Non puoi insegnare qualcosa a un uomo.
Puoi solo aiutarlo a scoprirlo dentro di sé.
Galileo
Questo «Quaderno», dedicato al Counseling, è nato dallesigenza di offrire un contributo al dibattito più che mai attuale sulla definizione del ruolo professionale del counselor.
La professione di counselor è in via di sviluppo: non ancora riconosciuta istituzionalmente in Italia, è praticata in molti settori (scolastico, di comunità, organizzativo, aziendale, sociosanitario) e si rivela complessa e articolata.
Lutenza che cambia, le nuove richieste di aiuto rivolte alla soluzione di problemi specifici piuttosto che alla terapia clinica, talvolta ritenuta eccessivamente dispendiosa, non solo sul piano economico, ma anche dal punto di vista dellenergia personale e del tempo da investire, lo sviluppo delle attività di prevenzione, di orientamento e di sostegno hanno portato molte figure professionali a occuparsi di consulenza.
Innovazioni fino a ieri impensabili, come quelle prodotte dalla realtà virtuale del Counseling on line, ci hanno fatto assistere allingresso dei primi siti Internet nelle nostre case, preludendo a un ulteriore ampliamento (anche se non sempre condivisibile!) degli ambiti di consulenza, nonché allo sviluppo di nuove professionalità.
Le diverse comunità terapeutiche si stanno interrogando sui confini tra setting di consulenza e setting clinico e si impegnano a delineare la specificità degli interventi di counseling, con lobiettivo di pervenire a una definizione del ruolo del consulente e della sua deontologia professionale.
Il compito che ci si pone, non facile, è individuare gli elementi fondamentali del counseling, la sua specificità e i confini, soprattutto per quanto riguarda le metodologie e le tecniche dintervento.
é quindi comprensibile come a tuttoggi sia carente una visione condivisa circa una definizione di counseling trasversale alle diverse teorie psicologiche, tranne che per le finalità e gli obiettivi generali che rimandano a concetti quali: sviluppo delle risorse individuali, miglioramento dei rapporti interpersonali, evoluzione individuale verso la realizzazione creativa che ciascuno possiede.
Anche allinterno della comunità degli analisti transazionali la letteratura sul counseling non appare ancora esaustiva e chiarificatrice, pur possedendo dal 1995 la definizione di counseling elaborata dallEATA:
Il counseling analitico transazionale è unattività professionale allinterno di una relazione contrattuale. Il processo di counseling permette ai clienti o ai sistemi di clienti di sviluppare consapevolezza, opzioni e capacità di gestione dei problemi e dello sviluppo personale nella vita quotidiana, attraverso laccrescere delle loro forze e risorse. Il campo del counseling è scelto da quei professionisti che lavorano in ambiti sociopsicologici e culturali. Alcuni esempi sono: assistenza sociale, sanità, lavoro pastorale, prevenzione, mediazione, facilitazione di processo, lavoro multiculturale e attività umanitarie.
Gli articoli del «Quaderno 32-33», pur rifacendosi a tale definizione, ne mettono in luce una certa genericità che ancora una volta sottolinea la difficoltà a dare risposte sicure e univoche.
Proprio questo è, a mio parere, il pregio della nostra riflessione, che ambisce non tanto a creare modelli rigidi o ingabbianti, quanto piuttosto a definire le linee portanti e i criteri di base dellatteggiamento consulenziale, sia nelle applicazioni psicologiche sia in quelle educative o organizzative.
In tal senso le basi filosofiche e teoriche dellAnalisi Transazionale contribuiscono in modo esaustivo alla definizione di una teoria del counseling.
Quando parliamo di relazione di counseling, pensiamo a tutte quelle situazioni in cui un Tu cliente si rivolge a un Io counselor per la soluzione di un problema, con lobiettivo di riscoprire e portare alla luce competenze e autonomia, momentaneamente annebbiate.
Tra gli approcci al counseling, lAnalisi Transazionale contribuisce a individuare con molta chiarezza laspetto intersoggettivo della relazione Io-Tu, attraverso la sua anima esistenziale.
Secondo la corrente filosofica dellesistenzialismo, luomo, attraverso la consapevolezza di sé, è responsabile delle sue scelte e del suo progetto di vita.
Nella crisi porta la chiusura, il blocco, significati cristallizzati, un sistema di riferimento difeso e, molto spesso, la percezione di non farcela.
Chiede aiuto al counselor, che non gli fornirà risposte o soluzioni: piuttosto lo accompagnerà per un tratto di strada alla ricerca di opzioni, facilitando il ritrovamento in se stesso delle proprie risorse e competenze.
La relazione di counseling, in quanto basata sul concetto di doppio okness, ben esprime il presupposto filosofico dellAnalisi Transazionale: lIo e il Tu di persone entrambe adeguate, competenti, dotate di risorse, responsabili entrambe delle proprie scelte.
