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C.P.A.T. --> HOME PAGE --> N. 29/2000

QUADERNI DI PSICOLOGIA,
ANALISI TRANSAZIONALE
E SCIENZE UMANE

Dal n° 29 - 2000


Editoriale

Guido Bonomi



La filosofia non ha un oggetto proprio.
Essa riflette sull’esistenza, su ogni esistenza.
P. Ricoeur

L’argomento delle mie poesie (e credo di ogni possibile poesia) è la condizione umana in sé considerata.
E. Montale

Il numero 29 dei «Quaderni» nasce dal desiderio di riflettere su alcuni aspetti dell’orizzonte filosofico che fa da sfondo all’elaborazione di Eric Berne e più in generale dell’Analisi Transazionale. A nostro parere, gli psicologi e gli psichiatri non possono fare a meno della filosofia: ogni relazione umana e dunque anche terapeutica si costruisce a partire da premesse filosofiche di cui occorre essere consapevoli.
Come scrive Borgna nella prefazione all’Esistenza ferita di Moravia «anche la cosiddetta psichiatria senz’anima, che tende a risolvere e schiacciare ogni esperienza psichica nel contesto di funzioni cerebrali... è una psichiatria ancorata a ipotesi filosofiche. Non di questa filosofia ha bisogno una psichiatria che voglia fondarsi su una conoscenza appropriata dei fenomeni psicopatologici e che intenda svolgersi entro una relazione dialettica fra una soggettività (quella del medico) e un’altra soggettività (quella di ogni paziente).Tale psichiatria ha bisogno, invece di un pensiero ermeneutico e fenomenologico che... si confronti con tematiche radicate nella condition humaine e con sviluppi di discorso che aiutino la psichiatria sia sulla natura dell’oggetto del suo agire, sia sulla precarietà metodologica di alcune sue procedure e sui confini dei suoi orizzonti di conoscenza» (Borgna, 1999).
Riflessione filosofica dunque non come strada che porta alla verità, attraverso formulazioni perentorie e definitive, quanto come arduo cammino che ci può aiutare a intravedere che l’oggetto verso cui, come psicoterapeuti, ci volgiamo intenzionalmente, l’essere umano nella sua condizione di sofferenza, è sempre più di ciò che pensa e fa e non può venire ridotto a qualcosa di meramente pensato e spiegato. Ed è proprio il convincimento che non vi è coincidenza fra essere e pensiero e che quindi le persone che incontriamo non possono venire ridotte a concetti né rinchiuse all’interno di gelide diagnosi, ad avvicinare chi opera come psicoterapeuta a quella prospettiva filosofica che muove dal presupposto che la ragione non è un principio assoluto, in quanto il pensiero proviene sempre da un essere finito che lo rende possibile.
Tale consapevolezza del radicamento del pensiero nella finitezza dell’esistente è proprio ciò che caratterizza la filosofia dell’esistenza. Noi crediamo che in tale ambito di pensiero che comprende, oltre all’esistenzialismo, il pensiero ermeneutico e che è strettamente intrecciato alla fenomenologia husserliana, sia possibile e proficuo rintracciare alcune radici filosofiche del pensiero berniano.
Questa operazione non viene però intrapresa per definire una volta per tutte i fondamenti filosofici del discorso analitico transazionale, giungendo a stabilire una presunta ortodossia filosofica dell’Analisi Transazionale, e questo sia perché siamo convinti che il tempo delle ortodossie è fortunatamente tramontato, sia perché siamo consapevoli che altri orizzonti di pensiero, come per esempio l’empirismo anglosassone e il pragmatismo, hanno influenzato Berne.
Nostro obiettivo è aprire una discussione che vada alle radici filosofiche dell’Analisi Transazionale, a partire da quello che riteniamo sia un atto interpretativo parziale, nato in un contesto culturale storicamente definito e che si pone in una posizione di apertura e di incontro con altri atti interpretativi che possono nascere da premesse diverse.
Dalla consapevolezza ermeneutica che non esiste una verità assoluta deriva infatti la riaffermazione del valore del dialogo e del confronto e la capacità di rispettare e di prendere autenticamente in considerazione il punto di vista altrui.
La scelta di porre, come contrappunto, fra un articolo e l’altro alcune poesie di E. Montale, tratte da Ossi di Seppia, non è casuale, né ispirata da motivazioni puramente estetiche, ma si propone di sottolineare come la nostra riflessione sulle radici filosofiche dell’Analisi Transazionale nasca da un confronto con quella grande cultura europea che si è sviluppata nel cuore del secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle e che, se da un lato ha saputo cogliere, con linguaggio scabro ed essenziale, lo spaesamento e il dolore dell’individuo che si scontra con un mondo che lo avvolge e lo condiziona, dall’altro non ha rinunciato all’idea che la vita «deve, in qualche modo, avere un significato» (Montale, 1976).

