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PSYCHOMEDIA
MEMORIA E (TELE)COMUNICAZIONE
Telematica



Il vecchio ed il nuovo
Una prospettiva culturale per le tecnologie informatiche

di A. Spagnolli, L. Migliore, G. Mantovani



1. Rinnovare le griglie di comprensione

Già da qualche tempo sono comparse nuove tecnologie informatiche e digitali che si sono affiancate alle precedenti nel campo dell'informazione, della comunicazione e dell'intrattenimento: dalla posta elettronica, ai telefoni cellulari, da Internet, ai videogiochi, ai prodotti multimediali in generale; esse ospitano scambi sociali atipici, che gli schemi di comprensione abituali non riescono a catturare pienamente. Una consolidata tradizione, ad esempio, distingue nettamente tra messaggi scritti e messaggi scambiati faccia a faccia, in base alla permanenza dei primi ed alla volatilità dei secondi e trae una serie di implicazioni da questa distinzione di partenza. Tuttavia, dovendo considerare alcune nuove situazioni comunicative, tale distinzione risulta difficile da applicare: dove collocare le conversazioni delle chat1, ad esempio, lunghe sequenze di interventi digitati in tempo reale da persone che si trovano a due computer diversi e lontani, conversazioni che sono sì scritte, ma immediate come il faccia a faccia?

Le interazioni risultano ambigue ed inafferrabili perché difficilmente collocabili entro l'una o l'altra delle categorie già elaborate culturalmente,: non è chiaro il loro valore, la relazione con tutto quello che le circonda, il modo in cui cambiarle.

Di fronte alla novità, la riproposizione delle categorie e delle soluzioni che sono state usate fino a quel momento, se inevitabile inizialmente, rischia tuttavia di trasformarsi a lungo termine in un'occasione sprecata. Limitarsi a trasferire su di una rivista elettronica le stesse pagine disponibili sulla gemella cartacea, ad esempio, significherebbe sminuire le prerogative aperte dalla pubblicazione su Internet. Una simile operazione sarebbe di discutibile utilità, dato che tenterebbe di replicare con obiettivi confusi un prodotto già efficace in altro formato. Allo stesso modo, vedere gli emoticon2, ossia le faccette usate nella posta elettronica per indicare alcune sfumature di tono nella comunicazione, come una riproduzione "povera" delle espressioni del volto che animano la conversazione faccia a faccia, rappresenterebbe una rinuncia a comprendere le peculiarità della nuova forma di comunicazione, dei nuovi generi inaugurati, del diverso gusto.

Al comparire di nuove soluzioni tecnologiche, vengono viste sotto una nuova luce anche le tecnologie precedenti e viene influenzato il modo stesso di pensare alla comunicazione. L'inadeguatezza dei tradizionali parametri nel comprendere nuovi fenomeni costituisce una sfida a trovare delle cornici più appropriate per sfruttare le loro potenzialità e gestirle in maniera mirata.

2. Ridimensionare le false promesse.

Trovare delle nuove griglie attraverso cui comprendere i cambiamenti non significa d'altro canto abbandonare quelle più datate; le nuove modalità di interazione possono infatti coesistere con altre più vecchie, che continuano a funzionare in nicchie culturali particolari o che diventano parte delle nuove griglie stesse. Molte delle teorie che cercano di offrire un'interpretazione dei cambiamenti legati alle nuove tecnologie, invece, tendono a vederli come dirompenti ed assoluti, uniformemente diretti verso una chiara destinazione; si tralasciano, in questo modo, le eccezioni a tale uniformità e si ignora l'ambiguità degli inviti presenti nelle nuove tecnologie.

Alcune ipotesi prefigurano delle imminenti rivoluzioni: la teoria dell'era dell'informazione, ad esempio, secondo cui attualmente l'informazione rappresenta il bene più prezioso, in grado di gestire ogni altro processo economico e nei cui termini viene valutata ogni attività umana; l'aprirsi dell'era della comunicazione, nella quale i confini nazionali sono cancellati dalla connessione di ogni punto del pianeta con ogni altro (Castells, 1996). Oppure la teoria della digitalizzazione, versione informatica della precedente, secondo cui i molteplici oggetti e processi della nostra realtà quotidiana sono tutti esprimibili secondo un unico codice binario e potenzialmente convertibili nel formato che più si desidera (Negroponte, 1995).

Da più parti si sottolinea l'incongruenza di visioni estreme come quelle citate, che dilatano la portata delle nuove tendenze; Lievrouw (1998) mostra ad esempio come l'ideologia della comunicazione globale appartenga a comunità che invece, da un altro punto di vista, gestiscono in maniera piuttosto strumentale le relazioni sociali, privilegiando il divertimento e le preferenze personali sullo "spirito di corpo" o sulla "sensibilità sociale". La cultura g nota un altro autore, utilizza spesso elementi della cultura a cui si contrappone, limitandosi a ricombinarli in forme insolite: scenari spaziali fanno così da sfondo a personaggi dai ruoli stereotipati, che richiamano generi e pregiudizi piuttosto familiari (Balsamo, 1995). Internet stessa, considerata la strada maestra alla globalizzazione, viene assai ridimensionata ad un'analisi più cauta: mentre si può attribuirle la capacità di collegare i membri distanti di una stessa comunità, sembra più improbabile che sia destinata a fondere definitivamente comunità di interessi diverse in un'unica comunità mondiale omogenea. La creazione via Internet di una comunità in costante contatto ed estesa sul globo terrestre (la globalizzazione, appunto), riguarderebbe comunque una parte della popolazione nemmeno lontanamente rappresentativa dell'intera comunità mondiale.

