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PSYCHOMEDIA
MEMORIA E (TELE)COMUNICAZIONE
Mass Media



Psicologia delle masse mediatiche.

di Marco Longo

Abstract - (lavoro presentato al Congresso Internazionale
CAOS, FRATTALI, MODELLI - Università di Pavia - 25 / 27 Ottobre 1996)



L'introduzione, nel corso dell'ultimo secolo, dei moderni mezzi di comunicazione, ovvero dei mass-media, ha influenzato ed influenzerà sempre più le modalità di aggregazione e relazione, reale e/o virtuale, tra le persone. Al Centro Ricerche Psicoanalitiche di Gruppo 'Il Pollaiolo' di Roma, come in molte altre parti del mondo, è in corso da due anni una ricerca da parte del Gruppo di lavoro Psychomedia su quelle particolari forme della gruppalità, denominate 'masse mediatiche', che vengono a costituirsi per opera dei mass-media.

La radio, la televisione ed ora Internet sono tutti strumenti in grado di provocare l'aggregazione o lo scioglimento di migliaia o milioni di persone nel giro di pochi secondi. Come già chiarito da Freud in Psicologia delle masse e analisi dell'Io, l'appartenenza ad una massa non esclude la possibilità di far parte anche di altre; ciò che caratterizza l'appartenenza ad una massa è la presenza di elementi condivisi da tutti i componenti: una forma comune di ideale e insieme di regressione, nonché la devozione quasi cieca nei confronti di un leader (o di una funzione reale o presunta tale di leadership). È possibile oggi parlare di meccanismi simili nelle masse mediatiche, e soprattutto allora chi o che cosa assume il ruolo di leader?

Una caratteristica comune alle varie masse mediatiche è l'attivazione di una fame inesauribile di informazione, accompagnata da vissuti maniacali ed illusori rispetto al possesso e al controllo dell'informazione mediata, con un complementare aspetto inconscio di tipo depressivo e depersonalizzativo, causato dalla inevitabile relativa falsificazione dell'informazione stessa da parte dei media. Così come Anzieu aveva constatato (Il gruppo e l'inconscio - 1976) i partecipanti ad un gruppo largo si sentono sempre come immersi e sommersi nell'anonimato collettivo; più i membri sono numerosi, meno è possibile allacciare relazioni interindividuali che permettano loro di esistere come persone: questa dispersione in uno spazio molto o a volte troppo grande non fa altro che alimentare quel fantasma di smembramento che è alla base del vissuto di depersonalizzazione.

Questo discorso, già abbondantemente affrontato per quanto riguarda la televisione, può oggi essere approfondito attraverso uno sguardo attento alle dinamiche individuali e gruppali di coloro che si collegano in larghi gruppi attraverso Internet. Come è noto Internet consiste in un grande sistema di reti telematiche, che permette il collegamento in tempo reale di milioni di computer, utilizzando le vie telefoniche, dando vita al 'popolo' del Ciberspazio: una enorme comunità virtuale, un'enorme massa caratterizzata però dalla mancanza di uno spazio fisico-sensoriale condiviso. Nel Ciberspazio ogni individuo è virtualmente in contatto sincronico con tutti gli altri attraverso uno spazio invisibile, o come direbbe Corrao, uno spazio topologico in cui si percepiscono al contempo la lontananza e la vicinanza, la rarefazione del vuoto e la pienezza totale. Non a caso alcune delle fantasie su Internet parlano di "grande caverna oscura"; non a caso uno dei più diffusi sistemi di navigazione sulla rete si chiama "Gopher" (che in inglese si legge come 'go far' = vai lontano), che è il nome di un piccolo roditore che scava e vive in lunghissime gallerie sotterranee, il cui nome scientifico è significativamente Gopherus Polyphemus; non a caso ancora, ma le possibilità di esempio sarebbero quasi infinite, una dei più importanti nodi italiani di questo Villaggio Globale che è Internet si chiama "La città invisibile".

Si potrebbe dire che, pur non essendo Internet una vera struttura gruppale, in quanto manca ogni contatto di tipo sensoriale tra i suoi "cittadini", viene comunque percepita da una parte della nostra mente come una sorta di grande campo gruppale. Ciò dipende dalla perturbante consapevolezza della vastità della sua estensione, che espone ad una simultanea sensazione di caduta vertiginosa e di galleggiamento; dalla regressione indotta dall'impossibilità di vedersi, parlarsi e udirsi direttamente; unitamente alla sensazione quasi magica che il monitor sia una finestra sul mondo, che permette un contatto e un dialogo universale; e ancora dall'immediatezza del collegamento con ogni luogo della Terra, abbinata all'apparente trasparenza e forse alla rimozione del supporto tecnico informatico e telefonico, cosa che crea l'illusione di una sospensione del tempo e di un'immersione in un fluido continuum spazio-temporale. Tutto questo fa sì che l'invisibile Ciberspazio venga colmato da fantasie proiettive e da aspettative tipicamente gruppali.

Oltre ad Internet vi sono però moltissime altre reti più piccole, che seppur collegate o attivate all'interno della Grande Rete, tendono ad avere vita propria: forse è proprio il rischio di perdere l'identità personale che spinge qui e là nel mondo alcuni tra i numerosissimi navigatori dell'immenso oceano virtuale ad aggregarsi in piccole comunità virtuali. Nelle Chat-on-line, così come nelle migliaia di Gruppi di Discussione, nelle Mailing-list o nelle simulazioni dei M.U.D. (Multi-User Dangeons), la parola, paradossalmente afona, solo scritta sullo schermo, è tuttavia l'unico tramite in grado di creare un contesto, oltre a manifestare la presenza di un pensiero che emerge dal caos dell'immenso spazio virtuale; uno spazio digitale costituito però da continue ondate di testimonianze verbali, che necessita continuamente di un nuovo atto di immaginazione per rigenerarsi e per far sì che la complessità e insieme la fragilità della sua struttura non lo espongano allo sgretolamento.

Navigatori, spazio reticolare (web space), oceano cibernetico, ragni esploratori ... sono comunque tutti termini di un nuovo gergo che riporta ad una dimensione che l'uomo comune sembrava aver dovuto dimenticare: quella del ricercatore e dello scopritore. Nel caso di Internet si tratta di scoprire le possibilità reali di comunicazione in un immenso campo mentale parallelo, un labirinto informatico caratterizzato in modo fortemente illusionale, uno spazio virtuale in cui solo se si rintraccerà un collegamento con il reale sarà possibile non restare intrappolati e tornare indietro, per raccontare la propria esperienza; solo così Internet sarà per l'uomo del 2000 un grande luogo di scoperta e di relazioni, e non una nuova forma di ciber-tossico-dipendenza.


    Marco Longo - Medico Specialista in Psicologia Clinica
    Membro Candidato S.P.I. (Società Psicoanalitica Italiana)
    Membro Associato e Docente I.I.P.G. (Istituto Italiano Psicoanalisi di Gruppo)
    Studio: Via Dandolo 24 - 00153 Roma - Tel. 06 / 5897607 - Fax 06 / 5803881

    Psychomedia - Appunti di Psichiatria, Psicologia, Psicoanalisi e Psicoterapia
    Web Site e Rivista Telematica - http://www.vol.it/PSYCHOMEDIA
    E-mail: mlongo@mbox.vol.it


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