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Anno II - N° 2 - Maggio 2002


Fra sedia e divano




L’ adolescente inibito . Tendenze attuali della psicoanalisi degli adolescenti secondo M. Eglé Laufer (1)

A cura di P. G. Laniso


Colgo questa occasione per presentare Arnaldo Novelletto , direttore della Rivista che ospita questa Rubrica ,
psicoanalista con funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana , psicoanalista esperto di adolescenti ,
ben noto in Italia e all'estero attraverso numerosi libri e lavori scientifici specifici .
All'inizio della relazione suddetta , l'Autore premette che non intende effettuare una trattazione dottrinaria sistematica ,
data la relativa instabilità degli elementi in gioco , propria dei fenomeni in trasformazione , ma propone spunti ,
" rappresentazioni fuggevoli " di un divenire composito del quale è stato ed è testimone e nel quale si è formata la sua
maniera di essere psicoanalista . Perciò ha raccolto le sue riflessioni in un certo numero di tesi che spera contribuiscano
a una discussione costruttiva .
Quello che a me sembra motivare l'interesse di fondo di Novelletto è differenziare la psicoanalisi dell'adolescente
da quella del bambino , da un lato , e dall'altro differenziare in modo chiaro , anche se non dogmatico , la psicoanalisi dalla psicoterapia psicoanalitica dell'adolescente , riconoscendo allo stesso tempo ad entrambe la stessa matrice dottrinaria e pari dignità .
Appare evidente anche la sua opinione che sono maturi i tempi per allargare la proposta di analisi propriamente detta
agli adolescenti , dopo una attenta valutazione della loro struttura e capacità di soggettivazione .
Vediamo come procede il suo discorso .
Nella tesi n° 3 , Egli afferma : " La psicoanalisi del bambino e quella dell'adolescente sono diverse per storia e per
apporti teorici specifici , ma sopra tutto perché con il bambino si può praticare soltanto una psicoanalisi senza divano , mentre in adolescenza si apre la possibilità di scegliere fra psicoanalisi propriamente detta e psicoterapia . "
Facendo un breve , ma significativo giro d'orizzonte , a partire dall'osservazione di Ladame e Perret-Catipovic
( Adolescence et psychanalyse ) , secondo la quale dopo la pubblicazione dei Tre saggi di Freud nel 1905 , l'infanzia e
la fanciullezza salirono sulla cresta dell'onda , mentre l'adolescenza fu in pratica reietta , Novelletto osserva come gli stessi Autori americani come Blos , Greenacre , Eissler , Harley , che negli anni cinquanta avevano cominciato a parlare
e a pubblicare lavori di analisi propriamente dette di adolescenti , riservavano questa indicazione " a una ristretta minoranza di soggetti , almeno fino a che la tarda adolescenza non fosse consolidata ." Anche gli analisti europei continentali che più tardivamente degli americani cominciarono ad interessarsi di adolescenti erano riluttanti ad analizzarli sul divano e parlavano di approcci " più graduali " e di psicoterapie ad orientamento psicoanalitico . Per esempio Male , nel suo libro del 1964 ( pubblicato postumo nel 1980 ) , sosteneva esplicitamente che " la cura-tipo analitica è applicabile soltanto in rare condizioni durante quest'età ."
Novelletto dice, nella tesi n° 4 : " L'indicazione della psicoterapia per gli adolescenti è stata subordinata inizialmente alla tesi che la cura psicoanalitica collaudata con l'adulto nevrotico non potesse essere applicata all'adolescente , perché la struttura e le dinamiche psichiche proprie di questo periodo dello sviluppo non lo consentivano . Si riteneva che il divario potesse essere colmato grazie a trattamenti preparatori , definiti in vari modi ( psicoterapie con varie denominazioni , analisi c. d . di prova , diagnosi con varie denominazioni , per es. " diagnosi lunga " ( Novelletto , 1985) ."
Dal 1980 in poi , prosegue l'Autore , " il numero di adolescenti trattati con una psicoanalisi vera e propria è andato progressivamente aumentando " , oltre che nei Paesi anglosassoni , anche in Francia , in Svizzera e in Italia , grazie anche alla spinta fornita dai lavori dei Laufer ( i quali hanno mantenuto le caratteristiche tecniche rigorose della cura classica ) e a una maggiore precocità di interessi e autonomia decisionale degli adolecsenti stessi . Tuttavia , anche oggi " il dibattito scientifico circa l'alternativa tra psicoanalisi e psicoterapia è tutt'altro che spento , sia negli Stati Uniti che in Europa ."
Giunge così a formulare la tesi n° 5 e la tesi n° 6 .
La prima sostiene che : " La cura psicoanalitica p. d. applicata all 'adolescente ha dimostrato di possedere , dal punto di vista della ricerca e dell'avanzamento delle conoscenze sulla psicologia normale e patologica dell'adolescente , una potenzialità che la psicoterapia psicoanalitica non possiede . "
La seconda che : " Sul piano clinico, invece , l'efficacia di ciascuno dei due metodi non può essere definita nei termini di una superiorità aprioristica e nemmeno generica dell'uno sull'altro , perché sono troppi i fattori che contribuiscono a determinarla ( oppure anche a minarla ) . "

