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PSYCHOMEDIA
SETTING INDIVIDUALE
Psicoanalisi



Giancarlo Gramaglia e Franco Quesito

Il Comitato segreto


LFLP - Laboratorio di Formazione e di Lettura Psicoanalitica
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Di qualche antecedente

L'esistenza del Comitato segreto - è così che Freud ha definito il circolo ristretto dei suoi più prossimi collaboratori, composto da Karl Abraham, Sándor Ferenczi, Otto Rank, Ernest Jones, Hanns Sachs, nel 1919 fu ammesso Max Eitingon - è stato rivelato per la prima volta da Sachs nel 1944 in Freud, master and friend(1).
Dato che Sachs stesso è stato membro di questo gruppo di lavoro contornato da un alone di mistero, gruppo che ha indirizzato e plasmato la costruzione e l'estensione del movimento psicoanalitico in un modo decisivo, occorre valutare i ricordi di Sachs in un modo critico, in particolare in ciò che concerne l'immagine dell'eroe-Freud. Tuttavia le informazioni di Sachs sono preziose per capire il significato della costituzione del movimento psicoanalitico e il processo di istituzionalizzazione della psicoanalisi.
Scrive Sachs che nel 1909 fa domanda alla Società Psicanalitica di Vienna : «Chiesi di essere ammesso come membro in una lettera al dott. Alfred Adler, allora presidente, dando come referenza il nome del prof. Freud. Fui ammesso e mi recai alla successiva riunione con altri due o tre nuovi membri, che come me avevano assiduamente seguito le lezioni di Freud. Il luogo degli incontri era una grande stanza del Medizinische Doktoren-Kollegium, che il gruppo aveva affittato per una sera, il mercoledì, alla settimana[...]. Queste e altre riunioni furono presiedute dal dott. Adler, ma ben presto cominciò a profilarsi il conflitto, che era il risultato delle sue nuove teorie e divergenti vedute. Le sue opinioni erano pienamente spiegate e difese da una parte e interamente discusse e criticate dall'altra. Freud ebbe una parte eminente nella discussione non risparmiò il suo oppositore e non ebbe ritegno di usare parole caustiche e osservazioni mordaci, ma non si abbandonò mai a critiche malevoli. Chiunque abbia preso parte a discussioni di questo tipo, sa che esse hanno la tendenza a perdersi in un labirinto di particolari di secondo piano invece di chiarificare i principi. Grazie all'insistenza di Freud, ciò non accadde. Il risultato netto fu che le teorie di Adler, dopo che egli aveva eliminato l'importanza della sessualità infantile, della rimozione e dell'inconscio, avevano pochissimo in comune con la psicoanalisi. La conseguenza logica fu che abbandonò la società psicoanalitica di Vienna. Alcuni membri se ne andarono con lui; tra questi c'erano quei nuovi che erano entrati con me. La maggior parte di essi non condivideva le vedute di Adler; la loro decisione fu influenzata dalla convinzione che l'intero procedimento violasse la 'libertà della scienza'. Può darsi benissimo che l'incisiva e aspra critica di Freud abbia urtato anime suscettibili e le abbia rese inclini a pensare che Adler avesse ragione di lamentarsi dell'intolleranza[...]. A questo punto non sarebbe fuori luogo spendere una parola sulla 'libertà della scienza', poiché questo slogan è stato largamente usato da quella prima occasione ad oggi e in casi estremi perfino con la pretesa di difendere il 'principio democratico'. Probabilmente non sarà meno usato nel futuro tutte le volte che si procederà a una ripulitura in casa della psicoanalisi. Ciò che ho da dire è l'opinione di Freud, e fra parentesi anche la mia, che l'ho udito esprimere con tanta varietà in tante differenti occasioni che non posso riferire alla lettera le sue parole, ma posso garantirne il senso.
Libertà della scienza significa che chiunque lo desideri può arrivare alla propria opinione su qualunque immaginabile questione senza essere limitato nella scelta delle fonti di informazione o delle forme di ricerca; significa anche che chiunque può formulare e pubblicare queste opinioni e cercare di convincere altri disposti ad ascoltarlo, comunicando i suoi dati e i suoi argomenti. Il pericolo, contro il quale questa libertà deve essere protetta, proviene da coloro che hanno il potere di interferire in essa con la forza e la repressione, sia che si tratti del governo, di un partito politico di una Chiesa o di qualunque gruppo di pressione che riesca a influenzare l'opinione pubblica. I corpi scientifici, se non si servono del nome della scienza per mascherare una propaganda politica o religiosa, non sono interessati alla politica di potenza. Sotto questo aspetto la psicoanalisi è perfettamente al sicuro, poiché è stata ed è ancora oggetto della diffidenza e del sospetto della maggioranza.
La questione di chi debba appartenere o no a un certo gruppo scientifico, non ha nulla a che fare con la libertà della scienza, è una questione di convenienza nel più alto senso della parola. La collaborazione tra scienziati nella forma della ricerca o della discussione può essere feconda solo sé tutti i partecipanti concordano sui principi fondamentali. Quanto più specializzati sono i problemi sotto investigazione, tanto più vasta diventa la sfera di concetti, per i quali è necessario un accordo completo[...]. Conseguentemente, quando uno o parecchi membri di un gruppo scientifico respingono parte della base comune, che era la ragione del loro collaborare, l'unica cosa ragionevole che gli resta da fare è andarsene. Se esitano troppo a lungo, gli altri, il cui lavoro è continuamente impacciato da inutili discussioni, possono, a buon diritto, indicargli la porta. Questo modo di agire non è né una violazione della libertà di pensiero e di coscienza, né un ostacolo innalzato sulla via della ricerca della verità, meno che mai una condanna pronunciata contro gli scismatici. Una discussione sull'ampia base di principi generali, condotta senza discriminazione con chiunque sia interessato all'argomento, può di quando in quando essere utile. Non è certo utile a coloro che sono indotti a cooperare dal desiderio di cogliere nuovi frutti dall'albero della conoscenza, il non accordarsi preventivamente sul luogo dove sorge quell'albero. Conseguentemente, quando i difensori della libertà avranno formato una propria scuola, regolarmente baderanno a che il loro gruppo consista di elementi omogenei; è la sola cosa che possono fare. Nessuno psicoanalista 'ortodosso' si è mai lamentato di non essere ammesso nelle organizzazioni di Adler o Jung. Perché dovrebbe volerlo? -continua ancora Sachs- Talvolta la tensione degenerava in aperta ostilità, tra i singoli membri della società o fra piccoli gruppi. Se non si giunse mai alla formazione di due campi opposti, ciò fu solamente dovuto all'intricato intersecarsi delle varie antipatie personali che erano così complicate e variabili da non consolidarsi mai. Due uomini che hanno in odio un terzo, possono a volte detestarsi tanto, che neanche la loro comune avversione è tanto forte da formare tra di loro un legame. Sarebbe stato ragionevole aspettarsi che un piccolo gruppo, tutto sinceramente e profondamente interessato alla medesima cosa, come in realtà era, e tenuto sotto costante pressione dall'ostilità del mondo esterno, sarebbe stato strettamente legato insieme da un sentimento di cameratismo. Ma non fu così. Gelosie, bellicose rivendicazioni di proprietà, critiche offensive, suscettibilità ferite sprizzavano ripetutamente come fiamme di un fuoco covate sotto le ceneri. Immischiarsi in queste dispute meschine e rimostranze petulanti sarebbe stato un compito senza fine e poco vantaggioso, soprattutto un compito improbo per Freud, il quale, suo malgrado, era divenuto la causa di tutta quell'ostilità. Intanto la mia amicizia con Otto Rank era arrivata tanto vicina all'intimità quanto è possibile con una persona di così estrema reticenza in ogni faccenda personale come egli era. Probabilmente Freud pensava che sarebbe stata una buona cosa avere vicino almeno due uomini disposti a lavorare fianco a fianco senza gelosie e animosità. La nostra amicizia durò finché Rank non volse le spalle a Freud e alla psicoanalisi, e durante tutti quegli anni i nostri buoni rapporti furono di grande aiuto a Freud nel suo compito di mettere su l'Associazione Psicoanalitica e nella redazione della Zeitschrift e dell'Imago . Rank ed io fummo coautori di un libro sulla psicoanalisi applicata, un compendio veramente utile dei primi tentativi di usare la psicoanalisi in molti nuovi campi(2); in seguito lavorammo insieme ripetutamente a diversi scritti e, ciò che era ancora più fecondo, ci scambiammo tutti i nostri piani e le nostre idee, così che ogni prodotto di questo periodo porta qualche segno delle nostre discussioni. Tutto questo finì col libro di Rank sul Trauma della nascita(3). Egli non mi disse una sola parola sulle sue nuove idee fino al momento in cui non mi fece dono di una copia già bell'è stampata del libro, sebbene avessimo soggiornato nella stessa stazione estiva e ci fossimo visti ogni giorno, mentre scriveva il libro»(4).
Seguo ancora Sachs dal suo testo: «Freud mise tutto il fuoco e il vigore della sua natura nel rispondere specialmente a Adler e Jung. Non si stancava mai di trovare nuovi argomenti contro di essi, era sempre pronto a rientrare nella mischia e faceva scendere in campo i suoi discepoli. Questo ardore, molto diverso dal suo atteggiamento verso l'opposizione esterna, non era dovuto al timore che queste nuove teorie fossero più pericolose per la psicoanalisi che l'antica resistenza, né era impressionato dal fatto che questi antagonisti si fossero prima schierati coi migliori suoi discepoli. Ciò che lo muoveva, a prescindere dall'elemento personale, era la preoccupazione che queste nuove idee, lanciate prima sotto il nome di psicoanalisi, avrebbero rimescolato e confuso le cose a tal punto, che sarebbe diventato pressoché impossibile sapere che cosa fosse o non fosse realmente la psicoanalisi. Si deve ricordare che Freud non sopravvalutò mai l'importanza della psicoanalisi perché frutto del suo pensiero; era convinto che fosse una delle scoperte più decisive e di più vasta portata che l'uomo avesse mai fatto sulla via dell'autoconoscenza; riteneva suo inviolabile impegno e sacrosanto dovere tenerla libera e monda da ogni contaminazione. Nel compiere questo dovere era instancabile e inflessibile, duro e affilato come una lama, un 'buon odiatore' quasi al limite dello spirito vendicativo.
Gli 'scismi' più importanti furono quelli di Adler, Stekel, Jung e Rank. L'allontanamento di Stekel non agitò profondi sentimenti, Freud non l'aveva mai preso sul serio, sebbene riconoscesse i suoi vari talenti. La sua calma fu più sorprendente quando lo lasciò Rank, che era stato il suo più stretto e fidato collaboratore per più di vent'anni. Ma aveva osservato che nella formazione del carattere di Rank era avvenuto un cambiamento fondamentale, cominciato al tempo in cui aveva fatto la sua apparizione la mortale malattia del maestro. (Freud si servì della descrizione di questo cambiamento come esemplificazione in uno dei suoi libri, naturalmente senza far capire chi avesse in mente)»(5).

