome possa svilupparsi e che, tra laltro, le modalità educative assunte dai coniugi prima della separazione non sono predittive della relazione educativa successiva. Si sa che a volte la relazione tra genitore non affidatario e figlio si rafforza dopo la separazione, più sovente sembra indebolirsi e diventare più superficiale, oppure sembra restare identica, quindi è difficile fare previsioni. Tuttavia sappiamo che molto può dipendere dalle modalità di affido da un lato (Buzzi, 1998) e dallaltro dalle strategie difensive e le dinamiche collusive presenti nella famiglia durante il conflitto della coppia coniugale (Jhonston & Campbell, 1988).
Come già precedentemente detto la sindrome di alienazione genitoriale inizia e viene mantenuta dal genitore affidatario il quale dà atto ad una serie di tecniche di programmazione attingendo ad un sistema di credenze, quali i valori morali, religiosi, filosofici, personali, sociali diretti a demolire il genitore bersaglio per raggiungere uno scopo: distruggere la relazione tra laltro genitore e il proprio/i figli (Gardner, 1989; Clawar & Rivlin, 1991).
Gli effetti della sindrome di alienazione sui figli dipendono:
Dalla severità del programma
Dal tipo di tecniche di lavaggio del cervello utilizzate
Dallintensità con cui viene portato avanti il programma
Dalletà del figlio e dalla sua fase di sviluppo, oltre che dalle lue risorse personali
Dalla quantità di tempo che essi hanno trascorso coinvolti nel conflitto coniugale
Limpatto della sindrome comunque, non è mai benigno perché coinvolge manipolazione, rabbia, ostilità e malevolenza, a prescindere dal fatto che il genitore programmante ne sia più o meno consapevole. Ciò che si ottiene sui figli è sempre un grave lutto di una parte di sé. Alcuni figli continuano a sperare nella riunione dei genitori (come recupero della perduta infanzia), e in questi casi di alienazione si assommerà la vergogna per aver volutamente perso un genitore. Quando i ragazzi alienati ricostruiscono laccaduto e lo disvelano a se stessi finiscono per escludere anche il genitore programmante, rischiando una seconda perdita. Il genitore bersaglio infatti, in principio rimane come disarmato di fronte alla volontà di allontanamento dimostratagli dai figli e nella sua posizione di debolezza, passa dalla rabbia, alla protesta, alla confusione e alla depressione. Progressivamente molti genitori bersaglio finiscono per desistere nei loro tentativi di vedere i figli e di trascorrere un po di tempo con loro per riuscire a mantenere, o addirittura a sviluppare, una relazione d'intimità, pesando in seguito nelleventuale processo di riavvicinamento voluto dai figli ed aumentando le difficoltà di rapporto legate allestraneità venutasi a creare. I ragazzi alienati che testimoniano contro il genitore bersaglio si ritroveranno a dover lottare in futuro con forti sensi di colpa, cui si affiancheranno le paure di abbandono e della perdita dellamore del genitore programmante. Sovente i figli escono da questa ambivalenza con strategie autodistruttive, autocolpevolizzanti e autolesioniste. Sembra inoltre che figli alienati tendano a diventare genitori programmanti. Dal momento che durante la programmazione questi ragazzi possono sviluppare potenti sentimenti di ostilità e hanno carta bianca nel darne libero sfogo, si presentano come soggetti che si introducono volontariamente nei conflitti con modalità antagonistiche, possono essere irrispettosi, non collaboranti, ignoranti, ostili, maleducati, ricattatori e ricattabili, vanno male a scuola, fanno della manipolazione uno strumento relazionale. Non è raro che in questi casi aumenti anche lostilità manifesta tra fratelli. Questi ragazzi presentano quasi sempre disturbi dellidentità, sovente della sfera sessuale, e sono più vulnerabili alle perdile ed ai cambiamenti, regrediscono a livello morale e continuano a operare anche oltre l'adolescenza una netta dicotomia tra bene e male. Le regressioni possono essere presenti anche in altri ambiti di sviluppo in quanto il processo psicologico in atto è molto costoso, quindi possono presentare unampia confusione cognitiva, una dissonanza ingestibile tra realtà e programma, e la creazione di genitori immaginari a sostituzione del genitore perduto. Sono tuttavia solo i figli più dipendenti e quindi i meno autonomi a essere vulnerabili alla programmazione, così come quelli con bassa autostima, quelli che si sentono colpevoli per qualcosa che pensano di aver fatto, quelli che già avevano problemi emotivi o psicologici al momento della separazione. A complicare il tutto c'è leffettivo abbandono da parte del genitore bersaglio dei tentativi di visita ai figli, il suo allontanamento crea una situazione di assenza di confronto con la realtà, se infatti viene a mancare il contatto con laltro genitore è più facile cadere vittime della programmazione perché non può esserci esame diretto e confronto tra programma e realtà. Si presta ancora troppo poca attenzione alla qualità del rapporto dei figli col genitore non affidatario, soprattutto se questi si è allontanato a causa di una nuova relazione affettiva, il biasimo sociale per quanto comprensibile, è assai pericoloso per lo sviluppo dei figli in quanto innesca una alleanza sociale col genitore programmante. Al contrario di quanto comunemente si pensa, tuttavia, coloro che lasciano la famiglia non intendono separarsi dai figli ma solo dal proprio coniuge e andrebbero perciò aiutati affinché la loro separazione dai figli non avvenisse mai.
