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C.P.A.T. --> HOME PAGE --> N. 39/2003

QUADERNI DI PSICOLOGIA,
ANALISI TRANSAZIONALE
E SCIENZE UMANE

Dal n° 39 - 2003


Che libro mi consigli di leggere?




Io sono
turchino di re
e nero di fuliggine...
(M. Yourcenar, I doni di Alcippe)

È con Maria Teresa Romanini che l’adolescenza letta con griglia analitico transazionale riacquista pienamente il suo senso e il suo significato.
Romanini amava l’adolescenza e gli adolescenti, l’aspetto sfolgorante e creativo di questa stagione e, anche, la sua ambivalenza.

Non so se qualcuno di voi ha avuto l’esperienza di vivere con un adolescente, figlio o nipote. Io ne ho avuto l’esperienza con molti nipoti di entrambi i sessi che passavano parte delle vacanze nella nostra casa in collina che nei giorni di pioggia offre come unico divertimento una fornitissima libreria che contiene ogni genere di lettura, dal romanzo per ragazzi alla saggistica. Quando un adolescente viene a chiedere “Che libro mi consigli di leggere?”, qualsiasi sia il libro consigliato è comunque il peggio che poteva essere proposto. Sembra la descrizione di un gioco e talvolta di giochi si tratta; in tutti i casi, comunque, per l’adolescente il fine della doppia transazione è di confermarsi nella sensazione che non può ulteriormente dipendere dai consigli degli adulti di famiglia; si tratta quindi di un confronto indirizzato a permettersi una ridecisione identificatoria: ho bisogno di un nuovo modo di giudicare che sia il mio e non il tuo.
(Romanini, 1999)

E ancora:

Gli adolescenti tornano all’Io reale B per chiedere consiglio, ma nel momento in cui ascoltano la risposta la vivono come transazione G-B e si ribellano, perché ormai si vivono in Io reale A. Questi scambi di Io reale sono quasi immediati e noi adulti di solito non li comprendiamo nella loro vera essenza, che è appunto un modo fisiologico di formarsi, di darsi il permesso di enuclearsi dalla vita infantile e diventare responsabili di sé.

Romanini riflette sul bombardamento di stimoli esterni cui è sottoposto l’adolescente che “non li accetta tutti”, ma “ne sceglie alcuni e solo questi”, come è tipico della intrinseca libertà e originalità di ogni essere umano.
Vede la crisi adolescenziale come un vero e proprio sovvertimento dei valori e della memoria, in definitiva della mente, e cioè di se stessi.
Quel passaggio dal quando ero bambino a ora che sono adulto è cognitivo e affettuoso insieme, potenziamento delle energie e molto probabilmente ristrutturazione dei percorsi mentali.
Significa superare il “programma” del copione primitivo, confrontarsi con i genitori e differenziarsi da loro per poi forse risceglierli in seguito come valido supporto identificatorio.
Dell’adolescenza, Romanini sottolinea l’aspetto terribile e bellissimo tra infanzia ed età adulta, una stagione che scorre tra Self-reparenting e ridecisioni celebrando, con fatica e con rischio, il passaggio verso l’Io Reale Adulto.
Quindi adolescenza come autoriconoscimento della propria irrinunciabile e ormai innegabile responsabilità esistenziale, response-ability, abilità di rispondere ai mutamenti, momento di riflessione e pensiero di sé. Percorso arduo, ma vera, forse l’unica conquista del crescere (Fabbrini, Melucci, 1992).
Scrive Cioran nei suoi Quaderni: «Mi ricordo ancora l’impressione profonda che mi fece, a sedici anni, l’annotazione di Amiel: “La responsabilità è il mio incubo invisibile”.»
L’adolescenza è crisi di identità (Romanini, 1999), ma non certo l’unica.
È snodo esistenziale, momento potenzialmente ricorrente.

Di fatto tale crisi si riproporrà sistematicamente di decennio in decennio, con l’enigma insito in ogni crisi esistenziale di perfezionamento e crescita della personalità o di accettazione di una struttura limitante, e quindi in un certo senso di rifiuto della vita.»
(Ibidem).
E, tuttavia, con una differenza essenziale rispetto alle successive, poiché

la crisi adolescenziale fisiologica, grave come sconvolgimento psichico, per il sovvertimento della struttura di personalità che passa dalla identità di bambino a quella di adulto, è sorretta (o dovrebbe esserlo) dalla speranza nel futuro e sostenuta dall’appoggio degli adulti e dei coetanei in comportamenti di aiuto oltreché dalla aspettativa della comunità.
(Ibidem)

