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PSYCHOMEDIA
MEMORY AND (TELE)COMMUNICATION
Telematic


L'effetto disinibitivo della comunicazione online
Psicologia del Ciberspazio

di John Suler
(Traduzione di Nadia Mentasca)



          • TU NON MI CONOSCI (anonimato dissociativo)

          • TU NON PUOI VEDERMI (invisibilità)

          • CI VEDIAMO DOPO (asincronismo)

          • E' TUTTO NELLA MIA TESTA (introiezione solipsistica)

          • E' SOLO UN GIOCO (immaginazione dissociativa)

          • NOI SIAMO UGUALI (minimizzazione dell'autorità)

          • CARATTERISTICA VARIABILI DELLA PERSONALITA'

          • VERO SE'?

          • COSTELLAZIONI DEL SE ATTRAVERSO I MEDIA

          • ALTERAZIONE DEL CONFINE DEL SE


E' noto che le persone, nello spazio cibernetico, dicono e fanno cose che non direbbero e farebbero mai abitualmente nel contesto faccia-a-faccia. Esse si rilassano, si sentono più disinibite, esprimono se stesse più apertamente. I ricercatori definiscono questa modalità “effetto disinibitivo”. E' una lama a doppio taglio. Alcune persone condividono cose molto personali di se stesse, rivelano emozioni segrete, paure, desideri, oppure esibiscono insoliti atti di gentilezza o di generosità. Definiamo tutto questo come disinibizione benigna.

Dall'altro lato l'effetto disinibitivo potrebbe risultare non così benigno, come riversare fuori un linguaggio scurrile, delle critiche severe, rabbia, odio e perfino minacce, oppure esplorare gli oscuri bassifondi di Internet, luoghi di pornografia e violenza che non si visiterebbero mai nel mondo reale. Definiamo questa modalità “disinibizione tossica”.

Se consideriamo l'aspetto benigno, la disinibizione esprime un tentativo di esplorare e capire se stessi, di elaborare i problemi e trovare nuovi modi di essere. Nella disinibizione tossica a volte troviamo invece solo una cieca catarsi, un agire bisogni e desideri disgustosi senza alcuna crescita personale.

Da che cosa è causata la disinibizione online? Cosa c'è nella comunicazione cibernetica che scioglie le barriere psicologiche che bloccano la liberazione di questi sentimenti e bisogni interiori? Diversi sono i fattori che entrano in gioco. In alcune persone, solo uno o due di questi sono responsabili dell'effetto disinibitivo, mentre nella maggior parte dei casi interagiscono gli uni con gli altri e si integrano producendo un effetto più ampio e complesso.

TU NON MI CONOSCI (anonimato dissociativo)

La maggior parte delle persone che navigano in Internet non sanno individuare facilmente le persone che incontrano. Ci sono operatori del sistema e alcuni utenti motivati che hanno delle conoscenze tecnologiche che sono in grado di scoprire indirizzi e-mail sottaciuti, ma le persone normalmente conoscono solo quello che viene loro comunicato. Se si desidera, si può tenere nascosta la propria identità. Come indica la parola “anonimo” è possibile non avere un nome – almeno non il proprio vero nome. Questa anonimia fa miracoli riguardo all'effetto disinibitivo. Nel momento in cui le persone possono avere l'opportunità di separare le loro azioni dal loro mondo e dalla loro identità reale, si sentono meno vulnerabili e più disposte ad aprirsi. Qualsiasi cosa dicano o facciano non può venire legato direttamente al resto della loro vita. Non sono obbligati ad accettare come proprio il loro comportamento e doverlo riconoscere nel pieno contesto di quello che sono “realmente”. Le persone non si assumono la responsabilità delle loro azioni quando agiscono sentimenti ostili, infatti, potrebbero perfino convincere se stesse che quei comportamenti “non hanno” niente a che fare con loro stessi. In psicologia questo viene chiamato “dissociazione”.