Poiché nessuna delle chiavi interpretative proposte si è rivelata più credibile di altre, il dibattito sul senso delle nuove tecnologie si è risolto in una continua oscillazione tra ipotesi diametralmente opposte. Alcune sono state prodotte all'insegna dell'ottimismo: chi ha intravisto l'alba di una maggior democrazia, la possibilità per tutti di pubblicare, la messa in comune di fonti di informazione monumentali, la liberazione dai limiti imposti dai generi vigenti; altre ipotesi sono state invece contrassegnate da uno spirito più pessimistico: chi ha sottolineato le porte aperte al caos ed alla perdita di controllo, i pericoli dello sganciamento da vincoli consueti, il proliferare di comunità effimere, l'isolamento (Falk, 1998; Sproull e Kiesler, 1991; per una sintesi delle principali controversie: Kling, 1996).

Per riordinare il panorama delle previsioni sul futuro delle tecnologie alcuni autori hanno osservato come l'insistenza sulla portata dirompente della novità si fondino su di un procedimento comune, da loro denominato "determinismo tecnologico" (Kling, 1996). Il determinismo tecnologico assume che l'introduzione di nuove tecnologie abbia necessariamente un certo epilogo derivante dalla natura della tecnologia stessa. Si prenda ad esempio la teoria di McLuhan (1962) e del suo allievo de Kerckhove (1990), che hanno offerto due tra i contributi più noti nella sociologia delle tecnologie. Gran parte dei loro studi è stata dedicata ad approfondire le conseguenze dell'uso di certe tecnologie per la comunicazione sul nostro modo di organizzare l'esperienza. In particolare si focalizzano su di una basilare dicotomia, quella tra comunicazione scritta, soprattutto dalla diffusione della stampa, e comunicazione parlata (Tabella 1).
 
Alfabeto fonetico scritto (cultura alfabetica) Lingua parlata (cultura orale)
vedere  (ascoltare)
pensare  (parlare),
individuo  (partecipazione),
astratto  (sensoriale, non verbale) ,
punto di vista  (punto di essere),
teorie  (prassi),
obiettività  (mito, religione);
analisi (insieme), 
misura  (approssimazione),

Tab. 1. Tipi diversi di organizzazione dell'esperienza in comunità
che usano tecnologie diverse di comunicazione.

Gli autori partono dall'assunto che esista un collegamento fra tecnologie e processi socio-psicologici, sintetizzandolo nella famosa espressione 'il medium è il messaggio': in altre parole, secondo loro non si può usare uno strumento di comunicazione senza che esso influenzi strutturalmente la comunicazione stessa. Il modo unidirezionale in cui essi articolano tale collegamento vede tuttavia soprattutto le tecnologie influenzare l'esperienza umana, anziché viceversa. In questo senso, tale teoria costituisce un esempio di determinismo tecnologico.

Molto vicina al determinismo tecnologico, secondo cui le tecnologie hanno una natura ben precisa e tale natura influenza pesantemente la società, è il "realismo", secondo cui a ben guardare esiste un'unica realtà "vera". Stone (1995) ad esempio contrappone all'opinione che nella Comunicazione Mediata dal Computer (CMC) scarseggino i segnali per regolare le relazioni sociali, l'idea che vi sia un maggiore coinvolgimento delle capacità interpretative, per ricostruire ciò che manca. Ora, pensare che "manchi" qualcosa nella CMC significa supporre un unico punto di riferimento dato come "naturale", quello della conversazione immediata.

Esistono dei modi alternativi rispetto al determinismo tecnologico ed al realismo per pensare al legame tra i processi socio-psicologici e le tecnologie, per spiegare i diversi tipi di comunicazione in maniera più complessa e flessibile. Uno di essi è presentato nel paragrafo successivo, ed è l'approccio culturale.

3. Una società di fronte ai cambiamenti: il ruolo delle pratiche interpretative.

Da una prospettiva culturale, la tecnologia non costituisce il punto nevralgico della comunicazione, ma si unisce a molti altri elementi, come le norme culturali, le pressioni economiche, i precedenti storici e così via, per costruire una realtà quotidiana cha abbia senso (Mantovani, 1996a, 1996b). In altre parole, una tecnologia è legata al contesto a cui appartiene non perché lo determini, ma perché ne fa parte e contribuisce a costituirlo (Mantovani, in stampa-a; Zucchermaglio, 1996; Ciborra, Lanzara 1990 ). Il rapporto tra una tecnologia ed un certo modo di organizzare l'esperienza (Tab. 41), formulato in chiave deterministica nel paragrafo precedente, è attribuito qui invece alla nascita comune di entrambi gli aspetti, che si sostengono l'un l'altro, non alla causazione del secondo da parte del primo. Le tecnologie incorporano la conoscenza di una società che le ha costruite e che sa come usarle (come suggerisce il concetto di "conoscenza esterna" in Scaife e Rogers, 1996; Hutchins, 1995; Norman, 1988).

