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PSYCHOMEDIA
SETTING INDIVIDUALE
Psicoanalisi



Paulo Cesar Sandler*

Alcune origini inedite dell’opera di Bion
la preoccupazione di Russell, le irrelevanze di Dirac


Traduzione dalla rivista IDE, giugno 2002. n° 35.
Artigo O Desassossego de Russell, as irrelevancias de Dirac, di Paulo Cesar Sandler

UNA STORIA DELLE IDEE: LE ORIGINI INEDITE DELL’OPERA DI BION
Questo studio tenta di ordinare in modo comprensibile le origini epistemologiche dell’opera di Bion. Molti ritengono che l’epistemologia sia estranea alla clinica psicoanalitica. Tra costoro non ci sono i redattori di “IDE”, che ringrazio per l’opportunità che mi hanno dato di scrivere. Bion le riteneva in rapporto, e creò una epistemologia della psicoanalisi. Suggerisco che gli epistemi, frammenti nascosti della conoscenza, sono per il conoscere la stessa cosa che l’inconscio è per la mente: essi funzionano come il bastone per un cieco ed orientano a vivere, sono approssimazioni alla realtà così com’è 1.
Sarà il punto d’arrivo più importante del percorso? In questo, mi sono imbattuto in scoperte che sono qui presentate per la prima volta nella letteratura, inclusa quella che è considerata un punto di viraggio nell’opera di Bion, Transformations. Conoscere la nostra storia evita ripeterla come farsa. Questa indagine mi sembra mostrare l’orientamento scientifico di Bion, visto come ricerca della verità. Ma non nel senso positivista, che pensa di averla scoperta. Questa indagine sembra mostrare un “passato conosciuto”, nel compattare i classici e i moderni. Come confermano Locke, Hume, Kant, Poincaré e Heisenberg; probabilmente, i romantici tedeschi e il fisico Dirac.
Epistemologia è lo studio della conoscenza e delle teorie (della percezione, psicologiche e socio-politiche) che lo convalidano, così come i suoi ostacoli. Coordina la Filosofia della Scienza, che è l’esame critico delle teorie e dei metodi scientifici, specialmente sotto forma di Contraddizione. La “necessità di sapere” dell’uomo, riferita da Aristotele e da Kant, hanno portato a sforzi per conoscere la realtà tale come essa è, nella espressione di Samuel Johnson, tanto cara a Bion (anche Bacon e Kant la usarono). Applichiamo una formulazione di Bion ai percorsi e alle deviazioni di questa necessità umana: useremo la funzione de-sensorializzante della mente (funzione-alfa). Si capisce che, per conoscere, si sono sviluppate astrazioni sempre più “de-sensorializzate”. La più antica, l’Arte, inizialmente preverbale, essendo predominantemente percettibile dal sensorio, ha bisogno di essere desensorializzata dopo l’ascolto (musica) e dopo la visione (musica, pittura). Successivamente l’arte ebbe modalità verbali ossia, già si andava de-sensorializzando: miti, prosa/poesia, teatro, filosofia, scienza.


METODI
i. Disciplinare il privilegio: tento di captare il tutto senza privilegiare le parti. Principalmente, non privilegiare autori isolati, non rimanere preso settorialmente in alcuni parti dell’opera di Bion e negare, per convenienza o ignoranza, gli altri. Né tanto meno privilegiare i testi più antichi degli autori. Essi sono soliti essere preparatori, e le loro essenze si mantengono con il tempo, come i buon vini, maturati e depurati. Per esempio, si confonde l’opera di Freud con i suoi tempi pre-psicoanalitici, la teoria del trauma. Prendo le distanze dalla moda attuale patrocinata dai post-moderni, delle “letture”; tento di seguire la raccomandazione di Ruskin, un autore ammirato da Bion: cercare il senso dell’autore negli scritti invece di sovraccaricarlo con i nostri propri sentimenti. Credo che uno psicoanalista sia in una condizione privilegiata, pertanto può ottenere qualche conoscenza sul “fattore personale” enfatizzato da Freud, Ferenczi e Bion, disciplinando alcune delle interferenze del lettore sul testo letto. Filtrare le sue radici epistemologiche e letterarie apporta più estesi frutti, non scissi nella trilogia Una memoria del futuro. Il riconoscimento dei concetti richiedono una preventiva informazione; Bion sperava che il suo lettore già l’avesse o fosse in grado di acquisirla per proprio conto, fatto commentato dalla moglie (Francesca Bion,1979).
Esempi: “congiunzione costante” (Hume); “qualità primarie e secondarie”, concetti
e intuizioni ( Kant).

Controparti nelle realtà: Ho due fonti dell’ evidenza:
1) Quando quello che è scritto da un autore appare ipsis litteris nell’opera di Bion, la conclusione è diretta, anche se non sia citata la fonte. Esempio, senso comune (Aristotele, Lock), congiunzione costante (Hume), fatto selezionato (Poincarè), trasformazioni e invarianze (Dirac). Nella maggioranza dei casi, Bion citava le sue fonti;
2) Faccio un confronto delle mie correlazioni con le copiose note di lettura che Bion lasciò, tanto a margine come sottolineate nei testi dei libri della sua biblioteca privata. Grazie alla generosa e paziente attenzione della sua vedova, Francesca Bion, ho potuto confermare o respingere alcune delle ipotesi e correlazioni che feci, quando la fonte non è esplicitata. Inferenze, congetture e deduzioni guadagnano così evidenze.2