E ancora: relazione di counseling come rapporto di okness, dove il ruolo paritario counselor-cliente viene continuamente sottolineato da molti momenti di riconoscimento delle rispettive identità.
Relazione di counseling infine come rapporto contrattuale, per cui entrambi, counselor e cliente, mettono in luce, condividendolo, lobiettivo verso il quale stanno andando.
Latteggiamento consulenziale prevede dunque che il counselor si metta in gioco in una relazione di reciprocità e apprenda a entrare in relazione con laltro in maniera empatica, in modo da facilitargli la comprensione dei suoi problemi e muovere le sue energie alla soluzione del disagio.
Il counseling in Analisi Transazionale pone inoltre laccento - in questo differenziandosi, forse, dalla psicoterapia - sulle esperienze immediate, focalizza i suoi interventi sul qui e ora, più che sul là e allora.
Attraverso il processo di counseling sarà il cliente a dare un nome allesperienza, a trovare il suo significato.
In questo senso lapproccio fenomenologico si concretizza nella dimensione dellimmediatezza: il counselor esiste come colui che percepisce e riceve lesperienza dellaltro, per poi fermare e definire il percepito e aiutare il cliente a farne oggetto intelligibile, riconoscibile. Counselor, dunque, come mediatore di significati.
Ecco, allora, delinearsi le caratteristiche del processo di consulenza.
Nella maggior parte dei casi, il counselor lavora sul problema, facilita il cliente a definirlo e a trovare risorse ed opzioni per la sua risoluzione, dichiarandosi per contratto agente di cambiamento.
Latteggiamento consulenziale, dunque, ben riflette lipotesi esistenzialista di un Tu cliente competente rispetto al suo problema e capace di scegliere il cambiamento; e riflette anche lipotesi fenomenologica secondo cui il compito dellIo counselor è entrare nel vissuto del cliente, pronto ad accogliere la sua intenzionalità di definire la realtà e organizzarla.
Semmai il counselor diventa narratore di storie: riconnette alcuni elementi dellesperienza narrata dal cliente, rispecchiandola in modo diverso, dipanando alcuni nodi, mostrando elementi nuovi.
Questa integrazione diventa molto utile al cliente, in quanto correlata alla capacità di cogliere, confermare o correggere immagini della propria esperienza, spesso contaminate da pregiudizi, ansie, timori.
Nel linguaggio dellAnalisi Transazionale, possiamo dire che la narrazione del consulente funge da elemento di decontaminazione dellAdulto del cliente che a questo punto si dimostra in grado di sviluppare la propria capacità di insight, entrando in contatto con aspetti finora non riconosciuti della sua esperienza.
La narrazione del consulente porta il processo di counseling a focalizzarsi sullimmediatezza della relazione, introducendo elementi centrali che fungeranno da volano per un cammino di consapevolezza e quindi di cambiamento.
Le basi filosofiche umanistico-esistenziali e quelle teoriche dellAnalisi Transazionale, insieme ai suoi valori e alla sua pratica, contribuiscono dunque in modo determinante a definire latteggiamento consulenziale, ponendo da un lato laccento sullunicità e la responsabilità del cliente, dallaltro valorizzando gli aspetti di mutualità e contrattualità allinterno della relazione di counseling.
Nella pratica il counselor, in qualunque campo si trovi a operare, saprà comprendere con empatia e partecipazione il problema del cliente - individuo, gruppo o organizzazione - evitando di imporgli dallesterno schemi prefissati e significati precostituiti e non condivisi.
Pensiamo questo «Quaderno» come occasione di riflessione sullo stato dellarte del counseling in Analisi Transazionale.
Molti autori hanno contribuito alla creazione di questo numero: ognuno ha portato il proprio contributo, chi di teoria, chi di esperienza, chi di ricerca.
Sono certa che questi preziosi contributi segneranno lavvio di un dibattito quanto mai ampio e coinvolgente.
Io stessa ho desiderato ampliare leditoriale con alcune mie riflessioni che riflettono lobiettivo del «Quaderno».
Non ci siamo preoccupati di pervenire a un unico modello di consulenza, di mettere in bellordine tecniche specifiche o di illustrare la particolarità del setting di consulenza e nemmeno di dare risposte allannoso dilemma di ciò che appartenga al counseling e di ciò che sia più specificatamente clinico.
Non abbiamo insomma voluto proporre un manuale sul counseling.
Abbiamo invece voluto approfondire il ruolo dellAnalisi Transazionale nel campo del counseling e dimostrare come le sue radici filosofiche e le sue basi teoriche contribuiscano a definirne lapproccio consulenziale.
