Utilizzo terapeutico della Realtà Virtualedi Verri A.P., Vallero E., Vaccaro P., Kaltcheva D., Mariconti A., Moglia A.*
*Centro di Neurofisiologia Clinica IRCCS Fondazione "C. Mondino" Pavia
La realtà virtuale (RV) può essere definita come una nuova tecnologia che altera il modo in cui gli individui interagiscono con il computer (Riva in http://www.psicologia.net/pages/neuropsy.htm). Attraverso la manipolazione di tre variabili ( lo spazio, il tempo e l'interazione) e la disponibilità di un'interfaccia grafica, si crea una dimensione connotata da un forte senso di realtà, per cui il soggetto crede realmente di esser in quel mondo e di potervi interagire, come accade, in tempo reale (fig.1). La RV pur anche essere considerata come un'esperienza mentale in grado di far credere al soggetto di "essere lì" presente sulla scena e nel mondo virtuale. Con questo nuovo mezzo il soggetto non è più semplice spettatore di ciò che accade sullo schermo, ma vive la sensazione di un coinvolgimento e di una partecipazione, nonostante quegli oggetti e quegli spazi esistano solo nella memoria del computer e nella mente del soggetto stesso (Botella et al., 1998).
Quindi sono due le principali caratteristiche di questo ambiente virtuale:
A seconda del grado di immersione e coinvolgimento, si distinguono tre tipi di RV (fig.1):
(spazio, tempo, interazione)
(Cliccare sull'immagine per poterla vedere meglio sul video)
Ciò a cui si tende è allora il raggiungimento di una VR altamente empatica.
I campi di applicazione della VR sono principalmente la riabilitazione, la terapia e l'apprendimento. La costruzione di un mondo di cui il soggetto pur avere il controllo si rivela particolarmente appropriata in questi casi. I primi studi e le prime applicazioni della RV in ambito terapeutico hanno interessato la cura delle fobie. La logica di fondo sta nel presentare al soggetto la situazione ansiogena facendogli decidere a quale grado di intensità vivere tale esperienza. Si ricrea in un ambiente controllato una situazione che in condizioni reali genererebbe angoscia e perdita di controllo. Il soggetto agisce sui parametri di questo mondo immaginario in base alla tolleranza individuale. In particolare questo trattamento è stato usato per la cura delle seguenti fobie: paura di volare, paura di guidare, paura degli spazi aperti (agorafobia), paura della velocità, paura dell'altezza, acrofobia, paura di parlare in pubblico. Le conclusioni dei vari studi condotti mostrano che le scene di realtà virtuale possono produrre una varietà di sintomi fobici. Le immagini possono inoltre essere integrate da stimoli di tipo tattile e uditivi per aumentare il senso di realtà e permettere una maggiore crescita dell'autostima e capacità di controllo (Strickland et al., 1997). Il presente studio si propone lo scopo di verificare l'utilità terapeutica della RV in alcuni disturbi psicosomatici specifici e di individuare parametri comportamentali e neurofisiologici correlati alla risposta alla terapia; inoltre di produrre un aumento della consapevolezza delle relazioni tra eventi cognitivi interni e i patterns di risposta allo stress e all'ansia per apprendere il controllo di questi stessi stati emotivi.
Per questo studio sono stati coinvolti venti persone di età compresa tra i 18 e i 40 anni, suddivise in un gruppo sperimentale e un gruppo di controllo.
Tabella 1: La tabella mostra la diagnosi, il numero dei soggetti e la percentuale di diffusione del disturbo.
Prima di iniziare il trattamento sono state effettuate delle misurazioni basali di tipo psicodiagnostico e neurofisiologico per poter tracciare un quadro di riferimento delle condizioni del soggetto e avere valutazioni quantitative da confrontare con quelle rilevate alla fine delle 20 sedute. In particolare per la valutazione psicodiagnostica ci si è avvalsi della scala Hamilton per l'ansia e della SCID III R (Structural Clinical Interview for DSM III-R, Spitzer, 1990). Per quel che riguarda le valutazioni neurofisiologiche sono state misurate la frequenza cardiaca, l'elettromiografia di superficie (EMG) e la risposta galvanica cutanea (GRS), questi ultimi due in particolare sono ricondotti al biofeedback (BFB) e alla RV (fig.2). Il BFB è una terapia basata sull'apprendimento dei cambiamenti corporei e al loro controllo in situazioni particolari: si dà al soggetto un riscontro effettivo circa i propri stati emotivi legati ad un cambiamento fisiologico. Infatti l'EMG di superficie rivela l'attività muscolare permettendo al soggetto di ricevere delle informazioni sulle variazioni della sua tensione muscolare in base ai suoi stati emotivi. Questo significa che in presenza di ansia i valori aumentano e viceversa. Osservando l'andamento del tracciato il soggetto è in grado di associare alla sensazione emotiva una corrispondente variazione corporea e conseguentemente di prendere consapevolezza delle proprie emozioni. La risposta galvanica cutanea (GRS) invece misura la resistenza cutanea ed è un altro parametro utilizzato per misurare il livello d'ansia (Panjwani, et al., 1995; Ionescu-Tirgoviste, Pruna, 1993). Tale misurazione veniva effettuata mentre il soggetto era esposto a RV. In questo modo si è in grado di mettere in risalto l'attività e l'utilità della RV senza BFB.
