Relazione al Convegno internazionale “Media digitali e psicotecnologie:
viaggi nella mente dei mondi virtuali”, Erice, Villa San Giovanni, 28
giugno-1 luglio 200. PremessaCon
lo sviluppo di internet, probabilmente il più efficace e riservato
sistema di comunicazione mai concepito, si è dovuto rilevare la presenza
di una nuova dimensione della pedofilia che pur se quantitativamente meno
significativa rispetto alle forme “classiche” (intrafamiliari) ,
appare decisamente preoccupante. I principali aspetti della cyberpedofilia,
sono in gran parte conseguenti alla capacità della rete di far circolare
in maniera riservata le comunicazioni testuali (es. le chat) e le immagini
oltre che offrire la possibilità di realizzazione di siti web di scambio
di informazioni, esperienze e materiale. L’oggetto di questa ricerca è
costituito dalla valutazione dei rischi di molestia e di adescamento per i
minori nelle chat rooms. Tali strumenti infatti, anche se implicano la
mediazione di un computer tra i due interlocutori, consentono talvolta rapporti
umani (comunicazionali) estremamente intimi, neutralizzando anche alcuni gap di
età e culturali che normalmente limitano o selezionano le comunicazioni
dirette (faccia a faccia) tra minori e adulti. I rapporti telematici sono
inoltre privi di elementi identificativi aggiuntivi (paralinguistici, visivi eccetera)
e l’identità dichiarata può essere verosimilmente falsa. La
rete telematica sembra quindi facilitare i pedofili nella fase di contatto
iniziale con la possibile vittima consentendo, senza eccessivi rischi di
cattura, delle forme di molestia di tipo verbale o addirittura tentativi di un
incontro in carne ed ossa con il minore. I comportamenti a rischio dei minoriTale
contesto ha indotto gli autori della ricerca a verificare sul campo i reali
rischi in quest’ambito cercando di rilevare eventuali comportamenti e
atteggiamenti da parte dei minori che possano favorire in talune circostanze le
molestie on-line. Le ricerche svolte attraverso la simulazione di
identità (Strano M., 2000) hanno infatti lasciato ipotizzare che il
successo di un’eventuale tecnica di molestia verbale o di un tentativo di
avvicinamento è spesso legato anche ad un comportamento “a
rischio” da parte del minore, in particolare che egli non informi nessuno
del contatto avvenuto o che la sua segnalazione non venga tenuta dagli adulti
in debita considerazione. I comportamenti e le strategie ricorrenti dei
pedofili emerse durante i setting di molestia e adescamento, provocati
artificialmente dai ricercatori (Di Giannantonio, Strano, Verrengia,
L’occaso, 2000) sono riassumibili nella seguente tabella: q
raccolta dei dati
anagrafici (RDA) da parte del
pedofilo per assicurarsi dell’età del minore; q
accertamento che la
bambina abbia veramente l’età dichiarata (AED) anche utilizzando stratagemmi; q
accertamento che la
ragazza sia sola in casa (ARS) attraverso
esplicite richieste; q
richiesta di invio di
una foto (RIF) q
richiesta di
descrizione fisica come surrogato della foto (RDF) con particolare attenzione ai segni di sviluppo
sessuale; q
proposta di temi
sessuali (PTS) q
proposta di azioni
sessuali (PAS) q
offerta di
oggetti/situazioni di particolare attrattiva per il minore (OOS) q
proposta di contatti
diversi: telefonici, via E-mail, dal vivo (PCD) L’analisi di tali comportamenti suggerisce che le situazioni che facilitano l’approccio da parte del pedofilo e che sono indagate da esso nel corso dell’approccio, prevedono che il minore sia temporaneamente solo, che non percepisca il pericolo, che sia attirato per curiosità dalla possibile esperienza sessuale ma, soprattutto, che non sia oggetto di opportuna attività di controllo da parte degli adulti/genitori/educatori, sia in generale che durante la sua attività on-line. La misurazione della percezione del rischio Il
Gruppo di ricerca sul computer crime dell’Università Cattolica
(Istituto di Psichiatria e Psicologia) ha realizzato un questionario,
attualmente in fase di validazione e messa a punto, che è stato
somministrato preliminarmente ad un campione pilota di 500 studenti utenti di
internet dei due ultimi anni delle Scuole elementari e dei tre anni delle
Scuole medie inferiori (in alcune città della Campania e della Sicilia.