La storia del Comitato attraverso la corrispondenza

La storia del Comitato segreto si sviluppa in tre fasi: dal 1912 fino al '20, dal 1920 fino al '27, e poi dal 1927 fino al '36(6).
Si può prendere conoscenza del primo periodo di lavoro, dopo la creazione del Comitato avvenuta dall'estate del 1912 fino al congresso dell'Aja dal '20, attraverso cinque lettere del Comitato che non presentano ancora le caratteristiche delle lettere circolari. Ma si può vedere come i membri del Comitato di questa epoca discutano ed elaborino in comune la politica dell'Associazione.(7)
La seconda fase rende conto della storia reale di questa istituzione. Di questa epoca, dal 20 settembre '20 fino al 14 marzo '26, sono a disposizione 361 lettere circolari.
Il significato che Freud attribuisce alla creazione del Comitato segreto e l'importanza che ciascuno dei membri assegna al lutto per la 'cosa' comune si traduce nel simbolo dell'anello portante un'iscrizione greca, anelli dei quali Freud offre la pietra a ciascuno dei suoi discepoli in segno di riconoscenza e di stima, e questi, che erano onorati, lo portavano come marchio del loro cameratismo.
La data incerta concerne la fine di questo scambio di lettere circolari che è una indicazione dello smantellamento del Comitato segreto. Ciò è dovuto alla dinamica del gruppo di lavoro ed anche alla dinamica delle relazioni tra Otto Rank e Sigmund Freud da un lato, con i colleghi rivali per un altro verso.
Tra l'arresto progressivo dell'attività epistolare dei membri, dopo che Rank si fu separato da Freud e dal gruppo, e il rinnovamento ufficiale delle corrispondenze esiste una lacuna nelle lettere circolari dell'aprile del '24 al novembre del '26. Questa lacuna di comunicazione fu compensata dall'intensificazione degli scambi epistolari privata dei membri del Comitato con Freud; ciò era già stato rilevato da Ferenczi in una lettera a Freud del marzo del '24.
Almeno tre fatti giocano un ruolo importante nella destabilizzazione definitiva del Comitato: il cancro di Freud del '23, la posizione di Rank del fine '24 inizi '25 e la morte di Abraham nel dicembre del 1925.
A ciò segue una lettera circolare del 26 novembre del 1926 scritta da Anna Freud, sotto la dettatura di suo padre, dove viene cercato e reso possibile un nuovo accordo per ristabilire le lettere circolari.
Così comincia il terzo periodo di lavoro dell'ex Comitato segreto in qualità di Direttivo generale dell'IPA (Associazione Psicoanalitica Internazionale).
Jones così relaziona: «dopo il congresso di Insbruck (1927) noi abbiamo modificato la scrittura del Comitato instaurando il nostro gruppo privato in qualità della presidenza dell'Associazione Internazionale. Eitingon fu nominato presidente, Ferenczi ed io vice-presidenti, Anna Freud segretaria e Van Ophuijen tesoriere»(8).
Hans Sachs abbandona il Comitato.
Questo gruppo dirigente riprende la tradizione delle lettere circolari. Sono 423 le lettere attualmente a nostra conoscenza.

Il signore degli anelli


«Ogni collezione di arte greco-romana comprende alcune pietre incise di un certo pregio che mostrano l'arte e l'ammirabile fattura di quei tempi. Freud possedeva parecchie gemme di questo genere; e siccome gli piaceva avere con sé qualche reliquia della bellezza antica né aveva una incastonata in un anello che portava sempre. Evidentemente era stata modellata per questo scopo e il suo impiego come sigillo risaliva al tempo dell'antica Roma. La figura effigiata era una testa barbuta delicatamente incisa, credo di un Giove, e Freud non si stancava mai di esaminare ogni dettaglio con gli occhi e con le mani. Più tardi donò pietre simili ad alcuni suoi discepoli come segno della sua particolare amicizia e stima. In quel tempo solo un gruppo limitato di intimi ricevette questa distinzione, cioè Abraham, Eitingon, Ferenczi, Jones, Rank ed io. La devozione alla psicoanalisi come nostro predominante interesse comune, il frequente scambio di opinioni e idee, la collaborazione nel creare in movimento psicoanalitico organizzato avevano già fatto molto per tenerci in stretto contatto. Il dono degli anelli aveva un preciso significato simbolico: ci ricordava che ogni nostro reciproco rapporto aveva lo stesso centro di gravità. Ci faceva sentire che appartenevamo ad un gruppo nel gruppo, quantunque senza alcun legame formale o il tentativo di diventare un'organizzazione separata»(9).
E' noto che Freud ci ha insegnato la ricchezza e l'importanza del significato simbolico dell'anello, e non è qui il caso di ritornarci(10). E' il caso forse di tener presente quanto quindi Freud conoscesse questi meccanismi, ed il fatto che ne facesse un così largo uso, non è del tutto indifferente.


