Parte II - Adolescenti in trattamento
Una qualche forma di cooperazione di base nello sforzo del trattamento è essenziale per il successo della psicoterapia di qualunque adolescente. Ciò richiede un accordo tra il terapeuta e il paziente ( anche se non necessariamente espresso a parole ) che un problema psicologico esiste e che ladolescente permetterà al terapeuta di assisterlo affinché il problema sia risolto. Molte componenti del trattamento residenziale rendono oscuro e complicato lo sviluppo di questa fondamentale intesa, in misura anche maggiore di quanto avviene nel trattamento ambulatoriale.
Innanzi tutto nel setting residenziale ladolescente si sente in una certa misura detenuto. In certi casi ladolescente è almeno verbalmente contrario al ricovero ed è curato solo perché i genitori, il tribunale dei minorenni o altre istituzioni hanno forzato la sua acquiescenza. Anche quando egli è stato ricoverato volontariamente, di solito prima o poi, nel corso del trattamento contesterà il proprio stato di ricoverato. Se il terapeuta è convinto che il trattamento residenziale è necessario, viene a trovarsi per forza nella posizione di essere il carceriere del paziente nello stesso momento in cui tenta di fungere da terapeuta. Ovviamente questo è un fertile terreno per la scontata difesa adolescenziale contro lautonomia e cioè la proiezione della responsabilità individuale. E facile, per un adolescente che si trova in trattamento residenziale contro il suo volere, sostenere che qualunque problema osservabile è la naturale reazione a tale restrizione dei suoi diritti civili. Se si accetta questo punto di vista non cè nessuna alleanza terapeutica, perché il trattamento è chiaramente responsabilità del dottore e il paziente può scegliere solo tra ladattarsi passivamente a ciò che si aspetta da lui, in modo da tornarsene a casa, e lopporsi con coraggio e indipendenza al controllo delittuoso e sleale esercitato da unistituzione sopra un individuo indifeso.
Questo insieme di circostanze richiede che lapproccio psicoterapeutico alladolescente venga in certa misura modificato. La confrontazione diventa più importante, perché il paziente deve essere continuamente messo di fronte allorigine interna dei suoi problemi. Fortunatamente essa è facilitata dal fatto che unosservazione di 24 ore del comportamento del paziente permette di raccogliere un mucchio di informazioni. Con questi dati è spesso possibile dimostrare in modo convincente al paziente che egli non è in grado di far fronte alle richieste della vita fuori dal setting ospedaliero finché certi problemi non saranno stati risolti. In questo processo è molto utile poter contare sullappoggio dei coetanei con cui il paziente condivide i setting di gruppo. E più facile dirlo che farlo. Creare nei reparti per adolescenti unatmosfera propizia alla terapia è un tema che esula da questo scritto. La discussione che ne hanno fatta Lewis e coll. (1970) rimane un classico sullargomento.
Un altro aspetto della psicoterapia residenziale che spesso intimorisce e confonde i terapeuti poco esperti in questo tipo di lavoro è lintensità della collera espressa dai pazienti. Essa è spesso considerata una prova della maggiore gravità psicopatologica del ragazzo che richiede il ricovero. Ciò è vero fino a un certo punto, ma non spiega interamente il fenomeno. Inoltre vi sono altri fattori che interagiscono, come la sicurezza del setting residenziale strutturato e la lagnanza legittima di sentire che la propria vita è quasi totalmente monitorata e controllata. Comunque è importante riconoscere che la presenza di una collera intesa e regolarmente espressa nella relazione terapeutica non significa che non si possa lavorare sullalleanza. In qualche misura lintero processo del trattamento deve essere organizzato intorno ad una negoziazione a volte collerica circa la rapidità di scarica del giovane (Meeks, 1968 ). E anche vero che il terapeuta può permettersi di esprimere più apertamente e con più fermezza le sue aspettative circa il livello di comportamento che è necessario perché il trattamento possa avere successo.
Lacting out grave
E talvolta difficile capire quanto possano influire sulla relazione terapeutica i gravi episodi di acting out. La varietà di importanti relazioni concomitanti che influiscono su un ragazzo in trattamento residenziale può a volte scoraggiare gli sforzi di chi cerca di farsi un quadro chiaro della loro relativa importanza. Le relazioni del paziente con la sua famiglia, con le figure significative del personale curante, con gli altri pazienti e con gli amici esterni allospedale devono essere tutte considerate quando si cerca di capire perché il ragazzo è scappato dallospedale, è esploso nella violenza fisica, ha introdotto droghe nel setting residenziale o in qualche altro modo si è allontanato radicalmente dalle aspettative terapeutiche. E molto probabile che la relazione con lo psicoterapeuta sia spesso sottovalutata come concausa di comportamenti come questi.