TU NON PUOI VEDERMI (invisibilità)

In molti, ma oggi sempre meno, contesti online le persone non si vedono. Quando si naviga sui siti Web, attraverso messaggi in bacheca e anche in alcune chat, è possibile che le persone non sappiano nemmeno che siamo lì – con la possibile eccezione dei Web-masters e di altri utenti che hanno accesso agli strumenti software in grado di rivelare il traffico che attraversa il sito. Questo presuppone però che abbiano la tendenza a tenerci d'occhio, noi, uno delle possibili centinaia di migliaia di utenti. L'invisibilità dà alle persone il coraggio di visitare luoghi e fare cose che altrimenti non farebbero.

Questo potere di stare nascosti si sovrappone all'anonimato, perché questo significa nascondere l'identità. Ma ci sono differenze importanti. Nella comunicazione scritta, come nelle-mail, chat, blogs e nei messaggi in bacheca, le persone possono venire a conoscenza di molte cose riguardo a chi siamo. Tuttavia non possono vederci o sentirci – e noi non possiamo vedere o sentire loro. Anche se dichiariamo la nostra identità, l'opportunità di essere fisicamente invisibili amplifica l'effetto disinibitivo. Non dobbiamo preoccuparci di come gli altri ci vedono, del nostro tono di voce (o come battiamo i tasti), e non dobbiamo preoccuparci di come gli altri ci vedono o ci percepiscono quando diciamo qualcosa. Vedere aggrottare le ciglia, scuotere la testa, un sospiro, un'espressione annoiata o molti altri segni sottili o meno sottili di disapprovazione o di indifferenza, possono frenare bruscamente quello che desideriamo esprimere. In psicoanalisi, l'analista siede dietro il paziente al fine di rimanere una figura fisica ambigua, senza rivelare alcun linguaggio corporeo o espressione facciale, cosicché il paziente resta libero di parlare di quello che vuole senza sentirsi inibito dalle reazioni fisiche dell'analista. Nelle relazioni quotidiane, la gente a volte distoglie lo sguardo quando parla di qualcosa di personale o che riguarda l'affettività. E' più facile non guardare l'altro in faccia. La comunicazione scritta offre l'opportunità implicita di distogliere lo sguardo.

CI VEDIAMO DOPO (asincronismo)

Nelle-mail e nel messaggio in bacheca, la comunicazione è asincronica. Le persone non interagiscono tra di loro in tempo reale. Possono passare minuti, ore, giorni o anche mesi prima che ci venga risposto da qualcuno a cui abbiamo scritto. Il non dover trattare con la reazione immediata dell'altro può essere disinibitivo. Nella vita reale sarebbe come dire qualcosa a qualcuno, sospendere magicamente il tempo prima che questa persona possa rispondere, e quindi riprendere la conversazione quando siamo disposti e in grado di ascoltare la risposta. L'immediato riscontro in tempo reale da parte degli altri tende ad avere un potente effetto sul proseguimento scorrevole della quantità di cose che le persone rivelano di se stesse. Nelle e-mail e nei messaggi, dove ci sono dei tempi differiti nel riscontro, lo sviluppo del pensiero della gente può progredire in modo più costante e veloce verso espressioni più profonde riguardo a ciò che stanno pensando e sentendo. Alcune persone possono anche sperimentare la comunicazione asincronica come uno “scappare via” dopo aver mandato un messaggio personale, affettuoso o ostile. E' una sensazione di sicurezza spedire il messaggio là “fuori” dove può essere dimenticato. Kali Munro, uno psicoterapeuta online, descrive questo in modo appropriato definendolo come una partecipazione ad una “pirateria affettiva”.