Prima fase

Il Movimento psicoanalitico ha raggiunto i suoi obiettivi d'organizzazione attraverso l'elaborazione dei suoi primi statuti nel 1910 con Freud e Ferenczi. Infatti durante il congresso internazionale di psicoanalisi che si svolse a Norimberga nel marzo del 1910, Freud e Ferenczi avevano proposto di portare la sede dell'Associazione Psicoanalitica Internazionale (IPA), fondata durante lo stesso congresso, a Zurigo con Jung presidente a vita con poteri straordinari. Straordinari del tipo che ogni conferenza o articolo doveva essere sottoposto alla sua approvazione. Questa proposta suscitò una forte opposizione nei viennesi, soprattutto in Adler e Stekel. Venne stabilito che il mandato del presidente dell'IPA fosse biennale(11). Inseguito Freud offrì ad Adler la presidenza della Società psicoanalitica di Vienna, ed a lui ed a Stekel l'incarico di capo redattori della nuova Rivista Centrale di Psicoanalisi. La Società Psicoanalitica di Vienna ebbe origine dalla Società psicologica del mercoledì, che già nel 1908 aveva assunto il nome di Società psicoanalitica di Vienna. La rifondazione ebbe luogo il 2 ottobre 1910 in conseguenza della decisione, presa al congresso di Norimberga, di fondare l'IPA.
Un processo di sviluppo istituzionale apparentemente opposto ha preso spazio nel 1912 con la fondazione del Comitato segreto. Questa creazione d'una istituzione informale all'interno di un'organizzazione fu la conseguenza delle tensioni tra Freud ed il suo "delfino" svizzero, Carl Gustav Jung, che tra il 1910 e 1912 incomincia ad allontanarsi da Freud anche sul piano teorico e clinico, e non solo sul piano delle relazioni personali(12). Inoltre c'erano già state le defezioni di Adler e di Stekel.
Scrive Jones nella lettera a Freud 30 luglio 1912: " divento a volte un po' pessimista quando osservo che gli uomini che saranno alla guida per i prossimi trent'anni. Jung abdica al suo trono, Stekel è ovviamente impossibile, persino Rank potrebbe essere ostacolato da considerazioni materiali, a meno che non si possa fare qualcosa per lui, Ferenczi sta correndo un grosso rischio con la Gedanken_bertragung - vera o presunta - e così via. Forse ho torto nel parlare così, ma non posso non desiderare che le cose al vertice raccolte attorno a Lei siano più soddisfacenti. Ci sono tuttavia dei segni che sembrano equilibrare la situazione e le cose miglioreranno sicuramente tra un anno o due. Ferenczi, Rank ed io abbiamo un po' parlato di questi problemi generali a Vienna. Erano piuttosto delusi dell'atteggiamento globale di Zurigo al momento, e hanno addirittura pensato che la loro fede nella causa non era come doveva essere. Eravamo tutti d'accordo su un fatto, che la salvezza poteva trovarsi solo in un'autoanalisi instancabile portata al limite più estremo possibile, eliminando così al massimo le reazioni personali. Uno di loro, mi pare Ferenczi ha espresso il desiderio che un piccolo numero di persone potrebbe essere analizzate in profondità da lei, in modo da poter rappresentare la pura teoria non adulterata da complessi personali e quindi creare all'interno del Verein un gruppo non ufficiale che servisse come centro in cui alti (principianti) potessero venire a imparare il lavoro. Se ciò fosse appena possibile sarebbe una soluzione ideale".
Subito dopo il primo agosto da Karlsbad Freud risponde: "Ciò che ha colpito immediatamente la mia immaginazione è la Sua idea di un consiglio segreto composto dai nostri uomini migliori e affidabili che abbiano cura dello sviluppo ulteriore della psicoanalisi e difendano la causa da persone e incidenti quando io non ci sarò più. Lei afferma che è stato Ferenczi a esprimere questa idea, tuttavia avrei potuto averla io in tempi migliori, quando speravo che Jung avrebbe raccolto intorno a sé una simile cerchia composta dai leader ufficiali delle associazioni locali. Ora mi dispiace dire che tale unione si debba formare indipendentemente da Jung e dai presidenti eletti. Direi che vivere e morire sarebbe più facile per me se sapessi che una tale associazione esiste e sorveglierà la mia creazione. Mi rendo conto che questa idea contiene un elemento infantile, forse anche romantico ma forse la si potrebbe adattare alle esigenze della realtà. Darò libero gioco alla mia fantasia e potrei lasciare a Lei la parte del Censore.
Innanzi tutto: l'esistenza e l'operato di questo comitato dovranno essere assolutamente segreti. Potrebbe essere composto da Lei Ferenczi e Rank, visto che l'idea è partita da voi. Sachs - nel quale ho un'illuminata fiducia malgrado la nostra breve conoscenza - e Abraham potrebbero essere chiamati in seguito, ma solo a condizione che siate tutti d'accordo. E' meglio che io rimanga fuori dalle vostre condizioni e dai vostri impegni, per esserne sicuro manterrò il più completo segreto e sarò grato di tutto ciò che mi comunicherete. Non lascerò trapelare niente sulla situazione prima che lei mi avrà risposto, neppure a Ferenczi. Qualsiasi cosa il tempo a venire potrà portare, il futuro leader del movimento psicoanalitico potrebbe nascere da questa cerchia di uomini piccola ma selezionata, nella quale sono ancora pronto ad avere fiducia nonostante le mie ultime delusioni con le persone. Questo programma costituirebbe un motivo in più per venire a Londra".
Jones risponde il 7 agosto da Londra: " è stata una visione affascinante, se posso dirlo, cogliere la sua immaginazione al lavoro nel fuoco della creazione, e sono molto felice che il suggerimento in questione sia in armonia con le Sue opinioni. Dovrebbe rivelarsi una rigorosa verifica di ciò che la psicoanalisi, compiuta rigorosamente e coraggiosamente, può fare riguardo all'obiettività, e se ha successo deve essere sicuramente una conquista preziosa, e dunque degna di un grande sforzo. Il mio pensiero è che il consiglio dovrebbe essere non ufficiale e informale e quindi necessariamente segreto, nel più stretto contatto con Lei sia per le critiche che per le indicazioni. Fortunatamente l'ultima condizione non è difficile poiché Lei è meravigliosamente avvicinabile e generoso con il Suo sapere e i Suoi consigli come posso testimoniare personalmente con la massima gratitudine. Ciò che dovremmo fare sarebbe eliminare tutto il superfluo dalla teoria, per quanto è possibile, e coordinare i nostri obiettivi inconsci con le esigenze e gli interessi del movimento. Sarebbe impossibile fare ciò in modo approfondito senza la Sua guida costante poiché immagino che, a rigor di termini Lei, il creatore del movimento, sia la sola persona in cui tale coordinamento si compie.
Quando ha occasione di parlare con Ferenczi e Rank spero di sapere che cosa pensino della questione. Nella nostra conversazione l'unico argomento trattato, sollevato credo da Ferenczi, è stato la possibilità che alcune persone fossero analizzate da Lei, di modo che potessero servire da rappresentanti in luoghi diversi per insegnare ad altri principianti. L'idea di un piccolo corpo unito, volto, come i paladini di Carlo Magno, a salvaguardare il regno e la politica del loro sovrano, era un prodotto del mio romanticismo, e non mi sono azzardato a parlarne agli altri prima di averne accenno a Lei. Dobbiamo davvero discutere sul serio di tutta la situazione quando Lei sarà a Londra". L'11 agosto sempre a Karlsbad Freud replica a Jones: " sono contento di apprendere che il gusto per la fantasia non è soltanto mio. Potrei dire una parola sulla questione a Ferenczi quando lo vedrò, ma nell'insieme intendo lasciarla a Lei procurandole materiale per un intrattenimento privato quando sarà a Londra"(13).

Jones fantasticò un gruppo sull'immagine dei paladini di Carlo Magno: un patto tra amici fedeli con un solo obbligo specifico, che chiunque volesse dissentire da uno dei principi fondamentali delle teorie psicoanalitiche, come ad esempio il concetto di rimozione, di inconscio, di sessualità infantile, ecc., promettesse di non farlo pubblicamente, se non prima di aver sottoposto i suoi punti di vista al resto del gruppo(14). Dopo averne parlato con Ferenczi esprime l'idea a Freud il 20 luglio del 1912, al che Freud rispose: il 1 agosto: " ha colpito subito la mia immaginazione la Sua idea di un consiglio segreto composto dagli uomini migliori e più degni di fiducia per seguire gli sviluppi futuri della psicoanalisi e per difenderne la causa contro persone ed avvenimenti quando non ci sarò più...So che c'è anche un elemento fanciullesco e, forse, romantico in questa idea, ma forse la si potrebbe adattare meglio alle esigenze della realtà". Jones nella sua biografia freudiana ometterà di narrare i diversi passaggi e sposterà la sequenza dei tempi attribuendosi l'idea del Comitato, scrivendo che propose di formare attorno a Freud un gruppo di analisti fidati, una specie di vecchia guardia, aggiunse.
La prima riunione del Comitato avvenne il 25 maggio 1913, e Freud stigmatizzò l'avvenimento offrendo a ciascun membro una pietra intagliata antica. Freud aveva al dito un anello con intagliata una testa di Giove, come ci ha già riferito Sachs. Negli anni successivi, dopo che il Comitato si era sciolto, o comunque aveva subito molte vicissitudini, Freud mantenne vivo lo spirito di questi doni regalando pietre intagliate ad altri seguaci, come Marie Bonaparte, Anna Freud, Lou Andreas Salomé, Ernst Simmel, e Arnold Zweig. L'anello regalato allo psicoanalista tedesco Simmel nel 1928 era accompagnato da queste parole. "Un tempo questi anelli erano privilegio e marchio che distinguevano un gruppo di uomini uniti nella loro devozione alla psicoanalisi...Rinnovo la vecchia usanza con te...Le forme possono scomparire, ma il loro significato può farle sopravvivere e cercare di esprimersi in altre forme. Quindi non ti dispiaccia che questo anello rappresenti un ritorno a qualcosa che non esiste più, e portalo a lungo come ricordo del tuo devoto amico Freud"(15).
Il significato che Freud attribuisce alla creazione del Comitato segreto e l'importanza che ciascuno dei membri attribuisce nel lutto della "cosa comune" tradotta nel simbolo dell'anello, conduce il piccolo gruppo ad un cameratismo molto particolare.
La data incerta concerne la fine di questo scambio di lettere circolari, che è un'indicazione dell'affievolirsi fino allo smantellamento del Comitato segreto. Ciò è dovuto alla dinamica di questo "gruppo di lavoro" che rispecchia anche la dinamica relazionale tra Otto Rank e Sigmund Freud da una parte e i colleghi rivali tra loro dall'altra. Tra l'arresto progressivo dell'attività epistolare dei membri, dopo che Rank si fu separato da Freud e dai suoi colleghi, e il rinnovamento ufficiale della corrispondenza, esiste una lacuna nelle lettere circolari (dall'aprile del 1924 al novembre del 1926). Questa lacuna di comunicazione fu compensata dall'intensificazione degli scambi epistolari privati dei membri del Comitato con Freud. Quest'ultimo aspetto era già stato evidenziato da Ferenczi in una lettera a Freud del marzo del 1924.

