Vicissitudini dell'identità sessuale in adolescenza
SEMINARI ROMANI DI FRANÇOIS LADAME E MAJA PERRET-CATIPOVIC
Giornata di studio ARPAD 9 Marzo 2002
Arnaldo Novelletto
INTRODUZIONE
Nel 1988 lArpad sfiorò il tema dellomosessualità, con un convegno internazionale dedicato al tema della perversione in adolescenza. Lapporto di Limentani, di Donnet e di Cahn fu prezioso nel confortarci ad adottare, verso i vari tipi di orientamento sessuale che si possono manifestare in adolescenza, la massima cautela diagnostica e prognostica. Non solo quegli autori si dissero convinti che i comportamenti omosessuali in adolescenza non devono necessariamente indicare il rischio di unevoluzione definitivamente omosessuale, ma addirittura si dissero contrari ad includere lomosessualità fra le perversioni.
Questa presa di posizione teorica influenzò profondamente me e vari altri colleghi italiani. A quellepoca non avevamo ancora scoperto che già un anno prima, nel 1987, lAmerican Psychiatric Association aveva cessato di considerare lomosessualità come un disturbo di personalità e laveva ricondotta nelle varianti non patologiche dellorientamento sessuale. Da allora sono trascorsi 14 anni e la posizione del mondo psicoanalitico di fronte allomosessualità è ulteriormente cambiata. Essa si è andata sempre più allontanando da quegli analisti (come per esempio Bieber o Socarides) che negli anni 60 la ritenevano invariabilmente il risultato di un disturbo infantile dello sviluppo psichico.
Lanno scorso la Newsletter dellIPA ha ospitato un dialogo sullomosessualità in cui una relazione dellamericano Roughton è stata discussa da altri 5 analisti: un francese (Botella), due argentini e due statunitensi. Da questo confronto sono emerse alcune posizioni condivise che si discostano nettamente dal passato e che potrebbero essere assunte come corrette premesse ogni volta che ci si dispone valutare una richiesta di aiuto motivata da condotte, tendenze o fantasie omosessuali, specialmente se a farla sono ragazzi o ragazze adolescenti.
Il primo punto riguarda le cause dellomosessualità. Oggi come oggi le conoscenze psicoanalitiche non ci autorizzano a sostenere una etiologia esclusivamente psicogena dellomosessualità. Dobbiamo onestamente ammettere che non siamo in grado di dire perché certe persone sono eterosessuali, altre omosessuali o bisessuali.
Il metodo di costruire ipotesi sulla base di singoli casi clinici, che è proprio della psicoanalisi, è sembrato finora non poter fornire una spiegazione scientifica dellorientamento sessuale, che appare come un fenomeno plurideterminato, al quale non si può escludere che concorrano anche fenomeni biologici: neurofisiologici, neuroendocrini, forse genetici. Del resto la possibilità di aiutare psicologicamente le persone a cambiare il loro orientamento sessuale, persino qualora lo chiedano (cosa peraltro rarissima), risulta tuttaltro che facile. Perciò le domande che ci possiamo porre intorno alle cause del fenomeno non soltanto sono poco utili, ma possono al contrario indirizzare lattenzione e lempatia dello psicoterapeuta in direzioni lontane dalle preoccupazioni con cui il paziente motiva la sua consultazione.
Il secondo punto riguarda il rapporto tra omosessualità e psicopatologia. Appare del tutto ovvio che le due condizioni possono essere considerate come indipendenti, cioè che gli omosessuali dei due sessi possono presentare tutti gli stessi problemi psichici degli eterosessuali, nessuno escluso. Non è invece affatto ovvio affermare che lomosessualità sia lespressione di un definito substrato psicopatologico, né che il comportamento omosessuale debba necessariamente produrre conseguenze psicopatologiche. Non si può nemmeno sostenere che gli omosessuali siano colpiti da disturbi psichici in misura maggiore degli eterosessuali. Da questo punto di vista lomosessualità non può essere considerata un sintomo, né un sintomo patognomico di una particolare struttura mentale e ancor meno una malattia psichica.
