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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: MODELLI E RICERCA IN PSICHIATRIA

Area: Medicina di Base e Psichiatria


Perché Erminia?

Marco Marchetto




Semplicemente perché è una donna che mi ha colpito. In realtà ci sono storie che sono più “storie” di altre. Ogni giorno ci sono persone che vengono in ambulatorio o che vado a trovare a casa, che mi raccontano i loro problemi: la loro storia. Queste storie non sono ne belle nè brutte, sono storie e basta. Alcune mi colpiscono più di altre ed altre mi coinvolgono di più. E’ come leggere un romanzo o guardare un film. E’ l’emozione che fa la differenza. Le nostre relazioni sono intrise di emozioni, a maggior ragione quelle fra medico e paziente. Fermarsi a riflettere sul proprio operato e cercare di: “metter nero su bianco” ci aiuta a riflettere ed a capire noi stessi ed il nostro modo di lavorare. Nel caso di Erminia, la mia impreparazione nell’affrontare i problemi legati alla morte giocoforza ha generato in me ansia e voglia di fuga. Il mio ruolo, però, m’ impedisce di fuggire e mi costringe ad affrontare la situazione. Mi tocca!. Non è solo una questione di lavoro o di empatia, è il relazionarsi con una persona, consapevole o meno della sua situazione, che ti chiede ed impone delle risposte assolute fingendo, forse, di non sapere che, nella vita, non esistono certezze tranne la morte. Ma proprio di questo si tratta!.
Marco Marchetto


...E mi guardi così
ma la vita è un attimo
e poi mi parli così
sì ma la vita è subito
il lampo, soltanto il lampo
di una fotografia
ti abbaglia negli occhi, la cerchi
e non la trovi più....

Gianmaria Testa (1)



Ho Conosciuto Erminia*....

Conoscersi

Ho conosciuto Erminia.
Erminia è una donna di.... gli anni non contano. Erminia è alta, fiera, elegante, lievemente inclinata, come direbbe Borges. Al primo sguardo capisci che è una donna che sa quello che vuole. Erminia è una Signora. Una signora dell’ottocento, di quelle che vediamo nei film.
Ho conosciuto Erminia. Erminia non è una mia paziente, è la madre di un mio paziente. Risiede momentaneamente a casa del figlio per via della malattia che l’affligge. Erminia è laringectomizzata a causa di un carcinoma ed ha, anche, un carcinoma primitivo al polmone. Ho cominciato a conoscere Erminia attraverso la descrizione e le parole del figlio che per primo si è rivolto a me per chiedere se potevo aiutarli: Erminia doveva continuare le cure palliative iniziate dopo l’ultima diagnosi al centro tumori.
Io ritornavo dalle ferie e il mio sostituto aveva già provveduto ad attivare l’ADI. Ho avuto l’impressione che suo figlio fosse rassegnato, ma soprattutto che stesse reprimendo le proprie emozioni. Mi parlava della madre come se non fosse la sua madre. Erminia non è a conoscenza della sua malattia e lui non vuole che lo venga a sapere; ho cercato di spiegargli che non ero e non sono tuttora d’accordo con la sua decisione, esiste un diritto della persona a conoscere il suo stato di salute, e questo va rispettato. Ma tant’è.