Seconda fase 1920

Riprendiamo nuovamente Sachs con il suo racconto: " Freud cambiò questo stato di cose durante il Congresso dell'Aja, nel 1920, che per più aspetti segnò l'inizio di una nuova era per il movimento psicoanalitico.[...] Il mondo del dopoguerra sembrava bramoso di tutto ciò che era opposto ai modelli dell'anteguerra. I germi di una rivoluzione morale chiedevano una nuova ideologia, o almeno, una nuova razionalizzazione, e la psicoanalisi, con qualche spuntatina qua e là, sembrava predestinata a questo ruolo. Freud, però, non ricambiava l'entusiasmo che intendeva fare di lui il gonfaloniere della marcia verso un ordine nuovo e migliore. Si rifiutava di contribuire a fare della psicoanalisi lo strumento per altri scopi che non fossero lo studio e la migliore comprensione possibile della mente umana. Sapeva troppo bene che coloro che ora cantavano 'Osanna' con la voce più alta, sarebbero stati primi a gridare 'Crucifige', appena fossero cambiate le tendenze dell'epoca.
I più del nostro piccolo gruppo erano stati separati gli uni dagli altri prima della guerra, poi dalle altre barriere dei nuovi confini e dalle interrotte comunicazioni. Durante gli ultimi due anni di guerra, io solo sono rimasto con Freud a Vienna, Rank era a Cracovia sotto le armi, Ferenczi ed Eitingon erano medici nell'esercito austro-ungarico. Abraham faceva il suo dovere come medico nell'esercito tedesco ad Allenstein, nella Prussia orientale. Al congresso di Budapest (autunno 1918), la mattina prima che cominciassero i lavori, avevo sputato molto sangue, una conseguenza della fame sofferta durante gli ultimi anni della guerra. Fu la fine del periodo in cui ebbi le migliori occasioni di intimità personale con Freud. Per molte sere avevo avuto lunghi colloqui con lui, ma quelle volte non potei farne gran uso. La mia giustificazione dico che ero debole, denutrito e sofferente per i rapidi progressi della tubercolosi. In quelle condizioni non era facile concentrarsi e seguire le idee di Freud o dare qualche contributo originale alla discussione, mentre eravamo seduti nello studio non riscaldato, chiusi nei nostri cappotti e guanti, coi cappelli in testa, a stomaco vuoto e con le mani coperte di geloni, come succedeva spesso a Vienna nel 1917 e nel 1918. Il giorno dell'armistizio ero partito per la Svizzera per curarmi la tubercolosi dove stetti due anni. Rank venne a trovarmi nella primavera del '18 e fummo presto raggiunti da Ernest Jones che la guerra aveva separato dal resto di noi. Jones ed io riprendemmo senza difficoltà i nostri contatti dove li avevamo interrotti cinque anni addietro, nel maggio del 1914, quando ero stato suo ospite a Londra. Nei mesi che precedettero il Congresso del 1920 era stato predisposto che avrei lasciato la Svizzera e sarei andato, non a Vienna ma a Berlino, dove Abraham ed Eitingon, insieme a Simmel, avevano fondato un istituto e una clinica psicoanalitici. Il risultato fu che vi lavorai come docente e analista didatta.[...] All'Aja nel settembre del 1920, Freud ci convocò tutti sei e ci spiegò un piano che aveva elaborato nei particolari. Da quel momento in poi avremmo formato un gruppo coordinato, ma rigorosamente anonimo. Il futuro della psicoanalisi non doveva essere lasciato al caso né esposto alla faziosità o all'ambizione personale. Sarebbe stato nostro dovere dirigere il movimento, che andava sempre più allargandosi, unendoci e agendo secondo piani preordinati. Per questi scopi avremmo dovuto usare la nostra influenza personale e la nostra solidarietà, non appoggiarci all'autorità conferita dall'ufficio e dal titolo. Per poter fare il nostro lavoro indisturbati, l'esistenza della nostra organizzazione doveva essere tenuta segreta. Il nostro circolo doveva essere ritenuto già completato, una volta per tutte, senza ulteriore collaborazione da parte di altri membri.
Difficilmente Freud usava tante parole. Lo scopo per cui questa associazione fu progettata era stato discusso fra noi tanto spesso che non era necessaria una lunga spiegazione. Ma ignoravamo totalmente il modo in cui doveva essere realizzata, e su questo Freud fu più esplicito.
Siccome vivevamo in quattro posti differenti (Freud e Rank a Vienna, Abraham, Eitingon e io a Berlino, Ferenczi a Budapest, Jones a Londra), avremmo dovuto stabilire una relazione epistolare a intervalli fissi, non troppo lunghi, con lettere circolari, così che ogni membro del gruppo avrebbe scritto e avuto la possibilità di leggere ciò che era stato scritto a tutti gli altri. Queste lettere avrebbero dovuto includere tutto ciò che atteneva al nostro comune interesse: relazioni su ciò che accadeva nelle organizzazioni locali e altri fatti concernenti lo sviluppo della psicoanalisi; questioni, commenti, consigli, discussioni destinati a chiarire problemi correnti e tracciare una linea generale per la nostra condotta; presentazione e dibattito di nuove idee scientifiche e, infine cose personali, piani e progetti, desideri e lagnanze. A ogni congresso ci saremo incontrati e saremmo rimati insieme per alcuni giorni. Se necessario, si sarebbe dovuto preparare un incontro di tutto o una parte del gruppo fra un congresso e l'altro (i congressi avevano luogo ogni due anni).
Tutti accettammo il piano con entusiasmo. Esso dava, con una organizzazione pratica e di senso comune, il sapore di una società segreta di scolari, quanto bastava per renderla attraente senza farla diventare ridicola. Ce la mettemmo tutta e la cosa funzionò soddisfacentemente per cinque anni. La nostra associazione giovò al movimento psicoanalitico, infatti quegli anni, dal 1920 al 1925, furono il periodo di pace e progresso nella sua storia. Attriti interni di natura personale furono il primo sintomo della rottura. Poi Rank ci sorprese con la pubblicazione della sua scoperta che tutti i sintomi nevrotici ed altro ancora, erano dovuti al trauma della nascita. Gli altri, eccetto Ferenczi criticarono aspramente il libro, i suoi metodi e le sue teorie. Freud tentò per un momento di interporsi, ma con poco successo, poiché l'abisso fra le nuove opinioni di Rank e la teoria psicoanalitica si faceva sempre più evidente. Freud stesso, a quel tempo, aveva appena subito la prima, incompleta operazione e non si aspettava di vivere più di un anno. Seguì il cambiamento di residenza di Rank da Vienna a Parigi e, come catastrofe finale, la morte di Abraham, che ruppe il migliore anello della nostra catena. Quelli che rimasero, tentarono per un po' di tenere un rapporto epistolare, ma in vano, la nostra alleanza aveva perso la sua vitalità [...].
Nel 1926, nel settantesimo compleanno di Freud, i superstiti del gruppo dei sette anelli, Etingon. Ferenzci, Jones ed io ci incontrammo a Vienna ed andammo insieme a trovarlo non solo per felicitarci con lui, ma anche per trattare alcuni affari importanti"(16).


Alcuni cenni sulla vita dei protagonisti del Comitato segreto della prima fase(17)


Karl Abraham (1877-1925)

Medico tedesco, nasce a Brema e muore a Berlino. Di antica famiglia ebrea studia medicina in varie città della Germania, sposa nel 1906 sua cugina Hedwing Burnier. Avranno due figli, la figlia Hilda diventerà psicoanalista. Effetua la sua formazione psichiatrica a Berlino poi a Zurigo alla clinica Burgholzli da Eugen Bleurer, il medico capo di Karl Justav Jung.. Conduce una vita di un libero pensatore liberale, equilibrato, coltivando la passione per le lingue, E' a Zurigo che si famigliarizza con gli scritti di Freud, occupandosi anche di psicosi. Nel 1907 invia il testo di una sua conferenza tenuta a Francoforte a Freud, questi l'apprezza molto e da questo scambio inizia una relazione tra i due uomini che durerà diciotto anni fino a che Freud scriverà l'ultima lettera alla vedova: "io non ho nessun sostituto per Lui e nessuna consolazione per Lei.". Già nel 1907 apre lo studio di neurologo a Berlino e si reca a Vienna dove Freud lo introduce nella Società del mercoledì. Nel 1910 fonda a Berlino l'Istituto di psicoanalisi. Fu un pensatore clinico di grande solidità, possedeva una notevole capacità organizzativa, ebbe la presidenza dell'Associazione Psicoanalitica Internazionale dal 1918 al 1925 . Negli anni '20 era Berlino per costruire il miglior apparato formativo allora esistente in ambito psicoanalitico. Tra i suoi allievi più illustri: Helene Deutsch, Edward Glover, Melanie Klein, Sandor Radò, Theodor Reik, Karen Horney, Hans Lieberman, Ernst Simmel, Felix Boehm, Carl Muller-Braumschweig.
Visse 48 anni.