(inizio e fine trattamento)
(Cliccare sull'immagine per poterla vedere meglio sul video)
- 1^ seduta: valutazione psicodiagnostica, misurazione della frequenza cardiaca, esposizione di 20' a RV, 20' di biofeedback (BFB). - 2^/19^ seduta: esposizione a RV con misurazione del riflesso galvanico. - 20^ seduta: ripetizione della 1^ seduta.
Nel gruppo dei pazienti il confronto tra i punteggi della scala Hamilton per l'ansia somministrata prima e dopo il trattamento, ha evidenziato una diminuzione dello stato d'ansia (p<.000). Tale diminuzione si è verificata sia negli items comportamentali (p=.005) che in quelli somatici (p=.001).
Nel gruppo di pazienti, la retta di regressione evidenza una covariazione tra due indici fisiologici (EGM e GRS) sia prima che dopo il trattamento: all'aumentare dei valori dell'EMG aumenta anche il GRS. I dati EMG documentano una diminuzione dalla fase pre-test alla fase post-test sia nei pazienti che nei controlli. Questi ultimi ottengono punteggi superiori in quanto presentano un tono muscolare più elevato. Per quanto riguarda le differenze di genere, da un punto di vista neurofisiologico le femmine presentano una tendenza omogenea nella diminuzione dei valori del GRS a seguito delle sedute, mentre dal quadro psicodiagnostico (Scala Hamilton per l'ansia) emerge una diminuzione dello stato d'ansia più evidente negli items somatici (p=.05). Al contrario nei maschi tale variazione si è rivelata più evidente sia negli items comportamentali (p =.001) che somatici (p= .005). Infine facendo una corrispondenza tra le diagnosi di ogni soggetto e i risultati raggiunti, si nota che chi non registra un miglioramento significativo nei valori neurofisiologici, presenta disturbi di tipo somatoforme e depressivo. Tuttavia anche per questi pazienti cè una riduzione dei punteggi della scala Hamilton.
Lo studio ha dunque dimostrato la validità di questo nuovo strumento terapeutico. Il soggetto a partire dal BFB impara a riconoscere i segnali del proprio corpo corrispondenti a degli stati emotivi scoprendo la possibilità di poterli gestire e controllare a partire da una percezione corporea. Tale percezione e attenzione nei confronti del proprio corpo aumenta grazie all'esperienza di immersione in ambienti virtuali. D'altra parte togliendo lo spazio reale rimane solo il corpo. Il soggetto si ritrova allora ad affrontare se stesso concentrando la propria attenzione su ciò che avviene all'interno di lui. Il corpo rimane il riferimento di se stesso, dal momento che l'esterno scompare tramutandosi in una dimensione sconosciuta. Si rende necessaria una rielaborazione a livello cognitivo per i nuovi stimoli: si ritrova a dover strutturare il mondo e il suo corpo nel mondo, un po' come il neonato comincia ad avere la certezza di esistere grazie alle sensazioni che passano tramite il suo organismo. Il senso di nausea o di smarrimento o più in generale tutti i vari sintomi che compaiono nell'esposizione ad ambienti virtuali, sono determinati da questo lavoro di ristrutturazione causato dalla perdita delle coordinate su cui il soggetto si è costruito e il tentativo di esplorare il nuovo mondo con lo scopo di riappropriarsi di se stesso. E appunto una decontestualizzazione del soggetto dalla sua dimensione abituale e dai parametri usuali. Situazione che lo pone in diretto contatto col sé e con gli stati a esso correlati conducendolo a una riacquisizione del controllo sull'ambiente esterno che sfugge nelle situazioni generatrici d'ansia.
1. Antinucci F., Processi Cognitivi e Nuove Tecnologie Interattive, in Belotti, Del Virtuale, 1993, Il Rostro, Milano.
http://mentalhealt.com
|