Ciò non significa che il lettore, dai numerosi articoli del «Quaderno», non possa acquisire, noi anzi ce lo auguriamo, elementi di teorie e pratica di counseling; né che sottovalutiamo limportanza del modello.
Il «Quaderno» muove infatti dalla stigmatizzazione della pratica facile e ingenua, ma ritiene fondamentale la legittimazione epistemologica del modello stesso.
Proprio per questo, il volume può intendersi diviso idealmente in due parti: nella prima compaiono alcuni contributi teorici e di ricerca, nella seconda alcune applicazioni pratiche ed esperienze di counseling.
Apre il «Quaderno» larticolo di Cornell e Hine sulla formazione di analisti transazionali in counseling.
Pur sottolineando la necessità di individuare linee di demarcazione professionale tra le diverse aree di applicazione dellAnalisi Transazionale, gli Autori avvertono lesigenza di un «ampliamento» del lavoro del counselor e rivendicano lopportunità di affrontare emozioni e sentimenti allinterno del setting di consulenza.
Il tema portante della loro riflessione riguarda laspetto progressivo e non soltanto regressivo del lavoro con le emozioni, dagli autori definite «fonte di motivazione, energia e significato» e pertanto leve fondamentali del processo di cambiamento nellarea del counseling.
Ci colpisce dellarticolo, da un lato lattenzione puntuale degli Autori a fornire codici di lettura delle emozioni, metodologie e tecniche di intervento specifiche nellarea del Counseling, dallaltro la visione di profondo rispetto e di legittimazione del ruolo del counselor, in una prospettiva di sviluppo e crescita professionale.
Uguale ampiezza di prospettiva ritroviamo nellarticolo di José Grégoire, tradotto da Laura Pentimalli Vergerio. Larticolo costituisce un contributo significativo al dibattito sui confini dei diversi campi di applicazione in Analisi Transazionale.
Lautore tende a sottolineare gli elementi comuni dellAnalisi Transazionale nei diversi ambiti, prima delle differenze.
Tutti i campi - dice Grégoire - condividono proprio lapplicazione dellAnalisi Transazionale e dei suoi principi. Ciò che risulta differente è il campo di applicazione.
Ma allora ciò che diviene importante per lanalista transazionale non è tanto interrogarsi sulle frontiere esistenti tra i diversi campi - come se certi contenuti dovessero tout court essere ritenuti propri di certi ambiti e non di altri - quanto piuttosto individuare gli involucri di coerenza che li circoscrivono.
é come se, con le sue riflessioni, Grégoire voglia offrire allanalista transazionale, sia esso terapeuta, counselor o formatore, il permesso di assumersi in prima persona la responsabilità dei contenuti e delle metodologie dei propri interventi: allinterno di criteri generali, tra i quali lorientamento alla specifica finalità del campo, un contratto con essa coerente e lattivazione di un setting protettivo rispetto allapplicazione.
Laura Pentimalli Vergerio e Ugo De Ambrogio, nel loro articolo, analizzano i risultati di unindagine promossa dal Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano, finalizzata a identificare alcuni indicatori della specificità del counseling secondo lAnalisi Transazionale.
é unindagine stimolante: il campione intervistato ci offre uno spaccato significativo dei protagonisti, dei modi e degli esiti del counseling.
Ma ciò che soprattutto colpisce dellarticolo sono le considerazioni conclusive degli autori, che, pur individuando alcuni indicatori specifici del counseling, mettono in luce la difficoltà di definirlo in modo puntuale e rigido, sia a causa della forte trasversalità con altri campi dintervento, sia a causa della sua caratteristica di professione giovane ed emergente.
Milly De Micheli, Marina Farina Rossi e Vittorio Soana ci presentano il modello di formazione del Corso di Counseling a indirizzo analitico transazionale e metodologie umanistiche di Genova, di cui sono docenti.
Dalla lettura dellarticolo percepiamo la dimensione di ricerca e di sviluppo che caratterizza il loro intervento formativo, che si connota per lattenzione costante a inserire lapprendimento dellAnalisi Transazionale nei confini del counseling.
La specificità e il valore del Corso consistono infatti nel fornire agli allievi una conoscenza teorico-pratica che sia spendibile in modo concreto e fattibile allinterno della professione.
Larticolo di Marco Sambin, scritto a quattro mani con Diego Rocco, psicologo e psicoterapeuta, apre la parte del «Quaderno» dedicata alle applicazione nellambito del counseling.
Ringraziamo gli autori per la precisione con cui illustrano lattività di consulenza psicologica rivolta agli studenti dellUniversità di Padova, svolta presso il SAP (Servizio di Assistenza Psicologica), di cui Marco Sambin è co-fondatore.