Otto Rank (Rosenfeld) (1884-1939)

Nasce a Vienna e muore a New York. Austriaco di origine ebrea, terzo figlio della famiglia Rosenfeld. La ribellione contro il padre lo conduce alla decisione di cambiare cognome. Completati i primi studi, dovette guadagnarsi da vivere lavorando come operaio e poi impiegato. L'impellente bisogno di esprimere le sue capacità lo spingeva a passare molto tempo nella lettura di testi i più diversi: Stendhal, Dostoevskij, Darvin, Goethe (imparò a memoria il Faust), Nietzsche, Schopenhauer, ed Ibsen. Alfred Adler era medico di casa Rosenfeld, e nelle sue visite dev'essere venuto a conoscenza delle idee del giovane Otto, tanto che si offrì di presentarlo a Freud. Nel 1906 avviene l'incontro decisivo per la vita di Otto: scriveva lui stesso, tre anni prima, che c'è nella vita di molti uomini un evento occasionale che ha un'influenza determinante e indirizza il loro sviluppo. Freud ebbe subito per lui una forte simpatia, e pieno riconoscimento per le sue attitudini intellettuali. E' molto probabile che l'incontro con Rank abbia avuto un peso non indifferente sulla decisione di cambiare delle informali "Serate psicologiche del mercoledì sera" in "Società psicologica del mercoledì". Il 3 ottobre del 1906 veniva nominato segretario e stipendiato. Assolse il suo incarico in modo competente e con grande abilità. Di contro trovò nel professore un protettore discreto e riservato, oltre ad una guida ed ad un riferimento certo. Ottenne il suo dottorato all'Università di Vienna nel 1912: fu il primo candidato ammesso con un soggetto di tesi d'interesse psicoanalitico. Non disponeva di una approfondita esperienza clinica, e si decise ad esercitare analisi infantili solo dopo la guerra. Durante il servizio bellico a Cracovia conosce Beata Tola Mincer con la quale si sposa. Regolarmente ogni giovedì sera cenava con Freud. Anche Tola Rank divenne subito membro della famiglia Freud, quasi come nuora adottiva, ed entrò nella cerchia viennese come collaboratrice di Imago, di cui Otto Rank ed Hanns Sachs erano i responsabili.
Raggiunge presto un elevato grado di cultura, divenendo il più competente studioso delle applicazioni della psicoanalisi all'arte, alla letteratura, e alla mitologia. In un colloquio con Anais Nin traccia un quadro dei perché tra il 1923-1926 prende altre vie: "ho visto troppa psicoanalisi con Freud e i suoi discepoli, divenire pontificale e dogmatica. Ecco perché sono stato ostracizzato dal gruppo originario. Incominciò ad interessarmi l'artista, incominciai ad occuparmi di letteratura, dalla magia delle parole. Non mi piaceva il linguaggio medico, è sterile. Studiai mitologia, archeologia, teatro, pittura, scultura, storia. Ciò che restituisce vita al fenomeno scientifico è l'arte"(18).
Visse 55 anni.


Ernest Jones (1879-1958)

Medico inglese, nasce a Glamorgan, nel Galles, e muore a Londra. Vissuto in una famiglia piccolo borghese gallese, fece la sua formazione medica alla University-College Hospital di Londra. Ottenne il suo diploma di dottorato in medicina nel 1900 con medaglia d'oro. Nel 1906 col suo amico Wilfred Ballen Lewis Trotter scopre gli scritti di Freud. S'interessa alla lingua tedesca e si occupa di neurologia e psichiatria tedesca a Monaco. Nell'aprile del 1908 visita Vienna con Abraham e Brill, incontrando Freud per la prima volta. Ne approfitta per parlare del modo di tradurre e di far conoscere l'opera freudiana al mondo anglo-americano. Arrivavano dal primo Congresso Internazionale Psicoanalitico di Salisburgo dove Jones aveva tenuto una relazione sulla "la razionalizzazione nella vita di ogni giorno". Nel 1909 decide d'emigrare in Canada, in parte per una serie di gravi problemi che rischiano di spezzare la sua carriera a Londra, diventa professore associato di psichiatria all'Università di Toronto. In Canada fu in contatto con dei neurologi e degli psichiatri americani. Diventa redattore capo aggiunto di un importante giornale di Morton Prince di psicologia nel quale pubblica diversi articoli di psicoanalisi; inoltre organizza l'American Psycoanalytic Association che raccoglie gli psicoanalisti dispersi attraverso gli Stati Uniti. Accompagnerà Freud Ferenzci e Jung nella loro tournée delle conferenze alla Clark University. Dopo una corta analisi personale con Ferenczi nel 1913 riguadagna nello stesso anno la Gran-Bretagna, dove fonda a Londra la Società di Psicoanalisi. Nel corso delle prima guerra mondiale continua a praticare l'analisi a Londra, tenendo conferenze sulla psicoanalisi e, tenendo conferenze sulla psicoanalisi, si adopera per diffondere la nuova disciplina presso il corpo medico e il grande pubblico. Nel 1919 fonda la British Psycho-Analytical Society. Avendo perso la sua prima moglie nel 1918, sposa nel 1919 Viennoise Katherine Yokl. Poco dopo crea l'International Psycoanalytical Press in collaborazione con Hogarth Press, inoltre fonda anche l'International Jurnal Of Psyco-Analysis che dirigerà dal 1929 al 1939 e coordina l'equipe dei traduttori costituita da James e Alix Strachey, Joan Riviere e John Rickman che mette in cantiere la prima traduzione sistematica in inglese delle opere di Freud. E' a Jones che noi dobbiamo negli anni 20 l'idea di una Standard Edition del corpo freudiano e di un vocabolario tecnico della psicoanalisi.
Jones avrebbe avuto un ruolo fondamentale nell'aiutare Melanie Klein a installarsi in Gran Bretagna nel 1926. Tra le due guerre fu praticamente il padrone della psicoanalisi in Gran Bretagna, e contribuì abbondantemente ad organizzare il movimento psicoanalitico internazionale. Conduce una importante battaglia per far passare lo statuto scientifico della psicoanalisi in Gran Bretagna; inoltre difende il punto di vista di Melanie Klein contro le severe critiche di Freud e di sua figlia Anna. Ciò nonostante Jones presiede l'International Psycoanalytical Association (IPA) a partire dal 1932 fino al 1949. Durante la persecuzione nazista egli aiutò molti colleghi ebrei; oltre ad occuparsi della partenza di Freud e della sua famiglia da Vienna nel '38. Jones passa alla storia per essere stato probabilmente il più fine organizzatore e politico della prima generazione dei discepoli di Freud. E ciò è sicuramente vero: senza il suo prodigioso sforzo di lavoro la psicoanalisi non avrebbe potuto imporsi nel mondo anglo-americano e sulla scena internazionale.
Visse 79 anni.


Sándor Ferenczi (1873-1933)

Medico ungherese, neurologo, nasce a Miskolc e muore a Budapest. E' l'ultimo di undici figli di un librario stampatore, di famiglia ebrea originaria della Galizia. Orfano di padre a quindici anni compie gli studi di medicina a Vienna, ottenendo la laurea nel 1894. Pratica subito all'ospedale di Budapest e poi si specializza in neurologia. A partire dal 1899 collabora alla rivista medica "Terapeutica", e i suoi articoli mostrano già un interesse per la psicologia.
Il 2 febbraio del 1908, accompagnato da un altro medico ungherese, fa la prima visita a Freud. Da allora la loro amicizia è profonda, ed intima, basti pensare che si scambiarono 1250 lettere in venticinque anni, d'una importanza fondamentale per la storia della psicoanalisi.
Ferenzci partecipa al primo congresso degli psicoanalisti che si tiene a Salisburgo il 27 aprile del 1908 con una sua relazione intitolata Psicoanalisi e Pedagogia. E' molto attivo nel far conoscere la psicoanalisi in Ungheria, ha molti buoni amici tra scrittori e artisti, e prende parte alla vita culturale di Budapest tenendo anche molte conferenze. Nel 1909 accompagna Freud e Jung negli Stati Uniti; nel 1910 su suggerimento di Freud propone, al II congresso internazionale di psicoanalisi che si svolse a Norimberga, la creazione dell'Associazione Psicoanalitica Internazionale (IPA) con Jung come presidente. Nel 1913 fonda l'Associazione psicoanalitica ungherese, tra cui c'è anche Sandor Rado. Nello stesso anno Ernest Jones intraprende un'analisi con lui. Già nel 1911 affiorano dei suoi problemi personali nelle scelte affettive, avendo delle esitazioni interminabili tra l'amore di Gizella Palos, una donna sposata, ed Elma la figlia della stessa Gisella. Ferenczi sollecita una analisi per se stesso presso Freud. L'analisi avrà luogo in tre periodi per qualche settimana, l'una nel 1914 e le altre due nel 1916. Il primo periodo d'analisi è troncata dalla prima guerra mondiale, dove sarà chiamato ad intervenire. Ferenczi finirà per sposare Gizella nel 1919 senza tuttavia perdonare a Freud d'aver influito sulla sua decisione. Nel 1916 prende in analisi Géza Róheim e Melanie Klein e svolgerà un ruolo importante nello sviluppo dei loro talenti.
Il settembre del 1918 segna l'apogeo della psicoanalisi in Ungheria: il V° congresso internazionale è organizzato a Budapest, con la partecipazione dei rappresentanti delle autorità, interessati ai lavori degli psicoanalisti sulle nevrosi da guerra. Nel corso del congresso Ferenczi è eletto presidente dell'IPA; qualche mese dopo, a causa dei movimenti politici e sociali in ungheresi - il paese è ormai indipendente dall'Austria - la presidenza dell'IPA passa a Ernest Jones.
A partire dal 1919 Ferenczi si dedica esclusivamente ai suoi pazienti ed allo sviluppo della psicoanalisi. Nel 1925, con Vilma Kovacs, una delle sue analizzande ed allieva, studia le modalità per una formazione psicoanalitica; e nel 1931 fonda un policlinico psicoanalitico a Budapest del quale sarà direttore.
Nel 1924, in collaborazione con Otto Rank, pubblica Prospettive di sviluppo della Psicoanalisi (Entwicklungsziele der Psychoanalyse): l'opera verrà aspramente criticata principalmente da Abraham e Jones, ed inseguito anche da Freud. Allorchè Rank rompe i legami con Freud, Ferenczi riafferma la propria posizione col maestro, e pubblicherà un articolo critico sui lavori di Rank. Nello stesso anno edita Thalassa, un'opera molto apprezzata da Freud per la sua ispirazione lamarchiana.
Nel 1926-1927 passa sei mesi negli Stati Uniti per fare conferenze e formare candidati, medici e non. La sua presa di posizione in favore della psicoanalisi laica gli aliena una buona parte della comunità psicoanalitica americana, che era arroccata su posizioni esclusivamente medicali della psicoanalisi.
Le esperienze tecniche di Ferenczi tra il 1928 ed il 1932 hanno lo scopo di mettere la psicoanalisi alla portata dei pazienti che presentano dei disturbi a livello pregenitale, creando però dei dissidi tra lui e Freud. Questi conflitti segneranno l'ultimo periodo della sua vita, e finiranno per coinvolgere tutta quanta la comunità psicoanalitica. Tiene la sua ultima conferenza dal titolo Confusione della lingua tra il bambino e l'adulto al congresso di Wiesbaden nel 1932. Sofferente già di anemia perniciosa muore il 22 maggio 1933 a Budapest. Visse 56 anni.

