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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: SCIENZE E PENSIERO
Area: Sociologia

La Magia: tecniche, struttura, applicazioni

di Giovanni Cozzolino e Sabrina Gandolfi




Anche oggi, all'inizio del terzo millennio dell'era cristiana , nel mondo occidentale, il termine Magia conserva un suo intatto fascino, e un suo intrinseco significato.
Con tale termine si indica una "tecnica" che si prefigge lo scopo di influenzare gli eventi e dominare i fenomeni fisici, nonché l'essere umano , servendosi di gesti, atti, formule verbali e rituali appropriati.
L'etimologia del vocabolo "MAGIA" deriva dal termine con cui venivano indicati i "magi", che erano antichi sacerdoti di epoca Zoroastriana
La capacità evocativa di questo termine ha mantenuto intatto tutto il suo valore simbolico, superando le varie epoche secolarizzate e positiviste, entrando prepotentemente,anche nel nostro tempo assolutamente tecnologico.

Storicamente nella totalità delle culture in ogni parte del pianeta, fin dagli albori della civiltà, sono esistite credenze, pratiche, ritualistiche , le cui origini antropologiche sono tuttora sconosciute, ma che fanno presagire che la storia umana sia decisamente molto più antica di quella comunemente raccontata in modo ufficiale.
Le caratteristiche di queste manifestazioni, sostanzialmente simili, anche se formalmente diverse si possono trovare in relazione ad aspetti tipici dell'occultismo, della superstizione, della stregoneria ecc.
Alcune scene pittoriche e grafiche risalenti al paleolitico superiore ritrovate nelle caverne di Lascaux in Francia sono state interpretate come aventi finalità magiche , come il successo nella caccia.
E' da puntualizzare che anche 100.000 anni dopo, nell'Africa equatoriale e sub-sahariana, ritualistiche simili erano ancora riscontrabili in etnie, ormai prossime all'estinzione, come i Boscimani, e i Pigmei .
L'unica differenziazione che potrebbe essere considerata nell'arco di decine di millenni, sarebbe l'utilizzo, nelle ritualistiche magiche della "Parola" intesa come invocazione o come strumento condizionante-agente.
Tale elemento si è andato raffinando in modo molto mimetico mistandosi spesso alla ritualistica dei gesti ma, lentamente affrancandosi sempre più da essi .
Difficile, se non impossibile, scoprire il periodo storico nel quale la parola ha preso possesso in modo determinante rispetto ai processi magici, ma con ogni probabilità questo progressivo modello evolutivo è iniziato nel momento stesso della sedentarizzazione delle prime comunità umane le quali, rimanendo per lunghissimi periodi nello stesso luogo geografico andarono eleggendo particolari luoghi spaziali identificandoli come luoghi deputati a queste pratiche, che poi in seguito, divennero sacri e, più tardi, aree religiose e di culto.