All’interno di queste linee il «Quaderno 29» propone alcuni contributi originali e, a nostro parere, significativi.
Guido Bonomi sceglie di approfondire le linee di pensiero che già hanno fatto nascere un altro suo contributo pubblicato sul «Quaderno 22», Copione e piano psicologico di vita: un confronto tra Analisi Transazionale e psicoanalisi esistenziale. Oggi, a distanza di circa tre anni da allora, Guido Bonomi prende in considerazione alcuni concetti di Berne ed evidenzia come essi si radichino in un ambito psicologico delimitato dalla fenomenologia, dall’esistenzialismo e dal pensiero ermeneutico.
Secondo Guido Bonomi, il mettere in evidenza tali radici teoriche consente di sottolineare alcuni elementi di contiguità con un pensiero psicoanalitico che, sempre più, è venuto aprendosi negli ultimi tempi a una prospettiva oggettuale e dunque relazionale e intersoggettiva.
Proseguendo nella linea indicata da Guido Bonomi, Vittorio Soana propone una sua originale lettura di alcune categorie chiave dell’Analisi Transazionale (stati dell’Io e copione) con l’intento di recuperarne l’autenticità antropologica, nella forma e nei contenuti dell’esperienza umana, per evitare che vada perduto il suo più proprio significato. Secondo l’autore, infatti, gli stati dell’Io possono essere considerati come «la struttura antropologica dell’uomo come atto costitutivo della sua coscienza e significano, nel loro intrecciarsi, contaminarsi, escludersi, la struttura storica del racconto o struttura della vita»; mentre il copione si rivela l’interpretazione che ogni persona costruisce di sé e del mondo, allorché costruisce il proprio progetto esistenziale. A partire da tale lettura, che utilizza categorie concettuali elaborate da Heidegger, da Ricoeur e da Gadamer, l’incontro terapeutico può essere considerato come l’autentica possibilità dell’uomo di farsi persona... in una determinata situazione di affettività e di storicità.
Dolores Munari Poda ci restituisce, con il suo linguaggio magicamente evocativo e straordinariamente aderente a quanto accade nel qui e ora dell’incontro terapeutico, la storia della sua relazione con Fuchsi, di anni sette, «bimba splendidamente viva e drammaticamente esposta», e utilizza l’approccio antropoanalitico di Binswanger per cercare di comprendere come Fuchsi viva il suo essere persona nel mondo e per «pensare daseinsanaliticamente, per ogni bambino, l’etica dell’Incontro». Il contributo di Dolores Munari Poda, analista transazionale profondamente attenta a ciò che accade alla persona-nel-suo-mondo, costituisce il cuore esperienziale di questo «Quaderno 29».

Marco Sambin ci offre un contributo di grande maturità di pensiero: Aspetti del farsi dell’esperienza clinica: appunti per una teoria dinamica. Nel suo stile scarno, pulito, un po’ schivo, Marco Sambin ci mostra una fenomenologia dell’esperienza clinica rigorosamente legata alla relazione continuamente interdipendente tra due soggetti e ci aiuta a cogliere nell’Analisi Transazionale gli elementi di corrispondenza e di implementazione delle linee teoriche da lui esposte. Da anni Marco Sambin riflette, discute, propone la sua fenomenologia del costruirsi dell’esperienza clinica: i suoi allievi di Padova e di Milano potranno ritrovare qui molti degli aspetti con cui si confrontano nella loro formazione.
Al contributo di Marco Sambin segue L’Analisi Transazionale vista da lontano: alcune considerazioni filosofiche di Gian Luigi Brena, docente di antropologia filosofica a Padova. Gian Luigi Brena conosce Eric Berne attraverso alcuni suoi scritti e “da lontano”, cioè da esterno alla comunità analitico transazionale, ci offre un prezioso contributo di carattere epistemologico, di cui gli siamo grati. Egli ci aiuta a intravedere come il linguaggio quotidiano e concreto usato da Berne e, più in generale, l’approccio fenomenologico dell’Analisi Transazionale siano pienamente compatibili con “il massimo di rigore scientifico” consentito nel campo della psicologia e delle scienze umane. La sottolineatura dell’aspetto fenomenologico, che fonda il discorso berniano, consente di avvicinare la prospettiva epistemologica dell’Analisi Transazionale al pensiero esistenzialista di Merleau Ponty, secondo il quale chiunque si occupi dell’uomo non può fare a meno di descrivere fenomenologicamente l’esperienza quotidiana, in quanto, come osserva Brena, «sono normalmente le persone e le situazioni psicologiche e culturali singolari gli oggetti che si tratta di comprendere nelle scienze umane».