E' TUTTO NELLA MIA TESTA (introiezione solipsistica)

L'assenza di segnali faccia-a-faccia combinati con la comunicazione scritta possono avere un effetto interessante sulla persona. Qualche volta le persone dicono di sentire la loro mente fusa con la mente dell'altro online. La lettura di un messaggio di un'altra persona può essere sperimentato come una voce all'interno della propria testa, come se quella persona fosse stata magicamente introdotta o “introiettata” nella nostra psiche. Naturalmente noi non sappiamo sempre com'è veramente il suono della voce dell'altro, così gli assegniamo una voce nella nostra testa. In effetti, coscientemente o no, possiamo anche assegnare all'altra persona un'immagine visiva di come potrebbe essere fisicamente e di come potrebbe agire. L'interlocutore online diventa ora un personaggio all'interno del nostro mondo intrapsichico, un personaggio che è formato in parte da come si presenta effettivamente nella sua comunicazione via Internet, in parte dalle nostre aspettative, desideri e bisogni. Siccome l'interlocutore online ci può anche ricordare altre persone che conosciamo, integriamo l'immagine di quel personaggio con la memoria di queste altre conoscenze.

Poiché ora il personaggio diventa più elaborato e “reale” nella nostra mente, possiamo incominciare a pensare, forse senza esserne pienamente coscienti, che la conversazione scritta ha avuto luogo tutta nella nostra testa, come se fosse un dialogo tra noi e questo personaggio immaginario – proprio come se fossimo degli autori che scrivono una commedia o un romanzo. Veramente, anche quando la persona non è coinvolta in una relazione online, molte volte porta avanti questo tipo di conversazione nella propria immaginazione per l'intera giornata. Le persone fantasticano sul flirtare, sul litigare col capo, o si confrontano molto onestamente con un amico su quello che sentono. Nella loro immaginazione, dove si sentono al sicuro, la gente si sente libera di dire e fare ogni sorta di cose che non direbbe e non farebbe mai nella realtà. In quel momento, la realtà E' la propria immaginazione. La comunicazione scritta online può diventare la trama psicologica in cui la mente di una persona tesse queste fantasie dove giocano un ruolo, normalmente inconsapevole e con una considerevole disinibizione. Tutto il ciberspazio è un palcoscenico e noi siamo solamente degli attori.

Quando leggiamo il messaggio di un'altra persona, è possibile anche “sentire” le sue parole col suono della nostra voce. Possiamo subvocalizzare come noi leggiamo, proiettando perciò il suono della nostra voce nel messaggio dell'altra persona. Forse, inconsciamente, ci sembra di parlare a/con noi stessi. Quando ci parliamo, siamo disposti a dirci qualsiasi cosa che non diremmo ad altri.

E' SOLO UN GIOCO (immaginazione dissociativa)

Se noi combiniamo l'introiezione solipsistica con la possibilità di scappare dal ciberspazio, ci sentiamo più forti nel comunicare e questo esalta la disinibizione. Le persone possono sentire che i personaggi immaginari che hanno “creato” esistono in uno spazio diverso; che una persona che comunica online, insieme alle altre persone online, vivano in una dimensione finta, un mondo di sogno a parte e separato dalle richieste e responsabilità del mondo reale. Essi separano, o dissociano, la finzione online dal fatto fuori rete. Emily Finch, scrittrice e avvocato criminale che studia il furto di identità nel ciberspazio, ha suggerito che alcune persone vedono la loro vita online come un genere di gioco con regole e norme che non si applicano nella vita quotidiana (commento personale 2002). Una volta spento il computer e tornati alla loro routine di ogni giorno, pensano di potersi lasciare alle spalle questo gioco e la loro identità di ruolo. Perché dovrebbero sentirsi responsabili di quello che accade in un mondo di gioco immaginario che non ha niente a che fare con la realtà? Dopo tutto non è diverso dallo sparare a raffica ai propri amici in un videogioco a colpi di arma da fuoco... o almeno così potrebbero pensare alcune persone, forse inconsciamente.

Sebbene l'anonimato tenda ad amplificare l'immaginazione dissociativa, questa e l'anonimato dissociativo differiscono normalmente per la complessità delle parti dissociate del sé. Sotto l'influenza dell'anonimato, la persona può cercare di rendersi invisibile, di diventare una non-persona, e questo porta ad una riduzione o semplificazione dell'identità. Durante l'immaginazione dissociativa, il sé che viene espresso ma scisso, tende ad essere più elaborato.

