L Autore che presento in questo numero della Rubrica è M. Eglé Laufer , psicoanalista didatta della British Psycho-Analytical Society ,assai conosciuta insieme al marito Moses , per la loro preziosa attività presso centri autorevoli , specializzati nella terapia psicoanalitica e nello studio della psicopatologia degli adolescenti .
Loccasione mi è stata offerta dalla lettura di un commento a un caso clinico che lAutrice ha effettuato in qualità di discussant , commento pubblicato nel Bulletin 54 ,anno 2000 , della Federazione Europea di Psicoanalisi ( FEP) .
In esso M . Eglé Laufer espone chiaramente la sua posizione attuale sulla teoria della patologia delladolescente , alla luce di unesperienza clinica trentennale .
Gli elementi principali possono essere riassunti nei punti seguenti :
Punto primo. La psicoanalisi può affrontare i disturbi degli adolescenti se ha ben chiara la natura psicotica dei disturbi stessi , sia in relazione alle condotte che al funzionamento psichico .
Punto secondo . Il processo psicoanalitico classico ,con sedute frequenti e uso del divano , è ritenuto tuttora lo strumento di elezione , poiché rende possibile Éil dispiegarsi dello sviluppo patologico allinterno della relazione e del setting analitici e favorisce trasformazioni strutturali fondamentali .
Punto terzo . Esistono differenti metodi di approccio alladolescente disturbato , per es. lo psicodramma , le cure farmacologiche , la terapia familiare , il ricovero , etc. Questi vanno considerati Étappe necessarie allo scopo , da un lato di instaurare un processo psicoanalitico , dallaltro di preservare tale processo dagli effetti distruttivi dei meccanismi psicotici .
Dopo aver constatato che non esistono linee chiare e convergenti su decisioni come frequenza delle sedute , tipo di setting , ricorso al ricovero , coinvolgimento della famiglia e così via , lAutrice afferma :
Abbiamo avuto bisogno di tempo per renderci conto che la maggioranza degli adolescenti che venivano in consultazione presentavano gravi disturbi di personalità , condotte a rischio , e che alcuni erano così malati da farci dubitare che la psicoanalisi li potesse aiutare .
Oggi abbiamo limpressione che gli adolescenti siano molto più disturbati di quanto non fossero una volta e questo grazie allevoluzione del pensiero psicoanalitico per il quale siamo maggiormente in grado di riconoscere i segnali di una organizzazione patologica .
Nessuno sospetta che cosa la timidezza , lisolamento , il ripiegamento su se stessi mascherino , né la vastità delle angosce paranoiche che forse spingono ladolescente a isolarsi e neppure i fantasmi che lo inducono a sentire di essere pazzo o anormale .
In altre parole la Laufer si è progressivamente convinta che numerosi sintomi che caratterizzano i disturbi delladolescente costituiscano i segnali di un funzionamento psicotico , anche se non ancora organizzato in una psicosi conclamata , né in uno
stato limite . Questo funzionamento psicotico sembra a lei il principale meccanismo di difesa contro la realtà del nuovo corpo sessuato e del suo potenziale funzionamento . Cioè a dire , nelladolescente disturbato lo sconvolgimento che consegue al cambiamento puberale promuove una messa in atto compulsiva dei fantasmi edipici e pre-edipici onnipotenti , caratteristici del periodo di latenza , che hanno lo scopo di negare le trasformazioni in atto e distruggere la realtà del corpo sessuato .
Tale processo si distingue dal processo di sviluppo normale , nel quale la rinuncia progressiva a tali fantasmi permette lintegrazione graduale del nuovo corpo sessuato e dei fantasmi legati allimmagine del corpo .Gli agiti messi in opera alla fine delladolescenza , come ad esempio lautomutilazione , i tentativi di suicidio , i disturbi alimentari , le tossicodipendenze o anche tendenze compulsive non apertamente autodistruttive possono essere equiparati ad un processo psicotico che , se non trattato , può seriamente compromettere la capacità futura del giovane adulto di gestire la realtà esterna e il mondo degli oggetti esterni .