Lacting out è una forma abituale di resistenza nelladolescente in terapia ambulatoriale. In quella residenziale esso diventa un modo molto più potente di evitare lulteriore, sgradevole lavoro terapeutico quando il terapeuta è spesso visto come un super-genitore che può essere provocato, umiliato o distanziato rifiutando o sconvolgendo il piccolo universo che il terapeuta dirige e controlla e specialmente il reparto di terapia. In altre parole lintera situazione ospedaliera può arrivare a rappresentare il terapeuta e quindi può fornire un ampio palcoscenico sul quale agire unimmagine transferale allargata.
E ovvio che eventi drammatici come questi segnalano una rottura dellalleanza terapeutica. Sono azioni drastiche che mirano a costringere il terapeuta ad assumere con il paziente qualche ruolo diverso da quello di guida terapeutica neutrale. Può essere che il paziente stia cercando il rifiuto per evitare una intimità crescente che lo spaventa, o sollecitando una maggiore attenzione e protezione per sottrarsi alluguaglianza psicologica non desiderata che gli viene offerta nellalleanza, o che stia tentando il terapeuta ad assumere una posizione di collera che può essere erotizzata in versione sadomasochistica. Sebbene forze di questo tipo siano quasi sempre allopera quando un andamento terapeutico relativamente tranquillo è interrotto da un evento drammatico, è raro che nel periodo di tempo immediatamente successivo al suo verificarsi capiti una buona occasione dinterpretare il significato dellazione. Dal momento che lalleanza è stata rotta, la situazione terapeutica di per sé non è propizia ad una vera accettazione di interpretazioni.
Per di più, il caos che si crea nelléquipe e nella famiglia di solito sfocia in una serie di teorie circa la motivazione del giovane, la maggior parte delle quali riflettono la collera che il paziente ha suscitato. Per esempio, se la teoria che prevale nelléquipe è che il paziente sia uscito senza permesso allo scopo di esibirsi e di fare leroe agli occhi degli altri pazienti suoi coetanei, è probabile che lipotesi del terapeuta (che il paziente si sia allontanato dal reparto perché il Suo crescente attaccamento al terapeuta stesso suscitava paure di tipo omosessuale) sarà considerata una sciocchezza psichiatrica. Il terapeuta può essere accusato di essersi lasciato fuorviare dal suo giovane paziente. Léquipe può sentire che il terapeuta sta cercando di proteggere il paziente dalle giuste conseguenze del suo comportamento. E particolarmente difficile dare la giusta interpretazione in modo convincente quando il comportamento del ragazzo durante e dopo luscita arbitraria calza abbastanza esattamente con la descrizione delléquipe. La questione è ancora più oscura se il paziente stesso ammette di essere scappato per dimostrare che poteva farlo senza difficoltà o proprio per il gusto di farlo. Nel trattamento residenziale è particolarmente importante lavorare a distanza dal comportamento osservabile e sollevare questioni che possono consentire sia alléquipe che al paziente di capire meglio le cause molteplici di un particolare atto. Nellesempio appena descritto il terapeuta può anche ammettere che il ragazzo si stava esibendo, ma può sollevare valide domande sul perché egli proprio in quel momento avesse bisogno di dimostrare il suo coraggio, il suo disprezzo per lautorità e la sua ingegnosità. Sia nelle sedute psicoterapeutiche che nelle riunioni di équipe può poco a poco diventare a tutti chiaro che il comportamento del ragazzo è stato un agire difensivo controfobico.
Nello sforzo di decifrare il significato dellacting out è anche molto utile tenere docchio le aspettative del paziente circa la risposta del terapeuta. Ha previsto che il terapeuta lo avrebbe punito, o criticato, o che gli avrebbe tolto il proprio affetto, o, al contrario, si aspetta che ora il terapeuta capirà che le lagnanze del paziente circa il ricovero sono veramente serie e lo prenderà più sul serio? Spesso il paziente non verbalizza le sue aspettative ma mostra nel suo comportamento una previsione di risposte alterate da parte del terapeuta. Commentare queste aspettative può condurre a una proficua discussione di quei sentimenti di transfert che hanno provocato la rottura dellalleanza terapeutica.
Naturalmente alcuni giovani agiscono in modo così pericoloso per se stessi, per léquipe, per altri pazienti o per il programma terapeutico, che la psicoterapia continuativa può diventare pericolosa o poco pratica. Tuttavia prima di decidere che oggettivamente questo è il caso, bisogna considerare attentamente i sentimenti di controtransfert che esistono sia nel terapeuta che nelléquipe. Di regola, a meno che uno possa sinceramente dire che la decisione che il ragazzo è intrattabile è triste e viene presa a malincuore, cè una discreta possibilità che léquipe possa agire la sua collera, il suo disappunto o i suoi impulsi sadici nei confronti del paziente.