NOI SIAMO UGUALI (minimizzazione dell'autorità)

Mentre è online, lo status sociale di una persona può essere sconosciuto agli altri nel mondo reale, e può non avere un impatto così forte come può esserlo nella realtà faccia-a-faccia. Se le persone non possono vederti nell'ambiente in cui ti trovi, non sanno se tu sei il presidente di una grande corporazione seduto nel tuo lussuoso ufficio, o qualche persona “ordinaria” che poltrisce a casa davanti al computer. Anche se le persone conoscono qualcosa del tuo status e potere fuori dalla rete, questa posizione elevata può avere poco peso con la presenza e l'influenza online. Nella maggior parte dei casi, chiunque, in Internet, ha la stessa opportunità di esprimersi. Chiunque – indipendentemente dallo status, ricchezza, razza, sesso ecc. - parte nello stesso modo, alla pari. Anche se la posizione sociale di una persona nel mondo fuori rete può avere una qualche forma di potere, nel ciberspazio, ciò che determina la nostra influenza sugli altri è l'abilità comunicativa (inclusa l'abilità nello scrivere), la persistenza, la qualità delle idee e la conoscenza tecnica.

Le persone sono recalcitranti ad esprimere ciò che realmente pensano quando si trovano davanti all'autorità. La paura della disapprovazione e della punizione dall'alto smorza lo spirito. Ma online, dove ci si sente come in una relazione alla pari – con gli aspetti del “autorità” minimizzati – le persone sono molto più invogliate a dire quello che pensano e a comportarsi in modo sconveniente.

Secondo la tradizionale filosofia di Internet, tutti sono uguali: i pari condividono idee e risorse. Infatti, la rete in se stessa è stata progettata senza un controllo centralizzato. Man mano cresce, con un potenziale apparentemente senza fine, per creare nuovi ambienti molte persone vedono se stesse come esploratori mentalmente indipendenti. Questa atmosfera e filosofia contribuiscono a minimizzare l'autorità.

CARATTERISTICHE VARIABILI DELLA PERSONALITA'

L'effetto disinibitivo non è il solo fattore che determina quanto le persone si aprano o agiscano nel ciberspazio. La forza dei sentimenti e dei bisogni sottostanti e il livello pulsionale hanno una grande influenza sul comportamento della persona. Anche le personalità variano molto rispetto alla forza dei meccanismi difensivi e delle tendenze verso l'inibizione o la libertà di espressione. Le personalità istrioniche tendono ad essere molto aperte ed emotive. Le personalità compulsive sono più controllate. L'effetto disinibitivo online interagirà con queste variabili della personalità, risolvendosi in molti casi in una piccola deviazione dal comportamento di base della persona (fuori rete), mentre in altri casi causano cambiamenti drammatici.

VERO SE'?

L'effetto disinibitivo sblocca i bisogni interiori, le emozioni e le caratteristiche che rimangono sotto i modi superficiali di esprimere la personalità? Rivela il “vero sé”? Per esempio quando una donna con una rabbia rimossa dà libero sfogo alla sua ostilità online, mostrandosi perciò agli altri come realmente si sente, o quando un uomo timido esprime apertamente l'affetto nascosto al suo compagno online.

Alcune persone riferiscono in effetti di essere più vicine al loro vero sé nel ciberspazio. Se la personalità è costruita su strati, con il nucleo o vero sé sepolto sotto le difese di superficie e i ruoli apparentemente superficiali delle interazioni sociali quotidiane, l'effetto disinibente libera questo vero sé?

Questa è una conclusione allettante. Infatti il concetto di vero sé è allettante perché è utile nel aiutare le persone ad esprimere le loro esperienze su come e che cosa comunicano agli altri di se. Il concetto funziona bene in senso umanistico, come strumento motivazionale, per lavorare sul processo di auto-realizzazione.