L’età del campione (8-13 anni) è stata scelta cercando di
mediare tra la fascia maggiormente a rischio di pedofilia e l’età
in cui abitualmente i minori italiani utilizzano internet (leggermente
più alta della prima). Il questionario, dopo la fase di validazione e
messa a punto sarà somministrato ad un campione di 5000 minori utenti di
internet in varie città italiane. La funzione primaria dello strumento è
quella di verificare il livello di quantificare il rischio misurando la
diffusione delle situazioni che possono favorire l’approccio e le
molestie dei pedofili nell’ambito della fruizione, da parte dei minori,
dei servizi offerti dalla rete internet. Il questionario è composto da
22 items a risposta chiusa. Il testo del questionarioPresentazione
dello strumento al compilatore: Stiamo effettuando
un’indagine scientifica riguardante l’uso dei mezzi informatici
nella società italiana, nell’ambito di una ricerca condotta presso
varie Università italiane. In particolare stiamo cercando di misurare la
percezione, tra i minori, dei rischi derivanti dall’uso della rete
INTERNET, soprattutto per ciò che attiene a tentativi di adescamento da
parte di individui con tendenze di pedofilia. Ti proponiamo pertanto di
compilare il seguente questionario ricordandoti che non ha alcuna
finalità commerciale, che è assolutamente anonimo e che le
risposte verranno analizzate in modo estremamente riservato. La compilazione
del questionario non prenderà alla classe molto tempo (10 minuti circa).
Ti informiamo che: 1.
Alcune domande si riferiscono alle opinioni degli studenti: non ci sono
risposte giuste o sbagliate, si vuole semplicemente sapere che cosa pensano i
ragazzi di una questione importante. 2.
Se non sei sicuro di quale risposta dare, indica la scelta che maggiormente ti
sembra adeguata al momento della compilazione. 3.
Rispondi secondo l’ordine con cui vengono presentate le domande del
questionario senza leggere prima quelle che seguono e dai una sola risposta,
tranne i casi in cui è diversamente indicato. Ti
ringraziamo per la collaborazione. QUESTIONARIO (1) classe frequentata: q
terza elementare; q
quarta elementare; q
quinta elementare; q
prima media; q
seconda media; q
terza media; (2) sesso: q
maschio; q
femmina; (3) utilizzi un computer? q
si; q
no; (4)
se si, con quale funzione? (puoi segnare più di una funzione); q
videoscrittura; q
grafica; q
programmazione; q
internet; q
videogiochi; (5) hai mai usato internet? q
si; q
no; (6) se si, per quali scopi? q
studio; q
divertimento; q
parlare con altri; (7) hai l’abbonamento a internet? q
si; q
no; (8) se non hai l’accesso a internet a casa, ti sei mai recato da amici o in locali (internet cafè) per poterlo utilizzare?; q
si; q
no; (9) in quale fascia oraria ti colleghi più frequentemente a internet? q
mattina (8-13), q
pomeriggio (14-18), q
sera (19-21), q
notte (22-24) (10) cosa significa il termine pedofilo? q
un adulto a cui
piacciono molto i bambini q
un adulto a cui piace
avere attività sessuale con i bambini q
un ragazzo più
grande di te a cui piace avere attività sessuale con i bambini q
non lo so (11) i tuoi genitori ti hanno mai spiegato cosa vuol dire la parola pedofilia? q
si q
no (12) i tuoi insegnanti ti hanno mai spiegato cosa vuol dire la parola pedofilia? q
si q
no (13) i tuoi genitori ti hanno mai consigliato come comportarti su internet? q
si ; q
no; (14) i tuoi insegnanti ti hanno mai consigliato come comportarti su internet? q
si ; q
no; (15) i tuoi genitori sono vicino a te durante i tuoi collegamenti su internet a casa? q
si; q
no; q
qualche volta; (16) durante la navigazione su internet ti è mai capitato di giungere in un "sito" che ti proponeva delle immagini pornografiche? q
si; q
no; (17) se si, che cosa hai provato? q
nulla; q
curiosità; q
fastidio; q
attrazione; q
rabbia; (18) internet consente di parlare con altre persone attraverso la posta elettronica e attraverso le chat che permettono di colloquiare in tempo reale. hai mai usato queste funzioni della rete? q
si; q
no; (19) ti e’ mai capitato di conoscere qualcuno navigando su internet e poi dargli (o ricevere) un appuntamento per incontrarlo di persona? q
si; q
no; (20) se si, hai informato i tuoi genitori di questa nuova conoscenza prima di recarti all’appuntamento? q
si; q
no; (21) ti e’ mai capitato che qualche adulto in una chat ha intrapreso con te dei discorsi su temi sessuali? q
si; q
no; (22) se si, che cosa hai provato? q
nulla; q
curiosità;
q
fastidio; q
attrazione; q
rabbia; Le difficoltà di somministrazioneLa