I processi magici quindi prevedono la parola come mezzo per il raggiungimento di un fine che punta ad alterare stati di cose che altrimenti resterebbero inerti nella loro realtà presente.
L'invocazione dello sciamano, che localmente determina la pioggia, o evoca il vento, o rallenta la fuga delle prede durante la caccia facilitandone la cattura o l'abbattimento, prevede la posta in essere di una verbalizzazione compiuta e volontaria da parte dell'individuo che compie l'atto magico.
Per alcune pratiche sopravvissute e giunte sino a noi la spiegazione scientifica, appare accettabile e comprensibile anche secondo una nostra ottica pragmatistica e razionale.
La capacità magica del verbo è spiegabile attraverso lo schermo della scienza attuale, utilizzando tecnologie particolari .
Con tali esami, si è scoperto che il tono della voce di un essere umano può essere modulata al punto da risultare ipnogena, ad esempio nei confronti di un bambino appena nato o di pochi mesi, sul quale la cantilena espressa dalla madre induce una risposta del sistema vago e con essa un rallentamento delle pulsazioni e del respiro che in breve inducono il sonno.
Ma gli esempi potrebbero essere numerosi, gli animali ad esempio, in particolare i grandi mammiferi, sono in grado di percepire frequenze nella gamma degli ultrasuoni, come pure sono in grado di percepire le basse o bassissime frequenze.
In epoche lontanissime persone particolarmente dotate di sensibilità, hanno sicuramente interagito con il mondo animale riuscendo a comunicare a livello empatico o osmotico con molte specie, la figura dello sciamano della caccia è elemento noto in moltissime culture con testimonianze giunte sino a noi e sopravvissute.
Si può quindi parlare di una struttura della magia utilizzante il verbo come strumento operativo.
Nell'Africa nera, durante il paleolitico, nelle società primitive tribali, esistevano sciamani in grado addomesticare animali e renderli poi sottomessi alla volontà umana utilizzando la voce e la postura del corpo.
Oggi, i moderni addestratori di animali, utilizzano grosso modo le stesse tecniche, in parte mai dimenticate, in parte riscoperte, per addestrare animali e renderli poi mansueti e dipendenti dall'uomo.
Una considerevole parte di questo universo rimane sconosciuto, emergono dalle nebbie di lontanissimi ricordi rituali come "la danza della pioggia" considerato come rito propiziatorio di nessun effetto (secondo l'attuale paradigma scientifico), nei confronti di eventi atmosferici come appunto la pioggia.
Resta da chiedersi come mai allora popolazioni diverse e differenti in epoche lontanissime abbiano continuato a porre in essere tale ritualistica per millenni senza averne in contraccambio nessun risultato... a molti sfugge forse che le prime popolazioni e le prime società tribali agivano il loro vissuto in modo assolutamente pragmatistico, e pertanto non conoscevano di certo la metafora linguistica né, praticavano religioni a sfondo filosofico come quelle sorte millenni dopo con il monoteismo (cristianesimo o altro).
Ergo, la domanda che dovremo porci è : lo sciamano che invocava la pioggia intonando lunghe urla o emissioni vocali gutturali o altissime, dalla cima di una altura in direzione di nuvole basse che attraversavano il suo territorio poteva o no indurre una alterazione dello stato fisico della materia ?
Ancora, tutti i metereologhi sembrano concordi nell'affermare che l'atmosfera terrestre del 100.000 A.C. conteneva una percentuale di ossigeno quasi doppio a quello attuale (circa il 38%) il che, rendeva l'aria molto più densa facilitando, ad esempio, il volo anche di grandi creature come i Pterodattili , e facilitando non poco la propagazione delle onde sonore oltre alla loro potenziamento. Questo dovrebbe essere preso in considerazione come fattore interveniente in una ottica di spiegazione dei rituali magici a base verbale utilizzati da stregoni o sciamani dell'epoca.

Ma a parte queste pure ipotesi , il paradigma magico che contiene come strumento la parola, il verbo, come agisce, se agisce all'interno del nostro vissuto ?
Abbiamo, a mo' di semplice esempio, preso in considerazione il rapporto madre figlio nella primissima infanzia, o nei primi mesi di vita.
La validità della comunicazione verbale acquisisce potere sul comportamento del neonato in modo che potrebbe sembrare privo di un percorso causa-effetto, eppure il semplice intonare una cantilena da parte di quella particolare voce, in quel particolare atteggiamento produce una alterazione della situazione fisica oggettiva e dello stato del neonato.
Volendo dare un significato a questo processo e una sua spiegazione lo si potrebbe identificare semplicemente come "effetto placebo" , ma, molti psichiatri sociologi, psicologi sanno quanto sia complesso tale fenomeno largamente ignoto nella sua genesi per poterlo liquidare così, Sic et Simpliciter, come un semplice prodotto tra stimolo e risposta.

Forse non è la magia a utilizzare il verbo come strumento, viceversa è questo ultimo a contenere un "elemento magico", o forse ancora, entrambe i termini sono parte di un tutto uno, il quale è in grado di agire su una realtà fisica.
L'effetto placebo è sicuramente ad induzione multifattoriale, ma appare scontato che uno di questi fattori è sicuramente la parola, unitamente alla persona che la produce.


