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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: SCIENZE E PENSIERO
Area: Sociologia

Tra scuola e servizi territoriali.
Un’idea di lavoro in comune per la prevenzione delle dipendenze patologiche negli adolescenti

di Dr. Claudio Poggi e Serena De Gennaro

Ser.T di Molfetta - Dipartimento delle Dipendenze Patologiche
Dr. Claudio Poggi - Sociologo sanitario
Serena De Gennaro - Assistente sociale



Premessa
La legge n. 309 del 1990 (testo unico delle leggi in materia di tossicodipendenza) regola-menta le modalità di svolgimento delle attività di prevenzione delle tossicodipendenze nelle scuole medie superiori, istituendo i Centri di informazione e consulenza e prevedendo la possibilità che gli studenti attuino autonomamente iniziative in tal senso (art. 106). La stessa legge prevede che queste attività vengano svolte in collaborazione con i Ser.T.
In virtù di questo mandato istituzionale, un’équipe del Ser.T di Molfetta, facente parte dell’U.O. di Prevenzione del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche, ha promosso, nell’anno scolastico 2000 - 2001, 7 incontri di aggiornamento sulle tematiche della pre-venzione primaria del disagio adolescenziale e della tossicodipendenza nella scuola, rivolti ai docenti referenti alla salute o responsabili di funzioni obiettivo delle scuole medie superiori di Molfetta e Giovinazzo e agli operatori del Comune di Molfetta impegnati nelle attività del Progetto Giovani.
Una preliminare raccolta di informazioni sul funzionamento dei CIC, effettuata tra i mesi di ottobre e novembre 2000, aveva messo in evidenza l’esistenza di punti in comune tra le varie scuole: la strutturazione dei CIC come sportelli di ascolto del disagio individuale degli alunni; l’utilizzo degli psicologi messi a disposizione dal Progetto Giovani del Comune di Molfetta con funzioni di ascolto e di animazione delle classi su argomenti proposti da alunni e docenti; l’attivazione di progetti sulle tematiche della salute, ma collegati anche, in maniera trasversale, ad altri aspetti della realtà scolastica e adolescenziale, quali la lotta alla dispersione e l’animazione culturale.
Questa effervescenza progettuale, congruente con gli obiettivi definiti nei Piani dell’Offerta Formativa adottati dalle singole scuole, si accompagnava, tuttavia, ad una carenza di comunicazione operativa tra gli istituti dislocati in una medesima area territoriale. Inoltre, le stesse scuole esprimevano bisogni eterogenei e gli operatori del Ser.T percepivano la debole efficacia di interventi informativi e formativi rivolti agli alunni al di fuori di un piano sistematico di attività concordato con le scuole.
La proposta degli incontri di aggiornamento nasce, quindi:
dall’esigenza di riorientare la domanda di intervento che le scuole pongono agli esperti socio - sanitari, definendo meglio aspettative reciproche, ruoli e competenze, e confrontando le rispettive percezioni del disagio adolescenziale;
dalla necessità - speculare - di orientare diversamente l’intervento degli operatori dei servizi territoriali, privilegiando il lavoro di supporto agli insegnanti che hanno responsabilità educative verso gli adolescenti e individuando nelle figure di sistema interne alle scuole (referenti alla salute, insegnanti con funzione obiettivo) gli interlocutori primari;
dalla necessità di trovare intese operative con il Comune di Molfetta, che mediante il Pro-getto Giovani, ha intessuto un rapporto di consulenza con le scuole superiori della zona.
Conseguentemente vengono definiti i seguenti obiettivi:
costituire un gruppo di lavoro stabile, formato da insegnanti referenti delle scuole medie superiori di Molfetta e di Giovinazzo, operatori del Dipartimento delle Dipendenze Patolo-giche dell’AUSL BA/2 e del Comune di Molfetta. Tale gruppo dovrebbe qualificarsi come struttura che facilita la comunicazione e la moltiplicazione di idee, progetti, interventi;
attivare un osservatorio sul disagio rilevato negli adolescenti che frequentano le scuole di Molfetta e Giovinazzo e sull’offerta di opportunità esistenti sia a livello scolastico che a livello territoriale.
Gli incontri sono stati condotti con metodologie interattive che hanno favorito la costruzio-ne, tra i partecipanti, di significati condivisi sulle tematiche del disagio adolescenziale e di strumenti operativi utili per la lettura dei bisogni giovanili e per la progettazione di attività conseguenti
Vediamo come si è articolata la discussione e a quali risultati è giunto il gruppo di lavoro.

Gli incontri.
Gli incontri, indirizzati ad insegnanti referenti per la salute o funzione obiettivo (soprattutto di area 3) sono stati organizzati per moduli. Il seguente diagramma evidenzia il percorso seguito.