COMPATTAZIONE INTEGRATA E INTEGRATIVA
Come Freud, Bion scrive concentrando estratti di vari suoi predecessori, a volte in una o due frasi. Esempio per gli epistemologi, tante volte “partigiani” settari di autori o tendenze? Compiuta dal 1961 al 1978, questa compattazione, dove vedo l’influenza di Melanie Klein, precede la moderna matematica.3 Lei è stata vista molte volte come se stesse oscurando e complicando il suo scritto. In Seven servantes egli percepisce che il suo tentativo di risparmiare ai suoi lettori erudizioni e lezioni, di tentare d’essere sintetico, lo aveva condannato allo stesso destino di uno dei suoi poeti prediletti, Browning. Quanti si dispongono a dire, “io non comprendo per un mio limite”(,) preferendo dire “questo autore è difficile da raggiungere” oppure “incomprensibile”?4 Così come Freud, Bion usa le scoperte in modo non accademico; alcuni lo sentono come sorprendente e per questo lo attaccano, ignorando la sua scelta cosciente di farlo così (per esempio, Transformations, p. 6; anche p. 2, item 5, in Learning from Experience).5 Diverso = errato(,) è l’equazione simbolica della mente onnipotente, fatto descritto da Bion in “Theory of thinking”. Penso che la libertà di Bion, unita alla sua esperienza psicoanalitica, gli permise di discernere l’ethos profondo e fondamentale delle opere di grandi autori, sotterrato per secoli da accademismi ed autoritarismo scolastico.6 In virtù del suo ufficio, un’analista sperimentato può vedere ciò che c’è oltre le apparenze e i formalismi immanenti. Bion cita in Cogitations p. 300, la frase di Freud “Ancora una volta devo l’opportunità di aver fatto una scoperta al fatto di non essere un erudito”(Freud, 1914).


ORIGINI DELL’OPERA DI BION
i. Positive: Bion usa certe opere come alimento diretto del suo insight, usa formulazioni verbali e analogie che gli sembrano più efficaci di quelle che lui stesso poteva fare.
ii. Negative: come Freud con i sogni e la metapsicologia dell’amore, oppure un analista con il suo paziente, i nuovi “vertici” di Bion mostrano che scarti disprezzabili da alcuni autori, ottengono, nella contraddizione, una sorprendente utilità.


PSICOANALISI
Mettendosi di fronte a serie negazioni della realtà,6 dedicandosi a trattare persone che la odiano, i cosiddetti psicotici, Bion si è concentrato sullo studio delle sofferenze umane provenienti dall’influenze degli istinti di morte e di vita sui disturbi inconsci della percezione e cognizione della realtà. Ossia, impedimenti nello sviluppo degli istinti epistemofilici; conseguentemente, del pensare. La scienza gli apparve lo strumento pertinente: la medicina illuminista e la psicoanalisi, dal 1930 fino al 1958. Ad esse si unirono il neopositivismo, dal 1959 al 1962.


COME UNA CARTINA DI TORNASOLE...
Elements of psycho-analysis segna il suo innamoramento critico con il neopositivismo. La “griglia” 8 tenta di superare il progetto di Schlick, del giovane Wittgenstein, di Carnap: elaborare un sistema sintattico in cui si possa valutare il valore-verità di enunciati verbali. Nel neopositivismo, esistono enunciati con pretesa scientifica; come nell’analisi del paziente e dell’analista. Dal 1965 fino al 1978; Bion crea un modo proprio di unire questi rami in una profonda critica psicoanalitica al razionalismo. Ispiratosi a Hume, percepisce che il razionalismo è mascheramento e combustibile di irrazionalismo e crudeltà (“Il demonio che mente come se fosse la verità”, dice in Una memoria del futuro, dopo Shakespeare e Goethe). Utilizza modi quasi matematici di annotazione; filosofia della matematica e della fisica; l’epistemologia classica, includendo la cabala giudaica e cristiana; modi artistici di comunicazione. Penso che Bion percepì quanto la psicoanalisi incorpora – introietta forse è il termine - tutto questo. Egli diceva che la psicoanalisi esisteva prima – pensiero senza pensatore – che apparisse un Freud per pensarla. Egli non aveva dubbi sulla psicoanalisi, ma sull’establishment psicoanalitico, sul formalismo inaridente: “...tu hai mai sentito parlare di quel collega, Bion? Nessuno mai ne ha sentito parlare, né tanto-meno in psicoanalisi. Egli ritiene che essa sia reale ma che i suoi colleghi sono coinvolti in una attività che non è altro che una manipolazione più o meno ingegnosa di simboli.” (Una memoria del futuro, v.I). Mai suggerisce sostitutivi filosofici,10 ma mostra una transdisciplinarità in cui esiste una mutua collaborazione e constatazioni simili indipendenti dalla posizione dell’osservatore. Oppure invarianti trascendenti, attinenti all’”O”, l’ambito noumenico della realtà così com’è, indipendente dalla disciplina scientifica o artistica sposata dall’investigatore, per storia personale, opportunità o talento.