Per concludere crediamo sia interessante riportare alcune considerazioni di Gardner (1998) relative allintroduzione del concetto di PAS:
La PAS non è la stessa cosa di lavaggio del cervello. Gardner evidenzia limportanza di non cadere nellerrore di usare lespressione come sinonimo esclusivo di lavaggio del cervello senza considerare minimamente il contributo personale del bambino alla vittimizzazione del genitore designato come bersaglio. Commettendo questo errore si perde un elemento cardine delleziologia della sindrome. Lespressione PAS si riferisce soltanto alla situazione in cui la programmazione parentale si unisce alla rappresentazione da parte del bambino del disprezzo nei confronti del genitore denigrato. Se avessimo a che fare solo con lindottrinamento da parte del genitore avrei semplicemente conservato le espressioni lavaggio del cervello e/o programmazione. Poiché la campagna di denigrazione implica la suddetta combinazione, ho ritenuto che fosse giustificata una nuova espressione che abbracciasse entrambi i fattori contributivi.
La relazione tra la PAS e la vera e propria violenza e/o abbandono. Sempre in maniera errata a volte lespressione PAS è utilizzata per far riferimento allanimosità che il bambino può avere nei confronti di un genitore che effettivamente gli ha usato violenza (fisica, sessuale ed emozionale). Lespressione PAS si può usare solo quando il genitore bersaglio non ha evidenziato nessun atteggiamento prossimo al grado di comportamento alienante che potrebbe giustificare la campagna di denigrazione messa in atto dal bambino. Piuttosto, in casi tipici, la maggioranza degli esaminatori giudicherebbe il comportamento del genitore preso di mira normale e affettuoso o, nel peggiore dei casi, lievemente carente nella capacità genitoriale. E lesagerazione di difetti e manchevolezze di scarsa importanza che è il marchio della PAS. Quando esiste vera e propria violenza, allora lalienazione di risposta da parte del bambino e giustificata e non e applicabile la diagnosi di PAS.
La PAS come forma di violenza sui bambini. È necessario considerare che un genitore che inculchi la PAS in un bambino commette una forma di violenza che Gardner definisce emozionale in quanto questa programmazione può produrre nel bambino non solo una alienazione permanente da un genitore affettuoso, ma anche turbe psichiatriche. Il genitore alienante spingendo il bambino in una continua situazione di denigrazione e rifiuto dellaltro genitore determina la rottura di un legame psicologico che, nonostante la separazione o il divorzio dei genitori, rimane di grande importanza. Gardner sottolinea la necessità che questo atteggiamento sia considerato un grave deficit della capacità parentale, una forma di violenza emozionale, e che ad esso sia data seria considerazione quando viene valutata la decisione sulla custodia.