Alla ricerca di un nuovo contenitore.

" Come afferrare allora più pienamente il senso dell'alternativa tra psicoanalisi e psicoterapia in adolescenza ? " , si chiede Novelletto .
Propone di riesaminare attentamente aspetti dello sviluppo psichico e della psicopatologia adolescenziale , a partire dal " concetto di ripristino della crescita " , che compare così spesso in letteratura come scopo della psicoanalisi in adolescenza . Novelletto lo intende come qualcosa di più del ripristino di funzioni come il livello dell'angoscia , la relazione con gli oggetti , il rendimento cognitivo , la libertà della vita fantasmatica , tutte importanti , ma insufficienti , se prese isolatamente . Dice : " Penso ad esempio all'esuberanza , alla voglia di conoscere , alla curiosità , alla ricerca di esperienze , alla spinta a misurarsi con le difficoltà tipiche del periodo , ma anche alla capacità di separarsi , di fare il lutto per l'infanzia passata..... Ci sono tanti adolescenti già capaci di scelte importanti e con il nostro aiuto ce ne potrebbero essere anche di più ." Aggiunge che : " Se non perdiamo il filo della continuità dello sviluppo " che viene estesa sempre più spesso a stagioni ulteriori della vita , in pratica alla sua intera durata , si può comprendere perché l'adolescenza ha avuto fino a una ventina di anni fa un posto ridotto nella teorizzazione psicoanalitica . La ragione può risiedere nella " discontinuità che fino ad allora vigeva fra età evolutiva ed età adulta " , per cui si passava direttamente dalla nevrosi infantile alla nevrosi di transfert dell'adulto , lasciando fuori quasi completamente l'adolescenza , come se il trambusto , l'instabilità propri di questa età la relegassero in un limbo e alle cose serie si potesse passare solo alla fine di essa . Ne discendeva il preconcetto che l'analisi non era possibile se non ad adolescenza conclusa .
Arriviamo così alla tesi n° 7 : " Il progresso delle conoscenze sulla psicologia normale della pubertà e dell'adolescenza raccolte dagli psicoanalisti ha portato a rivedere il concetto che la psicopatologia dell'adulto sia conseguenza diretta del riemergere della nevrosi infantile . "
Infatti è stato osservato , constatato che l'adolescenza si esprime in una dimensione di posteriorità , cioè di costruzione a posteriori della nevrosi infantile ( Lebovici , 1980 ) . Dice Novelletto : " E' intorno alla posteriorità che si organizza la cura psicoanalitica dell'adolescente , facendo si che a livello preconscio desideri e conflitti , rimasti tanto a lungo in uno stato di latenza , assumano la forma di fantasmi , ricordi di copertura e finalmente di rappresentazioni di parola , cioè le caratteristiche di quel materiale analitico senza il quale non può esservi un'analisi propriamente detta . "
Così dapprima segnala , nel controtransfert dell'analista di adolescenti , le due opposte insidie , costituite da un lato dalla negazione dell'organizzazione mentale specifica dell'adolescente stesso , con una posizione rinunciataria che porta a un rapido esaurimento del trattamento , dall'altro da una valutazione troppo superficiale della sua analizzabilità ,
con atteggiamenti venati di onnipotenza , che possono portare alla comparsa di falle inopportune .
quindi pone la questione centrale della valutazione della analizzabilità , " che non può basarsi soltanto sul riscontro dei traumi originari o sulla riedizione più o meno sessuata delle angosce infantili , pre-edipiche o edipiche che siano . Essa deve tener conto di ciò che il processo adolescenziale sta producendo nell'apparato psichico del soggetto , cioè un uso nuovo del linguaggio , del pensiero , dei fantasmi , del rapporto con il proprio corpo e la propria identità , dell'equilibrio e dell'organizzazione delle istanze , insomma di quelle funzioni psichiche da cui dipende il lavoro analitico .