MODULO 1             MODULO 2             MODULO 3                    



I partecipanti.
Agli incontri, condotti dagli scriventi, hanno partecipato, anche se non in maniera conti-nuativa, 16 insegnanti e due operatori del Comune di Molfetta.
Esponiamo quanto è emerso nei singoli moduli in cui si sono suddivisi gli incontri
Modulo n. 1: Rapporti interistituzionali e rete - Modelli organizzativi
Dopo un’analisi iniziale delle motivazioni ed aspettative dei componenti del gruppo, i due incontri del primo modulo sono stati riservati all’analisi organizzativa dei Centri di Informazione e Consulenza istituiti nelle scuole e delle modalità con cui insegnanti, alunni e genitori recepiscono le attività e i progetti riguardanti la promozione della salute e la prevenzione del disagio.
Questo tipo di analisi è importante perché permette di evidenziare quali sono le risorse di cui si dispone all’interno della scuola, quali sono le modalità di comunicazione e il clima che si instaura tra i soggetti (alunni, insegnanti, dirigenza, famiglie) che operano nella scuola; quale spazio di manovra e quale riconoscibilità hanno i docenti referenti all’interno della scuola e in rapporto all’ambiente esterno (servizi territoriali, volontariato, ecc.); quali sono i punti critici da migliorare.
La seguente tabella riassume quanto è emerso dal dibattito.



  Aspetti positivi Aspetti critici
Risorse e loro utilizzopresenza di insegnanti con funzione di tutor di classe (rete interna scuola)
collaborazione istituzionale con enti pubblici (Comune) e privato-sociale
contatti informali con figure professionali esterne
presenza di comitato studentesco e rappresentanti di classe
scarso sostegno di enti esterni pubblici (ASL) alle ri-chieste delle scuole
difficoltà ad attivare comitato studentesco, rappresentanti di classe e genitori
pendolarismo elevato
Comunicazione interna e clima attorno al CIC e alle attività di prevenzionericonoscimento del CIC come spazio di ascoltodifficoltà nell’ascolto attivo degli alunni da parte degli in-segnanti preposti
delega allo psicologo esterno di situazioni potenzialmente affrontabili a scuola
tendenza alla confusione dei ruoli
fruiscono dei progetti alunni già motivati
poco sostegno da parte degli insegnanti del Collegio Docenti alle attività del CIC
adesione ai progetti da parte degli alunni a volte formale ed utilitaristica
delega al CIC dei casi difficili
Ruoli e spazio per le figure di sistema (a livello organizzativo) tecnica progettuale ormai con-solidata
disponibilità e delega piena da parte della dirigenza
difficoltà a verificare e a va-lutare i progetti
ambiguità della delega da parte della dirigenza
solitudine del referente

Sono stati, inoltre, focalizzati alcuni concetti:
occorre lavorare nella prospettiva di sedimentare organizzazione, facendo in modo che e-ventuali contatti personali informali che i docenti hanno con enti o esperti esterni alla scuola, diventino patrimonio della stessa istituzione scolastica.
assume particolare valore un’organizzazione "a rete" delle attività svolte dalle varie scuole, in quanto fattore moltiplicatore di iniziative e di progetti. La rete viene concepita come una struttura di comunicazione flessibile, organizzata sulla base di gruppi di lavoro che si formano per specifici interessi e per raggiungere determinati obiettivi.
Modulo n. 2: Disagio, dipendenze e modelli di prevenzione
Ai due incontri partecipa anche il Dott. Mauro Sasso, psicologo del Dipartimento delle Di-pendenze patologiche, che lavora da anni con i CIC delle scuole di Trani e di Bisceglie. L’obiettivo di questo modulo è di mettere a confronto la percezione del disagio degli alunni da parte degli insegnanti e degli operatori dei servizi che lavorano a contatto con gli insegnanti, e a volte direttamente con gli alunni; di individuare quali sono gli ambiti di competenza specifici di queste due figure professionali e i modelli di intervento praticabili.

