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PSYCHOMEDIA
Telematic Review
Sezione: MEMORIA E (TELE)COMUNICAZIONE

Area: Mass Media


Abuso e Dipendenza da Internet e dai Nuovi Media

di Marco Longo

Medico Specialista in Psicologia Clinica, Psicoanalista SPI (IPA), Gruppoanalista IIPG e COIRAG (IAGP), Fondatore e Direttore di Psychomedia.it (Testata Online Registrata nel 1996), Fondatore e Segretario della SIPtech (Società Italiana di Psicotecnologie e Clinica dei Nuovi Media), Fondatore di Psychocity.it



Fino agli anni ’80, in “Epoca Predigitale”, per la comunicazione si utilizzavano quasi esclusivamente (tranne rarissime eccezioni sperimentali, soprattutto di carattere militare) i classici Media Analogici: il Telefono e la Filodiffusione, la Radio e la Televisione, la City Band (CB) e per i radioamatori il VHF, ecc. E teniamo presente che con le onde radio era stato possibile anche andare sulla Luna.

Negli anni ’90 abbiamo vissuto la “Prima Rivoluzione Digitale”, con lo sviluppo di Internet (rete digitale nata da un progetto militare USA e poi in parte aperta all’uso pubblico) e con la comparsa delle Reti dei Telefoni Cellulari, la nascita del Web (l’interfaccia grafica in Internet), dei Siti HTML e dei Motori di Ricerca, delle Mailing List, dei Forum e delle Chat, ecc.

Verso la fine degli anni ‘90 anche la Radio e la Televisione hanno iniziato una graduale mutazione verso il digitale, sia satellitare che terrestre, e così anche l’editoria, con lo sviluppo dei Portali di Informazione Specializzata nel web, dei Siti enciclopedici (Wiki) o specificamente dedicati, dei Giornali e dei Magazine OnLine ecc, ultimamente degli E-Books.

Negli anni 2000 è iniziata la “Seconda Rivoluzione Digitale” con l’affermazione dell’interattività (Web 2.0), l’ulteriore sviluppo dell’IMC (Internet Mediated Communication), ovvero della comunicazione digitale, pressoché immediata o sincrona, tra gli utenti della Rete e la nascita dei cosiddetti “Nuovi Media”: l’Instant Messaging (ICQ, Skype, Messenger), la Telefonia Digitale mediata da Internet (Skype, VoIP), il passaggio dai Siti Web ai Blog interattivi (con la costruzione delle Community OnLine) e soprattutto i Social Network (Facebook, My Space, Linked In, Meetic, Hi5 ecc; per arrivare oggi a FriendFeed e Twitter).

Attualmente si stanno sviluppando anche gli “Ambienti Virtuali 3D”, tra i più famosi Second Life e ora YoUniverse, per non parlare dei Giochi di Ruolo (GoR) e dei Videogiochi OnLine, che gradualmente porteranno al cosiddetto Web 3.0, ovvero alla possibilità di “percorrere” e “vivere” la rete dall’interno, attraverso una interfaccia non più bidimensionale come nel Web, ma tridimensionale e di tipo sempre più realisticamente immersivo (con l’uso di occhiali o caschi 3D), nella quale gli utenti risiederanno e “teletrasporteranno” il proprio “Avatar” (rappresentazione iconografica tridimensionale dell’utente, oggi solo di tipo digitografico, come in Second Life, ma in futuro probabilmente di tipo olofotografico 3D sullo schermo e forse anche ololasergrafico, fuori dallo schermo ... proprio come in Guerre Stellari).

Una prima interessante anticipazione di questa evoluzione tridimensionale, anche se per ora assolutamente piatta e statica, dato il suo carattere esclusivamente fotografico, è possibile apprezzarla con Google Earth e soprattutto con lo Street View di Google Maps, nonché con le prime applicazioni della “Realtà Aumentata” (AR) che cominciano ad essere utilizzabili sui cellulari a grande schermo multitouch: ovvero la possibilità di inquadrare con la fotocamera del dellulare un certo ambiente, dotato di wifi o raggiunto dalla Rete Edge o 3G, e veder comparire sullo schermo, sovrapposte in tempo reale alle immagini, delle icone cliccabili, che permettono di ricevere indicazioni e notizie sull’ambiente stesso (negozi, ristoranti, case in vendita o affitto, descrizione di monumenti, traffico, ecc ecc).

La sempre maggiore ricchezza dei dati disponibili sul Web dagli anni ’90 in poi, ma soprattutto la sempre maggiore immediatezza della connessione e della comunicazione negli anni 2000, hanno stimolato in un numero sempre più elevato di persone un nuovo tipo di comportamento avido e spesso compulsivo, irrefrenabile, che porta gli individui a trascorrere sempre maggiori quantità di tempo di fronte allo schermo del Computer (e non è un caso, credo, che Televisione e Mondo Digitale stiano sempre più convergendo, in modo da poter convivere entrambi sullo stesso schermo).