La PAS non esiste perché non è nel DSM IV. Molti ritengono che la PAS non esista come entità psicodiagnostica dal momento che non è contemplata nel DSM IV, ma che rappresenti invece solo la Teoria di Gardner. Perché questa controversia? Quanto allesistenza o meno della PAS, di solito non troviamo controversie del genere a proposito della maggioranza di altre entità in psichiatria. Gli operatori possono avere opinioni diverse sulla eziologia e la cura di un particolare disturbo psichiatrico, ma ce di solito un certo consenso sulla sua esistenza. Dovrebbe esser il caso di un disturbo relativamente puro come la PAS, un disturbo che è facilmente diagnosticabile a causa della somiglianza dei sintomi nei bambini quando si mettono a confronto due famiglie diverse (Colliva 2005). Gardner ritiene che la PAS e un disturbo relativamente distinto ed e più facilmente diagnosticato di molti altri disturbi del DSM-IV
La sindrome di alienazione parentale non è una sindrome. Unulteriore critica mossa alla PAS, specialmente in Tribunale nel contesto di cause per laffidamento dei figli, è che essa non sia una sindrome. E un argomento spesso sostenuto da coloro che sostengono che la PAS non esiste. Gardner sottolinea come la PAS è un disturbo molto specifico. Una sindrome è, per definizione medica, un gruppo di sintomi che si presentano insieme e che caratterizzano un disturbo specifico. I sintomi, per quanto apparentemente disparati, possono essere raggruppati insieme per una eziologia comune o una causa basilare sottostante. Inoltre cè compattezza riguardo a questo gruppo in quanto la maggioranza, se non tutti i sintomi, appaiono insieme. [
.] La sindrome è più spesso pura perché la maggior parte dei sintomi, se non tutti, prevedibilmente si manifestano. [
.] Allo stesso modo la PAS è caratterizzata da un gruppo di sintomi che di solito appaiono insieme nel bambino, specialmente nei casi di media e grave entità. Questi includono
Una campagna di denigrazione.
Razionalizzazioni deboli, assurde o futili per spiegare la denigrazione.
Mancanza di ambivalenza.
Il fenomeno del pensatore indipendente
Sostegno al genitore alienante nel conflitto parentale
Assenza di senso di colpa riguardo alla crudeltà verso il genitore alienato e alla sua utilizzazione nel conflitto legale.
La presenza di sceneggiature prese a prestito
Allargamento dellanimosità verso gli amici e/o la famiglia estesa del genitore alienato.
Generalmente i bambini che soffrono della PAS manifestano la maggior parte di questi sintomi o anche tutti. Ciò accade, in modo quasi uniforme, nei casi di media e grave entità. Tuttavia nei casi lievi è possibile che non tutti gli otto sintomi siano evidenti. Quando i casi lievi si aggravano è altamente probabile che la maggior parte dei sintomi o tutti si manifestino. Questa compattezza ha come conseguenza che tutti i bambini che soffrono di PAS si rassomiglino. E a causa di queste considerazioni che la PAS è una diagnosi relativamente pura che può facilmente essere fatta da coloro che non abbiano qualche motivo per non voler vedere quello che è proprio davanti a loro. Come per altre sindromi, cè una causa alla base: una programmazione da parte di un genitore alienante con contributi da parte del bambino programmato. E per questo motivo che la PAS è davvero una sindrome, ed è una sindrome secondo la migliore definizione medica del termine.
Chi diagnostica la PAS è sessista. Alla base della controversia sullesistenza della PAS sottostà anche un altro motivo collegato al fatto che nella stragrande maggioranza delle famiglie è la madre il programmatore più probabile e il padre la vittima della campagna di denigrazione. Lavere affermato che è molto più probabile che sino le donne piuttosto che gli uomini a provocare la PAS, ha esposto Gardner a critiche di essere un sessista, sebbene la sua posizione fondamentale è sempre stata nel dare unindicazione a favore della custodia primaria è che i bambini siano di preferenza assegnati al genitore con cui hanno il legame psicologico più forte e più sano. Poiché la madre è stata spessissimo la custode primaria e poiché è disponibile nei confronti dei figli più spesso del è molto spesso designata dai tribunali come custode primario preferibile.
La sindrome di alienazione parentale e le accuse di violenza sessuale. Una falsa accusa di violenza sessuale è talvolta considerata un derivato o effetto della PAS. Un accusa di questo genere può servire come arma estremamente efficace nelle cause per laffidamento. Ovviamente la presenza di tali false accuse non preclude lesistenza di autentica violenza sessuale, anche nel contesto della PAS (Gardner, 1998). Molto spesso si incorre nellusare la PAS come sinonimo di violenza sessuale
.questa è una percezione erronea della PAS. Nella maggior parte dei casi in cui è presente la PAS, non viene mossa alcuna accusa di violenza sessuale. In alcuni casi, comunque, specialmente dopo che alcune manovre di esclusione sono fallite, emerge laccusa di abuso sessuale. Laccusa di violenza sessuale, dunque, è spesso una conseguenza o derivato della PAS ma certamente non è un sinonimo. Inoltre vi sono casi di divorzio in cui laccusa di violenza sessuale può presentarsi senza una preesistente PAS. In tali circostanze, naturalmente, si deve prendere in seria considerazione la possibilità che vi sia stata violenza sessuale, specialmente se laccusa è precedente alla separazione coniugale
La sindrome di alienazione parentale e lalienazione parentale. Vi è chi usa lespressione alienazione parentale invece di sindrome da alienazione parentale descrivendo però fondamentalmente la stessa entità clinica. Gardner (1998) ritiene che purtroppo la sostituzione dellespressione alienazione parentale al posto di sindrome da alienazione parentale può causare confusione. Alienazione parentale è unespressione più generica, mentre la sindrome da alienazione parentale è una sottospecie molto specifica di alienazione parentale. Lalienazione parentale ha molte cause, per esempio lessere trascurati da un genitore, violenza (fisica, emozionale e sessuale), abbandono, e altri comportamenti alienanti dei genitori. Tutti questi comportamenti da parte di un genitore possono causare alienazione nei figli. La sindrome da alienazione parentale è una sottocategoria specifica di alienazione parentale che è causata dallassociazione della programmazione parentale e dai contributi del figlio, e si osserva quasi esclusivamente nel contesto di controversie legali sullaffidamento. È questa particolare associazione che permette la denominazione di sindrome da alienazione parentale.