Una crisi complessa, comunque, complessa per sé e per gli altri.
Non sempre la crisi adolescenziale si esplica in modo fisiologico, e ciò può accadere per carenze di sensibilità o di sicurezza di sé, o per mancanza di comprensione dei genitori e degli adulti intorno al giovane.
Quando l’adolescenza non assolve al suo compito – considera Romanini – essa porta con sé picchi altissimi di giochi a conclusione suicidale, di uscite lente dal copione, esiti drammatici come la dipendenza da droghe o disturbi di personalità, poiché è drastica la riformulazione della personalità che si realizza lungo l’evolvere dell’adolescenza.
Riascoltiamo la voce dolente di Sylvia Plath (1963):

Di fronte a me stava la dottoressa Quinn. Era sull’attenti, come un fragile sergente istruttore, ma i suoi lineamenti parevano curiosamente alterati.
«Credo sia bene che lo sappia» disse. «Joan è stata ritrovata.»
L’uso del passivo da parte della Quinn mi raggelò.
Aprii la bocca, ma le parole non uscirono.
«L’ha trovata uno degli inservienti» continuò la dottoressa «proprio ora, venendo al lavoro...»
«Non è...»
«Morta» disse la dottoressa Quinn. «Si è impiccata.»

«Tuttavia» continua Romanini (1999) «persino nei casi più drammatici, se l’adolescente ottiene il permesso di superare le barriere copionali infantili dal gruppo di compagni psichicamente sani, da qualche adulto accettante o, nei casi più gravi, in analisi, l’adolescenza procede ... fino a riconoscersi definitivamente in Io reale A.»
Romanini riflette sulle molte situazioni complesse della vita e conclude con una considerazione di grande equilibrio:

Le situazioni in cui l’essere umano si sente minacciato nella sua essenza o banalmente nel suo esprimersi, sono numerose nella vita e anzi sono molte volte sfide e mezzi di crescita psichica. Non ritengo però necessaria l’angoscia alla crescita sia dell’infante sia nella vita successiva. Anzi ... credo che le capacità umane si sviluppino meglio in rapporto armonico con se stessi, con gli altri essere umani e con le circostanze.
Nell’esperienza clinica con l’Analisi Transazionale è stato dimostrato che lo stesso accoglimento pieno di sentimenti identificatori di ricatto, pur vissuti drammaticamente, riallacciando nel colloquio interiore il rapporto di attaccamento – in altre parole l’accettazione reciproca tra Genitore e Bambino – permette la liberazione di energie psichiche in ricerca creativa di nuove opzioni vitali di autonomia al di là del copione.
(Ibidem)

Poiché l’adolescente vive perlopiù in un contesto familiare, appare grandemente istruttivo sottolineare come la crisi si accompagni frequentemente a quella dei suoi genitori (Romanini, 1999).
L’adolescenza dei figli coincide infatti con una “seconda adolescenza” o “crisi della mezza età” di padri e madri o, per meglio dire, con l’altra basilare crisi evolutiva psicosociale dell’età adulta piena (Romanini, 1999).
È, dunque, un momento di adolescenza “della famiglia” che Romanini analizza con estremo interesse, sottolineando la trasformazione definitiva del rapporto interpersonale da rapporto di adattamento a rapporto di attaccamento.
Se quella dei figli adolescenti è crisi di crescita biopsicosociale, quella dei genitori è crisi nel senso di una più complessa e autoconsapevole specificazione di sé.
È aumento del proprio campo esistenziale di consapevolezza e della propria autonomia e flessibilità nella gestione della vita; è “crescere” nel nuovo, più specificato e complesso modo di essere se stessi che non nega i propri sé precedenti ma li completa.
L’ingresso del figlio nell’età adulta, con le pretese, i rischi, i desideri, le ansie correlate, fa scattare nei genitori recrudescenze copionali, rinforzi difensivi, chiusure disperanti e disperate o disimpegni improvvisi e ricattatori, rinforzo degli ordini, maggior frequenza dei blocchi copionali in comportamenti e sentimenti collegati alle ingiunzioni, maggior gravità e ripetitività dei giochi. In sostanza un irrigidirsi del “copione familiare”, come a scuola si assiste (spesso) a un irrigidimento di quello scolastico.
Crescono le tensioni, estenuanti.
E l’adolescente fatalmente ne diventa il protagonista drammatico, su di lui concentrandosi sensi di colpa e di inadeguatezza collettivi e bisogno premente di trovare un responsabile di tale marasma.


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