Il contributo di Maria Luisa Pulito, psichiatra e filosofa, nasce come omaggio a Maria Teresa Romanini. Maria Luisa Pulito mette in evidenza alcuni punti di contatto fra la filosofia riflessiva di Ricoeur e l’elaborazione teorica di Maria Teresa Romanini relativi ai problemi del linguaggio e dell’identità personale, così come vengono strutturandosi a partire dalla relazione che il soggetto instaura con il mondo. Obiettivo dell’autrice è sottolineare alcuni presupposti filosofici su cui si fonda l’impianto teorico dell’Analisi Transazionale, onde evitare che essa cada “in un certo pragmatismo”, che la impoverirebbe, riducendone lo spessore teoretico.
Carla Giovannoli Vercellino rileva come in Berne siano evidenti, fin dall’inizio, oscillazioni concettuali fra una psicologia oggettivistico-scientista e modalità di indagine psicologica soggettivistica, finalizzate alla comprensione piuttosto che alla spiegazione, per ritrovare nel divenire dell’elaborazione di Berne il tentativo di superare la posizione positivista soprattutto evidenziando l’aspetto relazionale e il suo collegamento con la sfera intrapsichica, considerando inoltre l’uomo nella sua globalità, cioè come un complesso di manifestazioni interne e di scelte esistenziali di cui è pienamente responsabile. L’autrice individua poi nel determinismo strutturale di Loria e nelle elaborazioni dei teorici della complessità alcuni paradigmi concettuali che possono risultare preziosi per un ripensamento, in una prospettiva interdisciplinare, della teoria analitico transazionale. Il contributo di Carla Giovannoli Vercellino costituisce, fin d’ora, l’apertura, da lei sollecitata, alla prospettiva interdisciplinare (ponte verso il futuro) che raccolga, soprattutto nel momento iniziale della ricerca, più voci.
Giorgio Di Sacco, filosofo, chiude con il suo articolo questa parte del quaderno. L’autore si propone di compiere una ricognizione nella “terra di nessuno” compresa fra filosofia e psicoanalisi, utilizzando la riflessione di Binswanger su Heidegger e Freud e i loro studi sulla negazione e sul suo senso. Giorgio Di Sacco non conosce l’Analisi Transazionale e, tuttavia, ci sembra interessante questa ricognizione nella “terra di nessuno”, questo ponte tra filosofia e psicoanalisi, proposta sostanzialmente attraverso una lettura di testi di Freud, Binswanger e Heidegger.

Il «Quaderno 29», primo numero dell’anno 2000, apre una serie di contributi relativi alla vita e all’opera di Eric Berne a trent’anni dalla sua morte, nel 1970. In questo numero Anna Rotondo rende omaggio a Eric Berne con la pubblicazione degli eventi importanti della sua vita e delle sue opere, seguendo la traccia ufficiale con cui l’associazione internazionale (ITAA) presenta Berne al mondo.
Anna Rotondo coordinerà anche nei prossimi numeri le testimonianze di chi è stato vicino a Berne, lo ha conosciuto e stimato negli anni della fondazione dell’Analisi Transazionale; e di chi, oggi, con una visione critica rivede, ripensa l’Analisi Transazionale del 2000.

L’usuale “Linee di tendenza, idee, personaggi, occasioni”, curato da Dolores Munari Poda e Simone Filippi, ci propone alcune scorci di ciò che è accaduto durante la Conferenza internazionale di San Francisco nell’agosto 99 e alcune notizie su recenti convegni milanesi.

Infine Milly De Micheli ha curato la recensione del testo Costruirsi persona di Maria Teresa Romanini, edito nel settembre 1999 da La Vita Felice, in due volumi; e Susanna Ligabue ci offre la recensione di Copioni di vita di Claude Steiner, edito nel novembre 1999 da La Vita Felice.



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