Sembra a Novelletto che una tale concezione dell'analisi , cioè " tentativo di recupero di una crescita psichica stentata , interrotta o fuorviata può rappresentare un contenitore capace di accogliere al suo interno una nuova versione , più integrata " , rispetto a precedenti concettualizzazioni , pure pregevoli , dei fenomeni di crescita , di sviluppo .
Da questo punto di vista l'Autore si sente prossimo alla posizione di Raymond Cahn : Egli afferma , infatti : " Tra gli Autori contemporanei trovo che Raymond Cahn sia quello che ha contribuito di più a proporre una grande cornice di riferimento in cui identificazione proiettiva ed oggetto-Sé , nachtraglichkeit e breakdown , analisi del controtransfert e approccio cognitivo possono coesistere senza contraddirsi " , per di più riconoscendogli : " una aderenza alla clinica assoluta . "
Novelletto trova significativo che Cahn sia partito dalla psicoanalisi dell'adolescenza , che è l'età della vita che più di ogni altra " offre la possibilità di quella integrazione tra punto di vista sincronico ( la struttura ) e punto di vista diacronico ( lo sviluppo ) , che è il filo di Arianna della ricerca di Cahn . La sua ipotesi di fondo è che i disturbi narcisistici dell'identità , dalle forme più vicine alla normalità ( come la crisi d'identità adolescenziale ) , fino alle psicosi , consistano in uno sviluppo anomalo della " soggettivazione " , cioè della possibilità dell'individuo di diventare soggetto sia al proprio interno che nella relazione con l'oggetto ." Visione integrativa , commenta Novelletto , utile non solo sul piano teorico , ma anche per i riflessi sull'assetto interno dell'analista , dato che può proteggerlo dai rischi di posizioni che colgano solo aspetti settoriali dell'individuo . Così , se la psicoanalisi dell'adolescenza , dal lato della crescita , può fornire contributi significativi a quella dell'adulto , dal lato dello sviluppo a monte ci permette di differenziare l'adolescente dal bambino che l'ha preceduto . Per quanto riguarda la psicoanalisi dell'adulto in particolare , possiamo dire che quella dell'adolescente le restituisce il favore avuto in precedenza , perché " E' proprio con l'aumentare della patologia narcisistica dell'adulto che ci siamo abituati ad osservare e valutare più il funzionamento mentale che il materiale d'analisi , più ciò che accade tra paziente e analista che la realtà psichica pura e semplice . La nostra attenzione si è spostata più sulle condizioni che possono permettere o meno il dispiegarsi di un processo analitico , piuttosto che sul processo in sé . "
La tesi n° 8 è formulata così : " L'adolescenza consiste nella rielaborazione della nevrosi infantile alla luce dello sviluppo puberale . E' questo processo che definisce la psicodinamica specifica dell'adolescenza . La conoscenza di questa psicodinamica consente di esplorare , senza danneggiarla , la struttura psichica dell'adolescente e di valutare l'analizzabilità di quest'ultimo , cioè se egli ha già raggiunto il grado di soggettivazione richiesto da una cura psicoanalitica propriamente detta , sia pure con alcuni parametri di tecnica ."
La tesi n° 9 aggiunge : " I parametri , secondo la definizione originaria , sono modificazioni di tecnica rese necessarie dall'immaturità o dalla psicopatologia del paziente e tendenti ad assicurare un approccio più appropriato ai diversi livelli del suo sviluppo . Essi non vanno confusi con quelle variazioni di setting di cui troppo spesso , per il fatto di essere dettate da motivi reali , viene sottovalutata l'incompatibilità con una indicazione iniziale di cura psicoanalitica
( per esempio una frequenza troppo ridotta delle sedute ) . Neppure i parametri possono però essere moltiplicati oltre misura , a rischio di rendere dubbia la distinzione tra psicoanalisi e psicoterapia . "
La tesi n° 10 riporta alcuni esempi di parametri citati da autori diversi :
