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PSYCHOMEDIA
TERAPIA NEL SETTING INDIVIDUALE
Modelli e Tecniche in Psicoterapia



La definizione di un dialogo terapeutico fra Strategie e Tecniche

Claudio Fasola



Introduzione
Obiettivo di questo lavoro è tratteggiare una breve riflessione sull'uso del linguaggio nella "comunicazione persuasiva". Muovendosi dalle forme specifiche di "dialogo terapeutico(1)" definite dalle teorie strategiche e dall'interazionismo simbolico si delineeranno le possibili contaminazioni di questo processo di cambiamento con il mondo della tecnica(2).

Il potere taumaturgico del linguaggio
Il linguaggio costruisce mondi, immaginare la mente come il risultato di connessioni neurali, come una parte dell'anima, come un bioelaboratore di informazioni, come un elemento dei processi identitari o come il riflesso di un campo fiorito non solo regala mondi diversi da guardare ma anche mondi diversi da cui guardare.
In alcuni mondi esistono regole di corrispondenza biunivoca che associano ad una parola un significato e ad un significato una parola ma negli spazi concettuali definiti dalle psicologie postmoderniste esistono corrispondenze ambigue, labili e mutevoli. Un navigatore che ha deciso di seguire queste rotte non troverà conforto nelle direzioni tracciate su vecchie mappe, di fronte all'imprevedibilità delle correnti di questo emisfero la conoscenza delle carte nautiche si riduce all'utilità di un faro che illumina l'entroterra ma lascia avvolte nell'oscurità le insidie della costa.
Il ventrico destro del muscolo cardiaco può facilmente essere trovato nella gabbia toracica, ma risulta compito ben più arduo trovare il cuore di un uomo; evidenziare la modificazione di un mediatore sinaptico come la serotonina in pazienti depressi si risolve di fronte alle tecnologie di un laboratorio ma per comprendere lo smarrimento per un futuro perso per sempre è necessario ricorrere alla lenta danza della comunicazione.
Le parole possono diventare potenti ed il loro fascino stordire il buon senso di chi le usa. Spesso lo psicologo ricorre a un linguaggio per riempire gli spazi del dubbio e nei suoi discorsi fioriscono meccanismi, misurazioni, metabolizzazioni e medicalizzazioni; il valore di un discorso appartiene alla sua capacità di portare il proprio "lettore" nel mondo della sicurezza e nulla è più sicuro di uno sguardo ammaestrato dalla scienza benevola del lunedì sera.
Mutuare un linguaggio dalla fisica e dalla medicina offre un riparo, la cui consistenza lo avvicina ad una inespugnabile fortezza ma è sufficiente un veloce battito d'ali per volgerlo in un fragile paravento.

La previsione del futuro come organizzatore della conoscenza
Se l'idea di conoscere il passato e le origini della vita di un uomo o dell'umanità offre, scemata la vertigine della scoperta, solo il vuoto per la perdita di antiche illusioni, la conoscenza del futuro darebbe al suo scopritore un potere senza pari, la volontà diverrebbe contemporaneamente figlia e madre di un domani svelato.
Il controllo del futuro passa attraverso due passaggi l'individuazione di un sistema prevedibile e la definizione di tecniche per potervi intervenire. La dimensione utopica di una certa psicologia risiede nel tentativo di collocarsi al pari delle scienze naturali, le quali hanno costruito nel corso della loro evoluzione i contorni di tali ambiti.

Neuroscienze e psicoanalisi ovvero il regno della tecnica
L'ambizione di queste teorie psicologiche risiede nel tentativo, esplicito o meno, di costruire una dottrina che permettesse di prevedere il comportamento umano. La loro forza risiede anche nella natura mesmerizzante del linguaggio con cui sono scritte, le metafore impiegate sono capaci di soffocare le ambigue sfumature del dubbio.
Un lettore può quindi essere condotto in realtà dove le fragili venature impresse nel cristallo della personalità, la cui genesi risiede nella prima infanzia, rivelano il punto di rottura in cui una persona vedrà cadere le proprie sicurezze oppure come la risoluzione della triangolazione relazionale determina nel fanciullo gli spazi entro i quali definirà le proprie nevrosi personali. Il tentativo di riportare la nostalgia per i pomeriggi di maggio della nostra infanzia agli esiti computerizzati di una scansione digitale degli emisferi cerebrali rappresenta l'ultimo traguardo di questa ambizione.