GENIO INNOVATORE?
Bion discute l’esistenza dei “geni”; li chiama “mistici”. La tradizione mistica è generalmente confusa con la religiosità e il misticismo11. Fatto notevole poiché alcuni mistici sono stati criticati, torturati e uccisi dai religiosi. Saranno i mistici “risvegliatori”, nel riscattare verità odiate e sepolte, usando linguaggi che diano senso ai suoi contemporanei? La mia indagine suggerisce che la definizione di “innovatore”, di “originale” e simili che sono state imputate a Bion non si giustifica. Con Bacon, penso che qualsiasi novità non passa nell’oblio. Nel 1992 può aversi una conferma di ciò nel suo scritto Cogitations. In vita (Transformations) Bion pubblicò una teoria sulla osservazione in psicoanalisi, ma nessuna teoria psicoanalitica. La sua citazione, riguardo ai tanti Agamennoni che rimasero dimenticati (Trasformations) ci autorizza a vedere come dissotterrato ciò che era stato percepito, ma di nuovo sepolto. “L’erudito può vedere che una descrizione è di Freud o di Melanie Klein ma rimanere cieco circa una cosa descritta” (Una memoria del futuro, v. I). Freud apre decine di vie; Bion percorre e sviluppa due di esse: le segnalate al di là del principio del piacere–dispiacere ed estensioni sulla interpretazione dei sogni. Non è tutta la psicoanalisi, ma la sua base: lo studio dei processi inconsci, principalmente il lavoro onirico e la sua differenziazione dagli stati allucinatori, in quello che essi interferiscono nella percezione e nella conoscenza. Basato sugli approfondimenti della Klein a proposito delle manifestazioni degli istinti di morte, Bion si addentra nel fenomeno psicotico e incrementa l’uso clinico della teoria degli istinti di vita, di morte ed epistemofilici: i vincoli L, H, K sono loro espressioni, osservabili. Porta le opere di Freud e della Klein alle loro ultime conseguenze, senza deviare da esse. 13
Egli amplifica i modelli scientifici di Freud dentro i loro limiti di riferimento originali, per spiegare fenomeni che ancora non erano conosciuti, sempre “sopra un fondamento di esperienza”, (per esempio Elements).Persa questa percezione, si immagina (si allucina) un innovatore. Per esempio:a fini di studio del fenomeno psicotico in personalità incapaci di sognare (in Learning from Esperience) propone di considerare l’inconscio e il conscio non come una successione temporale come nell’opera di Freud ma, occorrendo, in simultanea. Il passaggio tra loro avviene, in questo modello, attraverso la “barriera di contatto”, termine creato da Freud “Progetto...”. Che sta facendo Bion? Sta portando l’atemporalità dell’inconscio, osservata da Freud, alle sue ultime conseguenze. Come Freud, egli passa nello stesso ambito dei fisici moderni, la simultaneità paradossale di certi stati, ugualmente vera nel funzionamento mentale e nell’ambito quantico. Realtà psichica e materiale, particella-onda, PS<--> D, presente nella Klein, ma negata da molti, che la vedono statica. Non c’è stata rottura; bensì riconoscimento della paternità e dello sviluppo. 14