P.M.I.
PARENTAL MOBBING INVENTORY
GRIGLIA DEGLI INDICATORI DI CONTESTO
(Dimitri - Giordano - marzo 2006)
Il "mobbing genitoriale" consta dell'adozione da parte di un genitore (mobber), separato o in via di separazione dall'altro genitore, di comportamenti aggressivi preordinati e/o comunque finalizzati ad impedire all'altro genitore (mobbizzato), attraverso il terrore psicologico, l'umiliazione, e il discredito familiari, sociali, legali, l'esercizio della propria genitorialità, svilendo e/o distruggendo la sua relazione con il o figli, impedendogli di esprimerla socialmente e legalmente, intromettendosi nella sua vita privata.
I comportamenti mobbizzanti devono essere protratti nel tempo, ripetersi di fatto costantemente, non essere giustificati da devianze psicologiche e comportamenti illegittimi o illegali dell'altro genitore.
INDICATORI PRINCIPALI:
1) ALTO LIVELLO DI CONFLITTUALITÀ NELLA COPPIA
_ Coppia in conflitto, separata o in procinto di separazione
SI
NO
_ Reciproche denunce e/o minacce
SI
NO
_ Uno dei genitori adotta atteggiamenti persecutori e continue minacce atte a costringere il partner a lasciare la casa familiare o a separarsi
SI
NO
_ Estromissione di uno dei partner dal contesto familiare
SI
NO
_ Uno dei partner è considerato responsabile del fallimento del matrimonio e/o della crisi di coppia
SI
NO
_ Uno dei partner compie ripetuti attacchi verso l'altro in forma indiretta, subito negati, al fine di esasperarlo, fargliela pagare
SI
NO
2) UTILIZZANDO LA CONVIVENZA CON IL FIGLIO O IL REGIME DI AFFIDO MONOGENITORIALE, IL GENITORE CONVIVENTE CON IL FIGLIO RIESCE A LIMITARE FORTEMENTE LE POSSIBILITA' DECISIONALI DELL'ALTRO
_ Uno dei genitori impedisce all'altro lo svolgimento del ruolo genitoriale da cui desidera che esso sia rimosso
SI
NO
_ Uno dei genitori impedisce all'altro di prendere parte alle decisioni importanti relative alla vita dei figli (educazione, salute, scelte religiose,ecc.)
SI
NO
3) IMPOSSIBILITÀ DI UNO DEI GENITORI DI SOTTRARSI AL CONFLITTO SE NON RINUNCIANDO IN PARTE O DEL TUTTO ALL'ESERCIZIO DELLA PROPRIA GENITORIALITA'
_ Uno dei genitori vede come unica possibilità di porre fine al conflitto la rinuncia a rivendicare e difendere il proprio diritto a svolgere il ruolo genitoriale
SI
NO
_ Uno dei genitori vive uno stato di impotenza e frustrazione per non poter continuare a coltivare il rapporto con i propri figli tanto da cadere in stati depressivi o di distacco affettivo
SI
NO
4) LA RIPETIZIONE DELL' ESPERIENZA
L'insieme dei comportamenti mobbizzanti attivati da un genitore verso il genitore mobbizzato devono ripetersi nel tempo per un periodo non inferiore a sei mesi
SI
NO
5) ATTUAZIONE DI COMPORTAMENTI MOBBIZZANTI LA RELAZIONE GENITORE-FIGLIO:
mirano a distruggere la relazione tra il genitore mobbizzato e suo figlio, intervenendo a due livelli: ostacolando le frequentazioni, e svilendo il genitore agli occhi del figlio
5a): Ostacoli alle frequentazioni genitore-figlio:
comportamenti mobbizzanti che mirano a ostacolare direttamente gli incontri tra un genitore e il/i figlio/i
_ Un genitore impedisce ripetutamente e volontariamente le frequentazioni giudizialmente statuite tra il figlio e l'altro genitore
SI
NO
_ Il figlio non viene consegnato all'altro genitore con scuse banali, senza spiegazioni o mentendo sullo stato di salute del minore
SI
NO
_ Il genitore affidatario assume per il figlio impegni extrascolastici, altri svaghi o momenti di vacanza in coincidenza con i periodi di frequentazione con l'altro genitore
SI
NO
_ Uno dei genitori deve incontrare il figlio in situazioni degradanti o umilianti alla presenza di parenti dell'altro genitore o di persone illecitamente incaricate di sorvegliarlo, o in un clima di tensione.