somministrazione del questionario ha presentato numerose difficoltà e
resistenze da parte di alcuni insegnanti. Numerose scuole italiane non hanno
infatti consentito lo svolgimento della ricerca. Alcune insegnanti di scuola
elementare hanno ad esempio espresso la certezza che molti dei genitori dei
bambini coinvolti non avrebbero mai acconsentito alla somministrazione del
questionario perché la tendenza generale è di proteggere il
più possibile il bambino dall’esprimere dei pareri su argomenti
così complessi (es. l’item n° 10). Si è osservato tra
gli educatori una serie di comportamenti, valutazioni ed opinioni talvolta
contraddittori. Da un lato infatti alcuni educatori ritengono la pedofilia un
problema sociale che oggi rischia di colpire in modo più efficace grazie
ad internet. Contemporaneamente però alcuni divieti di somministrazione
sono stati motivati dal fatto che tale problema investe tante dimensioni che la
scuola non è sempre in grado di affrontare simultaneamente e che Il
bambino deve essere protetto dalle informazioni più devastanti e
soprattutto molto complesse da spiegare. La tematica della
sessualità in generale viene quindi vissuta all’interno di molte
scuole con ansia talvolta notevole, specie nei primi anni della scuola
dell’obbligo. La percezione di camminare su un terreno minato spesso si
risolve, nel personale scolastico, in comportamenti di fuga o neutrali per
evitare qualunque azione che possa essere fraintesa e conduca a giudizi sommari
o conseguenze penali. Si preferisce delegare la formazione a strutture o professionisti
competenti in grado di attuare dei percorsi di formazione (in particolare
sessuologi). Ma tale situazione non è comunque assoluta. Alcuni istituti
scolastici ( esempio ) hanno accettato di buon grado l’attività di
ricerca mostrandosi anzi entusiasti ed offrendo una collaborazione fattiva. I primi risultati della somministrazione pilotaLa
somministrazione del questionario ai primi campioni è stata finalizzata
soprattutto al testing dello strumento. Riportiamo comunque alcuni dati
rilevati in uno dei campioni pilota. Le
risposte all’item n° 10 (cosa significa il termine pedofilo) hanno
evidenziato una minima percentuale (circa l’1%) di intervistati che non
conosceva tale parola. Questo dimostra che la problematica è oramai
diffusa anche tra i minori e che, conseguenzialmente, anche la fascia di
età 8-13 anni può essere ragionevolmente oggetto di
attività di sensibilizzazione e informazione in merito. Le
risposte all’item n° 11 (i tuoi genitori ti hanno mai spiegato cosa
vuol dire il termine pedofilia?) hanno evidenziato una percentuale del 30% del
campione che non ha appreso il significato del termine dai genitori ma da altra
fonte, a dimostrazione che ancora in larga parte delle famiglie italiana
emergono difficoltà, resistenze e forse inadeguatezza rispetto alla
tematica. Analoga
percentuale (circa il 30%) emerge per quanto riguarda gli insegnanti che non
affrontano la tematica, come evidenziato dall’item n° 12 (i tuoi
insegnanti ti hanno mai spiegato il significato della parola pedofilia?). Per
quanto riguarda poi l’azione educativa sull’utilizzo di internet le
percentuali di “latitanza” aumentano notevolmente, in parte anche
per la ridotta alfabetizzazione informatica che ancora permane. Le risposte
all’item n°13 (i tuoi genitori ti hanno ma consigliato su come
comportarti su internet) mostrano infatti una riposta negativa in più
del 50% del campione. Per quanto riguarda l’intervento degli insegnanti
la percentuale di quelli che hanno dato consigli, nel campione osservato, su
come comportarsi su internet, diviene poi bassissima, meno del 15% (item 14),
evidenziando una assai modesta attenzione educativa per tali tematiche. L’item
n°15 (i tuoi genitori sono vicino a te durante i tuoi collegamenti su
internet a casa?) ha mostrato un notevole percentuale di situazioni in cui i
minori navigano in assoluta solitudine.
La lettura del grafico mostra che nel 14% dei casi il minore naviga senza alcun controllo e che nel 44 % di casi tale controllo è solo saltuario. L’items n° 16 (durante la navigazione su internet ti è mai capitato di giungere in un "sito" che ti proponeva delle immagini pornografiche?) ha ribadito i rischi concreti dell’esposizione alla pornografia da parte dei giovai navigatori. Nel 34% dei casi infatti gli intervistati hanno dichiarato di essersi imbattuti in siti pornografici. Nel gruppo che ha dichiarato di aver avuto contatto con la pornografia on-line l’item 17 (se si, che cosa hai provato) cerca di evidenziare i diversi atteggiamenti.
