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A. M. P.
SEMINARI 2001 - 2002
Eugenia Natoli*

Attività e Terapie Assistite con Animali (AAA e AAT)
Identificazione dell'animale più idoneo in relazione alla patologia umana



Il termine che, sempre di piu', si sta affermando per indicare le attivita' con ausilio degli animali a fini terapeutici e' "pet therapy". I termini più corretti, in realta', sono altri, ovvero "Attività svolte con l'ausilio di animali" (AAA) e "Terapie effettuate con l'ausilio di animali (AAT). Le prime hanno come obbiettivo il miglioramento della qualità della vita di alcune categorie di persone (anziani, ciechi, malati terminali, ecc.), mentre le AAT puntano invece a eliminare uno stato di malattia, o a ridurne gli effetti negativi sulla salute del paziente, tramite la presenza e il coinvolgimento di un animale. Persone che possono trarre beneficio dalle AAT sono: bambini che presentano le psicopatologie dell'infanzia, fanciullezza e adolescenza [disturbi dell'apprendimento; delle capacità motorie; della comunicazione; generalizzati dello sviluppo (autismo); da deficit dell'attenzione e del comportamento; da nutrizione; altro (ansia da separazione, disturbo reattivo dell'attaccamento)]; individui che presentano le psicopatologie dell''età adulta [disturbi correlati all'assunzione di sostanze; cognitivi (demenze, ecc.); schizofrenia; umore; ansia e depressione; dell'adattamento; di personalità; dell'alimentazione]; cardiopatici; portatori di handicap (psichici e/o fisici).
Gli studi che si sono occupati del problema hanno identificato quali sono i motivi per cui avere un animale accanto migliora la qualità della vita: il primo, e più ovvio, è l'avere compagnia e quindi non essere soli; ma è anche importante per una persona sentirsi occupata e utile; avere qualcosa da accarezzare e da toccare; avere un oggetto di attenzione; avere l'occasione per un esercizio fisico; avere un elemento di sicurezza dovuta alla semplice accettazione da parte dell'animale che non rifiuta perchè non giudica nè l'aspetto fisico, nè lo stato mentale, nè le azioni passate di un essere umano.
Per quanto riguarda invece le terapie con animali (AAT), i ricercatori si trovano concordi nell'affermare che tra gli effetti psico-fisiologici della terapia sono stati registrati: un abbassamento della pressione sanguigna, un miglioramento nelle relazioni sociali, una riduzione nella depressione, un migliore contatto con la realta' e una conseguente maggiore stabilita' emotiva. In ambedue i campi e' necessario seguire un preciso protocollo. Nell'ambito di tale protocollo le terapie assistite con gli animali costituiscono un'integrazione alle terapie "tradizionali". E' importante sottolineare inoltre che inserire un animale in un contesto di disagio da sanare o lenire non significa di per sè attuare una terapia. Devono esserci alla base una giustificazione logica, un preciso scopo, una chiara metodologia, un coinvolgimento di figure professionali preparate per questo tipo di approccio e, ovviamente, la selezione di animali adatti. Quindi, prima di scendere piu' in dettaglio e verificare cosa riporta la letteratura scientifica specifica, occupiamoci dei criteri per scegliere la "medicina", ovvero l'animale.
Sia le AAA che le AAT possono essere svolte in Istituzioni pubbliche o private. Di conseguenza, gli animali utilizzati vengono classificati in due categorie: 1) animali portati in visita (vivono al di fuori del servizio), 2) animali residenti (vivono permanentemente nel servizio).
La scelta di un animale da coinvolgere nelle Terapie Assistite con Animali (AAT) non è semplice poichè da un errore di valutazione, per quanto trascurabile, possono derivare problemi anche molto gravi per la salute del paziente sottoposto alla terapia. Il primo passo da fare, antecedente alla scelta del singolo animale come co-terapeuta, è decidere la specie più adatta al caso in questione. Per far ciò è necessario, innanzitutto, entrare nell'ordine di idee che nessuna specie e' adatta per le AAA e AAT, ma tutte potenzialmente lo sono e non lo sono. Il cane e' sicuramente l'animale d'elezione, seguito dal gatto; molte persone identificano le AAA e le AAT con queste due sole specie, ma molte altre specie sono idonee, e i numerosi lavori scientifici lo dimostrano.