SI
NO
_ Uno dei genitori impedisce che i figli passino dei periodi di vacanza con l'altro genitore
SI
NO
_ Uno dei genitori impedisce che i figli dormano o frequentino l'abitazione dell'altro genitore
SI
NO
_ Uno dei genitori si attiene rigidamente alle disposizioni giudiziarie anche in occasioni emotivamente significative come in caso di malattia, comunioni, feste di compleanno, ecc.
SI
NO
_ Relocation ("blitzkrieg"):Uno dei genitori trasferisce il bambino, senza alcun accordo con l'altro, e senza che vengano decise misure sostitutive per le frequentazioni, in una città o in una nazione dove gli incontri con l'altro sono difficoltosi o impossibili
SI
NO
_ Il genitore affidatario non accetta alcuna proposta di modifica del regime di frequentazione finalizzata a garantire il persistere di adeguati contatti con i figli. Il genitore non affidatario è costretto a ricorrere al giudizio della Corte competente con un aggravio di tempi, costi e stress
SI
NO
_ Uno dei genitori, forte della convivenza con il figlio, tende ad impedire all'altro di continuare a poter esercitare un ruolo decisionale importante nella vita del figlio.
SI
NO
_ Ad un genitore viene impedito di incontrare il/i figlio/figli in contesti extrafamiliari ingiungendo ad insegnanti, bidelli, baby-sitter, familiari di non farlo avvicinare al/ai figlio/i
SI
NO
_ Un genitore impedisce all'altro di contattare telefonicamente il figlio, di parlargli con discrezione e tranquillità, senza interferenze
SI
NO
_ Il genitore affidatario di sua iniziativa e senza adeguato preavviso sposta le date dei periodi (pomeriggi infrasettimanali, week-end, vacanze pasquali, estive, invernali, ecc.) spettanti al genitore non affidatario
SI
NO
_ Il genitore affidatario ostacola le modalità di incontro e l'impiego del tempo destinato al piccolo collocando il bambino lontano dal domicilio ove il genitore non affidatario è tenuto a prenderlo, allontanato da scuola e/o facendolo uscire prima del tempo per impedire al altro genitore di prenderlo;
SI
NO
5b): Campagna di delegittimazione genitoriale:
comportamenti mobbizzanti che mirano a distruggere la figura del genitore agli occhi del figlio
_ Il genitore affidatario parla male al/i figlio/i dell'altro genitore gli fa notare quanto sia inadeguato, cattivo, egoista, non interessato a loro.
SI
NO
_ Ricorso ad accuse e denunce (di abuso sessuale e/o di maltrattamenti fisici/psichici, di incuria o ipercuria, di sottrazione di minore per pochi minuti di ritardo) da parte di entrambi i genitori, strumentali alla sospensione delle frequentazioni.
SI
NO
_ Uno dei genitori manda continui messaggi di squalifica ("tu non sei capace, non vali niente...") e disconferma ("tu non esisti...") all'altro genitore in presenza o attraverso i figli ( "tuo padre si comporta male", "tuo padre non ti presta nessuna attenzione", "tuo padre ti mette in pericolo", ecc.)
SI
NO
_ Un genitore disprezza, critica connota negativamente mediante allusioni e commenti verbali e non verbali ogni aspetto del comportamento e della quotidianità dell'altro genitore e della sua relazione con il figlio (abitazione, vestiti, incontri, telefonate, regali)
SI
NO
_ Il genitore affidatario squalifica e critica apertamente le idee e le decisioni prese dal genitore non affidatario in presenza dei figli.
SI
NO
_ Il genitore affidatario denuncia di aver subito violenze o danni da parte dell'altro genitore per farlo apparire pericoloso agli occhi dei figli o del Giudice
SI
NO
_ Il genitore affidatario si presenta quale vittima del genitore non affidatario considerato il carnefice.