Tuttavia un'analisi psicologica globale oltre che filosofica rivela la complessità di questa cosa chiamata sé che si estende lontano, ben al di là di questa nozione attraente. In un'esplorazione approfondita dell'effetto disinibitivo online, l'idea di un vero sé è troppo ambigua, arbitraria e rudimentale per essere usata come concetto utile.

Valori personali e culturali: i valori personali e culturali spesso dettano quelli che noi consideriamo i veri e falsi aspetti su quello che siamo. Noi accettiamo più di buon grado come valide quelle caratteristiche che riteniamo positive. Un aspetto spiacevole della nostra personalità non lo consideriamo “realmente” me. Tuttavia, le tendenze sessuali e aggressive, come notò Freud, rappresentano anche delle componenti di base della personalità, come lo sono le difese psicologiche designate a controllarle.

I valori personali e culturali possono anche definire una persona abitualmente gentile come superficiale o falsa se noi la presentiamo agli altri in questo modo nella quotidianità. Tuttavia questa persona è il prodotto di anni di sviluppo sociale e psicologico. Come componente critica della costruzione e funzione dell'Io, è essenziale per la sopravvivenza interpersonale e non meno importante e vera delle altre componenti della struttura intrapsichica.

Le persone, quando sono online, possono credere di avere più opportunità di presentare se stesse come vorrebbero presentarsi, in modo particolare scrivendo attraverso la comunicazione asincronica perché così hanno tempo per comporre il testo in modo accurato. Possono avere più chances nel trasmettere pensieri ed emozioni che risultano “più profonde” rispetto alla persona apparentemente superficiale nella vita di ogni giorno. Queste opportunità sono aspetti del ciberspazio molto preziosi, ma non sono necessariamente l'evidenza di un sé più vero. Gli aspetti che noi riveliamo spontaneamente di noi stessi agli altri e che sono facilmente visibili, senza che ce ne rendiamo conto, possono essere altrettanti veri e reali.

Alcune persone non sono pienamente soddisfatte delle loro relazioni interpersonali. Può darsi che non abbiano molte opportunità di svilupparne, oppure, quelle che riescono a stabilire, risultino insoddisfacenti. Nel ciberspazio possono trovare gli interlocutori di cui hanno bisogno. Si sentono più autentici in queste relazioni online e questo diventa uno stile di vita più possibile per loro. Dall'altro lato, alcune persone che hanno bisogno di negare o razionalizzare la qualità insoddisfacente delle loro relazioni interpersonali, possono ricorrere ad una filosofia personale che idealizza l'effetto disinibitivo e l'idea che il vero sé si manifesti online.

Il sé disinibitivo. Il concetto di disinibizione può essere frainteso e indurci a pensare che ciò che è disinibito sia più reale o vero della parte di noi che inibisce. Se noi riusciamo a liberarci della rimozione, della repressione e degli altri meccanismi difensivi, potremo scoprire il sé “reale” che giace al di sotto. Vagamente fondato sul tipo di approccio archeologico della struttura difensiva proposta da Freud, questo concetto sostiene che la personalità è costruita a strati, con caratteristiche della personalità più veri o reali a livello più profondo.

Questa è una interpretazione semplicistica del molto più dinamico modello psicoanalitico, il quale afferma che i processi inibitori della rimozione e dei meccanismi di difesa siano componenti della personalità non meno reali o importanti degli altri. Gli psicoanalisti sostengono che capire le difese sia cruciale per il successo della terapia perché rivela pensieri, sentimenti e bisogni nascosti. Perché la persona rimuove qualcosa? Perché qualcosa è stato inibito? Evitando le difese per arrivare al “vero” sé, si evita anche l'opportunità di scoprire degli aspetti delle inibizioni del sé che sono altrettanto vere. Quando queste difese e gli elementi del sé inibito vengono elaborati, qualche volta i residui di questi rimangono a disposizione di una funzione importante. A volte si sviluppano anche degli aspetti produttivi di una personalità, indipendentemente dalle emozioni problematiche che erano originariamente difese.