Alcuni concetti fondamentali del pensiero di M. Eglé e Moses Laufer.
Mi sembra opportuno ricordare alcuni concetti di M. Eglé e di Moses Laufer divenuti classici , contenuti nel volume
Adolescenza e Breakdown evolutivo (Boringhieri ,1986 ) , che lAutrice implicitamente dà per acquisiti .
I Laufer confermano le tesi formulate da Freud (1905 ; 1919 ) , secondo le quali di solito il mezzo principale di soddisfacimento sessuale assume un modello fisso e prevedibile solo verso la fine delladolescenza . Quindi i disturbi della sessualità presenti prima che si definisca stabilmente tale mezzo principale di soddisfacimento vanno considerati e compresi in maniera diversa da quelli che potranno comparire in seguito . Aggiungono
che se così è , pare a loro verosimile che anche la psicopatologia , cioè uno sbocco patologico dello sviluppo e dellorientamento sessuali , si instauri intorno a quellepoca .
Definiscono la pubertà , cioè la maturità sessuale fisica e la concomitante capacità di procreare , come lavvio di un processo di sperimentazione , riorganizzazione e integrazione dello sviluppo psicologico precedente nel nuovo contesto della maturità sessuale stessa . Il corollario naturale è che la principale funzione evolutiva che i Laufer
assegnano alladolescenza è linstaurarsi dellorganizzazione sessuale definitiva , la quale include i genitali fisicamente maturi nella rappresentazione del corpo .
Con la risoluzione del complesso edipico si fissa la Fantasia masturbatoria centrale , cioè la fantasia che comprende , allo stesso tempo , i diversi soddisfacimenti di tipo regressivo - relativi alle spinte pulsionali dirette verso il corpo della
madre - nonché le principali identificazioni sessuali e la definizione del nucleo dellimmagine corporea .
La Fantasia masturbatoria centrale è ritenuta un fenomeno universale . Il suo destino riveste un particolare significato nella comprensione dello sviluppo normale o patologico in adolescenza . Più tardi , nella vita adulta dellindividuo , si può osservare in quale modo questa Fantasia , durante ladolescenza , si sia integrata nella nuova realtà della maturità fisica dei genitali , o abbia interferito nello sviluppo .
Durante ladolescenza , il suo contenuto di solito rimane invariato rispetto allinfanzia e alla latenza , anche se è sperimentato nel nuovo corpo sessuato , per cui sottopone lorganizzazione difensiva del giovane a una tensione molto maggiore . Inoltre , nello stesso periodo , la Fantasia masturbatoria centrale sembra presentare un carattere
coatto , nel senso che il giovane tende a viverla allesterno nelle relazioni in genere e nelle esperienze sessuali in particolare , con la sensazione che il nucleo del vero soddisfacimento corrisponda alla realizzazione inconscia di essa .
Questo carattere coatto spaventa ladolescente , che ne teme la potenzialità distruttiva e la facilità con la quale , mentre la sta sperimentando allesterno , può negare la realtà .
Secondo M. Eglè e Moses Laufer , la Fantasia diviene parte integrante dellesperienza di traslazione e spesso rappresenta la base segreta delle gratificazioni ricavate dalla terapia .
Sostengono inoltre che , se i desideri pregenitali contenuti nella Fantasia centrale hanno il sopravvento sulla genitalità , come spesso avviene in uno sviluppo patologico , si osservano gravi ostacoli alla capacità delladolescente di ricorrere ,
come atto di prova , alla masturbazione e alle fantasie che laccompagnano . Questo si verifica in genere dai 16 anni in poi .
Il corpo , sebbene sessualmente maturo , viene vissuto come fonte di desideri regressivi , cosa che si traduce nel bisogno di ripudiarlo come mezzo di soddisfacimento . A causa di tali desideri , ladolescente si sente costantemente in pericolo di cedere a qualcosa che desidera e al tempo stesso non può concedersi .
Si sente passivo , o , più esattamente , impotente .
