PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI ED AREE --> NOVITÁ --> CIBERCRIMINOLOGIA

PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: Progetto PIT - PSICHIATRIA
INFORMATICA E TELEMATICA


Area: Cibercriminologia


Alice nella rete delle meraviglie: esperienze di cyberpedofilia

M. di Giannantonio, M. Strano, A. Verrengia, C.M. L'Occaso

Relazione al Convegno nazionale: Nuovi media e disagio psichico. Comunicazione, identità e relazione nell'era digitale. Palermo, Aula magna di Palazzo Steri, 15 aprile 2000.


L'obiettivo di questa ricerca pilota sulla pedofilia su internet è quella di cercare di evidenziare alcuni aspetti comportamentali e personologici dei pedofili e delle loro vittime attraverso un contatto diretto con il molestatore, senza la mediazione quindi del racconto da parte del minore. Si è tentato in primo luogo di definire il ruolo che svolge la variabile internet nell'ambito del fenomeno di adescamento o molestia dei minori. Il terreno di ricerca a tal proposito è stato localizzato nelle chat-line. In secondo luogo si è soffermata l'attenzione su aspetti di personalità ricorrenti nei cyberpedofili e su eventuali aspetti comportamentali (in alcuni minori) che possono favorire le molestie. La ricerca ha utilizzato, come metodologia, il monitoraggio delle chat e la simulazione di identità e di età al fine di analizzare gli eventuali abusi di cui il ricercatore è direttamente oggetto. Nella tecnica sperimentale che presentiamo in questo studio (una sorta di "osservazione partecipante" con l'aggiunta di tentativi di manipolazione di variabili) alcuni ricercatori dell'Università Cattolica (Istituto di Psichiatria e Psicologia) hanno simulato di essere dei bambini di età compresa tra 10 e 13 anni, frequentando le chat e comunicando così con un grande numero di adulti. Ciò ha consentito di entrare in contatto con soggetti adulti presumibilmente affetti da pedofilia e di studiare direttamente, senza la mediazione del racconto del minore, il comportamento di una categoria di interesse psichiatrico e criminologico particolarmente oscura dal punto di vista scientifico anche se molto evidente sulle pagine di cronaca recente.


Il training in laboratorio

La ricerca mediante la simulazione di identità necessita di un lungo periodo di training in laboratorio per apparire verosimile. I ricercatori infatti, prima di poter essere impegnati, hanno passato lunghi periodi in compagnia dei soggetti da impersonare (i bambini) per comprendere e "metabolizzare" il loro linguaggio e i loro valori e per riuscire così a produrre un'accettabile simulazione. Particolare attenzione è stata poi rivolta allo studio della curiosità sessuale dei minori, su cui è disponibile una rilevante letteratura scientifica. Certamente questo tipo di sperimentazione presenta il notevole rischio di fornire dati artefatti a causa dell'inevitabile "perturbazione dell'oggetto" da parte del ricercatore che se pur addestrato può assumere (anche inconsciamente) degli atteggiamenti poco verosimili (es. troppo provocanti o troppo schivi). La simulazione sulle chat line, pur nell'impossibilità di riprodurre il comportamento di un minore in modo assolutamente verosimile, offre però la possibilità concreta di effettuare l'analisi in maniera diretta, senza la mediazione del racconto del minore e tale circostanza, in un certo senso, compensa a nostro avviso altri aspetti di "ridotta attendibilità dell'esperimento".


La metodologia

E' stato approntato un laboratorio telematico costituito da alcuni computers collegati a internet e da apparati in grado di memorizzare i file di testo relativi alle conversazioni avvenute nel corso dei collegamenti. Alcuni testi delle chiacchierate che contengono molestie o tentativi di adescamento sono poi analizzati in ottica clinica per tentare di comprendere gli elementi maggiormente ricorrenti riguardo due aree fondamentali. La prima area si riferisce allo studio di alcuni aspetti della personalità del pedofilo e della sua perversione osservando le sue modalità di approccio, lo stile comunicativo, gli stratagemmi che utilizza per catturare l'attenzione e la fiducia del bambino. La seconda area si riferisce agli aspetti del comportamento o della situazione contingente del minore che sembrano favorire (o meno) l'approccio da parte del pedofilo. In alcuni casi infatti, i ricercatori che conducono la sperimentazione hanno cercato di assumere il carattere di un dodicenne particolarmente curioso e provocante, in altri casi hanno assunto l'atteggiamento di un bambino tendenzialmente timorato e diffidente tentando di realizzare una sorta di manipolazione di variabili. Tali variazioni di atteggiamento del ricercatore nella simulazione servono quindi a cercare di determinare lo "stile di comunicazione" e la struttura di personalità del minore che sembra più facilmente generare un approccio da parte dei pedofili e per individuare, di conseguenza, le categorie psicologiche di bambini maggiormente a rischio.