Lalleanza con i genitori
Ho già detto prima che il terapeuta che tratta un adolescente deve mantenere unalleanza con i genitori del paziente. Ciò vale ancora di più nel caso del trattamento residenziale. Tuttavia quando il ragazzo è ricoverato lalleanza è molto difficile da raggiungere e da mantenere. In questo caso cè una massiva regressione della famiglia: spesso i genitori sidentificano con il figlio adolescente e dimostrano verso léquipe ospedaliera gli stessi atteggiamenti e lagnanze che il ragazzo ha dimostrato fino ad allora nei loro confronti. I genitori proiettano sulléquipe curante tutte le carenze genitoriali che di tanto in tanto li hanno fatti sentire colpevoli. Naturalmente una situazione psicologica di questo genere rende molto difficile stabilire unalleanza di lavoro oggettiva. Lespressione specifica dellatteggiamento genitoriale varia molto da una famiglia allaltra. Alcuni genitori mostrano unimpotenza esagerata e acquiescenza passiva mentre altri reagiscono con unanimosità querula e ipercritica che léquipe trova spesso esasperante.
Trovare i modi per aiutare i genitori a recuperare il loro miglior livello di funzionamento adulto e poi a migliorarlo è un impegno cruciale. I genitori apprezzano una nuova opportunità di tornare ad essere, nel corso del ricovero del figlio, persone importanti nella sua vita emotiva. Nel caso ideale i genitori accetteranno la responsabilità del ricovero e della sua continuazione. Invece di dire Saremo felici di averti a casa appena il dr. X dirà che sei pronto, la famiglia può esprimere precise aspettative circa il comportamento del ragazzo e la sua capacità di funzionare adeguatamente nel quadro famigliare. Questo sarà utile non solo ai fini del ritrovare dei giusti limiti generazionali, ma anche ai fini della psicoterapia. Piuttosto che dover funzionare da benevolo carceriere che spende un sacco di tempo e di energia per convincere genitori e ragazzo che questultimo non dovrebbe tornare a casa finché gli obiettivi della cura non saranno stati raggiunti, il terapeuta può funzionare nel ruolo di un esperto oggettivo che ha il compito di aiutare la famiglia a vivere bene gli uni con gli altri nel più breve tempo possibile. Naturalmente ci vorrà un bel po per abbattere luso della separazione come soluzione di resistenza estranea propria del trattamento residenziale.
Léquipe residenziale
In un reparto residenziale per adolescenti léquipe curante e quella educativa hanno un compito che spesso è piuttosto ingrato. Nellinsieme esse frustrano il paziente adolescente molto più spesso di quanto lo gratifichino. Poiché a loro è affidata leducazione di giovani che spesso sono andati sviluppando atteggiamenti estremamente negativi verso la scuola, i membri delle due équipe non si possono permettere quel minimo grado di permissività che si può permettere il terapeuta nelle sue sedute psicoterapeutiche. Spesso essi sono i cattivi che non capiscono che il paziente si sta comportando male perché è rabbioso, ansioso o ha un bisogno disperato di porsi come ribelle. Essi non possono permettersi di capire questi sfoghi perché devono salvaguardare un livello minimo di esigenze comportamentali. Malgrado il flusso montante di emozioni e impulsi stimolati nel paziente dal processo terapeutico, léquipe curante e quella educativa devono rinforzare il controllo dellIo. Esse sono le custodi delle richieste della realtà.
Date queste circostanze del trattamento residenziale, le occasioni di scissione abbondano. Può sembrare che il paziente abbia una relazione terapeutica calda e cooperante con il terapeuta principale pur continuando ad agire il lato negativo della sua ambivalenza con gli altri membri delléquipe, in modo acritico e senza sentirsene in colpa. E inutile dire che una pseudo-alleanza di questo genere non giova realmente al paziente perché zone importanti della sua psicopatologia sono escluse dal processo terapeutico ed espresse criticamente verso il reparto nella vita di ogni giorno.
La tendenza del paziente a scindere in questo modo può essere facilmente rinforzata da scissioni inespresse e non riconosciute tra i vari membri delléquipe. I terapeuti giudicano spesso léquipe controllante e insensibile alle vicende dinamiche del trattamento. Léquipe curante può considerare i terapeuti troppo permissivi ed ingenui circa i veri motivi del paziente. Léquipe educativa è spesso oggetto del risentimento. Léquipe curante è spesso molto gelosa delle vacanze scolastiche che regolarmente riattivano il cronico sospetto che gli insegnanti abbiano una vita più facile della loro. I terapeuti giudicano spesso gli insegnanti inflessibili e troppo preoccupati dello sviluppo cognitivo dei ragazzi e delle aspettative educative convenzionali, a spese della crescita emotiva. Forse tutti i membri delléquipe si portano dietro, consciamente o inconsciamente, parte della paura e del risentimento verso gli insegnanti che la maggior parte di noi accumula nel corso della esperienze scolastiche personali. Questi ricordi negativi facilitano lidentificazione con lostilità del paziente adolescente verso léquipe educativa.