Occorre quindi in questo studio concentrare l'attenzione sulla "magia del verbo" anzi che su altri fenomeni in qualche modo legati all'universo magico, o a tutta quella grande famiglia di spettacolarizzazioni che con la magia, intesa come fenomeno appartenente a tutte le culture non ha nulla a che fare : parlo dei giochi di prestigio o di illusionismo che, fermo restando l'aspetto di alta arte e tecnica illusionistica, non rientrano a nessun titolo nell'argomento che si sta trattando.
La parola viene portata in auge in quanto, portatrice di potenzialità magica, proprio nel periodo di nascita del rinascimento XV , XVI secolo.
Sembrerebbe un paradosso che nel periodo in cui il buio Medio Evo termina la sua epoca tenebrosa, l'universo magico possa risplendere di nuova vita, ma a ben vedere il periodo storico rinascimentale donò nuova vita a questa realtà proprio grazie alla evoluzione tecnologica della Stampa che consente ad autori come Marsilio Ficino di tradurre e pubblicare, dandone così grande diffusione, il Corpus Hermeticum degli Oracoli Caldaici . è quindi dando principio all'epoca delle formule magiche , stretta consonanza tra l'aspetto puramente scientifico del rituali che hanno bisogno, onde acquisire forza, di essere supportati da un formula di vario genere : matematica , fisica, letterale criptica, o alfanumerica.
L'alchimia rappresenta per esempio una stretta miscelanea con la nascente chimica sperimentale , mista ad elementi naturali e declami verbali letti, o pronunciati durante l'esperimento.
La magia,e la sua struttura verbale entra nel tempo moderno che lentamente si avvicina al secolo illuminista, prediligendo la parola come mezzo di interagire non più con la natura nel senso fisico del termine, ma con il comportamento umano.
Anche il Cristianesimo (che ai suoi albori era sostanzialmente esoterico) utilizza la forza di penetrazione della parola per agire, si direbbe in modo magico, sulla psicologia del singolo, ancora legato fortemente al ruolo magico del sacerdote.

Appare così la capacità del giudizio divino proclamato dal sacerdote sulla dannazione eterna come un confine da non superare perché la invocazione sulla propria persona dell'inferno da scontare dava immediatamente origine al castigo nell'altra vita se, nella presente si fosse commesso una qualsivoglia mancanza degna di evocare questa "formula magica" . Per cui l'individuo non letterato, non acculturato, che rappresentava la stragrande maggioranza della società di allora viveva la potenza dell'imposizione del verbo da parte del sacerdote come un qualcosa di realmente agibile su se stesso in questa o nell'altra vita. Parimenti in senso positivo "l'assoluzione" la formula "Ego absolvo peccatis.." rendeva l'individuo mondo dalle sue scelleratezze ridonandogli una anima immacolata.

Ma non è unicamente questo il paradigma di riferimento della parola nella società pre-illuministica, la parola prende potere con valenza che non si discosta dalla magia, in quanto essa è sempre più spesso "scritta" anzi essa è "stampata". Questo potere di formulazione magica nasce dalla parola manoscritta di epoca medievale, ove chi deteneva il sapere (a parte i sacerdoti cattolici) detenevano un potere anche magico di "leggere i segni vergati" , o per meglio dire "dare suono ai segni".
La parola sia essa scritta, stampata, o pronunciata mantiene quindi in se e attraverso secoli, un suo retaggio magico, che è andato con il trascorrere dei tempi prendendo altre parvenze, altre capacità magiche, legate anche al soggetto che le produceva.