Dalla pianificazione industriale al gioco degli scacchi
Dipinti, racconti, sinfonie ed opere cinematografiche hanno meglio rappresentato i il mutare dei significati condivisi di un mondo piuttosto che le opere di politici, sociologi o psicologi. Una singola immagine può avvicinare alla comprensione di una complessa riflessione teorica.
Negli scacchi il gioco consiste nell'anticipare le mosse dell'avversario e nel diminuire costantemente il margine di errore delle proprie anticipazioni. La vittoria combacia con il momento in cui un giocatore può prevedere esattamente la mossa che farà l'altro. Ma il paradosso che porta la sovrapposizione fra anticipazione e previsione trova significato solo nel rendere impossibile l'azione dell'avversario. La fine delle possibilità sancisce la chiusura della partita.
Anche la vita è una commedia dallo svolgersi incerto ma dall'esito noto, all'interno della quale solo una previsione è consentita e questa coincide, come negli scacchi, con la chiusura dell'ultimo atto. Nella circolarità ermeneutica in cui sono immersi i giocatori è presente la possibilità per impiegare e affinare le proprie strategie ma l'assenza di previsioni certe chiude gli spazi per determinare tecniche divininatorie.
Muovendosi con presupposti diversi, l'esistenza dell'uomo può essere iscritta in una vecchia fabbrica degli inizi del novecento, dove le ruote dentate rappresentano lo scorrere della vita dei singoli, inseriti in un sistema predeterminato; dalla sua osservazione è assicurata la possibilità di intervenire con decisione sulle sbeccature, le incrinature e i malfunzionamenti, ridonando al sistema la sua implacabile forza e la sua tensione verso un futuro già scritto. Perché la catena di montaggio ritorni a funzionare è necessaria la figura del tecnico, il quale attraverso il proprio sapere interviene sulla realtà per ripristinarla e ricondurla all'interno della sequenza meccanica in cui si trova. La realtà si piega alla tecnica la quale una volta definita resta immutata, mantiene inalterate le sue caratteristiche ed interviene, senza resistenze, per apporre i cambiamenti desiderati.
Date queste due immagini si apre la possibilità di inserire il dialogo strategico al loro interno, consapevoli che questa scelta traccerà dei confini da cui questa prassi operativa non potrà uscire.

L'aspetto dialogico della psicoterapia(3) e l'imprevedibilità dell'amore
E' necessario capire se la gestione del cambiamento attraverso incontri dialogici possa aspirare a collocarsi in una dimensione divinatoria, che basi le sue tradizioni sugli insegnamenti di aruspici e tarocchi oppure appartenga al mondo degli stoici e dei sofisti.
Per affrontare questa disputa può essere d'aiuto ricorrere ad una analogia.
Se l'amore è un simbolo linguistico per tratteggiare alcune forme di dialogo, allora le sue traiettorie possono correre vicine a quelle di una terapia.
Sguardi, parole nascoste, gesti maldestri, frasi che spiazzano e sospiri congiunti sono elementi di una grammatica la cui sintassi appartiene ad un insieme di regole condivise .
L'esperienza, lo studio, la conoscenza e la creatività nel padroneggiare questi elementi potrà avvicinare la soddisfazione del proprio desiderio e rischiarare molti misteri del gioco della seduzione ma incontrerà sempre cangianti zone d'ombra, i cui confini stemperano nella volontà autopoietica dell'altro. E' sufficiente portare l'attenzione su questo ultimo aspetto per comprendere il successo tanto breve quanto ingannatorio di manuali, riti e pozioni che promettono di padroneggiare le procedure di corteggiamento.
La scelta da compiere prende forma nel riflesso dell'altro che riverbera negli occhi di un terapeuta; la grandezza del potere che si attribuisce lo avvicina all'ipotesi di poter controllare il futuro del proprio cliente.