Fa parte della responsabilità del terapeuta capire e apprezzare i contributi forniti da tutte le discipline e riconoscere linterdipendenza dellintera compagine terapeutica. Si devono cogliere le occasioni per discutere le tensioni e i conflitti tra i membri delléquipe affinché i pazienti non siano usati per agire i problemi delléquipe.
Nel lavoro diretto con il paziente è fondamentale insistere nel generalizzare lalleanza terapeutica. Per esempio la questione della riservatezza nella psicoterapia fornisce spesso indizi sulla reale forza dellalleanza. Molti pazienti cercano di creare scissioni tra il terapeuta ed il resto delléquipe offrendosi di fornire informazioni se il terapeuta prometterà di non rivelarlo alluna o allaltra équipe. Di regola facendo promesse del genere cè più da perdere che da guadagnare. Naturalmente il terapeuta fa spesso delle scelte circa il tipo di materiale psicoterapeutico che può essere utilmente condiviso con léquipe allargata. Spesso è più dannoso che utile riferire nei minimi dettagli alléquipe fantasie, sogni e interazioni di transfert di un paziente. Si tratta di uninformazione strettamente intrapsichica che ha tutto il suo valore solo nella situazione terapeutica a due. Daltra parte azioni palesi, interazioni con altri pazienti, problemi famigliari e aspirazioni nel mondo reale sono dati importanti che léquipe al completo dovrebbe conoscere. Il terapeuta dovrebbe insistere non solo sulla libertà di usare il proprio giudizio quando confida materiale appreso in psicoterapia, ma dovrebbe anche incoraggiare il paziente a condividere con gli altri membri delléquipe le notizie delicate, cosicché lalleanza sia generalizzata e i suoi vantaggi si muovano di pari passo con la vita di tutti i giorni. In altre parole, se il paziente potrà discutere i propri atteggiamenti e conflitti con i membri delléquipe con i quali vive 24 ore al giorno, sarà un po più vicino alla capacità di usare lautointrospezione e lautocontrollo nella vita famigliare e nelle interazioni sociali fuori di casa.
Il terapeuta deve anche prestare attenzione alle relazioni che ladolescente ricoverato ha con i pazienti suoi compagni. Una frammentazione dellesperienza emotiva simile a quella descritta prima nei riguardi delléquipe si può verificare con i compagni di degenza. Linterazione intensiva, positiva o negativa, con gli altri ragazzi nel programma di cura può rappresentare il vero bersaglio dellinvestimento emotivo del paziente e ciò può svuotare e banalizzare unalleanza terapeutica apparentemente costruttiva.
Il paziente può anche servirsi dei compagni per agire conflitti per procura, colludere con loro nellevitare sbocchi emotivi significativi e usarli per mantenere attive difese di altro tipo. Con questo non si vuol dire che il terapeuta debba cercare di frustrare queste intense interazioni fra pazienti. Sarebbe impossibile e nemmeno auspicabile. Però è importante rendersi conto di ciò che sta accadendo tra gli adolescenti del reparto, cosicché queste situazioni siano convogliate proficuamente nel trattamento. Per questi dati il terapeuta deve di solito dipendere dalle osservazioni dei membri delle équipes assistenziale ed educativa, perché è poco probabile che il paziente li riferisca in terapia, per ovvie ragioni.
Riassunto
Lalleanza terapeutica è la chiave della psicoterapia efficace. Le discussioni originarie sullalleanza sono state fortemente influenzate dal modello psicoanalitico. Questo modello di base è spesso adeguato per la psicoterapia dinamica ambulatoriale e dovrebbe sempre servire da punto darrivo ideale per qualunque relazione terapeutica. Tuttavia in alcuni casi sembra possibile permettere ed incoraggiare la crescita psicologica mediante relazioni che si discostano sensibilmente da unalleanza oggettiva fondata su un impegno comune a comprendere il funzionamento psicologico del paziente. Ovviamente questo è un campo che abbiamo appena cominciato ad esplorare.
Lalleanza terapeutica nel trattamento residenziale è più complessa, più ricca e più suscettibile di esplodere in drammatici comportamenti agiti, sia fuori che dentro il setting, rispetto al trattamento ambulatoriale. Questi problemi controbilanciano la massa di materiale disponibile per il terapeuta se questi è capace di mantenere una relazione di lavoro liscia e collaborante con il resto delléquipe
Note.
Pubblicato in The Short Course in Adolescent Psychiatry, ed. by J.R. Novello, Brunnez/Mazel New York, 1979, che qui si ringraziano.
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