Questo «Quaderno» dedicato ai bambini nasce otto anni dopo il numero speciale A misura di bambino («Quaderno» n. 20-21/1997). Da allora molte cose sono cambiate.
Al Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano, e altrove, gli analisti che si occupano dei piccoli e del loro ambiente di riferimento sono cresciuti di numero e di esperienza, ciascuno cercando nel vasto panorama analitico transazionale una sua propria dimensione teorica e una concreta direzione operativa, mentre cominciava a sentirsi forte anche l'esigenza di uno spazio e di un tempo da dedicare alla condivisione dei pensieri e al confronto degli interventi.
é nato così, giorno dopo giorno, un gruppo di studio e di approfondimento che ha assunto la forma di laboratorio multiculturale di supervisione e di collaborazione, di sostegno e di arricchimento reciproco. Vi partecipano terapeuti, counsellor, pediatri, educatori, psicomotricisti e quanti siano interessati al benessere psicofisico dei bambini.
Si chiama, dal luogo dove abitualmente avvengono gli incontri, La stanza dei bambini, e questo quaderno è il suo primo frutto.
La stanza dei bambini
Le persone che abitano la stanza dei bambini credono nell'idea che stare con i bambini in modo veramente terapeutico (da therapeia = servizio, sollecitudine, cura, assistenza) significhi in primo luogo rispettare la dignità della persona bambina (Romanini, 1999), avvicinarsi con rispetto al suo sofisticato equilibrio, prendersi cura del disagio del piccolo e del suo gruppo famiglia (Munari Poda, 1999), scoprire, sostenere e proteggere le aree sane (Berne, 1986), individuare le risorse presenti e i potenziali talenti, tessere una rete di vasto supporto cooperativo (Sichem, 1991).
Tutto questo richiede un apprendistato continuo, una plurivocità senza trionfalismi, una verifica accurata di metodi e strumenti, una ricerca costante di interventi adeguati a far fronte a richieste sempre più ardue e complesse, come, ad esempio, la cura dei bambini stranieri o la sfida della terapia dell'adolescente nell'era della tecnologia (Allen, 2005).
Siamo testimoni, in anni recentissimi, di un interesse rinnovato nei confronti della terapia analitico transazionale con i bambini che nei suoi cultori oscilla talora inquieta (e un poco inquietante) tra tecnicismi algidi e un artigianato serio e consapevole volto a incontrare quanto di insondato e di insondabile risieda nella mente di un bambino.
Nell'entusiasmo delle scoperte del Duemila abbiamo scordato gli antichi esordi della TA Childtherapy, citati, ad esempio, da Keith Tudor (Tudor, 2005).
(Il testo integrale del contributo di Keith Tudor sarà pubblicato prossimamente.)
Tudor ricorda come proprio l'attenzione per i bambini lo abbia inizialmente avvicinato all'Analisi Transazionale. Cita, tra gli altri, autori come Mannell, Piehl & Edwards, 1968; James, 1969; Piehl, 1969; e ancora, per quanto riguarda la teoria dello sviluppo, Amundson, 1978; Levin, 1988a, 1988b, e ancora Berne, 1968; Freed, 1971, 1976; Steiner, 1977; Campos, 1986 e un numero speciale del «TAJ» curato da Bonds-White, 1988, interamente dedicato ad Analisi Transazionale e bambini.
Dopo questa entusiasmante fioritura iniziale (pensiamo anche al contributo di Fanita English What Shall I Do Tomorrow?: Reconceptualizing Transactional Analysis in Barnes, Transactional Analysis after Berne, 1977), negli anni successivi l'Analisi Transazionale infantile pare aver subito un arresto. Tudor ritiene di essere stato, nel 1994, il primo candidato, perlomeno nel Regno Unito, a presentare all'esame CTA una cassetta di lavoro con un bambino e denuncia la difficoltà incontrata da diversi colleghi nel far accettare le loro esperienze di Analisi Transazionale con i bambini, fino a casi estremi, non infrequenti nel mondo transazionale anche recente, di scoraggiamento o aperto rifiuto da parte dei supervisori, motivato dalle più disparate ragioni.
La cosa fa indubbiamente riflettere specie se rileggiamo con cura le opere di Berne.
Eric Berne, testimone e interprete dei bambini
Molto è stato scritto a proposito di Eric Berne psichiatra, psicoanalista, padre fondatore dell'Analisi Transazionale, studioso delle relazioni umane.
Meno conosciuta e ri-conosciuta sembra essere la sua eccezionale sensibilità verso il mondo dei bambini, che è appunto alle radici della teoria del copione. Presi dalle teorizzazioni, catturati dalle argomentazioni berniane, abbagliati dai fuochi d'artificio della sua scrittura, fatichiamo a soffermarci sull'osservazione, sull'attenzione ai dettagli, sulla straordinaria intuizione rivolta ai piccoli.
Se è improbabile che Berne abbia seguito da vicino bambini in terapia, è però sicuro che, dei bambini, egli è stato interprete acuto.
