Ogni racconto è un processo creativo.
Raccontare e raccontarsi pone in essere qualcosa che prima non c'era: nuove connessioni, nuove immagini e, anche, nuove domande. Ci raccontiamo, a noi stessi e ad altri, nella ricerca di un senso che ci risponda e questo avvia il processo creativo.
Così, il passato storico con i suoi i fatti, con gli incontri, con le immagini registrate, prende vita e diventa una storia in evoluzione, una storia che si trasforma.
Frutto di processi integrativi tra reti neurali dello stesso emisfero e di processi integrativi interemisferici, il racconto è un'esperienza neurobiologica di connessione fin da quando nasce all'interno della mente, un' esperienza di connessione che si amplifica e si potenzia nel campo relazionale creato da due menti al lavoro. Come ogni processo creativo, per realizzarsi, il racconto ha bisogno dell'incontro fra diversità. Fra competenze e funzioni di differenti stati della mente e fra differenti realtà personali che si intrecciano a molti livelli. Ciascuno di noi è custode della propria storia, possiamo raccontarcela in solitudine e possiamo avviare un racconto a più voci, che apre alla possibilità di scambi più fecondi. Ne risulta una narrazione interpersonale che, a sua volta, funziona da organizzatore della mente, un'esperienza sia di regolazione emotiva, sia di ampliamento cognitivo.
Il n. 46 dei «Quaderni» che presentiamo contiene, appunto, storie diventate racconti.
Contiene le voci dei terapeuti e dei loro pazienti, contiene anche le voci dei molti autori citati come riferimento teorico. Contiene, a un altro livello di profondità, le voci dei personaggi delle singole storie.
Ogni articolo poi è anche il racconto di una storia terapeutica che è, a sua volta, la co-narrazione di una storia individuale.
Una raccolta dunque, un insieme una composizione di molti elementi.
Dal punto di vista della stesura degli articoli, abbiamo cercato con gli autori un elemento strutturale che desse un ritmo comune a narrazioni uniche: la scelta è quella di mettere in avvio degli scritti alcune riflessioni teoriche sui concetti, in particolare di Analisi Transazionale, e sulle tecniche che hanno orientato il lavoro clinico e di far seguire alla premessa più teorica, il racconto del processo terapeutico. Lo sguardo d'insieme su questi scritti mostra una Analisi Transazionale viva, attuale, concetti teorici e strumenti tecnici efficaci e flessibili. Una solida base sulla quale ciascuno ha costruito la propria arte.
Prende un posto particolare in avvio, con la presentazione di Anna Rotondo, un trascritto preso da Più psicoterapie, testo di una conferenza tenuta nel 1992 al Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano da Barrie Simmons, psicoterapeuta che, tra i primi, ha contribuito a portare in Italia la terapia della Gestalt. Uomo di grande impatto comunicativo, Barrie offre una visione provocatoria del rapporto con la vita, quindi degli obiettivi della terapia. Propone, attraverso la sua metafora dei non ancora nati e dei già morti, la definizione di due grandi modalità difensive per dar forma all'esistenza. Due modi di non esserci per esserci, una metafora potente che pone in primo piano la responsabilità della scelta, cuore della visione della terapia della Gestalt. Con gratitudine apriamo questo numero dei «Quaderni» con le parole di Barrie Simmons, in omaggio al suo pensiero e al suo stare nel mondo.
La prima storia clinica del «Quaderno» è scritta da Carla Samoré, psicologa e psicoterapeuta, formatasi con l'Analisi Transazionale. Un eccellente articolo che narra di un percorso terapeutico efficace. Carla condivide la sua ricerca teorica sulle resistenze e sui meccanismi di difesa, avviata a partire dall'incontro con il suo paziente, che ha trovato come modo per sopravvivere l'oscillazione continua tra l'esserci e il ritirarsi. Intelligente e rispettosa, la voce di Carla è una voce chiara e potente, che accompagna il lettore attraverso i molti riferimenti concettuali analitico-transazionali e degli altri sistemi teorici che l'hanno guidata nel lavoro clinico.
L'autrice dedica particolare attenzione alle connessioni teoriche tra le teorie sulle difese e l'apparato del copione e riflette sugli automatismi registrati nel G1, offrendo un'immagine aggiornata di questa delicata struttura del Bambino, così preziosa in quanto garante della nostra sopravvivenza.
A seguire la traduzione dal «Transactional Analysis Journal» (TAJ) di gennaio 2006 dell'articolo di Ray Little, Ego State relational units and resistance to change. Analista Transazionale, Little lavora come clinico e supervisore a Edinburgo e a Londra, e si dedica alla ricerca e all'approfondimento teorico, in particolare alla riflessione sulle resistenze e sui meccanismi di difesa. Interessante, in questo suo scritto, la proposta di considerare gli stati della mente del Bambino e del Genitore come unità relazionali strettamente connesse che si attivano a vicenda nello scambio relazionale. L'idea che Little propone è che queste unità relazionali siano l'interiorizzazione delle interazioni primarie con le figure significative e che corrispondano ai primi schemi relazionali registrati nella memoria implicita. L'autore colloca in queste unità relazionali l'origine degli schemi difensivi che vengono agiti in terapia e indica nell'analisi della relazione terapeutica la possibilità di avviare interazioni nuove e riparative.