SI
NO
_ Uno dei genitori sottolinea in continuazione ai figli di essere l'unico capace di prendersi cura di loro (l'altro è inaffidabile)
SI
NO
_ Triangolazione dei figli, richiesta di alleanza da parte del genitore affidatario: tutti uniti contro il traditore della famiglia, il colpevole della separazione.
SI
NO
_ Uno dei genitori è costretto a subire comportamenti umilianti o dannosi quando va a prendere il figlio o deve sottostare a pratiche vessatorie o umilianti come incontrare il piccolo per pochissimo tempo, e solo in presenza di "sorveglianti", che commentano negativamente ogni suo comportamento
SI
NO
_ Uno dei genitori riferisce al/i figlio/i che l'altro genitore è stato denunciato per reati - dati per accertati - contro di lui o contro il/i figlio/i
SI
NO
_ Uno dei genitori manipola le circostanze a proprio favore e a svantaggio dell'altro
SI
NO
_ Uno dei genitori riscrivere la realtà o rinarra il passato in modo tale da creare dei dubbi nei figli sul rapporto con l'altro
SI
NO
_ Uno dei genitori racconta aneddoti relativi all'altro genitore al fine di creare nei figli un'immagine compromessa di quest'ultimo
SI
NO
_ Uno dei genitori soddisfa i desideri dei figli che l'altro limita o disapprova, da delle regole diametralmente opposte a quelle dell'altro sminuendone l'importanza (manca un fronte genitoriale unito)
SI
NO
_ Uno dei genitori chiama l'altro utilizzando appellativi, nomignoli e quant'altro di offensivo e umiliante agli occhi dei figli
SI
NO
6) ATTUAZIONE DI COMPORTAMENTI MOBBIZZANTI L'ESPRIMERSI SOCIALE E LEGALE DELLA GENITORIALITA':
mirano a distruggere la possibilità di esprimere a livello sociale (amici, istituzioni e enti a contatto con il figlio) e legale la propria genitorialità. La mobbizzazione avviene a due livelli: privando il genitore di ogni informazione relativa al figlio impedendogli ogni decisione in ogni aspetto della sua vita (scuola, att. extrascolastiche, salute), e sviluppando un'offensiva legale che gli renda impossibile l'esprimersi della genitorialità.
6a): Ostacoli al passaggio di informazioni e alla partecipazione ai processi decisionali relativi ai figli:
comportamenti mobbizzanti che mirano a escludere da ogni informazione sul figlio il genitore mobbizzato, in modo da impedirgli ogni decisione, da cui si tenta comunque di escluderlo in tutti i modi.
_ Uno dei genitori impedisce all'altro di partecipare a scelte fondamentali per la vita del/i figlio/i (istruzione, salute, viaggi, stile educativo, religione, ecc.)
SI
NO
_ Ad uno dei genitori viene negata ogni informazione relativa allo stato di salute del/i figlio/i; al nome dei sanitari che lo hanno in cura; alle terapie che questi segue e al luogo in cui eventualmente è o sarà ricoverato
SI
NO
_ Ad uno dei genitori viene negata ogni informazione relativa alle attività scolastiche ed extrascolastiche (il rendimento, le frequenze, le assenze, gli orari di ingresso ed uscita da scuola) del figlio, i nomi dei docenti e gli orari per contattarli;
SI
NO
_ Ad uno dei genitori viene negata ogni informazione relativa al dove al quando e al come il figlio trascorrerà le vacanze e il tempo libero
SI
NO
_ Ad uno dei genitori viene impedito di prendersi cura del figlio ricorrendo, qualora lo ritenesse opportuno, all'aiuto di personale sanitario o di altri esperti (Educatori, psicologi, psicoterapeuti, baby-sitter, ecc.)
SI
NO
6b): Campagna di aggressione e delegittimazione sociale e legale:
comportamenti mobbizzanti che mirano a distruggere la credibilità sociale del genitore mobbizzato e impedirgli legalmente ogni esercizio della genitorialità.
_ Uno dei genitori tende a svilire agli occhi dell'altro e a quelli altrui le capacita di quest'ultimo di assolvere al ruolo genitoriale
SI
NO
_ Uno dei genitori accusa l'altro di fronte ad amici e a tutti coloro che si occupano del minore (insegnanti, medici, sacerdoti, genitori degli amici del bambino) di essere un genitore inaffidabile;
SI
NO
_ Uno dei genitori viene accusato ingiustamente di non contribuire al mantenimento del minore di fronte a terzi (parenti, amici, medici, avvocati, ecc.)