Lo stesso è vero online. Alcune persone in certe situazioni online si disinibiscono e rivelano degli aspetti di se stesse. Tuttavia, nello stesso tempo, possono non essere alle prese con le sottostanti cause di quella inibizione e perdere l'opportunità di scoprire qualcosa di importante su se stesse – qualcosa di molto vero del sé che spesso è inconscio. L'anonimato nel ciberspazio solleva dall'ansia le persone in modo tale che si sentano agevolate nell'esprimere se stesse; questo però permetterebbe loro di evitare di prendere coscienza di una componente essenziale riguardo a chi esse siano. Restano incastrate in questa ansietà delle dinamiche importanti della personalità.

Le persone timide per natura possono avere successo nel ciberspazio quando l'effetto disinibitivo permette loro di esprimere chi sono “veramente” dentro di loro. Questa è una meravigliosa opportunità per loro. Ma perché la timidezza di Joe deve essere un suo aspetto meno vero rispetto ad altre caratteristiche della sua personalità, soprattutto tenuto conto del fatto che la sua timidezza è una caratteristica pronunciata della sua vita quotidiana? Se i compagni online, che si sono formati l'impressione che Joe sia estroverso, alla fine lo dovessero incontrare di persona, potrebbero non concludere che Joe fosse “realmente” timido? Cos'è che lo rende timido? Ci sono problemi e ansie psicologiche sottostanti che la causano? E' un temperamento biologicamente determinato, come propongono molte ricerche sullo sviluppo psicologico riguardo alla timidezza? Non sono anche questi aspetti veri di Joe le cause possibili della sua timidezza? Ecco che noi vediamo la natura arbitraria del concetto di “vero sé”.

Formazioni di compromesso: capita piuttosto di frequente che quando le persone sono online e qualche aspetto della personalità è disinibito, ce ne siamo altri inibiti. Dopotutto la caratteristica dell'anonimato che contribuisce alla disinibizione online ha il significato di essere “senza nome”. Vale a dire che qualcosa di quella persona è sconosciuta. Nella comunicazione online, consciamente o inconsciamente, le persone nel nascondere o travisare degli aspetti di se stessi finiscono col rivelare spesso apertamente degli aspetti di se. Qualsiasi media favorisce in particolare l'espressione di alcuni aspetti dell'identità mentre ne inibisce altri. Qualcosa viene rivelato mentre qualcos'altro viene nascosto. Le espressioni del sé sono formazioni di compromesso all'interno di ogni media o modalità di comunicazione. Nella e-mail Joe rivela per la prima volta a Sue che “l'ama”, sebbene la sua voce e il linguaggio del suo corpo, che potrebbero rivelare dimensioni tacite e qualità del suo stato affettivo, rimangono nascoste.

Questo particolare esempio indica anche le polarità che agiscono nelle dinamiche della personalità. A volte agiamo, pensiamo o sentiamo in un certo modo, e a volte nell'opposto; siamo ambivalenti e a volte abbiamo emozioni contrastanti. Online, Joe afferma di amare veramente Sue, ma la sua voce esprime qualche dubbio. Faccia a faccia sembra arrabbiato e respingente, ma online ammette di sentirsi insicuro e colpevole. Una comunicazione diversa in ambienti diversi conferisce sfaccettature diverse a questa polarità del sé. Qui appare una cosa e lì un'altra. Nessuna cosa è più vera dell'altra.

Ciascun mezzo di comunicazione permette una espressione particolare del sé che differisce – a volte in modo forte e a volte tenue – da un mezzo all'altro. Le persone esibiscono un aspetto diverso della loro identità a seconda del mezzo scelto. Chat, e-mail, blogs, videocamera, telefoni, conversazioni faccia a faccia, tutti i modi di comunicazione evidenziano, ognuno, unicamente certi aspetti dell'espressione del sé e dell'identità personale mentre ne nasconde altri. L'espressione di una modalità del sé non è necessariamente più profonda, più reale o più autentica dell'altra. Questo quadro di modi multipli per capire il sé all'interno dei mezzi di comunicazione, evita la tendenza di impantanarsi in argomenti arbitrari sul luogo del sé vero o reale.