La discussione che si è svolta ha toccato i seguenti punti:
L’atteggiamento valutativo del docente, tipico della sua funzione professionale, porta ine-vitabilmente a trascurare la possibilità di ascoltare e di aiutare l’alunno relativamente al disagio individuale di cui può essere portatore. Ciò anche per poter preservare un’immagine di equità valutativa nei confronti della classe.
Il Dott. Sasso mette in evidenza che ci sono dei fattori strutturali di disagio, relativi al si-stema scolastico e all’organizzazione della scuola, sui quali i docenti, anche qualora fossero responsabili di particolari funzioni organizzative, non possono intervenire.
Sui disagi che riguardano aspetti relativi allo studio e all’impegno disciplinare il Dott. Sasso ricorda che la motivazione allo studio non può essere creata dalla scuola, ma che la scuola può solo lavorare per rinforzare una motivazione che l’alunno, comunque, deve già avere dentro di sé.
Questo ci ha portato a considerare i limiti oggettivi dell’intervento del docente sui disagi dell’alunno o di una classe, e a individuare precisi ambiti di responsabilità e di competenza. Si tratta, cioè, di essere consapevoli che esistono variabili ambientali e sociali, proprie dell’ambiente di provenienza dell’alunno, che la scuola non può modificare. Tale consapevolezza consente di evitare atteggiamenti di onnipotenza o comunque aspettative troppo elevate che possono essere frustranti per l’insegnante stesso.
L’insegnante deve lavorare sui sintomi che sono specifici rispetto alla propria professionalità. Ad esempio, di fronte ad un calo del rendimento di un singolo alunno, farà bene a chiedersi quali sono le motivazioni che lo determinano. In questo modo si porrà in atteggiamento di "ascolto attivo"; ma non conviene che vada ad indagare oltre, senza una esplicita richiesta in tal senso proveniente dall’alunno stesso. Lavorerà, in questo caso, solo per rinforzare abilità, competenze, motivazioni inerenti la sfera cognitiva e relazionale dell’alunno; ma inevitabilmente "sospenderà il giudizio" sugli aspetti del disagio dell’alunno che non potranno essere da lui direttamente controllati.
E’ stata, inoltre, sottolineata l’afasia comunicativa degli adolescenti in classe e l’indifferenza, lo scarso investimento "affettivo" nell’esperienza scolastica (ma non solo) che sembra essere il tratto tipico dell’odierna generazione di adolescenti - Oltre, quindi, a situazioni di disagio / malessere individuale, esistono anche situazioni originate da una particolare condizione adolescenziale, alle quali generalmente gli adulti attribuiscono una generica connotazione di disagio / malessere, ma che probabilmente i ragazzi stessi non avvertono come tale. Ci si è chiesti quale possa essere l’atteggiamento giusto di fronte a tale percezione. Le opinioni erano discordi: alcuni insegnanti sottolineavano l’esigenza di stimolare i ragazzi al dialogo; altri, come lo psicologo, ribadivano la necessità di lasciare che fossero i ragazzi stessi a creare le condizioni per il dialogo.
In ogni caso l’insegnante non deve adottare, in classe, atteggiamenti amicali, ma deve sviluppare l’autorevolezza che gli deriva dall’avere un ruolo istituzionale e un conseguente potere da gestire. E’ stato sottolineato come, soprattutto negli alunni più giovani, esistano richieste di contenimento disciplinare o comunque di aspettative chiare nel rapporto con gli insegnanti.

Il seguente schema riassume quanto è emerso dalla discussione.


tipologie di disagio   /   competenze e ambiti di intervento    



In relazione alle tipologie di disagio rilevato, le competenze del CIC si suddividono in me-diazione, ascolto/filtro verso i servizi, animazione del piccolo gruppo di alunni nella scuola. I primi due interventi sono di prevenzione secondaria in quanto si attuano su situazioni di disagio già conclamato; il terzo tipo di intervento (l’animazione del gruppo) è di prevenzione primaria in quanto coinvolge tutti gli adolescenti, per contenere l’evoluzione di possibili fattori di rischio per la salute.
Un supporto alla progettazione e all’operatività proviene dagli operatori dei servizi socio sanitari. Essi partecipano al processo educativo in quanto esperti della relazione e facili-tatori della comunicazione. Comunque è da tenere presente la diversità dei ruoli: gli insegnanti, i genitori, gli studenti sono i veri attori del processo educativo; gli operatori dei servizi intervengono come consulenti che sensibilizzano sui temi psico - socio - educativi. Possono garantire anche una funzione più tecnica di ascolto e di lettura del disagio dell’adolescente. Tuttavia è bene che tale funzione venga svolta nelle sedi specialistiche a ciò deputate (i servizi), onde evitare indebite confusioni tra le istituzioni (scuola e servizi) e stigmatizzazioni verso gli alunni portatori di problemi.
Per migliorare la comunicazione tra scuola e servizi sociosanitari, il gruppo ha individuato un duplice ordine di priorità su cui intervenire:
garantire alle scuole un’informazione esaustiva sull’accessibilità dei servizi territoriali dell’AUSL BA/2, al fine di costituire efficaci canali di invio dei casi problematici;
definire meglio la tipologia delle consulenze che i servizi dell’AUSL BA/2 possono offrire alle scuole, differenziando tra consulenze istituzionali che derivano dal mandato legislativo e aziendale e consulenze professionali, che potranno prevedere forme di contribuzione finanziaria da parte delle singole scuole.