Il gruppo tassonomico di animali da coinvolgere puo' dipendere dal luogo dove si svolgera' il progetto, quindi dagli spazi a disposizione, e dalla mobilita' del paziente. Alcuni autori propongono di iniziare un progetto visitando il paziente accompagnati da un certo numero di animali appartenenti a specie diverse, da sottoporre allo stesso uno per volta, e valutarne le reazioni. Questo lavoro preparatorio puo' fornire molte informazioni sulle attitudini dei pazienti verso gli animali e aiutare nella scelta della specie. Saranno poi le caratteristiche individuali degli animali a portare l'operatore alla scelta definitiva degli individui animali adatti a quel progetto. L'esperto di comportamento animale, sia esso un etologo, un veterinario, un addestratore o un terapeuta comportamentale, oltre a scegliere la specie e gli individui adatti, deve essere a conoscenza e diffondere, se necessario, agli altri membri dell'equipe, le informazioni sui comportamenti "normali" e sull'organizzazione sociale della specie nell'ambiente naturale. Tre sono le ragioni principali: 1. gli animali scelti verranno così accuditi in maniera adeguata, evitando problemi futuri; 2. conoscendo le basi biologiche della "normale" relazione uomo-animale, è possibile impiegarli nella maniera migliore nella terapia; 3. è più facile salvaguardare il benessere psicofisico degli animali.
Quindi le categorie di animali comprendono tutti gli animali cosiddetti "domestici", ovvero quelli da compagnia (cani, gatti, criceti, pappagallini, pesci da acquario, ecc.), da allevamento (mucche, pecore, capre, conigli, ecc.) e da ricreazione (cavalli). Ma anche i selvatici trovano il loro posto (e' ben conosciuto l'impiego dei delfini, ma ci sono testimonianze di coinvolgimento di testugini giganti).
Quindi, alla domanda: che significa "curare con gli animali"? Si puo' cominciare a rispondere, per esempio (i primi dati si stanno raccogliendo), che bambini con disturbi dell'apprendimento vengono posti a contatto con animali seguendo un programma preciso in termini di numero di sedute, lunghezza delle stesse, e tipo di attività in cui coinvolti sia gli animali che i pazienti. Poichè gli animali incrementano l'attenzione dei soggetti, i risultati delle ricerche hanno dimostrato che i processi cognitivi migliorano. Pazienti traumatizzati a livello emotivo e quindi chiusi in se stessi, incapaci di interessarsi di un essere vivente o di stabilire legami affettivi in seguito a un lutto, un abuso sessuale, uno shock emotivo, ecc., oppure autistici, in seguito agli incontri con gli animali hanno mostrato un aumento della motivazione a comunicare dapprima con l'animale, a prendersi cura di lui, e in seguito, tramite l'animale, a comunicare con altri esseri umani; oppure pazienti iperattivi e quindi incapaci di svolgere una qualunque normale attività a causa di altissimi livelli di ansia riescono, quando messi a contatto con un gatto, a rilassarsi quel tanto che serve per potere interagire normalmente con l'animale o, ancora più importante, con un altro essere umano.
Oggi si cominciano ad accumulare le prove numeriche dell'effetto benefico della terapia con gli animali: Kongable et al. (1990) riportano che 20 pazienti allettati con la malattia di Alzheimer, se in contatto con un cane portato in visita per 3 ore alla settimana, mostravano un aumento nei contatti sociali positivi e un aumentato livello di orientamento; ancora, 22 pazienti con Alzheimer mostravano una quantita' maggiore di sorrisi, di ricerca di contatto fisico, di sguardi, in presenza di un cane (Batson et al. 1995). Brickel (1979) ha verificato che 19 pazienti geriatrici ospedalizzati in una istituzione dove erano presenti dei gatti residenti mostravano una maggiore risposta e collaborazione alle terapie. Barker e Dawson (1998) ha dimostrato che 230 pazienti psichiatrici ospedalizzati presentavano uno stato di ansia significativamente ridotto per disordini psichiatrici multipli dopo una terapia con l'ausilio degli animali. Un altro risultato incoraggiante viene dallo studio di Mugford e M'Comsky (1975) che hanno registrato un aumento di autostima e di attitudini verso altri esseri umani in 30 anziani residenti in una casa di riposo, ai quali erano stati assegnati degli uccelli da allevare, in confronto a un gruppo di controllo senza tale occupazione. Infine, e' d'uopo menzionare gli studi, divenuti ormai pietre miliari, della Friedmann (Friedmann et al. 1980) che ha dimostrato che l'essere proprietari di un animale da compagnia riduce i rischi di morte negli infartuati, per un anno dopo l'evento.