Il terzo punto riguarda la tecnica relativa a quei trattamenti psicoterapeutici, in particolare psicoanalitici, che può essere necessario intraprendere con coloro che ne fanno richiesta per difficoltà inerenti allorientamento omosessuale. E opportuno ribadire che la sessualità delle persone va esplorata e capita, piuttosto che corretta. Si tratta di capire perché certe persone hanno assunto o tendono ad assumere quel tale modo di vivere, e per far ciò non cè bisogno di alcuna tecnica speciale rispetto a quella analitica abituale. Lo scopo dellanalisi non è quello di convertire o di riparare lorientamento sessuale del paziente, ma di aiutarlo ad esaminare la natura delle sue spinte, delle fantasie o sentimenti e le difficoltà che possono derivarne, sia sul piano intrapsichico che su quello interpersonale, affinché il o la paziente possa raggiungere una identità sessuale stabile. E su questo fronte che il trattamento psicoanalitico rimane a tuttoggi la risorsa principale alla quale ricorrere, purché sia chiaro che non va inteso come cura dellomosessualità, bensì come aiuto allomosessuale in difficoltà. Si fa presto a dirlo, ma penso che chiunque si renda facilmente conto che il raggiungimento, da parte del terapeuta, della neutralità interiore su questi temi chiama in causa lanalisi del controtransfert molto più sottilmente di tanti altri settori della vita psichica, così da rendere caldamente consigliabile, nel periodo della formazione psicoterapeutica, il ricorso alla supervisione su questi casi.
Fin qui le considerazioni generali sullatteggiamento dello psicoterapeuta di formazione analitica che viene consultato per problemi di orientamento sessuale delladulto. Quando però si tratta di adolescenti, altri criteri si aggiungono ai precedenti.
Innanzi tutto quello dello sviluppo psichico in corso.
Ladolescenza è il periodo in cui dubbi e fantasmi di una certa inclinazione omosessuale, presenti spesso fin dalla prepubertà e talvolta anche prima, trovano una seconda occasione di rielaborare, naturalmente con un aiuto psicologico adeguato, le esperienze infantili che possono aver contribuito a turbare lo sviluppo psicosessuale. Nella maggioranza dei casi nella prima adolescenza il soggetto assiste allemergere dal suo intimo di fantasie masturbatorie omosessuali e dellattrazione sessuale per persone del proprio sesso. Però langoscia provocata dalla diversità di ciò che accade in lui rispetto a quanto vede nei famigliari e nei coetanei, ed i sentimenti di colpa conseguenti suscitano una barriera di difese che impedisce il riconoscimento cosciente e la comunicazione verbale di tale stato come parte costitutiva della propria identità. Quindi, rispetto agli adolescenti eterosessuali, quelli omosessuali arrivano con ritardo, in genere nella tarda adolescenza, a quello che viene definito luscire allo scoperto (coming out) come omosessuale. Prima di dichiararsi tali essi devono poter emergere da quello stato di negazione e rimozione che può aver determinato, per qualche anno, una confusione angosciosa dellidentità, spesso il blocco degli approcci fisici in ogni direzione e, comunque, lambivalenza verso entrambi i sessi. Ne risulta di solito un livello della stima di sé molto basso e precario. Spesso luscita allo scoperto può avvenire solo con il sopraggiungere di una forte carica affettiva, per esempio uno stato dinnamoramento o didealizzazione per un adulto omosessuale che consente a questi soggetti di risalire almeno in parte dallo stato di alienazione e disprezzo in cui versavano. Dal punto di vista dello sviluppo psichico, questa successione di stati psichici rappresenta, nella nostra cultura, il corso più frequente dello sviluppo psichico omosessuale, che non può dispiegarsi se non districandosi penosamente dallimpossibilità del soggetto di aderire allo schema eterosessuale.
Il secondo punto ci porta ancora più addentro nei processi dello sviluppo psichico. Qualunque sia la causa prima responsabile della prevalenza delle spinte istintuali omosessuali fin dallinfanzia (genetica, neurofisiologica o altra), lanalisi del complesso gioco fra pulsioni, difese e organizzazione del Super-io resta un insostituibile strumento di indagine senza il quale nessuna prognosi è possibile. Non cè nessun motivo per abbandonare il presupposto freudiano della bisessualità psichica originaria e di conseguenza una visione dellidentità sessuale individuale ben lontana dallappartenenza assoluta ed omogenea ad un sesso oppure allaltro, indipendentemente dal sesso biologico di appartenenza. E solo facendo nostre queste premesse che noi terapeuti possiamo acquisire una neutralità benevola circa la futura identità sessuale del nostro paziente adolescente, una equidistanza serena fra due opposti ideali assoluti: quello del vero eterosessuale e quello del vero omosessuale. Ma non basta.
