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PSYCHOMEDIA
MODELLI E RICERCA IN PSICHIATRIA
Psicoterapia - Documenti e Comunicati



Sergio Piro a un anno dalla scomparsa

Maurizio Mottola



Da giovedì 7 a sabato 9 gennaio 2010 si è svolto a Napoli, all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, il seminario Sergio Piro a un anno dalla scomparsa (9/9/1927 - 7/1/2009), in cui sono stati discussi temi filosofici e linguistici che hanno attraversato e modellato la sua opera scientifica, a partire dagli studi sul linguaggio schizofrenico fino alle riflessioni degli ultimi anni, conosciute con il nome di "ricerca diadromica". Sono stati inoltre dibattuti i temi delle lotte antiistituzionali e della ricerca didattica sperimentale e in occasione della presentazione del libro Trattato della ricerca diadromico-trasformazionale (Sergio Piro, La Città del Sole, Napoli, 2005), avvenuta a Napoli il 10 gennaio 2006 all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ebbi modo di porgli le seguenti domande, cui seguirono le sue risposte. - In che consiste e quali sono le basi della ricerca diadromico-trasformazionale? La ricerca diadromico-trasformazionale è un tentativo -del tutto iniziale- di riconsiderare sul piano scientifico ed epistemologico i rapporti fra le scienze e in particolare fra le scienze naturali e le cosiddette scienze umane. Dal provvisorio risultato degli anni '50-'60 nello studio sistematico del linguaggio schizofrenico, si è passati negli anni dei decenni successivi del Novecento a una serie di estesi sondaggi teorici (tutti resi noti e pubblicati), collegati a pratiche didattiche sperimentali ed ininterrottamente alle pubbliche attività di salute mentale. Allo stato attuale quelle fasi possono essere considerate sorpassate e remote. Può considerarsi infatti come appena albeggiante l'ultima fase dello studio, quella propriamente detta diadromico-trasformazionale, che accentua il rigore e la specificità propria degli aspetti logico-epistemologici del problema da un lato e conferma dall'altro lato l'importanza intrascendibile della prassi trasformazionale come base della conoscenza antropica. - Quali contributi può dare la ricerca diadromico-trasformazionale alla formazione del medico e di altri operatori della salute? Nessuno in modo diretto. Nei decenni scorsi tentativi di diretto collegamento fra sperimentazione didattica linguistico-culturale e pratiche terapeutiche sono falliti. Questa ricerca, se praticata seriamente nel collegamento fra studio, ricerca, insegnamento e cura della sofferenza, può essere uno dei tanti (tantissimi !) modi che esistono per evitare la resa culturale, scientifica, umana (e così generalmente politica) degli operatori della salute detta mentale e degli psichiatri. - Lei con Francesco Basaglia ed altri si è tanto impegnato a suo tempo per la chiusura dei "manicomi" ed ancora oggi si impegna contro ogni possibile forma di "neo-custodialismo": quale bilancio dunque esprime relativamente alla legge 180 del 1978 di riforma psichiatrica? La legge 180 è stato il modo più moderno e radicale di dare un infrastrato giuridico a forme nuove, inedite, complete, rispettose dei diritti fondamentali dei cittadini e solerti nel promuoverne lo sviluppo esistentivo e culturale. Un infrastrato. Ma lo strato delle operazioni che ne conseguono si è progressivamente atrofizzato, distorto, enfiato di fatti corporativi e clientelari, tesi a riprodurre nella dispersione territoriale tutte le forme classiche dell'orrore manicomiale, beati nella riproposizione della camicia di forza, della sommersione psicofarmacologica e della reclusione. Se non ricadremo nella barbarie delle controriforme, il discorso dovrà riprendere da qui.


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