A questo comportamento psicologicamente “adesivo” o “immersivo” sono purtroppo sempre più tipicamente e inevitabilmente associate delle conseguenze psicologiche e comportamentali, che a livello prepatologico investono un po’ tutti gli utenti della Rete, ma che in alcuni e non proprio rari casi possono arrivare fino a franche situazioni psicopatologiche e psicosociofobiche, più o meno gravi e pervasive: un evidente sovraccarico cognitivo, una riduzione dell’attenzione verso la realtà e le relazioni affettive e sociali, varie difficoltà comportamentali e relazionali, una riduzione del rendimento scolastico e/o lavorativo, una tendenza a vivere dimensioni digitali o virtuali parallele di fuga dalla realtà esterna ecc.

L’avvento dei Nuovi Media, che sta spingendo le persone a vivere sempre più come “Esseri Digitali”, tendenzialmente sempre interconnessi OnLine (si veda per tutti lo strepitoso successo di Facebook, i cui utenti, a livello mondiale, sono passati, in un anno e mezzo circa, da un milione a più di 300 milioni ...), ha senza dubbio esacerbato la tendenza all’evidenziarsi di questi disturbi psicologici e comportamentali, approfondendone le conseguenze, oltre che su quello psicopatologico individuale o relazionale, anche sul piano lavorativo (tanto che ormai in quasi tutti gli uffici e le reti aziendali Facebook e gli altri SN sono stati banditi o non sono più utilizzabili ... ma tanto ora è possibile andare in Internet anche attraverso i cellulari ...).

Ovvero da “Individui Sociali” (uomini in carne ed ossa, ricercatori di contatto gruppale o sociale, prevalentemente fisico) stiamo diventando sempre più “Individui Reticolari”, quasi costantemente interconnessi OnLine attraverso le Reti Digitali: a cominciare da quelle dei cellulari (da una nostra ricerca SIPTech si è evidenziato che i giovani tra 12 a 18 anni passano circa 7 ore al giorno ad inviarsi continuamente SMS ... tenendo presente che a Scuola in genere non possono utilizzare il cellulare), ma anche attraverso Internet e non solo con il PC, via ADSL, ma sempre più frequentemente via Mobile o WiFi Smartphone, tanto che oggi non si parla più di dipendenza da internet, ma più propriamente di Net Abusing (NA) e di OnLine Addiction (OA).

Nonostante l’evidenza delle conseguenze psicologiche e comportamentali suddette, secondo molti ricercatori il NA e la OA non possono essere considerati dei nuovi e specifici “disturbi psichiatrici”, dato che nella maggior parte dei casi, anche gravi, nel loro corteo sintomatologico manca una specifica crisi di astinenza, così come viene descritta in genere dalla Medicina.

Si tende dunque a parlare di NA per quanto riguarda quei “sintomi psicologici, o più o meno francamente psicopatologici”, molto variegati e reiterativi, da abuso più o meno grave della connessione OnLine, che possono essere riscontrabili in maniera più o meno intensa e continuativa in una parte molto larga degli utenti delle reti. Si tende a parlare di OA quando questi sintomi tendono ad assumere piena pertinenza psichiatrica, cosa che accade però prevalentemente in quegli individui che risultano già psicologicamente predisposti alle sindromi da dipendenza, per la presenza di alcuni specifici tipi di disturbi psicologici o psichiatrici preesistenti (ansia, depressione, anodinia, ossessività, alexitimia).

Il vero problema è che questi disturbi, in primo luogo la depressione, più o meno larvata o evidente, sono in rapido aumento in tutto il mondo civilizzato e digitalizzato, insieme alle tendenze narcisistiche (massima attenzione alla performance ed all’esteriorità) ed alla sensazioni di solitudine e di anomia (da cui forse la maggiore spinta all’abuso dei Nuovi Media e dei Mondi Virtuali).

In una società dove si avvertono sempre più il peso della massificazione e della globalizzazione, per non parlare dell’edonismo e del consumismo, crescono il senso di insicurezza, la fragilità dell’identità, la difficoltà a tollerare le frustrazioni e soprattutto la solitudine, da cui trae massima spinta la tendenza a soddisfare i propri bisogni e cercare lenimento ai propri disagi attraverso la Rete.

Le persone maggiormente a rischio sono quelle con difficoltà comunicative-relazionali e/o con problemi scolastici, lavorativi, ma soprattutto coniugali, familiari e con il gruppo adolescenziale dei pari. In tutti questi casi il NA e la OA costituiscono un comportamento di evitamento attraverso i quali le persone si rifugiano più o meno profondamente e continuativamente nella Rete, per sfuggire alle proprie problematiche esistenziali

Per quanto riguarda le età e le fasce sociali più colpite, fino al 2005 circa fa i Net Abuser erano soprattutto i quarantenni abitanti delle città; dunque, se vogliamo, i “figli del ’68”, con il loro inveterato desiderio di comunicazione e partecipazione sociale, che tra l’altro ha contribuito in maniera evidente, negli anni ’90, alla creazione in internet delle BBS, e poi successivamente dei Forum, delle Chat, delle prime OnLine Community e dei Blog.