In altri termini questi giovani , non disponendo di una organizzazione difensiva sufficiente ad arginare le spinte regressive dei desideri pregenitali , sperimentano come una continua sconfitta vivere allesterno la Fantasia masturbatoria centrale .
Cioè a dire sperimentano il proprio corpo sessuale come fonte e immagine della loro anormalità .In loro lorganizzazione sessuale definitiva può instaurarsi prematuramente . E come se si rassegnassero a non potere o non dover raggiungere la genitalità . Accettano come un dato di fatto che per loro non cè più possibilità di scelta .
Al contrario , nello sviluppo normale , anche se ladolescente parimenti si sente in pericolo di cedere ai desideri regressivi , egli è consapevole inconsciamente che esiste una possibilità di scelta . Le stesse fantasie masturbatorie rivelano la ricerca attiva di un oggetto sessuale damore .
Viene definito Breakdown Evolutivo in pubertà , il rifiuto inconscio del corpo sessuato e il concomitante sentimento di passività di fronte alle esigenze derivanti da questo corpo, con la conseguenza di ignorare o ripudiare i propri genitali o sentirli diversi da come si vorrebbe che fossero . Si tratta di un arresto del processo di integrazione dellimmagine del corpo fisicamente maturo , nella rappresentazione che ladolescente ha di se stesso .
Gli Autori ritengono che i disturbi del comportamento e del funzionamento psichico che si manifestano nel corso delladolescenza siano preceduti da un Breakdown Evolutivo al momento della pubertà . Questo compromette in modo grave linstaurarsi fisiologico dellidentità sessuale definitiva del soggetto , verso la fine delladolescenza .
Tutto ciò sta a significare che un Breakdown Evolutivo è un evento critico che esercita un effetto cumulativo per tutta la durata delladolescenza stessa . I suoi effetti possono rendersi evidenti immediatamente al momento della pubertà , con prognosi più severa , o solo più tardi nel corso del periodo adolescenziale .
In definitiva , il Breakdown Evolutivo ha un nesso diretto con la reazione del giovane alla necessità di separare il proprio corpo dagli oggetti incestuosi e dal passato edipico e differenziarlo come maschile o femminile .
Posizione attuale di M. Eglé Laufer sulla teoria della patologia delladolescente . Indicazioni terapeutiche .
Secondo lAutrice , il mancato riconoscimento dei segnali di carattere psicotico porta a considerare gli agiti sopra ricordati come una versione patologica del comportamento normale in adolescenza . Ma lo studio dei tentativi di suicidio , nello stesso periodo della vita , ha permesso alla Laufer di evidenziare che il gesto suicidario corrisponde ad un episodio psicotico temporaneo , nel quale predomina il desiderio di distruggere il corpo sessuato . Partendo da questo elemento la stessa ha ritenuto lecito estendere a tutte le condotte autodistruttive un fine analogo e considerarle quindi un atto psicotico , ossia un diniego della realtà esterna . In adolescenza -sostiene - lagire è sempre utilizzato per negare le esperienze e i desideri passivi .
Succede spesso che si confonda il diniego della paura di essere anormale con la presa di distanza , normale in adolescenza , nei confronti del desiderio di dipendenza infantile . Questo misconoscimento può spiegare il fenomeno di adolescenti che apparentemente si inoltrano sulla via dellindipendenza e però patiscono un Breakdown in età adulta , che sembra testimoniare un mancato o insufficiente cambiamento strutturale fondamentale .
Va comunque tenuto presente che i disturbi delladolescente fanno parte di un processo di sviluppo patologico e non costituiscono una categoria diagnostica specifica .
M. E. Laufer prosegue affermando che , anche quando lo sviluppo infantile è stato seriamente perturbato da traumi precoci - separazioni traumatiche , carenze della madre , assenza del padre , abusi fisici o sessuali - un trattamento psicoanalitico in adolescenza può permettere di attenuare le conseguenze nefaste e a lungo termine di questi traumi , impedendo che i loro effetti si integrino con la futura personalità adulta , attraverso lintegrazione del corpo sessuato . Aggiunge che il cambiamento di prospettiva della psicopatologia delladolescente ha permesso di tracciare limiti più sfumati nella frontiera fra nevrosi e psicosi e ha portato a indicare altri metodi tarapeutici idonei alla natura dei disturbi , metodi che possono contribuire alleventuale avvio di un processo psicoanalitico , che si svolga parallelamente ad essi .