Si parla di "artefatti" a proposito delle tecnologie (Cole, 1996; Mantovani, in stampa-b), per indicare che esse sono un prodotto culturale, di natura tecnica e simbolica al tempo stesso. Ogni nuova tecnologia scaturisce da specifiche circostanze ed il ruolo che finisce per assumere è legato a una rete di eventi storici, non è prevedibile a priori. Intesa come artefatto, ogni tecnologia è considerata come mobile e continuamente costruita, anziché come un punto di riferimento stabile. I dibattiti che si accendono al comparire delle nuove tecnologie sono legati proprio alla necessità di trovare una definizione per delle situazioni emergenti ancora molto ambigue. Esplorando le possibilità offerte dai nuovi strumenti, una comunità stabilisce col tempo quali siano le condotte appropriate nei confronti di tali strumenti (Spagnolli, 1999) e fornisce loro una fisionomia più stabile e naturale, fino a ritenerla una realtà oggettiva.

Si assiste ad un ciclico cambiamento di compiti ed artefatti (task-artifact cicle; Carroll and Campbell, 1989), in seguito a tali esplorazioni, perchè strumenti nuovi che sembravano semplicemente svolgere in maniera più efficiente i compiti consueti, trasformano a lungo termine l'intera situazione in qualcosa di diverso. Per questo, a dispetto di un apparente mantenimento delle categorie usuali, con l'introduzione di un artefatto nuovo viene lentamente riconfigurato il profilo del compito e compaiono delle nuove possibilità. Le banche dati digitali, ad esempio, consentono operazioni che a ben guardare erano già implicite in una biblioteca, come la possibilità di consultare più testi collegati (Kolb, 1996), e qualcuno può anche pensare che in questo modo esse ottimizzino delle funzioni precedenti; tuttavia, come in un cavallo di Troia, esse introducono anche delle abitudini nuove e degli sviluppi imprevedibili, come la non linearità nell'esplorazione del sapere, la comunicazione tramite impressioni anziché collegamenti logici, e, secondo alcuni, il ridimensionamento delle "autorità" culturali (ibidem). Allo stesso modo, la diffusione di strumenti di videoscrittura non ha solo sostituito la macchina da scrivere nella battitura di testi, è stata anche accompagnata da un aumento nella capacità di produrre presentazioni sofisticate e gradevoli e da possibilità di manipolazione inusitate del testo.

Conclusioni.

La visione delle tecnologie come artefatti sottolinea come esse siano integrate nella vita e nell'attività delle comunità che le usano, nelle quali gli utenti fanno conto su di esse come su di un aspetto normale della routine quotidiana. Le tecnologie informatiche, ma anche tecnologie ormai acquisite come il telefono, hanno disorientato il pubblico al loro comparire, ad esempio per la mancanza di alcune caratteristiche sulle quali si basavano interazioni simili in precedenza, come la co-presenza fisica delle persone che comunicano fra loro. Mano a mano che l'uso delle tecnologie si diffonde, il disagio è sostituito da nuove regole ed abitudini. La realtà quotidiana ritorna a comunicare un senso di naturalezza e familiarità, e nel frattempo è mutata in modo tale che alcuni presupposti, validi per tanto tempo, sono sbiaditi ed altri, quasi dimenticati, si sono ripresentati in nuove fogge.

Il comparire di nuove tecnologie può essere quindi considerato come l'esito di una lenta ma costante rielaborazione delle risorse culturali. Aspetti politici, morali, si intrecciano nel definire la funzione della tecnologia e vengono infine incarnati nella tecnologia stessa. Il significato del cambiamento è tutto nelle mani delle interpretazioni prodotte dagli utenti, anziché essere insito fin dall'inizio nella natura stessa delle tecnologia.

Adottare un approccio culturale significa porre l'attenzione su questi processi di costruzione sociale e culturale; non significa cancellare gli altri approcci, ma contestualizzarli, evitando di dare per ovvia una determinata situazione e mantenendo una posizione critica sulle varie chiavi di lettura possibili.

Note.

  1. Un esempio di conversazione scritta è quella dei cosiddetti MUD (Curtis, 1992; Curtis, Nichols, 1993; Masinter, 1996; Migliore, 1997), luoghi virtuali ai quali gli utenti si collegano per dialogare e modificare la struttura dell'ambiente stesso. In origine prevalentemente testuali, ora sono anche diffusi MUD grafici 3D, sempre più mescolati con le chat di intrattenimento.
  2. Alcuni esempi di "emoticon" o icone-per-le-emozioni sono i seguenti: :-> (sorriso), :-< (smorfia), ;-> (occhiolino), :-o (stupore), ed altre varianti fantasiose.
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