Modulo n. 3: Le informazioni per l’analisi dei bisogni e la verifica - valutazione delle attivi-tà. Strumenti operativi
I due incontri del terzo modulo sono serviti a mettere a punto alcuni indicatori utili per la costituzione di un Osservatorio locale sugli adolescenti e sui progetti di prevenzione e di promozione della salute attivati dalle scuole, dagli enti locali e dall’azienda sanitaria.
Prendendo in considerazione i dati correnti, attualmente reperibili nelle scuole, abbiamo definito due aree di indicatori:
indicatori di domanda, che valutano l’esistenza del problema / bisogno;
indicatori di offerta, che valutano l’offerta di progetti e di opportunità.

Indicatori di problema / bisogno - sono suddivisi secondo le tre tipologie di disagio individuate, considerando che alcuni indicatori sono comuni a più di un’area.


Disagio determinato da variabili scola-stiche Tasso % di bocciatura / abbandono per classe
Tasso % assenze / ritardi
Fenomeni di assenze collettive per istituto o singole classi
Tasso % pendolarismo
Disagio determinato dalla condizione a-dolescenziale nella società attuale Partecipazione assemblee (n. medio alunni)
Tematiche affrontate nelle assemblee
Capacità di auto organizzazione dei ragazzi
Problematiche affrontate con le classi (con esperti esterni o no)
Disagio derivante da problemi del singolo alunno N. alunni con elevate assenze o ritardi (per classe)
N. alunni che chiedono ascolto per questioni non strettamente didattiche
(per sesso ed età)
al CIC
a singoli insegnanti
Problemi manifestati nei colloqui di ascolto suddivisi in:
affettività / sessualità
relazioni familiari
relazioni con pari (gruppo o singoli)
rapporto con scuola - formazione
altro

Ovviamente sviluppando indagini ad hoc nelle scuole, sarà possibile costruire indicatori che permettano di avere informazioni più sensibili e approfondite sugli stili di vita giovanili, sulle propensioni al consumo di sostanze, sulla percezione che gli adoloscenti hanno dei rischi connessi a tali pratiche.
Indicatori per il monitoraggio dei progetti di prevenzione

Input = Risorse immesse nel progetto personale docente / alunni / genitori ecc. impegnati nell’organizzazione delle attività
consulenze esterne
ore spese per la progettazione e l’organizzazione
risorse finanziarie disponibili
Processi partecipazione: si misurano le caratteristiche dei partecipanti (es. n. alunni coinvolti come destinatari finali, caratteristiche alunni e tipo di coinvolgimento, ecc.)
reazioni: misurazione dei giudizi pro o contro fatti dai partecipanti al progetto
Output (attività registrazione delle attività svolte (es. per CIC = n. di interventi di ascolto o consulenza; n. incontri con classi; ec)
Outcomes (risultati) cambiamento di conoscenze, atteggiamenti e abilità
cambiamento nei comportamenti


Conclusione e prospettive aperte.
A conclusione degli incontri, gli insegnanti e gli operatori dei servizi e dell’ente locale intervenuti hanno ribadito la disponibilità, per il prossimo anno scolastico, a mantenere ed eventualmente potenziare il gruppo di lavoro che si è costituito. Tale gruppo dovrebbe riunirsi periodicamente per:
Attivare la banca dati / osservatorio sugli adolescenti della zona, utilizzando, in questa prima fase, i dati reperibili nelle singole scuole, nel comune e nei servizi secondo il mo-dello di indicatori evidenziato sopra. Un obiettivo concreto potrebbe essere la pubblicazio-ne del primo numero di un bollettino o foglio informativo, con il contributo delle scuole della zona.
Concordare alcune tematiche relative alla promozione della salute su cui le scuole del territorio possono attivarsi, con la consulenza dei servizi socio sanitari territoriali, sperimentando e confrontando azioni simili. Alcuni spunti:
lavorare sulla percezione che i ragazzi hanno del rischio e della trasgressione;
formare i rappresentanti di classe come opinion leader nella scuola;
incentivare nei ragazzi l’azione volontaria.
Monitorare l’andamento delle suddette attività, fornire idee e supporto ai progetti.
Definire protocolli operativi d’intesa tra AUSL BA/2, scuole ed enti locali, anche i fini della determinazione dei costi per l’utilizzo di prestazioni professionali individuali e/o d’équipe.
E’ stata ribadita, inoltre, l’importanza che l’ente locale mantenga il proprio sostegno a tali iniziative.

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