Ci piace il loro interrogarsi in maniera approfondita sulla specificità della situazione di consultazione rispetto alla terapia clinica e ci piace soprattutto, in linea con lo spirito del «Quaderno», la loro risposta iniziale volta a mettere in evidenza aspetti e problematiche comuni, più che differenziazioni.
Il loro articolo, come quello di Grégoire, tende quindi ad allargare più che a delimitare i confini del counseling: il criterio distintivo torna a essere riposto nella specificità del contratto, ma consulenza e psicoterapia non si differenziano sul piano delle competenze delloperatore.
Cesarina Tresoldi, esperta di consulenza e formazione aziendale, discute con noi di formazione nelle organizzazione in unottica di consulenza di processo, evidenziandone lapproccio contrattuale del tutto congruente con le basi teoriche dellAnalisi Transazionale.
Il consulente di processo prepara, accompagna e segue lintervento formativo allinterno di una relazione bilaterale con la committenza, aiutando il cliente a vedere, comprendere e agire sugli eventi.
Ampliano, con il loro contributo, la riflessione complessa e articolata sul ruolo del counseling nelle diverse applicazioni, gli articoli di Maurizio Balboni e Sara Medici, già allievi, il primo della scuola psicosociale del Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano, la seconda del Corso di Counseling di Genova.
Maurizio Balboni descrive il percorso di consulenza individuale con Michele, riportando e analizzando secondo il metodo dellAnalisi Transazionale alcuni momenti dei colloqui.
Ripercorriamo con lui le fasi del percorso con Michele e apprezziamo la sua professionalità nellevidenziare la specificità degli interventi nellarea del counseling.
Con Sara Medici entriamo nel mondo delle persone senza fissa dimora.
Utilizzando la fiaba del Mago di Oz e le teorie di Steiner sul copione, Sara ha perfezionato un metodo diagnostico per leggere in modo semplice il copione degli utenti che incontra e ci ha offerto alcuni esempi applicativi.
Compito delloperatore è «restituire allutente gli elementi mancanti (un cervello, un cuore, il coraggio) e individuare con lui gli obiettivi da raggiungere».
Il suo è un contributo creativo, interessante e molto stimolante per quanti, come lei, svolgono la professione di counselor in ambiti estremi dellesperienza.
Fiorenza Costantini e Anita Saisi, psicoterapeute, nel loro articolo La donna alla scoperta di se stessa, ci offrono un esempio di counseling psicologico nel campo del sociale. Le autrici, che svolgono il loro lavoro allinterno di un consultorio, hanno condotto un gruppo di Evoluzione Personale composto da giovani donne con difficoltà relazionali. Il focus del loro intervento è consistito nellaver facilitato in queste donne la scoperta dellautonomia in relazione al proprio ambiente sociale, professionale e culturale.
é interessante come lesperienza di counseling sia andata oltre il disagio psicologico, per focalizzarsi maggiormente sulla dimensione socio-culturale del cambiamento della condizione femminile in questi ultimi anni.
Susanna Ligabue, nellormai consueto spazio dedicato a Eric Berne, traccia un profilo dellAnalisi Transazionale così come Berne lha voluta, aperta ai problemi personali ma anche sociali; provvista di strumenti operativi attuali e con una forte filosofia intersoggettiva dellokness. LAnalisi Transazionale come insieme di strumenti concettuali ed operativi significativi per il counseling.
Linee di tendenza, idee, personaggi, occasioni, a cura di Dolores Munari Poda e Simone Filippi e con il contributo di Paola Calcagno, ampliano il nostro dibattito, informandoci sui più recenti convegni di questi ultimi mesi, sia riguardo al counseling che più in generale.
La recensione di Guido Bonomi al libro di Roberta de Monticelli La conoscenza personale. Introduzione alla fenomenologia, conclude bene un «Quaderno» dedicato alla relazione, riportandoci al tema centrale dellincontro e alle sue basi fenomenologiche.
La scelta di inserire, tra un articolo e laltro, alcune poesie di E. Dickinson non è casuale. Quando aveva trentanni, la poetessa prese una decisione definitiva e irrevocabile, richiudendosi nella propria stanza e rinunciando a ogni relazione: si ritirò dalla vita. Fu la poesia a dare un senso alla sua esistenza: come dice Paul Freire, «lesistenza è individuale, ma si realizza solo in rapporto ad altre esistenze, in comunicazione con esse».
Concludo queste pagine ringraziando tutti coloro che hanno offerto la loro competenza e loro energie per contribuire a questo «Quaderno», nella certezza che le loro riflessioni costituiscano uno stimolo prezioso per la prosecuzione del dibattito sul counseling.
Invito i lettori-counselor a utilizzare gli spunti offerti dal «Quaderno» per sviluppare il loro personale stile di fare counseling, contribuendo in questo modo ad ampliare la prospettiva della ricerca.
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