I primi risultati della sperimentazione

Riportiamo le prime indicazioni emerse dall'analisi di alcune conversazioni avvenute in chat-line tra adulti che evidenziano tratti di pedofilia e bambine simulate. Gli elementi raccolti si riferiscono a varie situazioni che corrispondono a diversi atteggiamenti del ricercatore nei confronti del pedofilo: da massima disponibilità a massima ostilità e diffidenza. Per quanto riguarda i casi di molestia registrati, dall'analisi delle interazioni tra bambina virtuale e pedofilo emerge ad esempio che un atteggiamento del ricercatore caratterizzato da curiosità, disinibizione e propositività rispetto ai temi e alle azioni sessuali induce quasi sempre il pedofilo a portare avanti l'interazione e spesso a ricercare un tipo diverso di contatto (più stretto) con la minore che può essere telefonico o via E.mail. Se il ricercatore che si era lasciato condurre in determinate aree della sessualità decide ad un certo punto di interrompere l'interazione nella chat il pedofilo spesso lo invita a risentirsi ancora e prova a rimettersi in contatto con lui per indurlo a proseguire la conversazione. Evidentemente il pedofilo ritiene in questi casi che il rapporto con questa tipologia di bambina sia promettente per i suoi scopi e quindi opportuno da coltivare. Se invece a chiudere improvvisamente il contatto è la bambina che non ha mai assecondato il pedofilo allora questi, se lo ripristina, lo fa soltanto per sfogare la sua rabbia. A esporre maggiormente le ragazzine sia al rischio di molestie che a quello di adescamento sembra quindi essere il desiderio e la ricerca di entrare in contatto con persone adulte, o comunque parecchio più grandi di loro, in quanto portatori di esperienze e conoscenze che i loro coetanei non possono ancora avere al fine di soddisfare la loro voglia di crescere e di conoscere quanto prima il mondo. Un altro aspetto della personalità del minore che sembra favorire l'approccio del pedofilo è relativo all'aspetto fisico e al rapporto con il corpo. L'essere molto soddisfatti della propria immagine, il considerarsi carino/a e l'avere, pertanto, poca o nessuna difficoltà, o magari provare anche un certo piacere, a descriversi e/o ad inviare una propria foto quando viene richiesto di farlo rappresenta indirettamente un fattore sfruttato dai pedofili nel corso dell'approccio. Durante le conversazioni in cui la bambina simulata dice di essere considerata carina o comunque fa intendere di piacersi, l'eventuale pedofilo appare subito più stuzzicato e preso dalla situazione. In definitiva, secondo quanto sembra emergere dalle prime esperienze di ricerca, rispetto ai tentativi di adescamento sembrano essere più a rischio i bambini che avendo un carattere estroverso sono molto disponibili a parlare di sé, dei propri stati d'animo e delle proprie esperienze e a condividere con altri le proprie passioni. Questo atteggiamento di apertura all'altro rende infatti al pedofilo particolarmente facile condurre un'attività di indagine su quali siano gli interessi e i gusti dei bambini, così da poter poi offrire loro oggetti e situazioni di particolare attrattiva. In tutti i casi di molestia e di tentativi di adescamento analizzati nel corso della ricerca il pedofilo si accerta che non ci sia nessun adulto in casa, in qualche conversazione chiede anche più di una volta se la bambina sia veramente sola e alcune volte si fa raccontare (per essere sicuro) dove sono i genitori e quando ritorneranno. Il fatto che il pedofilo si accerti sempre della condizione di solitudine della bambina virtuale prima di avviare la conversazione sui temi intimi e sessuali o prima di provare ad adescare il bambino induce a ipotizzare che egli tenda a non rischiare, anche alla luce del clamore giornalistico in atto sulla questione.