L'apporto di Ferenczi alla teoria ed alla tecnica psicoanalitica è importante, perlomeno dal punto di vista storico -che non è poco- anche per capire l'attualità del suo pensiero.
Sul piano teorico egli ha introdotto il concetto d'introiezione, è stato il primo ad usare il modo d'approccio della relazione d'oggetto, ed ad elaborare delle teorie sul trauma e sulla regressione.
Ferenczi pensava che non era il paziente che doveva rientrare nelle categorie dell'analizzabile, ma toccava all'analista trovare la tecnica adeguata adatta al paziente.
Egli ha successivamente elaborato:
1) una tecnica detta attiva dove l'analizzante è invitato a fare ciò che può favorire le sue associazioni libere o ad astenersi di fare ciò che le potrebbe frenare; poi, per rimediare all'autoritarismo della tecnica attiva
2) la tecnica dell'elasticità e della permissività, nel corso della quale, spingendo la tolleranza della regressione fino agli estremi limiti, si è sforzato di permettere al paziente traumatizzato di fare l'esperienza d'un nuovo accoglimento dei propri sintomi
3) l'analisi reciproca, presto abbandonata, ritenuta un risparmio con dei pazienti dalle conseguenze delle incomprensioni e dei punti ciechi dell'analista.
Ferenczi occupa un posto nello sviluppo del movimento psicoanalitico. Ha contribuito alla conoscenza e all'estensione mondiale della psicoanalisi, nonostante i disaccordi avvenuti con Freud negli ultimi anni.
Grazie agli sforzi di Michael Balint, per editare l'insieme delle sue opere e la comparsa nel 1985 del Diario, (Giornale clinico) è possibile accedere oggi al pensiero di Ferenczi, sicuramente dimenticato dalla prima storiografia psicoanalitica(19).


Hanns Sachs (1881-1947)

E' dottore in giurisprudenza, nasce a Vienna muore a Boston. E' figlio di un avvocato ebreo di famiglia originaria della Boemia. Appartiene all'ambiente intellettuale ebraico di Vienna. Loquace, acuto, ed esuberante aveva una propensione per le barzellette ebraiche. Di corporatura robusta, non alto, amava il cibo, il vino e le belle donne. Dopo gli studi di diritto all'Università di Vienna ottiene il dottorato nel 1904 e comincia a esercitare come avvocato. Segue le lezioni di Freud dell'Università, e poi nel 1909 è ammesso alla Società del mercoledì. Aveva alle spalle una breve esperienza matrimoniale, ma la cosa era nota a pochi. Scapolo impenitente, nel 1919 abbandona l'attività legale, e decide di lavorare come psicoanalista non medico. Sebbene privo di precedenti esperienze cliniche, Sachs fu uno dei primi a dedicarsi interamente alla formazione dei futuri analisti. A proposito delle analisi didattiche egli scrisse: "Le religioni hanno sempre richiesto un periodo di prova, o noviziato, a quanti tra i devoti desiderano dedicare tutta la propria vita al servizio del sopra mondano e sovrannaturale, a coloro, in altre parole, che sono destinati a diventare preti o monaci...E' evidente che l'analisi richiede qualche cosa di analogo al noviziato ecclesiastico"(20). Si trasferì a Berlino nel 1920, dove venne fondato il primo istituto per la formazione psicoanalitica.
Tra i suoi analizzati: Erich Fromm, Franz Alexander, Edwing Boring, Gregory Zilboorg, Karen Horney e John Dollard.
Nel 1932 venne invitato a Boston, dove avevano un urgente bisogno di un analista didatta. E vi rimase per il resto della sua vita, apprendendo le tristi notizie che molti dei suoi parenti ed amici non erano scampati all'olocausto nazista. Leggendo il suo libro sul suo maestro ed amico, si ha la testimonianza dell'amore incondizionato, che vuol dire non analizzato, che Sachs porta per Freud.
Visse 65 anni.


Max Eitingon (1881-1943)

Dottore in medicina, nasce nel 1881 a Mohilev in Russia e muore a Gerusalemme nel 1943. Figlio in una famiglia ebrea-ortodossa, dove suo padre ha un importante commercio di pellicce con succursale a New York. La famiglia s'installa in Germania a Lipsia quando lui aveva 12 anni.
Fu co-fondatore del Policlinico Psicoanalitico di Berlino (1920-1933). Direttore e mecenate della Verlag Edizioni Psicoanalitiche Internazionali (1921-1930), Presidente dell'Associazione Psicoanalitica Internazionale (1927-1936), fondatore della Società Psicoanalitica della Palestina (1934), e poi dell'Istituto Psicoanalitico d'Israele.
Nel 1902 inizia i suoi studi di medicina per poi finire al Burghölzli di Zurigo, da dove Eugen Bleuler lo invierà da Freud con un paziente e con il compito d'indagare che cosa uno psichiatra possa imparare dalla psicoanalisi. Il verbale della Società di Vienna, redatto da Otto Rank, registra la presenza di Eitingon alle riunioni del mercoledì sera del 23 e 30 gennaio 1907. E' il primo medico di questa prestigiosa clinica ad incontrare Freud: funzionerà un po' da intermediario tra Freud e la psichiatria, ma lui domanda ugualmente una consultazione a titolo personale. In seguito, nel 1908 e nel 1909, seguirà un'analisi di cinque settimane in un quadro del tutto particolare: passeggiando di sera con Freud. E' la prima analisi didattica!
Alla fine della prima guerra mondiale va a Berlino dove si vota completamente alla causa psicoanalitica, dopo essere stato il primo ad avvicinarsi a Freud ed a raccogliere le sue confidenze.
Max è una sorta di amministratore dell'impresa freudiana, aiuta Freud e la sua famiglia inviandogli dei soldi e degli approvvigionamenti compresi i sigari! Sembra che abbia rimpiazzato Anton von Freund al Comitato segreto e né continua la sua opera filantropica. Nel 1920 riesce a costruire a Berlino il Policlinico Psicoanalitico affidandone il progetto al figlio di Freud, Ernst. Finanzierà il policlinico fino al 1930 assumendone la dirigenza con l'aiuto di Karl Abraham e Ernst Simmel. Il policlinico è il primo centro al mondo per le cure psicoanalitiche gratuite e il trattamento dei pazienti con il metodo freudiano, dove nell'istituto si formavano i giovani analisti
Seguendo i suoi sentimenti sionisti su consiglio di Freud nel 1933 emigra in Palestina. Vi fonda l'Associazione Psicoanalitica ma non riuscirà ad ottenere una cattedra di psicoanalisi all'Università ebraica di Gerusalemme malgrado l'appoggio di Freud.
Nel 1938 è chiamato in causa in un processo parigino per "l'affare Plevitska_a"(21).
Visse 62 anni.