PENSIERI SENZA PENSATORE TRASFORMAZIONI / INVARIANZE
Forse questi concetti sono stati il bersaglio di maggior controversia all’interno di tutte le opere di Bion. I pensieri senza pensatore derivano da una formulazione originale di Cartesio. Egli “prova” razionalmente che questo è un assurdo; Bion prende quello che Cartesio ha disprezzato e crea un concetto osservativo di grande rilevanza clinica: nella seduta, le verità del paziente, “fluttuano” nell’ ”ambiente” e possono – o non – essere captate. Così fu con E=mc2, con Edipo: le verità dell’universo sono esistite da molto prima che un Einstein, un Sofocle o un Freud le pensassero.
Trasformazioni/Invarianze sono state, ad esempio di ciò che avvenne con il principio del piacere/dispiacere e il principio di realtà, segno di una frattura che corrompe il concetto. Alcuni hanno negato che si tratti di un coppia antitetica e la ipersemplificano negando il suo contrapposto. Ciò che indica le sottostanti trascendenze sono le invarianti che permeano, qualsiasi cosa avvenga, quello che conferisce qualità a qualcosa, a qualcuno e rinvia alla ricerca durante la seduta, in uno studio scientifico, nell’arte. Le forme sono transitorie, l’invarianza si riferisce ai noumeni. Come, give us the taste of your quality, “disse” Amleto quando ebbe bisogno di attori reali per ottenere lo smascheramento di suo zio.
Gottlob Frege segnala nella matematica, con la teoria delle serie: la tredicina (l’undicina, ecc.) ciò che fa in modo che tre bastoncini, tre carote o tre cuscini mantengano l’invarianza tre che li fa essere tre e nient’altro. Nella seduta, fa in modo che quel paziente sia egli così com’ è. Paul Dirac la formula per la fisica quantica, nel 1930: la natura funziona in modo che “essa non è come appare nella nostra immagine mentale in modo diretto, ma invece di questo … controllano un substrato sopra il quale non possiamo fare un quadro mentale senza introdurre le irrilevanze. La formulazione di queste leggi richiedono l’uso della matematica delle trasformazioni. Le cose importanti nel mondo appaiono come le invarianti di queste trasformazioni.” Per mostrare le corrispondenze e correlazioni e far emergere le trasformazioni ed invarianze invisibili all’apparato sensoriale umano, Dirac usa un metodo sorprendente, se teniamo conto che il suo pubblico era abituato a dimostrazioni di coordinate e rappresentazioni numeriche: essi manipolavano serie di numeri corrispondenti alle quantità di energia in questione. Egli sceglie il metodo simbolico, “che ha a che fare direttamente in modo astratto con le quantità di importanza fondamentale”. Un matematico sofisticato lascia da parte le misure per mostrare i fondamenti della meccanica quantica, come il “principio della superposizione di stati” e interferenze dell’osservatore sul fenomeno osservato (Dirac, 1930, p.v e75 segs). Bion, nell’usare il concetto di trasformazioni e invarianze, commenta: “Gli psicoanalisti non devono scoraggiarsi se non c’è posto nelle loro teorie per misurazioni e altre entità che sono luoghi- comuni di discipline accettate come scientifiche” (Bion, 1965).
Non è difficile vedere che i fisici finalmente percepivano quanto Freud aveva percepito intorno al 1900, rispetto alla realtà psichica – il substrato, usando i termini di Dirac; ovvero il contenuto manifesto - le apparenze fornite in modo diretto. Nella psicoanalisi, formulazioni come “realtà psichica e materiale”, “Edipo”, “Transfert”,“identificazione proiettiva” e altre, tentano di spiegare queste invarianze. Nell’isolare le invarianze e le loro trasformazioni, abbiamo una teoria scientifica reale, che rende conto del generale e del particolare. Un antico modo di farlo fu la formulazione dei miti.
Bion, nel 1965, applica la teoria delle trasformazioni/invarianze alla psicoanalisi. Usa il metodo simbolico di Dirac, secondo il quale la psicoanalisi è ben preparata, e illustra il concetto prima di definirlo teoricamente. Presenta “invarianza” come una qualità, la papaverità. Che si mantiene inalterata, trascendente alle modifiche della forma -trasformazioni – che accadono quando un pittore vede un campo di papaveri e lo dipinge. La papaverità esiste nel campo e nella tela che lo rappresenta e gli corrisponde. Questo si era delineato in Learning from Experience, quando Bion considera una spooneria la qualità di qualcuno chiamato “Spooner” che determina essere lui e nessun altro (Bion, 1962b,p.1). Nel 1988, io speravo che qualche allievo scoprisse “Una memoria del futuro”, e l’opera di Bion; quanto alle invarianze, nel 2001, un importante filosofo nordamericano, Robert Nozick, le applica alla filosofia, senza conoscere Bion. Usa il contributo di Dirac; morì poco dopo e mai più potrà approfittare del suo predecessore nella psicoanalisi.
Riscattando Freud, Bion, come i fisici e i romantici, nota la necessità di un salto qualitativo oltre lo spettro contenuto nell’apparato sensoriale, analogo all’elemento dei “mistici” e dei fisici, per afferrare relazioni di oggetti con il tutto (trasformazioni, p. 2). Max Planck aveva fatto questo, anche nel 1900, nell’intuire una “costante della natura” che illumina la propagazione della luce in “quanti”, frammenti immateriali di energia. Ernest Mach, suo professore, giammai si è riconciliato con questo. L’ispiratore del neopositivismo, negò la meccanica quantica fino alla fine della sua vita - così come negò che l’intuizione potesse essere fondamentale nella scienza.


SCIENZA NON POSITIVISTA
Bion avrebbe portato molto avanti uno strumento che può ampliare la nostra capacità di, attraverso la osservazione delle “irrilevanze” di Dirac, intuire o avere a che fare con le rilevanze. Ma che sono queste irrilevanze?
Sono stimoli importanti per il sensorio che occultano dettagli che quasi tutti finiscono per trascurare. Freud non li trascurò. L’immagine di Bion in Una memoria del futuro è quella di una scultura, le cui rientranze producono un’ombra che possa “intrappolare” la luce. La rilevanza di una sottile percezione dei contenuti della colonna 2 della “Griglia” e delle “trasformazioni in allucinosi” è percepire la sua irrilevanza, per avvicinarsi transitoriamente (senza mai arrivare) alle rilevanze – “O”, l’ambito noumenico. “Si diviene”, nei termini di Bion. Questo ci era stato introdotto in Learnig from Experience come il “Non-seno” e come il “meno conoscere” (- K); in Elements la percezione di questo ambito si amplia con il suggerimento di vincoli - L e - H (meno amore, meno odio). Meno amore non è odio. E’ una inversione della prospettiva amorosa che rende statica una situazione dinamica.
Bion esprime l’ambito negativo dei noumeni come aveva posto Kant, l’essenza stessa dell’inconscio, del “lavoro del negativo” previsto da Hegel e spiegato da Green. Questa natura dell’inconscio era sostenuta dalla tradizione mistica: questo è l’ambito del “Minus”, “menos”, oppure “-“, oppure come suggerisco io di chiamarlo, “il Non”, immateriale ma reale. Bion, in Trasformazioni e Una memoria del futuro prepara l’analista a sopportare la persecutorietà contenuta nell’esperimentare una resistenza (nel senso dato da Freud), oppure nel dare una interpretazione. Essa è segno della presenza degli elementi della colonna 2, falsità necessarie per la scoperta intuitiva della verità. Ci sono indizi che allucinare (una attività, diversa dal prodotto finale, allucinazione) è il contrappunto necessario affinché ci si avvicini alla realtà, per ritornare a essere chi si è. Nell’analogia che ho proposto prima, le allucinazioni sono la necessaria controparte psichica delle feci. Senza le quali, dal cibo, non si produce il necessario alimento.15
In Trasformazioni Bion inizia uno studio dei noumena di Kant in quanto concetto limite, negativo. La colonna 2 della “Griglia”, l’ambito della allucinosi e dei vincoli negativi –K, -L e -H, sono prove nello studio di questo ambito. Egli include la privazione dei sensi, del pensiero verbale (citando qui San Giovanni della Croce); la sua concretizzazione; la resistenza (nel senso dato da Freud); l’odio verso la verità; e tutto il campo dell’allucinosi, degli stati di assenza mentale, (mindlessness), come tappe necessarie, ma non sufficienti nella percezione della realtà. La realtà implica dolore, sentita come intollerabile dalla personalità intollerante alla frustrazione.