Allanalista spetta anche il compito di rispettare con la massima cura, nellambito della trama di transfert/controtransfert, le fila della sessualità psichica infantile delladolescente in analisi, in tutti i suoi aspetti regrediti e contraddittori. Sarà lì che si potrà assistere al manifestarsi delle spinte non solo omo- ed eterosessuali, ma anche di quelle sadiche e masochistiche, attive e passive, nellintreccio assolutamente individuale che hanno assunto nella nevrosi infantile del soggetto e con particolare riguardo al modo in cui la situazione edipica del soggetto ne è stata improntata.
In questo contesto la dinamica delle identificazioni viene ad assumere un ruolo di primo piano nella strutturazione del carattere dellindividuo, ivi compresa lorganizzazione della vita sessuale e lintegrazione delle componenti sia erotiche che affettive, che vi confluiscono. Nellassistere, durante la terapia di questi adolescenti, al progressivo definirsi di tale processo, si può cogliere quasi seduta per seduta questa soggettivazione (beninteso non senza esitazioni e parziali retrocessioni). Possiamo allora usare a ragion veduta, come abbiamo fatto nellannuncio di questa giornata, il termine identità, intendendolo come precipitato, sedimento delle identificazioni destinate ad assicurare lautenticità del Sé, sempre che non intervengano deviazioni falsificanti. Questo ci permette di fondare su basi diverse il contributo che la psicoanalisi e la psicoterapia psicoanalitica possono offrire agli omosessuali in difficoltà.
Ho detto poco fa che la psicoanalisi ha rinunciato a pretendere che le ricostruzioni analitiche possano modificare la causa dellomosessualità e indurre un ritorno del soggetto ad un orientamento eterosessuale. Ora invece sto dicendo che psicoanalisi e psicoterapia psicoanalitica riassumono tutta la loro competenza ed efficacia nel contrastare il condizionamento negativo che le difficoltà, soggettive ed oggettive, esercitano sul tentativo delladolescente omosessuale di venire allo scoperto.
In questa prospettiva il terapeuta trova oggi il massimo interesse nel rintracciare e ripercorrere i percorsi di sviluppo. paralleli e variamente intrecciati che identificazione ed investimento oggettuale seguono dalla nascita (dal concepimento) in poi.
Per la madre il bambino, indipendentemente dal suo sesso, è al tempo stesso, oggetto autoerotico e partner amoroso, sensuale, in grado di raccogliere le proiezioni di una madre abbastanza buona.
Il bambino, da parte sua, è alle prese con un oggetto ancora non riconosciuto come tale dal quale provengono stimoli di qualità e piacevolezza diversa da quelli che provengono da dentro di lui. Su questa differenza si andrà organizzando la dialettica tra soddisfazione allucinatoria e insoddisfazione reale ricorrente, dialettica che sfocerà nellorganizzazione dei suoi oggetti interni. Ma comunque la griglia dove collocare gli stimoli che il bambino si procura da sé e quelli che provengono dalla madre è impostata fin dallinizio, e con essa la possibilità di essere come la madre (cioè identificarsi a lei) oppure di avere dalla madre qualcosa di distinto da sé.
Il soggetto è davanti al bivio tra lidentificazione e linvestimento oggettuale. Nelleconomia degli scambi madre-bambino e della ripartizione fra gratificazioni autoerotiche e gratificazioni provenienti dallesterno si gioca nello stesso tempo il tipo di attaccamento (sicuro o ambivalente), il tipo di relazione (più o meno narcisistica o oggettuale) e la qualità della relazione (sensuale o psichica).
E un gioco oltremodo complesso nella realtà, figuriamoci nellanalisi del transfert/controtransfert. Mi sentirei molto imbarazzato se mi si chiedesse di valutare in quale misura esso può essere decodificato e ricostruito insieme al paziente nel corso di ciascuna terapia. Mi riterrei invece molto soddisfatto se ai margini di tanta complessità potessimo condividere sai tra noi analisti, sia tra noi e i nostri pazienti, qualche concetto, sia pure relativo e parziale, come ad esempio che una bisessualità bene integrata a livello psichico è un ingrediente fondamentale delle relazioni sessuali soddisfacenti e strutturanti, oppure che gli investimenti omosessuali, quasi inevitabili nel corso della crisi didentità dell'adolescente, indipendentemente dal fatto che sfocino o meno in una identità omosessuale nelletà adulta, possano avere comunque un effetto strutturante e soggettivante.
Arnaldo Novelletto
E-mail: a.novelletto@libero.it
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