Considerazioni sul comportamento dei cyberpedofili

Caratteristica comune a tutte le conversazioni analizzate con la bambina simulata è il fatto che i pedofili tendano ad assumere fin dall'inizio la conduzione dell'interazione e interrompano il contatto soltanto con la bambina che non sa/non vuole farsi guidare. In tutte le conversazioni analizzate essi tendono sempre a cercare di mantenere un ruolo molto direttivo mostrandosi apparentemente soddisfatti di tale ruolo. Potremmo allora formulare alcune ipotesi da verificare empiricamente riguardo le circostanze che provocanopiacere al pedofilo:

1. stare in relazioni complementari di tipo Up–Down in posizione di dominanza/superiorità (le minori simulate rispondono alle sue domande, eseguono i suoi ordini, raccolgono le sue sfide, reagiscono ai suoi incitamenti, si dimostrano sensibili alle sue strategie);

2. sentirsi competente, ritenere di conoscere e saper fare cose di cui la bambina ha poca o nessuna esperienza (il pedofilo propone con molta soddisfazione di insegnare alla bambina determinate cose o pratiche sessuali, ama stupirla con il racconto di certe sue esperienze);

3. avere a che fare con persone tendenzialmente incapaci di ingannare (il pedofilo gradisce che la bambina esegua i propri ordini), di offendere (i ricercatori, simulando un comportamento verosimile per ragazzine di quell'età, non rispondono mai con parole scurrili né lo insultano quando propone temi o azioni sessuali), di reagire in maniera brusca e violenta alle sue molestie (i ricercatori che assumono l'identità di minori timorose o diffidenti che si rifiutano di seguirlo e adottano, come reazione più estrema, quella di interrompere il collegamento).


La masturbazione e la cyberpedofilia

Secondo Cipriani (1986) la masturbazione è una delle espressioni tipiche della sessualità adolescenziale. La masturbazione ha infatti un ruolo fondamentale nello sviluppo psico-sessuale del soggetto, nella conoscenza del proprio corpo e della propria genitalità. Ricerche sperimentali confermano che la masturbazione non è un'attività così solitaria come sembra perché spesso vi sono fantasmi di altre persone che l'accompagnano. Le fantasie eterosessuali sono quindi una parte integrante dell'esperienza masturbatoria. Tali considerazioni assumono a nostro avviso notevole rilevanza nella ricerca sulle molestie sessuali sul web. Il tema della masturbazione ci interessa perché i pedofili analizzati molto spesso cercano di indurre il ricercatore (la bambina virtuale) a masturbarsi nel corso del collegamento. In una situazione non simulata il pedofilo potrebbe rappresentare per le ragazzine il corrispondente del fantasma che accompagnasovente l'attività masturbatoria, l'incarnazione di un fantasma. Con riferimento alle fantasie eterosessuali che sono parte integrante della masturbazione è rilevante, a nostro avviso, il fatto che il pedofilo crei degli scenari, delle situazioni immaginarie in cui la ragazzina viene invitata a calarsi. Sembra quasi che il pedofilo si ponga come il regista delle fantasie sessuali delle ragazzine, fantasie sessuali che in circostanze normali vengono prodotte e articolate dal soggetto stesso. Quindi quello che il pedofilo fa on-line è in linea con il modo in cui si esprime la sessualità dell'adolescente. E' come se il pedofilo trasformasse un'attività svolta in solitudine in un'attività congiunta, sostituendo una interazione fantasmatica in una interazione reale. In effetti tale interazione completamente reale non è, rimanendo pur sempre "virtuale", a metà tra la pura fantasia e la pura realtà. Quest'area a metà tra la fantasia e la realtà secondo Winnicot è l'area del gioco. Winnicot definisce il gioco, l'attività preferita dai bambini, come quell'area transizionale in cui le cose non sono completamente vere e non sono completamente finte. Quest'area, in quanto tale, consente ai bambini di sperimentarsi in certe azioni e modi di essere e quindi di imparare, consente loro di osare quello che in altre circostanze non oserebbero. L'interazione che il pedofilo crea, grazie al mezzo telematico, sembra collocarsi proprio in quest'area transizionale, che però è di tipo nuovo rispetto a quella del gioco tradizionale. La natura cosiddetta "virtuale" dell'interazione, che coinvolge pur sempre due persone reali, potrebbe quindi restringere l'area del "per davvero" e dilatare proporzionalmente quella del "per finta" rendendo ancor più possibile fare cose che altrimenti non si farebbero. Secondo tale ipotesi, per un adolescente la proposta di azioni sessuali da compiere potrebbe avere molte più probabilità di essere accettata in rete che non nella vita reale perché le azioni sessuali in rete sono a metà tra le azioni sessuali compiute con un partner e la masturbazione compiuta in solitudine. E' un'attività masturbatoria, e pertanto un'attività sintonica con l'età del ragazzo, dove però il fantasma della persona dell'altro sesso si è reificato, è reale. Ma ancora una volta è reale solo a metà, perché rimane pur sempre "virtuale". Questo essere tutto così a metà rende molto fluide, indistinte, indefinite le cose e rompe più facilmente le resistenze della ragazzina. Riportiamo a tal proposito un segmento di interazione in chat in cui un soggetto (jack), che dichiara di avere 20 anni, propone alla bambina virtuale (luisa) che dichiara di avere 12 anni, la tematica dell'attività masturbatoria:


<Jack> Ciao! Ti va di fare una chat sexy con me?

<Luisa> beh io non sono molto esperta di certe cosa

<Jack> non ti preoccupare

<Jack> quanti anni hai?

<Luisa> 12

<Jack> ti è mai capitato di masturbarti?

<Jack> tu sai cos'è la masturbazione?

<Luisa> beh si

<Luisa> mi sa che tu la conosci molto bene

<Luisa> !!!

<Jack> si, a me piace

<Jack> a te?

<Luisa> beh si non è male

<Jack> tu quando hai provato la prima volta a toccarti?

<Luisa> beh giocando

<Luisa> non mi ricordo tanto bene

<Luisa> sai a cavalcioni dei cuscini...

<Luisa> e a te?

<Jack> a 13 anni

<Jack> me ne avevano parlato gli amici

<Jack> così ho provato

<Luisa> ma tu quanti anni hai?

<Jack> 20

<Jack> tu 12 vero?

<Luisa> certo

<Luisa> ci vieni spesso da queste parti?

<Jack> ogni tanto

<Jack> tu ti masturbi spesso?

<Luisa> quando capita

<Luisa> ma non spesso

<Luisa> qualche volta

<Jack> ti capita di usare anche qualche oggetto o usi solo le dita?

<Luisa> generalmente non mi tocco direttamente

<Jack> cioè?


Ipotesi di studio sui tratti di personalità del cyberpedofilo

Sulla base delle valutazioni sul comportamento adescante dei pedofili potremmo formulare delle ipotesi grezze, da sottoporre a verifica empirica, su alcuni "tratti di personalità ricorrenti":

- il pedofilo potrebbe aver bisogno di compensare sentimenti di inferiorità, inadeguatezza e di ipersensibilità al giudizio negativo (presenza di aspetti del carattere di tipo evitante) che possono tradursi, nell'ambito delle relazioni intime e delle prestazioni sessuali, nel timore di "non essere all'altezza" delle aspettative altrui;

-·il pedofilo potrebbe cercare di proteggersi rispetto a sentimenti di diffidenza e sospettosità nei confronti degli altri e rispetto a percezioni di attacco alla propria persona (presenza di aspetti del carattere di tipo paranoide);

-·il pedofilo, evidenziando un atteggiamento di inosservanza/violazione dei diritti degli altri, potrebbe avere una "disonestà di fondo" che si traduce nell'usare una falsa identità, nel mentire e nel raggirare, una mancanza di rimorso, una tendenza a razionalizzare il danno compiuto ai danni dell'altro (presenza di aspetti del carattere di tipo antisociale);

-·il pedofilo potrebbe mostrare una serie di aspetti problematici della personalità rispetto ai quali adotta meccanismi di difesa, copertura e compensazione decisamente maladattivi. La ricerca di contatti con bambini, piuttosto che con adulti, si potrebbe quindi spiegare con il bisogno, più o meno inconscio, di crearsi rapporti interpersonali "protetti" nei quali, godendo di una posizione di superiorità, egli si senta al "sicuro".


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

ABEL G., LAWRY S., KARLSTROM E., Screening test for pedophilia, Criminal justice and Behaviour, SAGE Periodical Press, Marzo, vol.21 n°1, 1994.

AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 4thedition, Washington D.C., 1994

BAGOT J.P. et al., I ragazzi cambiano. 11-14 anni: età cerniera, Editrice AVE, Roma; 1966.