Il dialogo strategico nello sguardo del lettore
A quale cosmogonia appartiene dunque il dialogo strategico di cui, forse troppo disinvoltamente, gli autori attribuiscono l'etichetta di "tecnica evoluta per il cambiamento". La risposta può configurarsi in forma univoca solo abbandonando una dimensione concettuale della realtà e rinnegando la pluralità delle sue espressioni.
E' l'occhio del lettore a sancire la risposta, a volte ingenuo a volte acuto, ma sempre capace di fornire un senso al mondo che costruisce e da cui è costruito.
La natura del dialogo strategico appartiene più alla prassi di chi lo impiega piuttosto che alle intenzioni dei suoi autori. Spetta al terapeuta decidere se trasformare questo strumento in un passo di danza o in un martello.

Un ultima riflessione
Forse l'uso del termine tecnica rappresenta solo una beffa verso l'occhio innocente del lettore, la mascherata premessa di un colpo di teatro. La parola tecnica non è altro che una strategia, un lampo di luce che arresta la corsa di un giovane daino in una solitaria statale americana.
Se per cambiare bisogna saper cogliere i riflessi di significato delle espressioni dell'altro e costruire un dizionario nel quale farne rispecchiare i desideri smarriti, la scelta del vocabolo tecnica si configura come il primo stratagemma linguistico per calare il lettore in un mare inesplorato, regalandogli l'illusione di mirare ancora l'orizzonte dalle banchine conosciute di un porto sicuro.


Riferimenti Bibliografici

Interazionismo simbolico vedi: SALVINI, A. (1998), Argomenti di psicologia clinica, UPSEL, Padova.

Approccio strategico vedi: WATZLAWICK P., NARDONE G. (1997), Terapia Breve Strategica, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Nuove forme di psicoterapia vedi: PAGLIARO, G., CESA-BIANCHI. M. (a cura di) (1995), Nuove prospettive in psicoterapia e modelli interattivo-cognitivi, FrancoAngeli, Milano.

Critica alla visione della scienza positiva vedi: DILTHEY, W. (1905-1910), Critica della ragione storica, Einaudi, Torino, 1954.

Psicologie postmoderniste vedi: FASOLA, C. (a cura di) (2005), Le identità, In corso di pubblicazione.

Trasformazione dell'arte della seduzione in tecnica del corteggiamento vedi: ANDERSON, P. T. (1999), Magnolia, New Line Cinema, Usa.

La vita dell'uomo come epifenomeno della fabbrica vedi: CHAPLIN, C. (1936), Modern Times, United Artists, USA.


Note:

1 Il dialogo strategico, 2004, G. Nardone e A. Salvini, Ponte alle Grazie, Milano. Il volume tratteggia una modalità di conduzione del dialogo che attraverso una raffinata ridefinizione dei racconti dell'altro e ad un controllato gioco interattivo fra domande e risposte conduce delicatamente i dialoganti in spazi di cambiamento.
2 Al fine di eliminare possibili fraintendimenti nell'utilizzo di due vocaboli, a volte impiegati in termini antitetici ed altre volte come sinonimi si presenteranno due definizioni appartenenti ad un orizzonte costruzionista.
Tecnica: strumento che mantiene inalterate le sue caratteristiche indipendentemente dal contesto (è il fruitore che si adatta).
Strategia: costruzione di un processo dipendente dal contesto in cui si genera.
3 Il termine psicoterapia assume delle sfumature ambigue; più che una prassi, potrebbe essere considerato considerata una figura retorica, un ossimoro professionale. In essa sono messi in relazione due termini psico e terapia, che appartengono a realtà lontane. Mentre il primo è un costrutto di origine concettuale, il secondo si caratterizza per la sua natura sostanziale, originata dal modello medico, dove viene considerata come una modalità per eliminare le cause che hanno generato un problema, al fine di ripristinare la situazione di partenza. Dato che i concetti di normalità e causalità non sono propri del paradigma antropomorfistico, è evidente come l'uso di questo termine viene qui inteso come un espediente comunicativo atto a generare un testo il cui contenuto sia facilmente comprensibile.




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