A questo punto e' necessaria una riflessione: una terapia farmacologica consiste nell'assumere determinate quantita' di un farmaco, modulate dal terapeuta che segue il paziente. Una psicoterapia si basa su una relazione diadica tra due esseri viventi, entrambi della stessa specie. Un intervento di AAA e di AAT e', in un certo senso, una combinazione delle due precedenti poiche' si basa su una relazione diadica tra due esseri viventi di specie diversa, l'animale e il paziente, modulata dal terapeuta umano. Poiche' ancora non sono chiari i meccanismi di azione delle AAA e delle AAT ma si avanzano solo ipotesi, di seguito descritte, anche gli animali devono interagire con i pazienti secondo una "posologia" che puo' essere variata durante lo svolgimento del progetto, nel tentativo di raggiungere gli obbiettivi prefissati. I criteri di scelta e di addestramento dell'animale, menzionati in precedenza, servono a questo scopo. La variazione della "posologia" puo' consistere nel sostituire l'animale con un altro piu' calmo, tanto quanto con un altro piu' irruente e quindi piu' interattivo.
E' luogo comune che, negli interventi di AAA e di AAT, lo psicoterapeuta che crede in questo tipo di approccio si affidi agli esperti di comportamento animale (siano essi veterinari, etologi, addestratori o altro) e si limiti a verificare gli effetti dell'interazione con l'animale nel paziente. Io qui ribadisco che, anche negli interventi di AAA e di AAT, lo psicoteraopeuta e' la figura centrale perche', sicuramente coadiuvato dall'esperto di animali ma non da questi sostituito, e' solo lui che puo' modulare la "posologia" dell'animale sulla base della sua conoscenza dei meccanismi psico-fisiologici dell'essere umano.
A questo proposito porto un esempio che forse puo' sembrare poco attinente ma che ritengo, al contrario, illuminante. Troisi et al. (1989) riportano che su 22 pazienti con una diagnosi di depressione unipolare non psicotica trattati con antidepressivi, 8 non risposero alla terapia. Il comportamento non verbale di tutti i pazienti era stato registrato durante la intervista precedente il trattamento. Alla fine dello studio, benche' i 22 pazienti non differissero tra loro per quanto riguardava il sesso, l'eta', l'educazione, la diagnosi clinica e la severita' della depressione, essi differivano per il profilo etologico. Gli 8 pazienti non rispondenti alla terapia avevano fatto registrare una frequenza molto piu' alta di comportamenti affiliativi ed assertivi. Alti livelli di comportamenti amichevoli e ostili insieme riflettono una tendenza alla manipolazione sociale e potrebbero essere un analogo comportamentale di quei tratti di personalita' che permettono di prevedere una scarsa risposta ai farmaci antidepressivi. Cio' che voglio sottolineare con questo esempio e' che, come nel caso della terapia farmacologica, nella quale solo lo psicoterapeuta puo' essere in grado di valutare le variabili piu' importanti che possono fare riuscire la terapia, anche nel caso di intervento con gli animali solo lo psicoterapeuta ha le competenze necessarie per ipotizzare se con quel tipo di approccio si puo' riuscire ad aumentare il livello di autostima, o a migliorare la comunicazione sociale, o a fornire una motivazione a compiere delle azioni, o a gratificare in qualche modo il paziente, o se al contrario, con quel paziente si provocheranno degli effetti negativi legati al fatto che gli animali nelle sue dinamiche interpersonali o sono inesistenti o addirittura degli intrusi.