L'attuale momento storico, con il contesto tecnologico che lo caratterizza e largamente lo condiziona, come ha potuto inglobare questo potenziale magico ?
Utilizziamo il termine COMUNICAZIONE probabilmente un nuovo universo si apre nel sincretismo tra parola e magia.
Il sincretismo tra i due termini è la definizione di legame ad hoc scaturita dalla derivazione dei due termini da un punto di vista non etimologico ma di "senso". Il nome magia, oltre ad avere un alto valore onomatopeico evoca una sensualità erotico-linguistica che trascina il soggetto pensante a provare emozioni dissestanti il proprio animo, elevandolo ad una potenzialità che trascende la sua stessa mente verso una metalinguistica non più conciliabile con la realtà "parolaia" della gente comune. Che ruolo ha, allora la parola, in questo stato umano di sublimazione? Tutto, e qua non si tratta delle parole volanti del creato, ma della parola-senso, che denota un'altra importante funzione del parlato comune. La parola, è lo sviluppo di quanto espresso lungo i secoli dalla magia....quale connubio più perfetto dei due termini parola-magia? Non esiste, nel linguaggio, un'eguaglianza tale!
La sublimazione è in un certo senso appannaggio della magia. Se l'uomo nella storia ha dovuto ricorrere a "iniziazioni" magiche per elevare il suo status e per far emergere il creativo del suo animo e dare forma alla potenzialità dei suoi pensieri, ha sicuramente dovuto ricorrere allo stato di sublimazione. Sentimento e passione hanno sempre caratterizzato nella storia umana il vero sé di ciascun individuo. Il sentimento e la passione sono quindi le colonne portanti dell'architrave del subliminale. Senza di essi l'essere non si ergerebbe a certi stati che nella realtà non gli sarebbero permessi. Uno spettacolo grandioso, una visione di una natura selvaggia provocano nell'essere pensante una pulsazione tale che lo porta alla fase conclusiva e creativa dell'intero processo di sublimazione. Ma la natura selvaggia può essere un esempio di opera d'arte? Assolutamente! E l'opera d'arte non è forse il frutto dell'emozione provata dall'uomo quando incontra il sublime? Assolutamente! La creazione, quindi, l'opera d'arte è ciò che proviene da una mente evoluta e magica. La perfezione dell'opera d'arte si identifica col vigore della passione e dello stile dell'artista che insieme alla fantasia costituiscono componenti essenziali dell'ispirazione artistica.
La comunicazione inizia proprio col comunicarsi e con il saper comunicare, in questo caso come saper comunicare una forma d'arte. Miriadi di forme di arte hanno indotto ad una comunicazione, ma quella che risulta in maggior modo più efficace è senza dubbi l'arte pubblicitaria. E' proprio quest'arte che riesce a colpire l'emotività dello spettatore e a creare uno stimolo "sensazionale" che rimane al di sotto del suo livello di coscienza (sub-cosciente, sublime). Il materiale offerto ai pubblicitari è copioso, ricco di informazioni nelle varie discipline da indagare per le indagini intellettuali di marketing e la creazione artistica al fine di ottenere il feed back di una campagna o promozione dell'oggetto. Oggi le strategie usate per vendere una creazione sono molteplici, gli strumenti da usare sono bollenti, ed è compito del bravo pubblicitario saperli usare manipolandoli con cautela. Attraverso lo strumento, l'ideatore riesce a produrre creazioni artistiche eclatanti. Il processo da seguire è sempre il medesimo...astrarsi...che in qualche modo porta anche l'artista pubblicitario a dover trasferirsi in un altro pianeta. Il concetto di astrazione nell'arte del "vendere" si collima e va di pari passo col concetto di sublimazione. La competenza acquisita da chi deve ideare la pubblicità è data dagli stati di astrazione e sublimazione dell'artista stesso e solo lui è capace di trasmetterli al prodotto da promuovere per persuadere
il fruitore. Le pulsioni emotive della fase di astrazione del pubblicitario vengono, nell'esperienza creativa, deviate dalla meta originaria e investite nell'atto creativo. Pubblicità subliminale, questo è quanto viene proposto ogni giorno da media. Questo è ciò che produce la sublimazione in pubblicità...e anche qua non è forse il senso magico che prevale?...il senso legato all'arte, ma il senso è legato anche alla parola, sublime e magica atta a creare persuasione, il senso è tutto, noi non possiamo sfuggirlo quantomeno scansarlo, è la parte del nostro vero "sé". E se il senso è legato all'arte, alla parola, e al nostro "se", la comunicazione che è parola e magia, è il "sé", comunicare con noi stessi per saper comunicare con gli altri. Avvenga come avvenga...l'interlocutore sappia discernere ciò che vede da ciò che pensa per trovare, nella fase successiva, il prezioso sincretismo tra pensiero e visione che le permetterà di capire i livelli sub coscienti del comunicare con maestosità e magia...