Gli istogrammi evidenziano che le sensazioni prevalentemente provate dai minori esposti alla pornografia sono l’attrazione (16%) e curiosità (12%) mentre fattori antagonisti come rabbia e fastidio non sono significativi. Tale contesto sembra confermare l’enorme attrattiva della sessualità on-line per i minori che rappresenta uno dei punti di vulnerabilità alle molestie. L’item 18 evidenzia che una buona percentuale del campione di minori utenti di internet (il 62%) uilizza funzioni interattive della rete (chat e newsgroup), luoghi dove i coefficienti di rischio, per quanto riguarda le molestie, aumentano. L’item 19 (ti e’ mai capitato di conoscere qualcuno navigando su internet e poi dargli (o ricevere) un appuntamento per incontrarlo di persona?) tenta di misurare uno dei fattori di maggior rischio. Il 24% del campione risponde positivamente dimostrando che si tratta di una pratica diffusa anche tra i minori. Della parte che ha risposto positivamente all’item 19 e che ha quindi conosciuto off-line qualcuno conosciuto in rete, più del 40% non ha informato i genitori dell’appuntamento con lo sconosciuto, come evidenziato dai risultati dell’item n° 20. L’item 21 è riferito esplicitamente a situazioni di molestie subite durante l’utilizzo delle chat e sembra evidenziare situazioni di evidente rischio per i minori. Il 18% dei giovani navigatori ha infatti affermato che almeno una volta ha incontrato degli adulti on-line che hanno intrapreso con loro discorsi su tematiche sessuali. Di questo gruppo che ha risposto positivamente all’tem 21, il 35% afferma di aver provato rabbia e percentuale analoga (35%) afferma di aver provato fastidio. Una minima percentuale, ma non per questo poco degna di attenzione, ha però dichiarato di aver provato curiosità (10%) e attrazione (10%) mentre il 10% afferma di non aver provato nulla. Tale risultato confermerebbe la presenza di dinamiche di molestia da parte di adulti che vengono facilitate dal grande interesse dei minori sulle tematiche sessuali.
Conclusioni
La ricerca presentata è ancora in fase pilota ma i primi dati sembrano suggerire l’ipotesi negli apparati di socializzazione fondamentali (famiglia e scuola) sarebbe forse necessario un intervento di sensibilizzazione sulla tematica pedofilia on-line, basato su risultanze scientifiche e organizzato sulle dinamiche di maggior rischio. Tale intervento dovrebbe essere articolato sostanzialmente su tre aree fondamentali: i minori, i genitori e gli educatori. In realtà alcune iniziative pionieristiche in tal senso si sono registrate sul territorio italiano come nel caso del progetto internet-day di Palermo (maggio 2001) che hanno ottenuto un notevole apprezzamento da parte degli utenti. Questo genere di iniziative dovrebbe però essere a nostro avviso inquadrato in una specifica strategia istituzionale e allargato a tutti i giovani utenti di internet (e ai loro genitori e educatori) attraverso un percorso formativo di base in grado di rendere più sicuro il processo di alfabetizzazione informatica che appare oramai inarrestabile.
Riferimenti bibliograficiCantelmi T., Del Miglio C., Talli M., D’Andrea A., La mente in internet De Leo G., Patrizi P., La spiegazione del crimine, Il Mulino, Bologna, 1999. Di Maria F., Cannizzaro S., Reti telematiche e trame psicologiche, Franco Angeli, Milano, 2001 Strano M., Computer crime, Edizioni Apogeo, Milano, 2000 Telematic Journal of Clinical Criminology. www.criminologia.org Di Giannantonio M., Strano M., Verrengia A., L’occaso C.M., Alice nella rete delle meraviglie: esperienze di cyberpedofilia. Relazione al Convegno nazionale: Nuovi media e disagio psichico. Comunicazione, identità e relazione nell’era digitale. Palermo, Aula magna di Palazzo Steri, 15 aprile 2000.
(1) Università Cattolica del Sacro Cuore, Istituto di Psichiatria e Psicologia (Gruppo di Ricerca sulle forme criminali emergenti, Roma; (2) Università Cattolica del Sacro Cuore, Istituto di Psichiatria e Psicologia Roma; (3) Università degli studi “La Sapienza” di Roma, Facoltà di Sociologia, Insegnamento di Criminologia (4) I.U.R.C. (Istituto Universitario di Ricerca Criminologica), Roma; (5) I.U.R.C. (Istituto Universitario di Ricerca Criminologica), Roma; (6) I.U.R.C. (Istituto Universitario di Ricerca Criminologica), Roma; (7) I.U.R.C. (Istituto Universitario di Ricerca Criminologica), Roma;
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