MATEMATIZZARE LA PSICOANALISI?
Contraddicendo questa asserzione peggiorativa, Bion giammai si era interessato della matematica in sé, ma della filosofia della matematica16.
Nel 1959 scrisse un articolo che servì di preparazione a tutti i suoi studi dalla Theory of Thinking fino a Transformations intitolato “Metodo Scientifico”. E’ di quell’anno il suo primo uso, nella psicoanalisi pratica, del termine “fatto prescelto”, riusato in Learning from Experience (termine coniato da Jules Henry Poincarè) 17 .Poter intuire e scegliere “fatti prescelti” è un metodo per penetrare nella profondità dei contenuti manifesti, nell’interno sconosciuto delle apparenze verbali e di eventi accaduti durante la seduta, scoprendo “elementi conosciuti da lunga data, ma fino ad allora dispersi e apparentemente estranei fra loro”. Egli scopre, nel conosciuto, il disconosciuto o inconscio: “e improvvisamente introdurre ordine dove regnava l’apparenza del disordine... a partire da lì, egli ci fa capaci di vedere, in un batter d’occhi, la localizzazione di ognuno degli elementi nel tutto... la nostra mente è così fragile quanto i nostri sensi.”
Si confronta con Freud: ”L’inconscio è la realtà psichica vera; nella sua natura più intima, esso ci è così sconosciuto quanto la realtà del mondo esterno, e rimane rappresentato in modo così incompleto dai dati della coscienza quanto il mondo esterno rimane incompletamente presentato dalla comunicazione dei nostri organi sensoriali”. (Freud, 1900, sottolineature di Freud).
Bion tenta una relazione fra la causalità umana, formulata da Bradley (“l’incontro di elementi che al momento della loro unione provocano un processo che consegue la modifica che denominiamo effetto”), il fatto selezionato di Poincaré, l’interpretazione psicanalitica e la posizione depressiva della Klein. Egli seguirà questa via fino a Trasformations, quando il concetto di fatto prescelto è sostituito da quello di invarianza. Lo enfatizzerà in Attention and Interpretation. In Elements of psycho-analysis, dà una forma psicoanalitica alla individuazione del “fatto prescelto”, affermando che una interpretazione esige che l’analista affronti, in se stesso, un vissuto schizoparanoide e depressivo e vice-versa. Il “vice-versa” è costantemente negato dallo establishement psicoanalitico. Nonostante Bion abbia abbandonato modelli di patologia e cura tra il 1963 e il 1967, molti persistono nell’affermare che è nella posizione depressiva che la persona può pensare, riducendola quindi ad un immobilismo terapeutico. Stato ideale, paradisiaco, abitato da illuminati, che attacca la psicodinamica. Nega il movimento in tandem tra PS. e D. mostrato dalla Klein. Bion sottolinea il perenne andare-venire con la doppia freccia. Questo era già accaduto con il conscio e l’inconscio, l’es e l’io e tornerebbe ad accadere con lo stato di “sicurezza” descritto in Attention and Interpretation.