a) Accontentarsi di un'elaborazione ( working through ) meno accurata .
b) Non interpretare l'agire ( acting out ) esclusivamente come resistenza .
c) Porre limiti chiaramente definiti a certi comportamenti .
d) Assicurarsi la collaborazione dei genitori, prendere con loro accordi ed eventualmente sporadici contatti .
e) Intraprendere periodi di psicoterapia come preparazione all'analisi .
La tesi n° 11 è la seguente : " Se il livello necessario di soggettivazione non è raggiunto , l'indicazione adeguata è quella della psicoterapia psicoanalitica , cioè di una psicoterapia che attinge alla stessa impostazione dottrinaria della cura psicoanalitica classica , ma che se ne distacca per alcuni aspetti , come ad esempio :
- definizione di obiettivi più ridotti da parte del terapeuta , del paziente e dei genitori ( soluzione dei sintomi e delle difficoltà )
- posizione vis-à-vis
- durata subordinata ai risultati concreti ottenuti
- conclusione decisa dal terapeuta
- ricorso all'esame di realtà . alla confrontazione e chiarificazione , all'interpretazione delle difese
- offerta di funzioni ausiliarie dell'Io e del Super-io
- possibilità e talora opportunità dell'interpretazione di transfert da valutarsi attentamente a seconda dei casi e delle fasi della terapia
- ammettere l'ascolto ed eventualmente la presenza dei genitori e rendere esplicita la necessità di collaborazione attiva da parte loro
- accettare l'eventuale collaborazione di altri operatori ( educatori , insegnanti , ecc.)
Secondo la tesi n° 12 : " L'alternativa tra psicoanalisi e psicoterapia non dipende dalla patologia del paziente , ma dalla diagnosi di struttura ( o del grado di soggettivazione ) di quest'ultimo . Ovviamente nella misura in cui la patologia può a sua volta dipendere dalle carenze di struttura , in certi quadri clinici non vi può essere altra indicazione che la psicoterapia , ma ciò non deve escludere che , se particolari risorse del paziente , dell'ambiente e dell'analista lo consentono , la cura psicoanalitica possa essere proposta anche in caso di patologie gravi ."
La tesi n° 13 dice : "Entrambi gli interventi terapeutici ( psicoanalisi e psicoterapia ) richiedono in ugual misura i seguenti requisiti :
- training specifico dell'analista ( psicoanalisi a fini didattici , supervisioni , sia sulle analisi che sulle psicoterapie , seminari di formazione specifica );
- diagnosi di struttura ( valutazione del livello di soggettivazione ) ;
- valutazione della analizzabilità del paziente , oppure della trattabilità psicoterapeutica . "
La tesi n° 14, l'ultima, sottolinea che : "La formazione dello psicoanalista di adolescenti ha ormai una sua specificità e complessità , che rendono difficile immaginarla come semplice ampliamento del training dell'adulto ."

Dopo questo sforzo di chiarificazione e differenziazione tra psicoanalisi e psicoterapia dell'adolescente, può apparire sorprendente questa considerazione finale di Novelletto: " ..... ho dovuto riconoscere con me stesso che in fondo ..... non siamo molto avanti nel definire , in base a canoni teorico-clinici qual è il punto in cui una psicoterapia diventa psicoanalisi e viceversa . L'importante , mi son detto , è che la contraddizione , che noi chiamiamo conflitto , ci spinga ad interrogarci , ad andare oltre precetti e dogmi ."
A me sembra che proprio qui emerga l'identità dello psicoanalista . La psicoanalisi non ha preso forse origine dal conflitto , dal paradosso ? E gli adolescenti non sono forse un esempio vivente paradigmatico di tale paradosso ?

P.G.Laniso
E-mail: pglaniso@inwind.it

Note:
(1) Commento alla relazione di Arnaldo Novelletto al Convegno della SPI su " Adolescenza e psicoanalisi . Modelli teorici e strategie cliniche a confronto ." (Padova, 29 Gennaio 2000), pubblicata su Quaderni di Psicoterapia infantile n.43, 2002.





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