Anton von Freund (1880 - 1920)

Nato a Budapest, é morto a Vienna. Figlio di un ricco industriale di successo che impiantò numerose birrerie. Eminente personaggio di Budapest, fa un'analisi da Freud, e finanzia la causa freudiana con danaro. In particolare, alla sua morte repentina, dispone un lascito per la casa Editrice Verlag e per il Policlinico analitico di Budapest. Al momento non ci è chiaro se facesse parte del comitato segreto, e se lo fosse, quando sia venuto a farne parte.


Alcune considerazioni

Nel capitolo "Dissensi (1921-1926)" della Vita e opere di Freud, Jones ricostruisce la storia della rottura con Rank e Ferenczi, ma la sua descrizione dei fatti sembra essere capziosa. Egli ricorre alla patologizzazione dei due colleghi, insinuado nel lettore l'idea che tutto ciò che successe derivasse dall'instabile personalità di Rank e Ferenczi(22).
Partiamo dal suo contrasto con Rank. L'amicizia tra Jones e Rank sembra incrinarsi nel 1921/22 ed è di questo periodo la lettera indirizzatagli da Freud che l'accusa d'essere la causa dei dissapori interni al Comitato(23) e la successiva di tre mesi dopo(24) con la quale, invece, gli rimprovera il tempo perso e la mancanza della pubblicazione delle sue opere in inglese. Circa questa lettera esiste un curioso scambio di atti mancati: Jones nella sua Vita e Opere di Freud data la lettera all'inizio del 1922 e accredita a Freud uno scambio di anno (la lettera riporta gli auguri per il 1923, commentati con un "sic" da Jones). Nella edizione italiana dell'epistolario Freud-Jones la stessa lettera viene datata 7 gennaio 1923, quindi gli auguri di Freud sarebbero tempestivi, eppure viene rimarcato l'elemento equivoco della data incerta tra il 1922 e il 1923, così non si capisce più a chi sia attribuibile l'atto mancato. Sarà cosi che Jones potrà raccontare dettagliatamente a Freud che il vero artefice dei ritardi è Rank, ottenendo l'inimicizia di quest'ultimo e di far sorgere il sospetto a Freud circa l'operato di Rank.
Le questioni della Press e del Verlag furono discusse dal Comitato dopo il Congresso di Berlino nel settembre 1922 e si arrivò alla separazione degli incarichi inerenti le pubblicazioni con l'anno 1923, fatidico per la vicenda. In quest'anno, infatti, Freud fu operato del cancro una prima volta in aprile e una seconda in ottobre. Il Comitato s'incontrò nell'agosto a S. Cristoforo nel trentino, appunto tra le due operazioni, nel tentativo di una conciliazione, che nei fatti non avvenne e che portò invece allo scontro tra Rank e Abraham.
Il testo di Rank e Ferenczi Prospettive di sviluppo della psicoanalisi (Entwicklungsziele) fu pubblicato alla fine del 1923.
Di Jones s'intende tutto il suo rancore d'allora sul conto di Rank. Egli si servirà della storia della stampa e dell'editoria per indicare le forme patologiche della nevrosi di Rank.
Non possiamo tralasciare di annotare che - contrariamente alle abitudini dei membri del Comitato - questo lavoro dell'Entwicklungsziele non fu letto prima della pubblicazione da alcun membro, tranne che da Freud, il quale - come afferma anche Jones - lo aveva approvato e commentato con gli autori prima della stampa.
In questa fase si inserisce la questione posta dal libro di Mady Jeannet-Hasler, circa il concorso e la sua sorte(25). Jones afferma che l'opinione di Freud sull'Entwicklungsziele mutò ben presto e, ricordando la lettura fatta da Ferenczi di uno stralcio del libro il 2 gennaio 1924 alla Società di Vienna, riporta che Freud scrisse che "la lettura aveva lasciato una strana impressione nell'uditorio"(26). Il commento di Freud era centrato sulle questioni della tecnica e colpì moltissimo Ferenczi, che si era impegnato nell'illustrazione della sua "tecnica attiva".
Buona parte della storia successiva si svolge intorno alle questioni della tecnica; è quindi utile rilevare che lo stesso Freud dice di non aver scritto molto intorno alla tecnica.
Sandor Lorand nel suo Pioniere dei pionieri(27) ricorda che la discussione intorno alla tecnica di Ferenczi era già stata avviata. Nel primo numero dell'International Journal of psycho-Analisys ( 1920 ) Jones riferiva su uno "straordinario metodo tecnico: la terapia attiva di Ferenczi". Non si trattava quindi di una questione nuova per il Comitato, nemmeno all'interno del movimento. A Budapest, al Congresso del 1918, in seguito ad una relazione dello stesso Freud, Ferenczi dice d'aver tratto il suggerimento per l'impiego di "misure attive" in analisi. Si trattava dell'uso di comandi e proibizioni, poi sostituiti con "consigli positivi o negativi", che in seguito lo stesso Ferenczi ridiscusse nei suoi saggi: Controindicazioni alla tecnica psicoanalitica attiva e Elasticità della tecnica psicoanalitica.
Scrive Samuel Eisenstein nel suo ricordo di Rank(28): "Alcuni dei concetti espressi in quest'opera (Prospettive di sviluppo della psicoanalisi nda ) furono successivamente sviluppati da altri psicoanalisti ed alcune osservazioni sono diventate elementi essenziali del pensiero psicoanalitico corrente. Gli autori posero in rilievo l'importanza che la madre ha per il bambino, mentre per la prima volta appare nella letteratura psicoanalitica il concetto di " acting-out". Rank e Ferenczi espressero l'opinione che l'analisi dell'"acting-out" del materiale inconscio dovesse diventare il principale scopo della terapia, essendo la ricostruzione teorica del passato del paziente e il suo sviluppo solo aspetti secondari della analisi. Alexander nella sua recensione del libro (1925) espresse le preoccupazioni che regnavano in proposito a Vienna e a Berlino".
Il nocciolo della questione sembra emergere quindi con maggiore precisione attraverso le letture che il movimento psicoanalitico andava facendo del libro di Ferenczi e di Rank; si trattava di questioni centrali :

- Il ruolo delle interpretazioni del materiale non verbale nel corso di un'analisi;
- Il rapporto di questo materiale non verbale con il ricordo, la ripetizione e l'elaborazione;
- Il ruolo della teoria per la pratica analitica.

Nell'Entwicklungsziele essi ponevano mano a questioni di tecnica e tentavano alcune strade di ricerca non necessariamente estranee a quanto lo stesso Freud aveva scritto, infatti, tutto il materiale concernente la "messa in atto" e la relazione "analista-analizzante" aveva trovato in parte l'attenzione di Freud, oppure la incontrò immediatamente dopo. Circa il transfert Freud aveva nel tempo avuto modo di tracciare una sua posizione e, se nei primi scritti di tecnica ( La dinamica del transfert, 1912 e Osservazioni sull'amore di transfert, 1915 ) il transfert era inteso o come buona disposizione del "paziente" verso il "medico", o come "amore di transfert" e quindi come ostacolo all'analisi. Successivamente, già a partire dal 1917(29) la questione del transfert si apre decisamente al rapporto "analista-analizzante" con le sue forme nevrotiche d'interazione. E' quindi possibile dedurre che anche per Freud le questioni della tecnica fossero aperte ed in via di definizione, e che non fosse poi così scandaloso che altri analisti provassero a dirne qualcosa. I biografi di Ferenczi ci dicono che la sua autocritica mirava soprattutto sulla "tecnica attiva" e che con la pubblicazione di Thalassa: una teoria della genitalità ( 1924 ), che fu un testo assai apprezzato da Freud, il rapporto tra Ferenczi e Freud si ricompose, mentre andò invece definendosi negativamente quello con Rank in seguito alla pubblicazione de Il trauma della nascita ( 1924 ).
Al di là delle critiche espresse da Jones a Ferenczi, dopo l'abbandono di Rank dal Comitato, la situazione dello stesso andò normalizzandosi. Scrive Jones(30) che con una lettera del 16 novembre 1924 Ferenczi sollecitava il Comitato a riprendere le lettere circolari: tutti accettarono con favore. Rank venne sostituito da Anna Freud. I brevi ritorni di Rank non suscitarono più che qualche piccolo entusiasmo in Freud, ma lasciarono ben presto tutti intenti ad altri interessi. Resta da ricordare l'attenzione posta da Freud a sconfessare le accuse di Rank circa il sogno "dell'uomo dei lupi", ma null'altro.
Come possiamo definire i rapporti tra i componenti il Comitato e Freud? Poniamo la questione nei termini seguenti: il ruolo di Freud è chiaramente espresso dallo stesso Jones quando quest'ultimo, parlando del Comitato, dice d'aver nostalgia di "un felice gruppetto di fratelli"(31). E' quindi utile chiedersi se il ruolo svolto dal "padre" fu proprio quello di porsi in una posizione tale da non permettere a nessuno di liberarsi dalla sua autorità? Confermerebbe quest'interpretazione anche la "questione degli anelli" distribuiti ai componenti del Comitato, che si rivelerebbe così un atto con il quale l'eventualità della riduzione del transfert verrebbe ad essere decisamente impedita. A lui ognuno del Comitato era solito riferirsi per ottenerne un'autorizzazione teorica e chi cercò di sfuggirne incorse incautamente nell'ira dei "fratelli" tesi ad ottenere l'investitura alla primogenitura, oltre che nell'abbandono "paterno".
Restano però ancora diverse questioni da porre, una per molte: come s'inscrive all'interno di questo periodo della storia del movimento psicoanalitico la pubblicazione nel 1926 del libro di Freud La questione dell'analisi fatta dai non medici? Jones scrive anche su questo(32): "V'erano infine questioni sulle quali non potevo convenire con Freud: la telepatia, l'atteggiamento nei confronti degli analisti non medici e nel difendere l'opera di Melanie Klein..." .
Ciò ci segnala che la posizione di Freud non era unanime all'interno del Comitato, e che le "pretese degli americani" trovavano all'interno dell'IPA degli appoggi "politici" anche in Europa. Non sappiamo formulare un'ipotesi, e ci limitiamo a riportare qualche altra sparsa questione da studiare:
- Quale parte ha avuto nella formulazione del giudizio di Freud, rispetto alle questioni che abbiamo posto, l'Istituto berlinese?
- Quale parte ha avuto antiamericanismo di Freud?
- Quale parte hanno avuto i rapporti solidali con Reik? e la posizione privata e pubblica della figlia Anna?
- Quale funzione ha avuto la posizione di Ferenczi e le sue frequentazioni americane?
Per approfondire questo ed altro è necessario che veniamo a conoscenza dei materiali freudiani inediti e di quelli mal tradotti.


