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Anno I - N° 1 - Gennaio 2001

Fra sedia e divano




Fra sedia e divano

Piergiorgio Laniso



Quando ho cominciato a pensare a quale titolo dare a questa Rubrica, mi sono venute in mente queste ipotesi:

1. Sulla soglia. L’adolescente di fronte allo psicoanalista.
2. Fra sedia e divano. L’adolescente nello studio dello psicoanalista.
3. A contatto. La mente adolescente a tu per tu con la mente dello psicoanalista.

Me ne sono domandato il motivo. E ho dato questa risposta: i titoli possibili riflettono altrettanti vissuti controtransferali che hanno preso forma dentro di me dopo anni di pratica psicoanalitica con gli adolescenti, e che ritengo specifici, insieme ad altri, della loro età.

Il primo, “Sulla soglia” mi sembra che rifletta il senso di resistenza, rischio, precarietà, fretta, accanto alla percezione delle possibilità trasformative che si prova nell’incontro “vero” con l’adolescente che ha problemi, sin dal primo momento, e ne caratterizza modi di essere tipici.
Credo necessario che l’adolescente trovi realmente motivato l’adolescente che è nell’analista, per sceglierlo come interlocutore emotivo, varcare la soglia.
Però la soglia non è oltrepassata una volta per tutte, ma spesso si ripropone nella relazione, come momento della verità. (Quante volte abbiamo pensato: “Questa seduta è decisiva!”).
La soglia può diventare, se le cose procedono, una vera e propria membrana biologica, un’interfaccia dialettica fra esterno e interno allo studio, garantendo uno scambio proficuo.

Il secondo titolo possibile “Fra sedia e divano” mi sembra raffiguri i due vertici fra i quali l’adolescente oscilla alla ricerca della propria posizione, disegnando una traccia simbolica lungo la quale si condensa la sua caratteristica personale di soggetto.
Quale dei due vertici egli prediligerà sarà in funzione dell’età, dell’intensità della sofferenza, della motivazione ad affrontarla, della capacità più o meno elevata di stabilire e di utilizzare la relazione con l’analista, sia nel versante narcisistico che in quello oggettuale, della spinta più o meno robusta a differenziare negli altri e in se stesso l’autonomia di pensiero, il corpo sessuato, le diverse generazioni e le diverse età della vita.
Penso che l’adolescente per sua natura rifiuti di tornare indietro, ma a volte abbia la necessità di fare, per un tempo variabile, dei passi indietro necessari per prendere la rincorsa e superare l’ostacolo che gli si pone davanti.

Infine il terzo titolo “A contatto” mi è parso corrispondere al bisogno e alla paura insieme di venire allo scoperto, di rischiare di riconoscere, esprimere quello che si è diventati, e/o che si scopre di voler diventare e contemporaneamente al bisogno di mantenere segreta la propria intimità, in parte anche a se stessi, condizione condivisa dall’adolescente e dall’analista di adolescenti, pur tenendo conto della reale asimmetria delle posizioni e della specifica funzione di contenimento che spetta all’analista garantire.
Sperimentare e mettere a frutto quest’area di scambio è arduo e richiede un addestramento adeguato. Parimenti ritengo che quanto più la coppia terapeutica vi riesce, tanto più l’adolescente ne trarrà beneficio.
Anche questo versante, se le cose procedono, può costituire la matrice di un’interfaccia fra quello che si è e quello che non si è ma si potrebbe conquistare.

Come risulta evidente, ho scelto la seconda ipotesi come titolo, sopra tutto perché mi sembra che rappresenti un dilemma fruttuoso, anche se ostico e conflittuale che l’attualità pone agli psicoanalisti e agli psicoterapeuti di adolescenti di formazione psicoanalitica. Tanto più se costoro avvertono l’importanza del punto di vista economico, che potremmo formulare così: sforzo di privilegiare, per quanto è possibile, la utilizzazione delle aree che si dischiudono a partire dal primo colloquio, prima ancora di indicare o meglio, di costruire insieme il setting ottimale.
Penso che sia un terreno fecondo da esplorare e che il futuro delle possibilità di aiuto che la psicoanalisi può fornire agli adolescenti dipenda in larga misura da come coloro che la praticano e la arricchiscono scientificamente, riescano a tollerare e avviare a soluzione positiva questo conflitto.
Per parte nostra presteremo la massima attenzione alla pubblicazione aggiornata di lavori clinico-teorici scritti da autori che da anni e anni sono autorevolmente impegnati in questa frontiera, ma anche da autori emergenti.
La speranza, con la quale questa Rubrica prende il via, è che possa diventare spazio comune di dialogo e scambio, sia con coloro che hanno maturato, almeno in parte, orientamenti convergenti, sia con quanti ne abbiano elaborati di diversi o divergenti, con l’obiettivo di un arricchimento reciproco.





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