LA COSTELLAZIONE DEL SE' ATTRAVERSO I MEDIA

Il sé interagisce con l'ambiente in cui si esprime. Non è indipendente da questo. Se un uomo reprime la sua aggressività nella vita ma la esprime online, entrambi i comportamenti riflettono degli aspetti importanti della sua personalità, che emergono in condizioni diverse. Se una donna è timida per natura ma diventa estroversa online, questa auto-presentazione non è meno vera dell'altra. Sono entrambe dimensioni di ciò che essa è, e ciascuna si rivela in contesti situazionali diversi.

Anziché pensare che la personalità sia costruita su strati in interazione con l'ambiente “là fuori” da qualche parte, la possiamo concettualizzare come un campo intrapsichico contenente grappoli o costellazioni di emozione, memoria e pensieri che sono interconnessi con certi ambienti. Alcune costellazioni si sovrappongono mentre altre sono più dissociate fra loro, con variabili ambientali che influiscono su questi livelli di integrazione e di dissociazione. Le dinamiche della personalità coinvolgono le complesse interazioni fra questi diversi grappoli del sé e dell'ambiente. Una versione estrema di queste dinamiche la troviamo nel disturbo di personalità multipla, in cui la coscienza si sposta lateralmente da una costellazione di una formazione della personalità all'altra, con delle forti barriere dissociative fra queste formazioni. In una persona più “normale”, la distinzione fra le formazioni possono essere meno drammatiche e le barriere dissociative meno intense, ma si possono trovare le stesse alterazioni nell'espressione dell'identità.

Queste idee sulle costellazioni del sé datano fin dalla teoria di William James sul cambiamento della coscienza da un focus all'altro all'interno del campo di associazioni. Esse sono in linea anche con le teorie contemporanee sulla dissociazione e sull'elaborazione dell'informazione dell'esperienza. Perciò possiamo pensare all'effetto disinibitivo come ad una persona che passa da una costellazione più intima ad una costellazione della personalità online che può essere dissociata – a vari livelli, dipende dalla persona. La colpa, vergogna o ansia inibitiva possono essere delle caratteristiche della persona in se stessa ma non di quella online. Questo modello di costellazioni aiuta anche a spiegare un altro fenomeno online, come la sperimentazione dell'identità, i giochi di fantasia di ruolo, i progetti multitasking e altri sottili cambiamenti nell'espressione della personalità mentre ci muoviamo da un ambiente online ad un altro. Infatti, il “sé-online” singolo e disinibito probabilmente non esiste per niente, ma esiste piuttosto un ammassamento di costellazioni leggermente diverse di emozioni, memoria e pensiero che emergono in e interagiscono con diversi generi di ambienti online. Modalità diverse di comunicazione permettono espressioni diverse di se stessi e di vedere le differenti prospettive di questa cosa complessa che noi chiamiamo “identità”.

Questo è qualcosa da tenere presente nella psicoterapia online. Usando un'analisi multidimensionale delle varie caratteristiche del ciberspazio, una teoria comprensiva della psicoterapia online esplora il modo in cui lo studio di un ambiente mediato dal computer permette l'inibizione, l'espressione e lo sviluppo dei diversi aspetti dell'identità personale.

ALTERAZIONE DEL CONFINE DEL SE'

Finora la mia discussione si è basata sull'assunto che quasi ogni persona online tenda ad essere disinibita, anche quando l'effetto non è rilevante. Comunque può non essere necessariamente così. Alcune persone si sentono guardinghe e sospettose nei confronti del ciberspazio. Non si sa chi siano realmente le persone o come possano reagire nei nostri confronti dietro le loro parole battute a macchina. Non ci rendiamo conto di chi ci stia guardando o che cosa sappia di noi. Non possiamo fidarci delle intenzioni di tutti. Nelle situazioni del buco nero, noi mandiamo dei messaggi e non riceviamo alcuna risposta, e le ragioni non sono chiare. C'è realmente qualcuno lì?

