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PSYCHOMEDIA
TERAPIA NEL SETTING INDIVIDUALE
Psicoterapia - Documenti e Comunicati



Psicoterapia tra pubblico e privato

Maurizio Mottola


Ripubblicato su Psychomedia da "Agenzia Radicale"


Giovedì 11 ottobre 2007 si è svolto ad Avellino l'incontro dibattito Psicoterapia tra pubblico e privato, organizzato dalla sede locale della Scuola Romana di Psicoterapia Familiare, con il patrocinio dell'Ordine degli Psicologi della Regione Campania e dell'Ordine dei Medici di Avellino. Hanno partecipato gli psichiatri Antonio Acerra, Maurizio Mottola, Piero Petrini, il neuropsichiatria infantile Carmine Saccu e gli psicologi Felicia Tafuri e Claudio Zullo.
La psicoterapia sostiene il paziente sia nel processo di un più funzionale adattamento sia nello sviluppo delle parti più profonde attraverso un percorso di conoscenza, che lo coinvolge sia a livello
emotivo che cognitivo e relazionale.
é dunque cura, laddove contribuisce ad alleviare i disagi ed i conflitti ed anche conoscenza, laddove favorisce l'introspezione come capacità di comprensione del proprio esserci nel mondo.
Quello psicoterapeutico è un rapporto a due: da un lato il terapeuta, dall'altro il singolo paziente oppure la coppia oppure il nucleo familiare oppure il gruppo. Resta comunque la strutturazione diadica, che richiama il rapporto con la madre oppure con i genitori. Non c'è cioè il terzo: nella psicoterapia nel servizio pubblico invece compare l'intruso, cioè l'organizzazione dell'ambito di svolgimento della psicoterapia, che è estranea sia al terapeuta che al paziente.
Gli orari, i locali, il ticket sono preesistenti e contestuali alla relazione terapeuta-paziente che in un certo senso vi si adegua ed adatta e costituisce comunque uno spazio-tempo reale e simbolico altro da loro due e dalla loro interazione.
Dunque una psicoterapia nel servizio pubblico è costitutivamente, strutturalmente e funzionalmente diversa dalla psicoterapia in ambito privato; comunque non perché il privato funzionerebbe meglio del pubblico, ma piuttosto per la peculiarità della psicoterapia di essere un rapporto privato, confidenziale, personale, non narrabile a terzi in quanto esperienza profondamente soggettiva ed intersoggettiva.
Il contesto istituzionale contiene ed interferisce, anche se non interviene è pur sempre lì presente. Pertanto e paradossalmente la psicoterapia nel servizio pubblico è più impegnativa ed in un certo senso difficile di quella condotta in ambito libero professionale.
Occorre inoltre un grado di accoglienza senza il quale si finge pretestuosamente di fare psicoterapia nel servizio pubblico: necessita personale formato - e non solo il terapeuta - per determinare quelle precondizioni di accettazione che sole possono far sviluppare il percorso psicoterapeutico nell'ambito del servizio pubblico.
La psicoterapia è branca di specializzazione la quale - a differenza delle altre (psichiatria, neurologia, neuropsichiatria infantile, psicologia clinica, eccetera) che sono di esclusiva competenza delle università - è invece prevalentemente gestita da istituzioni private (vagliate ed autorizzate dal Ministero dell'Università e della Ricerca) ed il cui accesso è consentito a medici e psicologi.
Le sedi riconosciute dalla procedura di valutazione ministeriale sono oltre 300 (tra sedi principali e sedi periferiche), per cui si è raggiunto un livello di sovrabbondanza e perciò occorre promuovere ed incrementare il parametro della qualità, individuando criteri e procedure utili per sostenere lo sviluppo della produzione scientifica nonché della ricerca che tali scuole siano in grado di organizzare e produrre. Ciò consentirebbe che l'allievo non scelga unicamente in base al parametro minimale di scuola riconosciuta/non riconosciuta, ma anche -per quelle riconosciute- in base a fattori qualitativi.
Promuovere la qualità diviene, dunque, un processo di sostegno a livello culturale e scientifico del ruolo centrale che la psicoterapia nelle sue varie forme sta assumendo, quale moderna risposta al disagio ed alla sofferenza dell'individuo.
L'accesso alla psicoterapia va pertanto considerato un diritto sanitario del cittadino e va dunque sviluppata la prerogativa che gli utenti siano garantiti sulla qualità della formazione specialistica in psicoterapia, che è entrata a pieno titolo nell'ambito degli interventi sulla salute.