Citerò solo un passo da Intuizione e Stati dell'Io, in particolare dall'articolo 5 (trad. it. 1992), che mi sembra, in proposito, illuminante. Scrive Berne:
Per ritornare all'esempio originale di Ned, l'avvocato giocatore d'azzardo in cui sembravano coesistere un "bambino" e un "adulto", come si deve trattare una persona di questo genere? (...)
A una persona di questo genere si deve parlare come a un adulto e, insieme, deve essere trattata come un bambino.
Per riuscire in ciò è necessario sapere con che genere di bambino si ha a che fare. Non significa cedere al bambino, ma significa "trattare" il bambino in senso clinico.
In realtà, l'osservazione attenta indica che questo principio terapeutico è valido per tutti i pazienti.
Il collega che per primo mi aiutò a chiarire questo concetto fu un pediatra.
Mi accorsi presto che la posizione professionale dello psichiatra era molto simile alla sua: assomigliava, infatti, alla posizione di un pediatra che deve trattare un grave problema familiare in una casupola di una sola stanza nel pieno dell'inverno.
Poiché né la madre né il bambino possono essere mandati fuori dalla stanza, tutto ciò che verrà detto alla madre sarà ascoltato e analizzato dal bambino ansiosamente attento, che sta lottando confusamente con tutta la sua forza per la sopravvivenza emotiva; e tutto ciò che verrà detto al bambino sarà ascoltato dalla madre, che si trova in una posizione di difesa.
In queste condizioni, il controllo terapeutico può essere mantenuto solo con una adeguata conoscenza della psicologia sia dell'adulto individuale sia del bambino individuale.
Non basta dire o fare ciò che va bene solo per la madre; se il bambino è allarmato, la situazione non migliora o addirittura, peggiora. Né basta dire solo ciò che va bene per il bambino, perché, se la madre non ne è rassicurata, può mettersi ancora di più sulla difensiva.
Ogni psichiatra, comunque, ha la funzione di psichiatra infantile, anche se la sua attività è limitata agli adulti.
La posizione dello psichiatra è simile a quella di un pediatra che non può mandar fuori dalla stanza né la madre né il bambino. Così ogni psicoterapeuta deve fare contemporaneamente il terapeuta infantile e il terapeuta per gli adulti, anche se la sua attività è limitata agli adulti.
Il pensiero di Berne è chiarissimo.
E i "bambini berniani", quelli che compaiono qua e là nei suoi scritti, sono narrati con delicatezza e intelligenza, con speciale simpatia.
Pensiamo alla piccola Emily, alla Signorina Zoyon, alla Signora Enatowsky, al pollice di Aaron, a Minerva Seifuss...
Oggi, molti autori significativi si occupano di bambini, o consigliano di occuparsi di bambini, fosse anche solo per meglio comprendere gli adulti (English, 2005).
Citiamo qui per tutti James Allen, autore, con la moglie Barbara, di numerosi articoli, studi e saggi, fino al più recente Therapeutic Journey: Practice and Life.
Allen è professore di psichiatria e scienze comportamentali presso l'Health Sciences Center dell'Università dell'Oklahoma, Oklahoma City, USA, e presidente dell'International Transactional Analysis Association (ITAA).
In un suo scritto di prossima pubblicazione nei «Quaderni» del Centro (Terapia infantile nell'era della tecnologia), Allen sottolinea come il terapeuta dei bambini sia in una posizione unica per portare nuova linfa nel corpus teorico-pratico dell'Analisi Transazionale, soprattutto in ordine all'approfondimento dello sviluppo degli stati dell'Io, e come sia significativo e fruibile, e talvolta drammaticamente necessario, il suo lavoro.
Il Quaderno
Il «Quaderno» si apre con il contributo di Dolores Munari Poda Le lingue dei bambini che si occupa delle molte lingue con cui i bambini si avvicinano ai grandi. I bimbi imparano a dire, giocare, disegnare e attraverso gesti, segni e colori sanno tessere speciali conversazioni tra loro e con gli adulti, illustrando vicende e creando percorsi. Quando vengono da lontano, cercano di raccontare le loro storie con le parole dei mondi in cui gli eventi li hanno trapiantati, coraggiosamente assimilando, intanto, usi, costumi e riti locali.
Ciascun bambino in terapia crea con il terapeuta una sorta di "lessico di coppia", costruito in due, nato da battute, riferimenti alle sedute pregresse, ai segmenti di vita condivisi, legato allo scambio intersoggettivo.
Quando il bambino possiede un'altra "lingua madre", il lessico di coppia acquista una sua particolare fascinazione, che nasce dai neologismi, dalle "fusioni", dagli apprendimenti veloci dei costrutti nuovi, mentre quelli della terra lontana percorrono un cammino lunghissimo, sotterraneo, nel fondo della memoria. é bene che il terapeuta pensi ogni tanto a questi viaggi delle parole bambine e silenziosamente, con affetto, le accompagni.
Cristina Capoferri riflette sul Contratto nella psicoterapia infantile enucleandone modi e stili chiari ed espliciti. Attraverso una attenta e precisa lettura dei passi e sottopassi d'esordio, diversi nei temi prescelti da ciascun bambino, ma analoghi nella sostanza relazionale, ogni piccolo esprime con modalità proprie il suo senso dell'essere lì, nella stanza d'analisi, e prova nel contempo le capacità di comprensione, di contenimento, di accoglienza e di potenza, di curiosità e di creatività del terapeuta che la famiglia gli ha messo a fianco.