BECKER J., Treating adolescent sexual offenders, Professional Psychology Research and Practice, vol. 21 n°5, pp.362-365, 1990.

BERTI CERONI C., BONINI C., CERCHIERINI L., B. ZANI, La prima volta. Un'indagine sulla scoperta della sessualità nell'adolescenza, Franco Angeli, Milano; 1987.

BRIGGS F., HAWKINS R.,A comparison of the childhood experiences of convicted male child molesters and men who were sexually abused in childhood and claimed to be nonoffenders, Child Abuse & Neglet, vol. 20 n°3, pp.221-233, 1996.

BROWNE K., DAVIES C., STRATTON P., Early prediction and prevention of child abuse, John Wiley & Sons, 1988

CAFFO E.,Abusi e violenzeall'infanzia, Ed. Unicopli, 1982

CAMARCA C., I santi innocenti Baldini & Castoldi, 1998

CHELO E., DEI M. (a cura di), Adolescenza e sessualità, F. Angeli, Milano; 1985.

CIPRIANI G., L'attività masturbatoria nell'adolescenza, Bulzoni, Roma;1986.

DE TONI E. et al., Adolescenza. Verso un approccio multidisciplinare, EDITEAM S.A.S., Ferrara; 1992.

DE YOUNG M., The sexual victimization of children ,McFarland & Company, 1982

FREEMAN - LONGO R., Feel good legislation: Prevention or calamity, Child Abuse & Neglet, vol. 20, n. 2 pp. 95-101, 1996.

GESELL A., ILG F.L., AMES L.B., Adolescenza. Dai dieci ai sedici anni, Edizioni C/E Giunti - G. Barbéra, Firenze; 1969.

GOODWIN J., Abuso sessuale sui minori. Le vittime dell'incesto e le loro famiglie, Centro Scientifico Torinese, 1982

GUEDON J.C (1996) Internet, viaggio nel cyberspazio Universal Electa/Gallimard, Parigi

HOLLIN C.,, HOWELLS K., Clinical approaches to sex offenders and their victims, John Wiley & Sons,1991

HUNTER J., BECKER J., The role of deviant sexual arousal in juvenile sexual offending, Criminal Justice and Behaviour, SAGE Periodical Press, Marzo, vol.21, n°1, 1994.

HUSSEIN B., Laws not designed to deal with paedophilia, The New Magazine, ottobre, vol. 67 n° 10, 1997

HUSSEIN B., Reality of paedophilia schocs island nation, The new Magazine, ottobre, vol. 67, n° 10, 1997

JARIA A., LANOTTE A. CAPRI P.,La pedofilia: comunicazione e contesto sociale nell'ambito dei reati sessuali su minori, Attualità in Psicologia, Anno XI, 1996.

LUTTE G., Psicologia degli adolescenti e dei giovani, Il Mulino, Bologna; 1987.

MASON L., VARISCO B. M., Bambini e informatica: la rappresentazione del computer, in: Rassegna di Psicologia, 2/3, 1987;

MCKINNON I., Child pornography, Crime Problems, Febbraio, 1989

NOVELLETTO A. (a cura di), Adolescenza, amore, accoppiamento, Edizioni Borla, Roma;1992.

PALMONARI A., Psicologia dell'adolescenza, Il Mulino, Bologna;1993.

SERRA C., STRANO M., Nuove Frontiere della Criminalità, la criminalità tecnologica, Giuffrè, Milano, 1997.

SOLFAROLI CAMILLOCCI D., La tana del coniglio. Consigli e suggerimenti per l'educazione sessuale degli adolescenti, Franco Angeli, Milano; 1999.

STRANO M., Computer crime: manuale di criminologia informatica, Edizioni Apogeo, Milano, 2000;

STRANO M., Pedofilia e internet: quali rischi per i minori, in BYTE, ottobre 1998;

STRANO M., pedofilia e telematica: la ricerca criminologica sul web in CANTELMI T., DEL MIGLIO C:, TALLI M., D'ANDREA A., La mente in internet, Piccin, Padova, 1999;

TONDO L. (a cura di), Gli adolescenti e l'amore, Carocci, Roma, 1998.

TURKLE S., Vita sullo schermo, nuove identità e relazioni sociali nell'epoca di internet.Edizioni Apogeo, Milano.



PM --> HOME PAGE ITALIANA --> ARGOMENTI ED AREE --> NOVITÁ --> CIBERCRIMINOLOGIA