Bisogna comunque tenere conto che per l'incremento e lo sviluppo della qualità è indispensabile coinvolgere tutte le parti in campo (le scuole private, le scuole di specializzazione universitarie, i servizi, gli allievi, gli utenti), in quanto la qualità non può essere imposta ma solo promossa e premiata.
In Italia gli psicoterapeuti sono oltre 36mila (due terzi laureati in psicologia ed un terzo laureati in medicina): dunque uno psicoterapeuta all'incirca ogni 1.600 abitanti, con marcate differenze tra regione e regione e diversa presenza per categoria di professionisti (è psicoterapeuta uno psicologo su 2,3 del totale degli psicologi ed un medico su 33,2 del totale dei medici).
Pochissimi sono i concorsi banditi dalle Aziende Sanitarie Locali per dirigente di psicoterapia (pur in presenza di normativa dal 1997) e quei pochi banditi richiedono talvolta requisiti di ammissione impropri, per cui migliaia di psicoterapeuti (medici o psicologi, con una successiva formazione quadriennale) debbono puntare alla libera professione, in quanto lo sbocco nel servizio sanitario nazionale come dirigente di psicoterapia è estremamente residuale.
Eppure l'accessibilità è uno dei fattori della qualità ottimale, in quanto esprime il massimo che un sistema sanitario può mettere a disposizione dei cittadini, incrementandone così la propria efficienza.
Fasce della popolazione non abbiente e non in grado quindi di sostenere i costi di una psicoterapia a livello libero professionale spesso ricevono solo dei trattamenti di urgenza ed emergenza, quando si rivolgono ai servizi sanitari pubblici, e sono dunque precluse di fatto all'accesso alla psicoterapia.
Poiché prevenire è far sì che i disagi ed i disturbi non si trasformino in conclamate malattie, ecco che la psicoterapia -o meglio le psicoterapie- si rivelano uno strumento efficace in tal senso ed attualizzano una concreta prevenzione, purché se ne potenzi per davvero l'accessibilità.
La formazione in psicoterapia presenta in Italia delle caratteristiche che non si riscontrano negli altri paesi europei: il requisito cioè di essere laureati in medicina e chirurgia oppure in psicologia per poter accedere alla successiva formazione in psicoterapia perlomeno quadriennale.
Dunque in Italia lo psicoterapeuta o è un medico oppure è uno psicologo, entrambi con successiva specializzazione in psicoterapia, che di fatto consiste nell'accesso e nella frequenza ai corsi quadriennali delle scuole di formazione in psicoterapia autorizzate dal Ministero dell'Università e della Ricerca (MiUR), che sono oltre 300 (tra sedi principali e sedi periferiche) oppure nell'accesso e nella frequenza alle specializzazioni universitarie in psicologia clinica, i cui corsi si svolgono in pochissime facoltà. Anche il conseguimento della specializzazione universitaria in psichiatria o in neuropsichiatria infantile consente ai medici l'iscrizione all'albo degli psicoterapeuti.
Nella nostra società vi è un forte aumento della richiesta di prestazioni psicoterapiche che non trova risposte all'interno del servizio sanitario nazionale. I cittadini devono essere liberi di scegliere a chi rivolgersi per essere curati, ma per quanto riguarda la psicoterapia l'offerta pubblica è scarsissima e l'utente deve rivolgersi forzatamente al privato.
La situazione attualmente presente nel nostro Paese porta ad un paradosso, infatti a fronte del fatto che il disagio sociale è maggiormente presente nelle fasce più povere della popolazione, queste vengono di fatto escluse da un trattamento che, essendo nella quasi totalità offerto dai privati, risulta talmente costoso da essere disponibile solo per le fasce agiate dei cittadini.
Pertanto l'approvazione delle Disposizioni per l'accesso alla psicoterapia, in discussione alla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, consentirebbe ad ampie fasce della popolazione, fino ad oggi escluse, di accedere alla psicoterapia ed a tanti professionisti -soprattutto giovani- di accedere al convenzionamento/accreditamento, attualizzando la loro impegnativa formazione acquisita.




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