SI
NO
_ Uno dei genitori viene minacciato (dall'ex partner o da suoi mandatari) quando incontra il minore o vuole occuparsene legittimamente
SI
NO
_ Uno dei genitori è fatto continuo oggetto di denunce e aggressioni legali (abusi sul minore, inadeguatezza genitoriale, violenza e maltrattamenti in famiglia) prive di reale fondamento, che hanno l'obbiettivo di impedirgli ogni esercizio della genitorialità e farlo vivere nel terrore
SI
NO
_ Uno dei genitori mette l'altro in cattiva luce con gli operatori pubblici che devono seguire il suo caso (Psicologi, Assistenti sociali, Ctu, ecc.)
SI
NO
_ Uno dei genitori prefabbrica ad arte prove contro l'altro con lo scopo di dimostrarne la sua inadeguatezza o pericolosità genitoriale
SI
NO
7) "MOBBING PERSONALE":
comportamenti mobbizzanti che mirano alla creazione di un clima di continua tensione attraverso l'intrusione nella sfera personale e lavorativa
_ Uno dei genitori compie continue e ingiustificate intrusioni nella vita lavorativa e nella rete amicale dell'altro
SI
NO
_ Uno dei genitori sparla dell'altro con superiori e colleghi
SI
NO
_ Uno dei genitori costringe l'altro a svolgere compiti umilianti o inferiori al suo ruolo
SI
NO
_ Uno dei genitori tenta in ogni modo di screditare l'altro agli occhi degli amici e del/la suo/a nuovo/a partner
SI
NO
_ Uno dei genitori umilia pubblicamente l'altro, tenta di terrorizzarlo e farlo sentire in pericolo
SI
NO
_ Uno dei genitori tenta di intromettersi nella vita privata dell'altro per acquisire prove contro di lui
SI
NO
_ Uno dei genitori induce un clima di terrore psicologico e tensione nell'altro genitore attraverso minacce continue di interruzione dei contatti (anche telefonici) con i figli
SI
NO
_ Uno dei genitori induce un clima di terrore psicologico e tensione nell'altro genitore attraverso minacce continue di svelare segreti o informazioni che possono ledere l'immagine del genitore non affidatario agli occhi dei figli
SI
NO
_ Uno dei genitori induce un clima di terrore psicologico e tensione nell'altro genitore attraverso minacce continue di ricorrere alle Autorità Giudiziarie, o di richiedere l'intervento delle Forze dell'Ordine per risolvere anche piccole controversie
SI
NO
_ Uno dei genitori evade, senza motivazione economica e psicologica l'esatto mantenimento dell'assegno mensile
SI
NO
8) "DOPPIO MOBBING GENITORIALE":
le ripercussioni sul nuovo nucleo familiare dei comportamenti del "genitore mobber" allorché queste sono indirette (es.: la nuova coppia senza figli, o con figli di altra unione, che diventa vittima del clima di mobbizzazione del quale è oggetto uno dei membri)
_ Un genitore denigra in presenza dei figli l'attuale nuovo/a compagno/compagna dell'altro genitore non affidatario ed i nuovi parenti acquisiti (nonni, zii, fratelli, ecc.)
SI
NO
_ Uno dei genitori infastidisce e molesta pesantemente il/la nuovo/a partner dell'altro o i suoi nuovi amici o parenti acquisiti.
SI
NO
9) "MOBBING GENITORIALE ALLARGATO":
le conseguenze dirette dei comportamenti mobbizzanti su altri familiari del minore coinvolto
_ Uno dei genitori induce nei figli atteggiamenti e comportamenti di "razzismo familiare (noi siamo brava gente, mentre tuo padre e gli altri...
SI
NO
10) "MOBBING GENITORIALE RECIPROCO":
c'è la volontà attiva e positiva di entrambi i genitori a produrre - spontaneamente e indipendentemente l'uno dall'altro - nuovi scenari di mobbizzazione, indipendenti da quelli che si ricevono. Il "genitore mobber" che opera in reciprocità, non risponde perciò agli attacchi che riceve, ma si ingegna a produrne di nuovi e di suoi indipendentemente da quelli di cui viene fatto oggetto.
SI
NO
11) CONSIDERAZIONE DEI FIGLI COME STRUMENTI ORGANICI AL CONFLITTO DI COPPIA
_ Triangolazione dei figli: I figli sono posti di fronte al conflitto di lealtà. Uno o entrambi i genitori chiedono loro di scegliere da che parte stare in un contesto in cui non esiste una reale possibilità di scelta ne di non scelta.