Nelle applicazioni quotidiane di modelli verbali , volti al cambiamento di stati di realtà diversi, una particolare potenza assume la valenza della struttura magica della parola nei processi psicoanalitici ed in quelli socio e psico-terapeutici.
Si può senza dubbio affermare che è in questi campi che la struttura della magia verbale assume il volto più eclatante e più appariscente.
La capacità binaria di costruzione una struttura magica che è divisa in eguale misura tra, il terapeuta e quello che rappresenta, e la parola che egli utilizza per portare in luce il malessere psichico del soggetto che a lui si affida, possiede un potere realmente terapeutico.
Da un punto di vista puramente tecnico, la pratica clinica della psicoanalisi, o della psicoterapia o della socioterapia, affonda le sue radici nel paradigma religioso cristiano.
Appare a tutti gli addetti ai lavori che empiricamente le tecnologie su citate sono essenzialmente "confessioni secolarizzate" a cui alla figura del confessore si è sostituita quella del sociologo, dello psicologo o dello psichiatra.
Il risultato magico non è quello della salvaguardia della vita ultraterrena nell'immagine salvifica della formula "Ego absolvo peccati tuis" recitata dal prete cattolico ma, del benessere "interiore" riconquistato attraverso la rimozione, la comprensione, l'analisi scientifica di un conflitto intrapsichico la cui causa originale è comunque ascrivibile ad un "peccato" che esso possa definirsi "complesso di colpa" o in altro termine.
Il "transfert terapeutico" a cui si riferiva Freud, altro non sarebbe che la capacità carismatica dello sciamano o del sacerdote cristiano di poter dominare i demoni, siano essi ultraterreni appartenenti ad un qualsiasi inferno dantesco, o molto più vicini appartenenti alla nostra sfera psicologica inconscia.
Non ha caso, la frase di rito pronunciata dal sacerdote cristiano ad un peccatore che cercava il modo di confessare qualcosa di doloroso, era : "..guarda nel tuo cuore ..."
O più spesso "...apri il tuo cuore fratello..!!"
Il cuore, inteso come universo emotivo entro il quale ha sede la nostra vita relazionale intima e profonda, e che il terapeuta cerca di penetrare attraverso tecniche verbali indirette e possibilmente indolore.
La magia (come affermava la Satir) ha una sua struttura, ed essa non è molto cambiata sino al nostro oggi, l'abbiamo ereditata interamente dal nostro lontanissimo passato e l'abbiamo poi traslata e trasportata nella nostra evoluzione come un orpello a volte definito inutile ma scaramantico, ingombrante , ma impossibile a rinunciarci, fuori del tempo, e per questo sempre presente, per poi riutilizzarlo cambiandone semplicemente nome e destinazione d'uso.
Spesso è un termine utilizzato per qualcosa di immensamente bello come un frames temporale a cui noi ci aggrappiamo affermando che quel certo momento "..è stato magico..!" In effetti come potremmo definire eventi della nostra vita basilari ed importanti, unici ed irripetibili, grandi e coinvolgenti, straordinari ed illuminanti, se non con l'unico termine che scaturisce istintivamente dalle nostre labbra : magici !

Bibliografia

1) R. Bandler J Grinder "la struttura della magia" Ediz. Astrolabio


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