Stabilisce inoltre alcune connessioni tra la teoria degli stati dell'Io e gli studi sulle relazioni oggettuali, in particolare facendo riferimento a Fairbairn, continuando una traccia aperta da Peg Blackstone nel suo articolo del 1993 Il bambino dinamico: integrazione di struttura di secondo ordine, relazioni oggettuali e psicologia del Sé, pubblicato sul «Quaderno» n. 20-21 del 1997.
Riprendiamo i racconti con l'articolo di Simona Trigiani, psicologa e psicoterapeuta, formatasi con l'Analisi Transazionale. é la storia di un avvicinamento emotivo, narrata con delicatezza coinvolgente. L'attenzione al processo diagnostico nel suo svolgersi e al contributo della diagnosi alla direzione terapeutica sono il centro della riflessione di questo testo, preciso nei molti riferimenti teorici, approfondito e interessante. Simona Trigiani ci conduce, con uno scrivere ricco di umanità, nel percorso della sua paziente di apertura all'intimità con sé e con gli altri. Una storia di depressione seguita con competenza e con una riflessione teorica che connette l'Analisi Transazionale al pensiero dell'Arieti e offre una visione composita di un'esperienza tanto umana.
Silvia Grassi, medico e psicoterapeuta, analista transazionale e didatta in formazione, ci propone nel suo articolo "Non calpestate l'aiuola" il suo percorso terapeutico con un giovane uomo. Così come nella relazione terapeutica che narra, il linguaggio di Silvia privilegia la metafora e segue la via delle immagini per mostrarci parte del mondo possibile che, insieme al suo paziente, ha creato per dare possibilità d'incontro.
Silvia Grassi rilegge questo percorso terapeutico intrecciando riflessioni teoriche dell'Analisi Transazionale e delle Neuroscienze sull'uso delle metafore e delle immagini, e sottolinea il valore terapeutico della componente implicita dell'incontro.
A seguire, Paola Tenconi, medico e psicoterapeuta, formatasi con l'Analisi Transazionale scrive un articolo sulla storia di sopravvivenza di una giovane donna. Una sopravvivenza reale, a lungo patita, che si trasforma in vita possibile. Paola Tenconi analizza la teoria analitico-transazionale sul concetti di conclusione e di decisione di sopravvivenza e la collega al pensiero di Joseph Weiss sulla colpa del sopravvissuto. Quindi ci accompagna a seguire la traccia del processo terapeutico che ha portato la sua paziente fino alla ridecisione, appassionandoci in una storia di nostalgia di un doppio che avrebbe potuto continuare a essere così vicino e che, pian piano, lascia il posto alla relazione reale con il presente.
Chiude questa raccolta di narrazioni la Storia di Robinson, unico bambino tra i protagonisti del «Quaderno». Con il linguaggio evocativo che conosciamo, Dolores Munari Poda ci parla di lui e del loro incontro, punteggiato dalle produzioni artistiche che alleghiamo in visione. Immagini, disegni, istantanee di una situazione: il recupero di un luogo sicuro per spiccare il salto temuto verso il mondo degli adulti. Dolores, analista transazionale didatta e supervisore, accompagna la sua narrazione con riferimenti teorici sulla terapia dei bambini con l'Analisi Transazionale.
Nella parte dedicata a Linee di tendenza, idee, personaggi, occasioni vengono descritti brevemente due eventi internazionali di incontro degli analisti transazionali e un recente evento cittadino interculturale.
In particolare Marco Mazzetti presenta una sintesi dell'EATA Trainer's Meeting che si è tenuto a Santiago di Compostela il 6 e 7 luglio 2006 e Dolores Munari Poda riferisce della World TA Conference, svoltasi a Istanbul dal 26 al 29 luglio, sempre di quest'anno.
Dela Ranci dà notizia del Seminario Ricongiungimento Familiare: una tessitura a più mani, che ha contribuito a organizzare, come membro del comitato scientifico, per il Comune di Milano e che si è svolto il 5 ottobre 2006 presso la sala Cariplo di via Romagnosi. Un momento di scambio e di incontro tra le istituzioni e il privato sociale, tra cui appunto la Cooperativa sociale Terrenuove, della quale molti professionisti del Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano fanno parte. Obiettivo del Seminario è riflettere sui progetti sostenuti dalla Legge 40/98, a proposito di integrazione sociale delle persone che migrano.
In conclusione di questo numero dei «Quaderni» una recensione, scritta da Simone Filippi, sul nuovo manuale di trattamento per i disturbi borderline, Il trattamento basato sulla mentalizzazione, di Anthony Bateman e Peter Fonagy, Cortina, Milano 2006.
Buona lettura.
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