LA PREOCCUPAZIONE DI RUSSEL
“Esiste un certo tipo di persona a cui piace dire: tutto è relativo”. Bertrand Russel ha ridefinito gli orientamenti della matematica con Whitehead osservando i paradossi irrisolvibili. La matematica era persa, limitandosi ai formalismi e alle certezze. Intorno al 1920 Russel era preoccupato dalla supersemplificazione popolaresca della teoria della relatività al servizio del principio del piacere/dispiacere. Scrisse un libro per chiarire l’assunto che Einstein aveva mostrato che c’era un qualcosa che non era relativo alla posizione dell’osservatore. Questa verità non è contingente: la velocità della luce è sempre la stessa. Lo stesso Einstein si era occupato di questo, e altri, come Eddington. L’inconoscibilità ultima dell’inconscio non implica l’inesistenza della verità: “E finalmente sottolineiamo che non va dimenticato che la relazione analitica si basa su un amore per la verità – ossia, sul riconoscimento della realtà - e questo esclude qualsiasi tipo di frode o dissimulazione” (Freud, 1937).
Allarmi inutili? Poiché il “relativismo”, come è conosciuto in filosofia, e il suo generatore, l’“idealismo”, la capacità della mente individuale di “crescere per partenogenesi... completandosi con sostituti infiniti inesistenti” (Transformations), sono estesamente popolari come ogni invito all’espansione liberata dalle espressioni onnipotenti della posizione schizopafranoide e del narcisismo. Fu criticato acerbamente da Kant, ma senza successo: molti ipervalorizzano parti della opera di Kant (innegabilmente ambivalente e oscillante fra un idealismo e un rispettoso apprendimento empirico della realtà) a detrimento di tutto e tentano di brandirla come “prova” della verità assoluta dell’idealismo. Nell’attaccare una verità condivisibile, esaltano le verità assolute delle opinioni individuali. Adolf Hitler potrebbe essere scelto come patrono degli idealisti e relativisti; egli amava urlare a pieni polmoni: “l’immaginazione forma la base della conoscenza”. Avvertì Pope: “ poco sapere è alquanto pericoloso”. Generalmente l’idealista/relativista cade in questo, poiché restringe la sua conoscenza alla opinione personale. Il problema non è l’idealismo in sé, ma il problema è che esso è presentato come unico, ed assolutamente vero. La contraddizione generalmente passa inosservata, così come la sua mancata considerazione dell’esistenza della verità. Crede che la realtà sia la costruzione della mente, oppure un prodotto dell’immaginazione individuale o gruppale. Riduce la scienza ad ideologia, chiedendo con insistenza intese politiche fra peer groups che scelgono “paradigmi” senza considerare la realtà dei fatti. In contrasto, Bion parla dei pazienti che rimangono perplessi quando le leggi della scienza naturale non seguono le leggi del loro funzionamento mentale (1957).
“P. A.:Ed è così; non riesco a vedere perché una particella biologica infinitamente piccola che viene lanciata dal centro galattico sopra un mucchio di spazzatura – che noi chiamiamo Terra – potrebbe, durante una vita effimera che non dura nemmeno mille volte intorno al sole, immaginare che l’Universo delle Galassie corrisponde alle sue limitazioni
PAUL: Le leggi della natura sono appena le leggi del pensiero scientifico.
ROBIN: E se accetta rapidamente, come se fosse qualcosa pieno di significato, che queste forze colossali “obbediscono” alle leggi allo stesso modo come noi obbediamo a convenzioni sociali” (Bion, 1977).
Una posizione tipo Ponzio Pilato dice che la verità è un assunto non-filosofico (Rorty). Sbagliano nel “...percepire la natura della relatività... il fatto d’includerle il paradosso” (Bion, 1975). Alterano la bisessualità (Freud) e la relatività (Einstein) in un relativismo, e il Principio dell’Indeterminazione di Heisenberg in un “principio dell’ignoranza”. Schiller lo descrisse come il Sentimentalische Dichter: “la sua osservazione è allontanata violentemente a causa della sua fantasia, della sua sensibilità, dalle sue idee”. In psicoanalisi, questa posizione è esplicita dalla opinione che all’analista spetta appena emettere le sue opinioni personali. Esse sono personali, nella sua forma o formulazione, ma penso che tale posizione, a volte comoda, non tollera il paradosso che è opinione e anche non è; che è personale e anche non è.


REALISMO INGENUO
L’opera di Bion non è immune da un altro tipo di attacco alla psicoanalisi, quello della reazione positivista. Quest’altro tipo di supersemplificazione è stata pure popolare. E’ la credenza denunciata da Kant come “ realismo ingenuo”: che la realtà potrebbe essere adeguatamente appresa dal ridotto spettro abbracciato dall’apparato sensoriale, e che in esso finirebbe. In questo modo si alimenta di razionalismo cosciente e privilegia i fenomeni, negando l’ambito noumenico.Accredita che la realtà è tangibile e distingue le cause, accredita di prevedere effetti e localizzare le cose in un modello euclideo -cartesiano confuso con la propria realtà. Nega che la ragione sia “schiava della passione” (Bion, cita Hume, 1965). La persona tenta di applicare a quello che è vivo i metodi che più coerentemente si succedono nell’ambito inanimato. I realisti ingenui si appropriano dell’abilità di logiche interne, senza realizzare che la concordanza fra le idee non conduce alla scoperta, ma appena apporta circolarità che conferisce credibilità illusoria a priori alla Deduzione e ad hoc alla Induzione. La scienza reale illuminata da Spinoza e Kant richiede una coerenza (non logica) fra idee (concetti) e esperienza (oggetti empirici dello studio).
Sarà la mente, “...una carica eccessivamente pesante, che la bestia dei sensi non riesce a trasportare?” (Bion, 1975) e la verità, una carica altrettanto pesante che la bestia del desiderio non riesce a trasportare? La guerra idealismo versus realismo sembra aver separato la scienza dall’ umanità (il termine è di Berlin). Le sue riverberazioni nel movimento psicoanalitico ci allontanano dal lavoro di Freud, ora riducendolo ad un causalismo concretizzato dai suoi tempi pre-psicoanalisi ora lanciandolo ad un interpretazionismo ad hoc indistinguibile da un maniaco “volo dell’immaginazione”- già segnalato da Bacon – che fabbrica teorie inconfermabili con più velocità di una macchina di popcorn. I “realisti ingenui” disprezzano l’opera di Bion e gli “idealisti ingenui” tentano di monopolizzarla per le loro finalità. L’idealista ingenuo sembra legato alla PS nel senso paranoide. Ci sarebbe una variante psicotica che odia e nega la realtà per poter delirare a volontà; e una variante delinquenziale che percepisce la realtà senza rispettarla, solo per “evitare di inciampare in essa per caso”. (Bion, in Cogitations). Il realista ingenuo è catturato dalla PS, ma in modo tale da far prevalere la frammentazione (schizo): egli separa la realtà psichica da quella materiale, ipervalorizzando quest’ultima.
La psicoanalisi, Bion la pensò, è fuori di queste due semplificazioni riduzionistiche (18). Invarianze/Trasformazioni emergono durante una ricerca intuitiva degli elementi fondamentali e implicano generalizzazioni atemporali che abbracciano casi individuali. Facilitano i lampi (insight) della realtà inconoscibile trascendente e intuibili, come essa è. Per esempio, e=mc2, Edipo: modelli scientifici che abbozzano transitoriamente le sue controparti nella realtà. Così Freud, Klein e Bion irrompono nell’ambito noumenico che Kant contemplò, ma ebbe paura di addentrarsi. La psicoanalisi ha a che fare con la Mente e la Verità usando un’intuizione disciplinata, libera dalla correzione della ragione e dei sentimenti. La natura, nell’ambito inconscio, è paradossale, atemporale e transitoria, onde risiedono la verità e la non-verità umane. La considerazione originalmente medica (Freud, Winnicott e Bion erano medici; Klein per poco non completò questa formazione) tratta della sofferenza degli individui giovandogli contrariamente alla formazione dell’epistemologo. Quest’ultimo si limita al pensiero e gli manca la pratica. Considerando la Natura e la Realtà così come sono Bion, recupera la disposizione di Freud e della Klein di andare oltre il principio del piacere-dispiacere, e dà luce all’esistenza di un principio di realtà, il generatore di una funzione epistemologica della mente. E cos’è fondamentalmente questa realtà? E’ l’anti-idealismo, è il seno che mai si coniuga totalmente con la pre-concezione del seno. Il non-seno genera il pensare, è il pensiero “seno”. Dove verità assolute, erano positive, si permise che la natura “negativa” rimanesse – il valore della frustrazione e della allucinazione. La psicoanalisi mostrò la possibilità di tornare al “conosci te stesso” socratico, essere se stesso attraverso la conoscenza della verità di chi si è attraversando l’esperire della menzogna di chi si crede di essere. La verità è l’alimento della mente, ma la mente la odia, così dice Bion. Transfert (Freud la vide come una allucinazione), identificazione proiettiva (Klein la definì come fantasia) possono essere considerate menzogne, inganni epistemologici.
“...l’effetto permanentemente terapeutico di una psicoanalisi, nel caso esista, dipende dallo spazio che l’analizzando si permise di usare per l’esperienza di vedere un aspetto della sua vita, ossia se stesso come egli è...Ne consegue che una psicoanalisi è una attività congiunta di analista e analizzando per determinare la verità, così tutti e due sono coinvolti – non importa quanto imperfettamente - in quello che, nell’intenzione, è una attività scientifica “ (Cogitations); “Il procedimento psicoanalitico presuppone che il benessere del paziente richieda inevitabilmente un costante rifornimento di verità, come la sua sopravvivenza fisica richiede degli alimenti. Essa presuppone di più: che la ricerca delle verità rispetto se stesso è un prerequisito di una capacità di apprendere la verità, o per lo meno di cercarla nel suo incontro con se stesso e con gli altri” (Cogitations).