Nello stesso tempo però - osserva lAutrice - seguendo questo cambiamento di orientamento rischiamo di allontanarci dal presente delladolescente , dalla sofferenza , dal suo vissuto É.. Il ruolo dellanalista consiste nel rendere ladolescente capace di collocarsi nel presente , cioè aiutarlo a restare il più possibile nel proprio vissuto , affinché non cerchi di staccarsene ad ogni costo , creando un mondo onnipotente , nel quale continuare a esercitare il suo dominio e nel quale , se fallisse , si sentirebbe spinto a uccidersi . Paradossalmente il nostro lavoro deve mirare a ristabilire una continuità con il passato , ma ciò è possibile solo attraverso una elaborazione del breakdown nel presente ,cioè attraverso la sua riattualizzazione nel transfert .
La Laufer , anche se non intende riferirsi direttamente alla questione del primo sviluppo , si dice convinta che , se si mantiene lattenzione focalizzata sulla relazione delladolescente con il proprio corpo è possibile avviare in lui un lavoro
sul legame sia con il periodo dellinfanzia che con luscita dalla problematica edipica , dato che le identificazioni che scaturiscono dal superamento del complesso di Edipo , così come la relazione doggetto precocissima con il corpo della madre sono contenute nella relazione affettiva che ladolescente ha con il proprio corpo prepubere .
Ne consegue che , nonostante il trauma che lo sconvolgimento puberale rappresenta , viene salvaguardata la relazione delladolescente con la realtà esterna .
Tornando allapproccio terapeutico , lAutrice afferma : Penso che se noi riusciamo a riconoscere i nostri limiti terapeutici ( come ci succede nei trattamenti dei pazienti border-line e psicotici ) , e a rinunciare allillusione che si possa sempre impedire la mobilitazione degli aspetti psicotici del funzionamento psichico possiamo , sulla base
della conoscenza di tali processi ,prendere delle misure per garantire la sicurezza fisica del paziente e mantenere il convincimento che il processo psicoanalitico possieda tutte le qualità per esercitare un ruolo determinante nelle trasformazioni fondamentali meta del trattamento delladolescente . Sta a noi anche trovare i mezzi per proteggere questo processo dagli effetti distruttivi che spesso discendono dai desideri inconsci dei genitori .
Daltra parte E. Laufer invita a prendere in considerazione un altro elemento che lesperienza clinica e alcuni fenomeni sociali ci segnalano , cioè , il carattere della violenza adolescenziale e la sua capacità di autodistruzione sono radicalmente diversi da quelli dellinfanzia . Le condotte violente che nel bambino si esprimono con crisi di
collera da senso di impotenza di fronte a uno stato di disagio , in adolescenza cambiano registro attraverso laffermazione del loro potenziale omicida . Ladolescente è consapevole di tale violenza e la teme . Se ne difende attraverso meccanismi di evitamento e di spostamento che lo portano ad assumere il proprio corpo come oggetto degli attacchi distruttivi . La Laufer stessa commenta : Il riconoscimento di questi rischi reali che minacciano la vita delladolescente ci ha indotto a prendere coscienza della nostra stessa impotenza e a rinunziare alla fede nella nostra onnipotenza e allidea che abbiamo fallito nel nostro compito di analisti , dimostrandoci incapaci di padroneggiare la violenza adolescenziale attraverso il solo strumento dellinterpretazione ÉÉNon si presta sufficiente attenzione al fatto che proprio nelladolescenza si manifestano i primi segni di disturbi psichici gravi , come la schizofrenia , la psicosi maniaco- depressiva e i disturbi sessuali che sono alla base delle perversioni adulte .Possiamo tentare di fare qualcosa e ne vale sicuramente la pena , anche se ci capita talvolta di fallire .