La fondazione

Il mio sostituto aveva parlato alla famiglia della fondazione ****: abbiamo preso contatti. Il giorno dell’incontro, nel domicilio di Erminia, si è radunata una marea di persone. Io sono arrivato in anticipo ed erano già presenti la caposala delle infermiere del territorio assieme ad una infermiera ed in successione sono arrivati: il medico dell’ASL responsabile della convenzione con la ****con un’infermiera, il Medico e due infermiere della ****. Se aggiungiamo Erminia, suo marito, il figlio, la nuora, il nipote arriviamo ad un totale di tredici persone, me compreso. Praticamente una folla. Dopo un primo momento d’imbarazzo generale, si sono formati due gruppi: uno riunito intorno al tavolo della cucina e composto da me, il medico della fondazione, la caposala e l’infermiera del nostro distretto, l’altro nella sala da pranzo. Il medico della **** ha subito iniziato a scrivere la sua relazione-cartella clinica, (ma non esiste già quella dell’ADI?) [ADI = Assistenza Domiciliare Integrata]. Nella sala da pranzo, intanto, un’infermiera parlava con Erminia: il tono della voce era mellifluo, compassionevole, tipico delle persone che nella vita hanno una missione da compiere: quella di far del bene agli altri a tutti i costi. “Ma cara vedrà che andrà tutto bene, siamo tutti qui per aiutarla ... ecc. ecc.”. Nessuno che si chieda cosa pensi Erminia, quali sentimenti provi: paura, solitudine, ma soprattutto come mai tanta gente attorno a Lei.
Ho conosciuto Erminia e se ne stava seduta sul divano, in silenzio, ad osservare lo spettacolo messo in scena per Lei.
Alla fine della relazione, dopo aver reimpostato la terapia antidolorifica, che Erminia effettua già, il medico della **** comunica l’impossibilità da parte della fondazione di prendersi carico del suo caso, in quanto Erminia non è allettata e può muoversi autonomamente, mangiare e vestirsi da sola. Arrivederci a tutti, saluti e baci e via andare. Io non ho inveito: più invecchio e più divento tollerante, oltre ad essere una persona educata.

Diritti

Ho conosciuto Erminia.
Siamo seduti in cucina uno di fronte all’altra assieme alla nuora. Io chiedo ad Erminia che cosa pensa della sua situazione. Lei mi risponde dicendomi che non vede dei miglioramenti, il dolore le è passato, la nausea attenuata, ma non ha fame, non riesce più a fare i lavori di casa, anche se adesso non deve farli perché è a casa di suo figlio, non sa ..... Mi prega di dirle se ha un brutto male perché in tal caso si butterebbe giù dal balcone. Io la guardo dritto negli occhi più per capire se farebbe veramente ciò che dice, piuttosto che darle una risposta immediata.
Ho conosciuto Erminia ed ora cosa faccio? Glielo dico? E se si butta dal balcone?. No, una donna così fiera non lo farebbe mai. Oppure proprio perché è una donna fiera è giusto che decida “cosa fare” della sua vita? E’ vero che in questo momento la sua qualità di vita è molto scarsa.
Ho conosciuto Erminia e sto prendendo tempo. Cerco di portare il discorso da un’altra parte. Bell’ipocrita. Prima Le chiedi cosa pensa e poi quando te lo dice scappi.
La nostra Costituzione tutela persone con eguali diritti e doveri; chi sono io per arrogarmi il diritto di tacere ad una persona informazioni importanti che riguardano la sua salute? Perché devo dirglielo io e non i suoi familiari? Fossimo negli States lo saprebbe già. Santo cielo, è stata ricoverata al centro tumori, possibile che non si sia posta una serie di domande? Cerco di scaricare i sensi di colpa su di Lei perché non sono in grado di dirLe che ha il cancro e che fra poco morirà? Mica me l’hanno insegnato all’università cosa si deve dire ed in che modo (altro scaricabarile?). Non esiste un “modo migliore” per comunicare queste notizie alle persone: si comunicano. Non posso neanche cercare aiuto nell’ EBM: qui non si tratta di gruppi di persone, si tratta di Erminia ed Erminia, come tutti, è unica.
Ho conosciuto Erminia, ma non so se vuole veramente sapere che malattia ha. Probabilmente lo sospetta, ma ho l’impressione che tenti di rimuovere il pensiero della morte.
Ho conosciuto Erminia e Le ho mentito: non Le ho detto niente.

The last one

Ho conosciuto Erminia.
L’ultima volta che l’ho vista in realtà non è stata l’ultima, perché non l’ho vista. Quando sono arrivato, la nuora mi ha detto che nella notte Erminia non riusciva più a respirare ed hanno dovuto chiamare il 118. Il medico ha chiesto loro se volevano portarla in ospedale o lasciarla morire a casa. Il figlio ha deciso per il ricovero.
Ho conosciuto Erminia e l’ho vista per l’ultima volta, due giorni dopo, nella bara. Le ho fatto una carezza sulla guancia.

Marco Marchetto

* Erminia è un nome di fantasia

(1) Le parole sono tratte dalla canzone “Lampo” inclusa nel CD: “ il valzer di un giorno” di Gianmaria Testa .

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