Gli ambienti online smuovono incertezza, frustrazione e ansietà – perfino paranoia sui possibili incidenti e calamità che possono accadere quando ci si avventura in un ambiente sbagliato o si entra in contatto con delle persone sbagliate. Il risultato è che le persone qualche volta procedono con esitazione e con prudenza.

Alcune persone vacillano fra il sentirsi disinibite e il sentirsi frenate quando si muovono dentro e fuori le diverse aree dei loro stili di vita online. Si muovono su e giù in quello che considerano un continuum disinibizione/inibizione. Tuttavia, all'interno di un ambiente o di una relazione particolare, altri si sentono sia disinibiti che frenati simultaneamente. Per esempio, possiamo rivelare dei dettagli intimi su noi stessi a qualcuno che abbiamo incontrato online, ma non vogliamo dare a questa persona il nostro numero di telefono.

Come spieghiamo queste esperienze alternate di un sé sia aperto che prudente? Se noi ci focalizziamo solo sulla disinibizione online o solo sulla sospettosità online, ci lasceremmo sfuggire un'importante esperienza psicologica sottostante che questa polarità inibizione-disinibizione fa emergere. Questa esperienza è il “confine del sé”.

Il confine del sé è ciò che separa il me dal non me. E' l'esperienza di un perimetro flessibile che segna la distinzione tra la mia personalità – i miei pensieri, sentimenti e memorie – e ciò che esiste fuori da questo perimetro, in altre persone.

Vari fattori contribuiscono a segnare il confine del sé, inclusi la coscienza di avere un corpo fisico distinto, la percezione via i cinque sensi di un mondo esterno, il senso della distinzione psicologica tra quello che io conosco versus quello che gli altri conoscono di me e la sensazione di un sé fisico/psicologico che si muove in modo coeso lungo una linea continua di passato, presente e futuro.

La vita nel ciberspazio tende a sconvolgere questi fattori che sostengono il confine del sé. Il corpo fisico e i cinque sensi non giocano più un ruolo così decisivo come nelle relazioni faccia a faccia. Non è sempre chiaro ciò che gli altri conoscono o non conoscono di me. Il senso di un passato, presente e futuro lineari diventano più oscuri quando ci spostiamo avanti e indietro attraverso una comunicazione sincronica e asincronica. Il risultato è che questo stato alterato della consapevolezza nel ciberspazio tende a modificare o a destabilizzare il confine del sé. La distinzione tra il me-dentro e l'altro-fuori non è così chiara. La persona modifica quello che la teoria psicoanalitica chiama “il pensiero del processo primario” in cui i confini tra le rappresentazione del sé e dell'altro diventano più diffusi e il pensiero diventa più soggettivo ed emotivamente-centrato. All'interno dello spazio transizionale della comunicazione online, la psiche del sé e quella dell'altro si percepiscono sovrapposte. Noi permettiamo al sé nascosto di emergere perché non viene più sperimentato come un esclusivo sé interiore, ma sentiamo allo stesso tempo, a volte vagamente e a volte distintamente, l'intrusione di un altro sconosciuto nel nostro mondo privato, che si risolve in dubbio, ansia e bisogno di difendere il nostro territorio intrapsichico esposto e vulnerabile.

Non ci sono dubbi sul fatto che ci siano importanti differenze individuali nel modo in cui le persone cambiano lungo il continuum inibizione/disinibizione. L'effetto inibitivo o disinibitivo potrebbe essere debole o forte a seconda della persona o della situazione. Le persone potrebbero sperimentare delle piccole o ampie oscillazioni tra le due polarità. Qualcuno potrebbe essere più suscettibile all'inibizione piuttosto che alla disinibizione o viceversa. Studiare quello che viene rivelato o nascosto riguardo alle persone in un ampio raggio degli ambienti online potrebbe diventare un laboratorio per capire le sottili dinamiche del sé.


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