Principali fonti di lavoro

AA.VV. (2002), Dictionnaire international de la psychanalyse, Calmann-lévy, Parigi

AA.VV,(1971), Pionieri della psicoanalisi, Feltrinelli, Milano

Sándor Ferenczi, Opere, 5vol., Raffaello Cortina Editore, Milano, 1989-02

Sigmund Freud, Opere, 13 vol, Bollati Boringhieri, Torino, 1967-93

Freud Epistolari 1908- 1939, corrispondenza con Ernest Jones, 2vol., Bollati-Boringhieri, Torino

Freud e l'arte. La collezione privata di arte antica, (1990), Il pensiero scientifico, Roma

Lettere Freud - Ferenczi, 1908-1919, 2 vol., Raffaello Cortina Editore, Milano

Mady Jeannet Hasler, (2002), Therapié contre Theorié, Puf, Parigi

Ernest Jones, (1957), Vita e Opere di Sigmund Freud, 3vol., Il Saggiatore Milano, 1962

Hanns Sachs, (1944), Freud, maestro e amico, Astrolabio, 1973

Gerhard Wittenberger," Comité secret", in Dictionnaire international de la psychanalyse, Calmann-lévy , 2002


Note :

1) Hanns Sachs, 1944, Freud, maestro e amico, (1973), Astrolabio.
2) Psicanalisi e le sue applicazioni (1913) , a cura di Francesco Marchioro, Sugarco edizioni , 1988
3) (1924), trad. it. Sugarco edizioni , 1994
4) Op. cit. Hanns Sachs, 1944, Freud, maestro e amico, (1973), Astrolabio, p. 38-39
5) Ibid. p. 70,71. Qui Sachs probabilmente allude a ciò che Freud scrive in L'uomo Mosé e la religione monoteistica, tre
saggi (1934-1938), in Opere, XI, 1979, p.442 : «un giovane al quale toccò in sorte di crescere accanto ad un padre che
non valeva nulla, divenne in un primo tempo, malgrado il padre, un uomo capace, meritevole di fiducia e rispetto. Nel
pieno della vita il suo carattere cambiò radicalmente e da allora si comportò come se avesse preso a modello proprio
suo padre[...]. All'inizio di tali avvenimenti c'è sempre un'identificazione del bambino piccolo con il padre. Questa è
poi ripudiata, o persino sovraccompensata, ma alla fine torna a farsi valere. Il ritorno del rimosso.
6) Gerhard Wittenberger, 1995, Das "Geheime Komitee" Sigmund Freud. Institutionalisierungsprozesse in der
psychoanalytischen Bewegung zwischen 1912 und 1927, Tubingen, Diskord.
Gerhard Wittenberger ha redatto la voce " Comité secret" sul Dictionnaire international de la psychanalyse, edito da
Calmann-lévy , 2002, Parigi.
Il Dictionnaire, curato da Alain de Mijolla, è utile strumento per conoscere la Storia della psicoanalisi, costituito da 1572 articoli, che ne fanno le voci, preparate da 460 autori di quaranta paesi differenti. Attraverso i rimandi é possibile confrontare i testi dei diversi autori, ed avere facilmente lo stato della ricerca di un determinato aspetto che interessa lo studioso ricercatore. Confrontando i differenti punti di vista è possibile individuare nuovi canali di ricerca.
7) Gerhard Wittenberger, 1996, The circulal letters (Rundbriefe), as a means of communication of the " secret committee" of Sigmund Freud, in International Forum Psychoanalitic, 5 , p. 111-121
8) Ernest Jones, 1957, Vita e Opere di Sigmund Freud, Il Saggiatore Milano (1962). Nel Vol. II, un capitolo è dedicato al Comitato.
9) Hanns Sachs, Op. cit., p.92
10) Psicopatologia della vita quotidiana. Dimenticanze, lapsus, sbadataggini, superstizioni ed errori (1901), O.S.F., vol
4, p. 232-240
11) Lettere Freud - Ferenczi, 1908-1914, vol. 1, Raffaello Cortina Editore
12) Schröter Michael, 1995, "Freuds Komitee, 1912-1914: Ein Beitrag zum Verständnis psychoanalytischer
Gruppenbildung", Psyche, 49 p. 513-563.
13) Epistolari 1908- 1920, corrispondenza con Ernest Jones, vol. 1, Bollati-Boringhieri
14) Ernest Jones, 1953,Vita e Opere di Freud, Vol. II, p.196, "Il Comitato", (1962), il Saggiatore
15) L'anello è riprodotto sul frontespizio delle Cortesie per gli ospiti, 1997, ed. «il Laboratorio». E' tratto da Freud e
l'arte. La collezione privata di arte antica, Il pensiero scientifico, 1990. Questo volume era il catalogo della mostra
di oggetti di S. Freud organizzata nel 1989 dalla State University di New York, Binghamton, in collaborazione con il Freud Museum di Londra.
16) Hanns Sachs, Op. Cit. p. 93-99
17) Questi cenni biografici sono tratti dal Dictionnaire intrnational de la psychanalyse, Op. Cit.
18) Anaïs Nin, Diari, Bompiani, 1977, vol. I, p. 319
19) Due psicoanalisti hanno contribuito ad illustrare questo pensiero al Laboratorio, e sono stati particolarmente incisivi nel presentare i loro lavori, non solo al Laboratorio, si tratta di Franco Borgogno con il suo testo Psicoanalisi come percorso, Bollati Boringhieri, (1999), e di Michelle Moreau Ricaud con la biografia di Michael Balint, Erés, (2000)
20) Ten Years of the Berlin Psychoanalytic Institute, p.45
21) Stephen Schwarz, in un testo comparso il 24 gennaio 1988 sul New York times Book Rewiew scrive che Eitingon partecipa al processo segreto del 1937, nel quale le più alte autorità dell'armata sovietica , il commissario in capo dell'armata e otto generali verranno condannati a morte davanti alla macchina Staliniana. Eitingon è accusato di aver collaborato con una unità speciale che intratteneva delle relazioni di convivenza con Reinhald Heydrich, membro del servizio di spionaggio di Hitler, e sarebbe stato implicato nella morte di Ignazio Reiss e della sparizione del generale Miller nel 1937. Schwarz stabilisce una relazione tra Eitingon e un certo Leonid Eitingon, si dice suo fratello, che era considerato come il migliore specialista del K.G.B. in materia di azioni di rappresaglia contro gli esiliati Russi anticomunisti , e che era il responsabile dell'assassinio di Lèon Trotsky in Messico nel 1940. Schwarz afferma che Eitingon avrebbe aiutato suo fratello per un progetto d'avvelenamento del generale antisovietico Yevgeni Miller a Parigi nel 1937
22) Si veda a questo proposito la presentazione di Franco Borgogno all'edizione italiana della corrispondenza Freud-Jones, a cura di R. Andrew Paskauskas, Epistolari, Corrispondenza con Ernest Jones, 1908-1939, Bollati Boringhieri, Torino 2001, 2 vol
23) Op. cit. Ernest Jones, Vita e opere di Freud, Il Saggiatore, Milano 1962, vol. 3 pag. 71
24) Ibid. pag. 72,73
25) Mady Jeannet Hasler, Therapié contre Theorié, Puf, (2002)
26) Ibid. pag. 78
27) Sandor Lorand, in AAVV, Pionieri della psicoanalisi, Feltrinelli, Milano 1971, pag. 21
28) Ibid. pag. 45
29) Sigmund Freud, Introduzione alla psicoanalisi ( 1915 - 1917 ) ( lez. XXVII ), in OSF, vol. 8, pag. 593
30) Ernest Jones, Op. cit. vol. 3, pag. 95
31) Ibid. vol. 2 pag. 209
32) Ibid. vol. 3 pag. 160,161


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