Questo lavoro descrive due anni di psicoterapia con Michael, un ragazzo di tredici anni che ha subito unamputazione durgenza di una gamba e dellanca per un cancro alle ossa. Il lavoro segue la lotta di Michael con lenormità della perdita e, rispetto a questa, ladozione delluso del sistema di difesa del diniego. Lamputazione, come un attacco alla propria autonomia fisica ed emotiva, lo colpisce allavvio dello sviluppo delladolescenza. Il processo terapeutico è aiutato dalla capacità del paziente di "andare a ritroso verso linfelicità ", come viene descritto nel lavoro. La terapia si sviluppa dallo shock iniziale del ragazzo alla disperazione ed allautosvalutazione. Nel periodo centrale della terapia egli lotta con la tendenza a perdere la sua mente, così come la sua gamba, nel ritiro nella chiusura e irragionevolezza oppure nella mania. Egli lotta tra un onnipotente, ed allo stesso tempo distruttivo, desiderio di "camminare da solo " e la capacità di sentire la tristezza e di valutare la realtà. Emerge, così, la sua capacità di pensare intorno al trauma e di trovare significati. Il contributo il problema se alcuni traumi possano non essere mai pienamente assimilati e se, in Michael, il processo di lutto possa condurre ad una reintegrazione del senso del Sé e di un "fisico intatto" solo se in lui sopravvive una buona "coppia interna ".
Il lavoro esplora altresì limiti e risorse del trattamento psicoterapeutico ospedaliero.
Tito Baldini
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