Segue l'articolo di Stefano Morena Tra matite e colori. L'Analisi Transazionale con i bambini e il disegno a quattro mani, incentrato winnicottianamente sul colloquio bambino-terapeuta, e specificamente su una particolare tipologia relazionale che l'autore definisce "disegno a quattro mani".
La vicenda emblematica di Raffaello offre l'occasione per approfondire da un lato i requisiti per l'atto creativo e dall'altro per strutturare una più ampia indagine sul disegno nell'analisi con i bambini.
Per Alice, di Rosangela Pesenti, è la storia dell'incontro di una bambina e di una terapeuta.
Rosangela illumina questo spazio brevissimo in ore, lunghissimo nella memoria, evocando la presenza della sua piccola interlocutrice con straordinaria grazia, profonda poesia, assoluto rispetto.
Con dolcezza ci parla dell'accoglimento estremo, di uno studio-casa amica, di piccole abitudini confortevoli, di immagini soffuse, di domande brucianti e affetti condivisi.
Ci mostra, con il magistero della sua scrittura, come si dilati ogni parola nello spazio protetto della terapia: non solo semantema, ma anche fonema, suono, musica, eco che non si spegne alla fine della seduta, ma resta, lieve, nell'anima, consentendo al bambino una sorta di fiducioso "annidamento".
Passo d'addio di Dolores Munari Poda è il saluto a Livia.
Ho affidato a questo «Quaderno» anche un compito affettivo: scrivere la storia di ciò che abbiamo vissuto, fermare le immagini di otto anni di lavoro e di incontri.
Livia ha attraversato infinite volte gli spazi del Centro salutando tutti, entusiasta, forte, irruente.
Tutte le piccole persone che hanno condiviso con noi un tempo della loro esistenza restano dentro di noi, e tra noi, per sempre. E per sempre vive.
A chiusura riportiamo l'intervista di Claudia Amoruso a Carlo Moiso, che ha di fatto l'andamento libero e disteso di una Conversazione Felice, come direbbe Lai.
Claudia Amoruso è analista transazionale dei bambini. Lavora in studio privato a Torino.
Carlo Moiso è psichiatra, psicoterapeuta, analista transazionale didatta, Premio Berne, uno dei capi-scuola dell'Analisi Transazionale in Italia, responsabile della "Bottega transazionale" di Roma, autore con Michele Novellino di Stati dell'Io. Le basi teoriche dell'analisi transazionale integrata (Astrolabio, Roma 1982), uomo di talento, genialmente intuitivo.
Il suo contributo a questo «Quaderno» è prezioso e stimolante.
Dopo aver lucidamente analizzato la situazione storica in cui vivono attualmente i bambini e le loro famiglie, e avere sottolineato l'aspetto originario dell'Analisi Transazionale come psichiatria sociale e terapia di gruppo, Moiso ne illustra la fruibilità a livello preventivo oltre che terapeutico. Cita a questo proposito la sua esperienza di lavoro con gli allenatori delle squadre di calcio, i genitori e i ragazzi, riprende il concetto di prevenzione, l'importanza dell'educazione alla genitorialità, accenna alle diverse aree di intervento possibile quando si lavori con un bambino.
«I concetti berniani sono fecondi», dice Moiso, illuminando quel focus sui bambini che apparteneva a Berne e molto meno agli estensori dei successivi manuali esplicativi. Molti sono i concetti berniani utili nella terapia dei bambini e degli adolescenti: transazioni, giochi, stroke economy, Triangolo Drammatico, Self reparenting, contratto, copione... ma è soprattutto la persona del terapeuta a garantire un costruttivo esito della cura dei piccoli.
Il «Quaderno» si chiude con la rubrica Linee di tendenza, idee, personaggi, occasioni, riportando gli interventi del Convegno Le Frontiere della Psicoanalisi di Lavarone, quest'anno dedicato a "Gli animali: fantasie, fatti, narrazioni" e al Convegno di Analisi Transazionale di Lille, "Liens interculturales, liens interpersonnels".
Le Recensioni seguono il leitmotiv del «Quaderno».
Cristina Capoferri presenta Bambini di qui venuti da altrove di Marie Rose Moro, Franco Angeli, Milano 2005.
Rosangela Pesenti illustra i testi di Masal Pas Bagdadi: A piedi scalzi nel kibbutz, Bompiani, Milano 2002; Ti cuocio, ti brucio, e poi ti faccio morire, Sansoni, Firenze 1992; Mi hanno ucciso le fiabe, Franco Angeli, Milano 2004 e Il tempo di una vita di Lesley McIntyre, Contrasto, Roma 2004.
Dolores Munari Poda legge Costruire la famiglia di Ferdinando Montuschi, Cittadella, Assisi 2004.
Tutte le poesie contenute in questo «Quaderno» sono di Rosangela Pesenti: una voce generosa e gentile che viene dalla Stanza dei Bambini.
|