Attualmente invece, con la sempre più capillare diffusione dei PC, della ADSL, della WiFi e dei cellulari smartphone capaci di andare OnLine, ma soprattutto con l’avvento dei Nuovi Media, l’età dei Net Abuser si sta sempre più abbassando, tanto che oggi si parla di “Nativi Digitali” per intendere gli individui delle nuove generazioni, che già durante l’infanzia e la preadolescenza imparano rapidissimamente ad usare la Rete e purtroppo sempre più frequentemernte anche ad abusarne (si veda ad esempio il fenomeno crescente degli Hikikomori, i “ragazzi reclusi” che, soprattutto in Giappone e negli USA, per ora, non escono più di casa, rifiutando la vita sociale e la competizione insita nella vita scolastica e lavorativa, rifugiandosi nella rete e permanendo spesso l’intera giornata OnLine).

Per quanto riguarda la prevenzione e dunque il precoce il riconoscimento dei sintomi, nella prima fase il soggetto tendenzialmente predisposto verso il NA scopre il piacere di utilizzare le apparentemente infinite (e spesso solo illusorie) informazioni disponibili o reperibili sul Web (chi fa più ricerche sulle enciclopedie o nelle biblioteche?), poi anche quello di essere continuamente in contatto con gli “Amici OnLine” attraverso gli SMS, le Chat e i Nuovi Media. Nella seconda fase il soggetto utilizza sempre più compulsivamente i Social Network e/o diventa sempre più dipendente da altre attività OnLine, o ludiche/perditempo, come i Giochi di Ruolo e i Videogiochi OnLine, o anche economicamente rischiose come il Digital Shopping, il Trading borsistico, il gioco d’azzardo, la visione a pagamento di materiale pornografico ecc.

Se non si interviene in queste prime fasi, il NA può portare le persone a “vivere davanti allo schermo” e/o sempre attaccati al cellulare (figuriamoci cosa accadrà ora con l’avvento dei Tablet PC), ovvero ad una sempre più crescente riduzione del tempo dedicato alle esperienze reali e fisiche di vita e di relazione, fino ad una vera e propria OA. Le conseguenze psicologiche o psicopatologiche dipendono, come già detto, dalle predisposizioni individuali, ma non bisogna certo ignorare la potenza dell’induzione comportamentale agita proprio della Rete, che favorisce l’anonimato e i pervasivi sentimenti di immersione, illusione e pseudocontrollo onnipotente (mi collego quando voglio e con chi voglio, posso fare di tutto, anche senza espormi fisicamente con la mia vera identità). Nei casi più gravi le conseguenze possono generare in: abuso inarrestabile o franca OA, creazione di false identità, stalking compulsivo, bullismo digitale, pedofilia online, sesso virtuale ecc.

Tuttavia, come ben sanno molti genitori di “adolescenti digitali”, non è facile prevenire il NA e le sue pericolose conseguenze. Si tende a scherzare sull’uso eccessivo (inducendo piuttosto gli altri all’emulazione: hai visto l’ultimo filmato su YouTube?), a negare l’abuso (io posso staccare o smettere quando voglio ... una convinzione illusoria, questa, che ritroviamo in tutte le forme di dipendenza), a mascherare la propria OA, proiettando casomai sempre sulla società o sugli altri tutti i problemi (di nuovo come in tutte le dipendenze).

Con il passare del tempo poi si tende ad isolarsi e/o a nascondersi, per non sentire la vergogna del proprio comportamento compulsivo; ci si creano diverse identità virtuali, con l’alibi di poter dare, almeno in rete, pieno spazio a diverse parti di sé e/o per tentare di conoscere persone “molto particolari”; si tende a comunicare soprattutto attraverso le Chat e i SN, a volte tentando di arrivare a degli effimeri e spesso insoddisfacenti incontri reali, anche nei quali spesso non si confida mail la propria vera identità; si ricerca piuttosto di dare spazio, almeno e prevalentemente in rete, a diverse forme di impellenti tensioni emotive o a franche perversioni.

Chi cade nella “trappole della rete” dovrebbe prima di tutto rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto di questo tipo di problematiche. Le terapie ritenute più efficaci per curare la OA sono analoghe a quelle impiegate per altri tipi di dipendenza: la terapia psicodinamica, e la terapia cognitivo-comportamentale. Si utilizzano molto anche il gruppo di supporto o di autoaiuto.

Il vero problema è che chi soffre di NA o di OA tende a lungo non chiedere aiuto, come del resto accade in tutte le forme di abuso e di dipendenza; e soprattutto a non chiedere aiuto attraverso i canali usuali o istituzionali. Anche per questo si sta sperimentando la costruzione di “Ambulatori Virtuali OnLine”, come Psychocity (uno spazio che ho costruito sia sul web che in Second Life), ovvero luoghi della rete deputati a fornire informazione specifica, consulenza e aiuto direttamente OnLine.


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