SI
NO
_ Uno o entrambi i genitori mettono i figli in posizione di giudice dei comportamenti scorretti dell'altro
SI
NO
_ Uno dei genitori induce nel/i figlio/i il sospetto, se non la convinzione, di aver subito violenze o abusi da parte del genitore non affidatario al fine di indurre nel figlio un clima di sospetto e diffidenza nei suoi confronti
SI
NO
_ I figli diventano lo strumento per sabotare i tentativi di costituzione di un nuovo nucleo familiare da parte dell'altro genitore
SI
NO
_ Uno dei genitori convince il bambino che sta male se incontra l'altro genitore, se mangia e se vive con lui facendo pressione sui sensi di colpa e sul conflitto di lealtà
SI
NO
_ Uno dei genitori minacci un calo d'affetto nel caso il/1 figlio/i si riavvicinasse/ro all'altro genitore
SI
NO
_ Uno o entrambi i genitori mistificano continuamente le impressioni o i sentimenti del/i figlio/i
SI
NO
_ Uno dei genitori chiede continuamente al figlio cosa ne pensa dell'altro genitore, costringendolo a prendere posizioni, e premiarlo o punirlo a seconda delle sue risposte.
SI
NO
12) CAMBIAMENTI NEL RAPPORTO GENITORI-FIGLI
_ I figli rifiutano, non mostrano alcun desiderio, di incontrare uno dei genitori.
SI
NO
_ I figli mostrano ansia e paura eccessive al momento dell'incontro con uno dei genitori, o sviluppano dei sintomi psicosomatici (malesseri varii, vomito, febbre, crisi d'ansia, crisi di pianto, ecc.) in assenza di ragioni concrete
SI
NO
_ I figli negano l'esistenza di uno dei due genitori
SI
NO
_ I figli compiono ripetuti attacchi in forma indiretta nei confronti di un genitore, attacchi che vengono subito negati
SI
NO
_ I figli cambiano il loro atteggiamento e le modalità di rapportarsi con uno dei genitori dopo l'affidamento provvisorio e senza alcuna ragione plausibile
SI
NO
_ I figli presentano frequenti "malattie" o altri "impegni", in occasione degli incontri con l'altro genitore
SI
NO
_ I figli muovono verso uno dei genitori critiche/accuse che appaiono inconsistenti, esagerate, contraddittorie o contraddette dai fatti
SI
NO
_ I figli muovono verso uno dei genitori critiche/accuse stereotipate, prive di dettagli che rispecchiano fedelmente il pensiero dell'altro genitore o risultano estranee all'ambito di esperienza di un bambino
SI
NO
_ I figli muovono verso uno dei genitori critiche/accuse contenenti informazioni che solo l'altro genitore può aver rivelato al fine strumentale
SI
NO
_ I figli si preoccupano di tutelare, proteggere, sostenere uno dei genitori, solitamente percepito come il più debole o la vittima, dell'altro considerato colpevole.
SI
NO
_ I figli tendono a sostituire uno dei genitori biologici con il/la nuovo/a compagno/a dell'altro genitore.
SI
NO
13) COINVOLGIMENTO DI TERZI NEL CONFLITTO CONIUGALE al fine di rendere difficile se non impossibile la frequentazione dei figli e l'espletamento della funzione genitoriale all'altro genitore
_ Coinvolgimento e manipolazione di persone terze ( familiari, amici, professionisti, ecc.) da parte di uno dei genitori in azioni dolose contro l'altro genitore
SI
NO
_ Un genitore assolda uno o più componenti della propria o altrui famiglia di origine per impedire, sabotare e controllare le frequentazioni del genitore non affidatario con i figli
SI
NO
_ Un genitore tende a coinvolgere terze persone (altri membri della famiglia, amici, vicini, nuovi partners, professionisti, ecc.) nella disputa per l'affidamento dei figli
SI
NO
_ Il genitore affidatario ricorre continuamente al giudizio delle Autorità Giudiziarie e all'intervento delle Forze dell'ordine per ottenere una sospensione degli incontri o una modificazione delle modalità di incontro (incontri protetti
SI
NO
_ Il genitore richiede una valutazione dello stato di salute mentale, dell'adeguatezza delle competenze genitoriali, o denuncia che lo stile di vita dell'altro genitore possa arrecare danno allo sviluppo psico-emotivo del/dei figli al solo scopo di interrompere la continuità del rapporto.
SI
NO
Riferimenti bibliografici
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