IL SENSO DELLA VERITA’
E’ acquisito (Bion 1962b) quando si realizza che l’oggetto amato e l’oggetto odiato sono lo stesso e un solo oggetto. La sua mancanza porta a sensazioni di possesso di “una verità assoluta”, onniscienza e giudizi di valore. Il vero è uguagliato all’ “esatto”, e il falso ad “errato”. La persona diventa cieca per il solo fatto osservato dal poeta, “non ci sono cose buone né cattive, la mente così fa” (Amleto II). Applicando questo alla teoria della conoscenza: un “senso di realtà” si sviluppa quando la persona tollera che l’oggetto che è conosciuto e l’oggetto che è sconosciuto sono la stessa cosa in un solo oggetto. La persona non nega la verità come gli idealisti né la divide come i realisti. Il senso della verità fa divenire possibile quella che mi sembra la posizione psicoanalitica fondamentale: la tolleranza del paradosso senza tentativi affrettati di risolverli.
Gli psicoanalisti potrebbero imparare da una bambina di cinque anni che, nel suo terzo anno di analisi, disse: “E’ facile disegnare un orsacchiotto di peluche: tu devi avere un orsacchiotto di peluche, prestare attenzione a lui e immaginare un poco”.


RINGRAZIAMENTI
Alla signora Francesca Bion, per la lettura e i suggerimenti, per la lettura e i suggerimenti. Alla Dr.ssa Esther Hadassa Sandler per la lettura degli originali, suggerimenti e illustrazione clinica che finalizza lo studio; ad André Green, alla signora Sandra Maria Gonçalves e al Dr. Mario Giampà per gli stimoli e l’incoraggiamento a queste; al Dr. Antonio Sapienza e Dr. Luiz Carlos Uchoa Junqueira Filho per i commenti e aver permesso la loro divulgazione.