Quello che sembra certo allAutrice è che , in età adulta , lintegrazione di questi disturbi psichici nella personalità del soggetto rischia di far scomparire la motivazione al cambiamento , come ad esempio nelle perversioni , le quali , una volta radicatesi nel soggetto come parte necessaria delle sue relazioni doggetto , praticamente diventano resistenti a ogni possibilità di cambiamento .
M. E. Laufer così conclude : Se consideriamo ladolescenza come una seconda opportunità , ovvero un tempo per disinnescare un funzionamento patologico che deriva dalla storia infantile , abbiamo il dovere di considerare ladolescente un soggetto a pieno titolo e unire tutti i nostri sforzi per giungere a una migliore comprensione dei suoi disturbi e della sua sofferenza .
Dobbiamo essere molto grati a M. Eglé Laufer , unitamente al marito Moses , per il notevole contributo che hanno apportato alla conoscenza degli adolescenti e dei disturbi che presentano , attraverso la loro ricerca clinica , ricchissima di materiale significativo e per i concetti che hanno formulato a partire da essa .
Venendo al contributo presentato , fra gli spunti di riflessione che M. E. Laufer ci fornisce , ne segnalo uno in particolare , cioè il consiglio di mantenere lattenzione focalizzata sulla relazione delladolescente con il proprio corpo , durante lintero trattamento .
Sembra essere un suggerimento tecnico e insieme di assetto interno specifico rivolto allanalista di adolescenti .
Lo ritengo meritevole di riflessione particolare , per la funzione di contenimento psicologico che può assumere , quindi di difesa , nei confronti degli impulsi suicidari , perché permette di gettare ponti relazionali fra i termini delle coppie sulle quali la scissione agisce , per esempio , fra il corpo sessuato e il corpo pre-pubere , oppure fra gli oggetti interni onnipotenti , da un lato , e gli oggetti esterni ,dallaltro . Detto in altri termini , perché questo consiglio , per mezzo della continuità rappresentata dallappoggio alla realtà del soma e dei suoi simboli , fornisce una alternativa a rischi di sconfitta acuta dellIo , con conseguente crollo dellautostima .
Daltra parte , altri elementi del lavoro dellAutrice destano interrogativi .
Per esempio la scelta del termine psicotici per indicare livelli regrediti di funzionamento e la riattivazione di angosce e difese arcaiche , elementari , che gli adolescenti con problemi possono mettere in opera e che comportano una distorsione dellesame di realtà .
Tale termine , oltre ad avere un carattere adultomorfo , sembra omogeneizzare in un solo registro di gravità situazioni patologiche individuali differenti , riguardo alluso quantitativo che gli adolescenti sono soliti fare di quei funzionamenti e di quelle difese primitive , uso che dipende in buona parte dalle capacità dellIo di questi giovani pazienti di ristabilire un equilibrio narcisistico .
Laltro interrogativo , collegato con il primo ,riguarda la capacità economica dei giovani che presentano le condizioni più gravi , di poter , allo stesso tempo , contenere leccitazione sessuale e laggressività distruttiva , con la conseguente , messa in sofferenza delle basi dellidentità , e sopportare un lavoro analitico classico su angosce e dinamiche pre- edipiche patologiche ,riattivate dallingresso nella pubertà .Da ultimo una constatazione : M.E. Laufer , pur muovendo da posizioni teorico - cliniche molto diverse riguardo allapproccio e alla cura degli adolescenti disturbati , sembra daccordo con gli Autori che abbiamo presentato in precedenza , cioè Raymond Cahn e Philippe Jeammet nellaffermare la necessità della presenza costante di un elemento terzo , che può variare , accanto alla sola relazione analista-paziente adolescente , anche se le motivazioni e gli scopi risultano differenti come pure le indicazioni che per la Laufer sembrano riferirsi indistintamente a tutti i giovani disturbati , mentre per gli altri due Autori solo ad alcuni di essi . Questo fatto mi sembra di notevole interesse .
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