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NOTE
1. Nel congresso internazionale di psicoanalisi, IPAC a Nizza in cartellone ufficiale su Epistemiologia e Psicoanalisi (luglio 2001).
2. La moglie di Bion fu la sua collaboratrice instancabile, editando e revisionando i suoi testi quando lui era vivo; ordinando e divulgando opere inedite dopo la sua morte. Ho difeso in altri studi l’ipotesi che alcuni dei contributi di Bion alla psicanalisi fossero legati ad una impollinazione incrociata fra loro due (the Long-Week End, BookReview; International Review of Psycho-Analysis, 1987).Essa sarebbe una delle origini della sua opera.
3. Che a sua volta sembra averlo appreso da alcuni casi clinici, come quello di Erna; Klein 1929, p.216. Vedi “Riflessioni sulla matematica”, L’apprendimento della realtà psichica, v. I., Imago, 1997, e Il bello è eterno, Imago, 2002.
4. In funzione delle manifestazioni della posizione schizoparanoide descritta dalla Klein nel brodo dell’onnipotenza “se io non comprendo, è incomprensibile”. Tutto è fatto ad immagine e somiglianza del lettore, seguito da una scissura, negazione e identificazione proiettiva: “Io non comprendo” si trasforma in “tu sei incomprensibile”.
5. Come Meltzer. Alcuni notano appena il fatto, con ammirazione, come Green .
6. Lascio per un altro lavoro che sarà pubblicato prossimamente sulle influenze più specificamente letterarie, che include John Milton, William Shakespeare, William Wordsworth, John Keats, Percy Shelley, John Donne, Gerard Manley Hopkins, Ezra Pound, James Joice tra gli altri.
7. Visse in un falso paradiso, una colonia inglese, fu separato dalla madre a sei anni e stimolato dal violento e crudele ambiente europeo del 1914, sembra aver avuto un probabile episodio psicotico in piena adolescenza, provocato dall’ambiente sociale.
8. Termine brasiliano consacrato dall’uso, però inadeguato, per la sua connotazione concretizzante ed estatica, da “La Griglia”. (Sandler, 1999).
9. La Kabala è un esercizio di intuizione sensibile (termine di Kant) che permette un apprendimento diretto della realtà senza interferenze del pensare razionale; è uno sviluppo primitivo della scienza artistica e dell’arte scientifica (Sholem; Yates).
10. Come è evidente che fanno gli intersoggettivisti, neuropsicologi, behavioristi, neoculturalisti, postmoderni e molti altri.
11. Tanto che i detrattori, dopo la sua morte, sostengono che egli era deteriorato, rimbambito, quando scrisse Transformations, come per alcuni cripto-detrattori, gli idolatri. A volte alcuni idolatri passarono ad essere detrattori dichiarati.
12. In un unico momento egli rischia una teoria della psicoanalisi, ma questo studio non sarà mai pubblicato in vita. Si tratta della “Metateoria”. (Bion, c. 1960b).
13. “Ultime” fra virgolette per segnalare la sua possibile provvisorietà, finché sorga un altro investigatore che ne scopra altre. Freud e Bion hanno sempre sperato che qualcuno portasse avanti la loro opera. Infelicemente, questo è stato fatto in un modo che mi sembra adolescenziale; andare avanti non è diventare “contro”. Credo che pochi autori estesero l’opera di Freud. Klein, Fairbairn, Winnicott e Bion. Ovviamente questo dipende dall’estensione della portata che ciascuno ha dell’opera di Freud. Insistere col vederlo come positivista è espressione di un arresto alla sua fase pre-psicoanalitica. Ho ampliato questi punti in alcuni testi, come nella serie Apprendimento della realtà psichica e in un articolo nel numero speciale sulle correnti della psicoanalisi contemporanea pubblicato dalla Revue Française de Psychanalyse.
14. Esorbita dallo scopo di questo lavoro dimostrare esaustivamente altri punti fondamentali delle continuità, del resto sempre espresse da Bion, della sua opera con quella di Freud e della Klein, così come la dimostrazione di quello che mi sembra essere un inganno di coloro che preferiscono idolatrarlo come “innovatore”. Io lo faccio per mostrare il punto e dare lo stesso riconoscimento che Bion dà nella prefazione ai Seven Servants e Memoria del futuro a Freud e alla Klein come sue origini fondamentali..
15. Secondo quanto propose in Turbolenza e Urgenza, v. IV dell’ Apreensao da realidade psìquica. Imago, 2000.
16. Parthenope Bion Talamo, comunicazione personale
17 Questo francese era un matematico di talento. Un anno dopo Albert Einstein, Poincaré riuscì a dimostrare l’essenza di ciò che venne conosciuta poi come teoria della relatività ma attraverso diversi orientamenti matematici. In termini di storia, un anno è irrilevante, e questo dimostra in modo elegante come la verità, che può essere intuita da persone diverse in tempi diversi, come “pensieri senza pensatore” che vagano di là, cercando un pensatore (nel caso, un Einstein e sua moglie Mileva, ed un Ploincaré) che li pensano. Il modo dimostrativo di Einstein e la continuità della sua ricerca nella teoria della relatività generale, relativa alle relazioni tra materia ed energia, con applicazioni pratiche, sembrano avergli permesso una maggiore penetrazione nell’ambiente incompetente. Poincaré aveva anche talento letterario e un buon senso filosofico, ad esempio di altri scienziati e tecnici come Whitehead, Schrodinger, Eddington in matematica e fisica, oppure Louis Sullivan in architettura. Questo gli premise di formulare osservazioni di filosofia della matematica. 18.Nel nostro ambiente, Reinaldo Lobo tentò di metterci in guardia su questa malattia infantile della psicoanalisi.

[ Quadro I° - Origini dell’opera di Bion
e Quadro II° - Concetti nell’opera di Bion: definizioni, origini
]


*Paulo Cesar Sandler
Membro effettivo della SBPSP
R. Joinville, 157, V. Mariana
04008-010 San Paolo, SP Brasil
e-mail: sandler@uol.com.br


Traduzione dal portoghese di Antonina Nicoletti
Revisione della traduzione di Mario Giampà
Roma – San Paolo 09/08/2006


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