Ma quali sono i meccanismi di azione delle AAA e delle AAT? L'ipotesi più interessante, non ancora esplorata, è che il contatto e l'interazione con l'animale provochino delle modificazioni a livello biochimico, per esempio un innalzamento delle endorfine, quelle sostanze che il nostro corpo produce e che ci danno la sensazione di benessere. Il benessere psichico ha un'altra conseguenza: si contrappone alle situazioni stressanti che, è ben documentato, altrettanto provocano dei rivolgimenti biochimici quali la secrezione di ormoni dell'asse ipofisi-surrene che, a lungo andare, sono responsabili di eccessiva secrezione gastrica, depressione del sistema immunitario, aumento della pressione arteriosa, e così via.
Altre ricerche hanno dimostrato che l'elettroencefalogramma in pazienti che avevano appena finito una seduta di delfinoterapia mostrava un incremento dell'onda alfa, caratteristica dello stato rilassato, quando l'ansia si riduce.
In questo panorama, molto spazio è stato dedicato all'autismo. Se si considera che forse la manifestazione più importante dell'autismo è la difficoltà nello stabilire dei contatti sociali e nel formare dei legami sociali, è intrigante e stimolante il fatto che la maggior parte dei lavori riportano che il soggetto autistico forma ciò che appare come una relazione stretta con l'animale con il quale è posto a contatto. Perchè maggiore facilità con gli animali?
Uno degli studi più interessanti (Redefer e Goodman 1989) pone due importanti ipotesi: la prima è che l'apparente relazione con l'animale non differisce dalla relazione con un membro importante della famiglia; la seconda è che la responsabilita' del mantenimento della relazione e' attribuibile all'animale. I risultati dimostrano che così non è:
1. i soggetti parlavano molto di più con gli animali che con i familiari;
2. mantenevano il contatto oculare mentre parlavano con essi;
3. mostravano sequenze di gioco appropriate solo quando interaggivano con gli animali;
4. mostravano una certa sensibilità nei confronti delle necessità degli animali;
5. quando frustrati cercavano conforto dagli animali;
6. cercavano il contatto con essi;
7. si mostravano pazienti solo nei confronti degli animali;
8. mostravano affetto solo verso gli animali;
9. un soggetto accudiva il suo animale.
Le ipotesi formulate sono:
1. le persone inibiscono il comportamento interattivo dei pazienti in qualche modo, gli animali no;
2. il rapporto inter-specifico non è realmente reciproco e questo potrebbe rimuovere alcuni dei conflitti che i soggetti autistici sembrano vivere nelle relazioni prettamente umane;
3. forse l'animale rappresenta uno stimolo sufficiente a esporre i pensieri e i sentimenti, ma non induce a metterli in comune.
Altri studi hanno dimostrato che se il rapporto si interrompe, c'è una regressione nel comportamento iniziale che però non torna velocemente ai valori iniziali
Infine, molti soggetti autistici vengono trattati con la delfinoterapia. Ciò potrebbe sorprendere se si considera che tali soggetti hanno difficoltà ad accettare il contatto fisico e a cambiare le abitudini e l'ambiente. Inoltre, gli autistici rispondono alla terapia con animali quando è possibile un rinforzo giornaliero prolungato nel tempo, cosa che con la delfinoterapia risulta problematico. Nonostante ciò, sembra che si abbiano dei risultati incoraggianti a causa, si ipotizza, dello stimolo particolarmente forte rappresentato dal nuotare insieme ai delfini. Il problema principale in questo tipo di studi è rappresentato dal fatto che i soggetti autistici non prestano sufficiente attenzione da rendere misurabili i progressi.
In conclusione, esistono scontate affermazioni che riguardano l'indole degli animali coinvolti in AAA e AAT: gli animali devono essere scelti in base al carattere pacifico, malleabile, elastico; devono essere addestrati ad affrontare situazioni nuove e contatti con persone estranee; al tempo stesso non devono essere troppo poco reattivi; non sono adatti gli animali troppo grandi e vivaci per le persone anziane o con handicap invalidanti, e cosi' via (tutte affermazioni basate sul semplice buon senso). Ma perche' si esca dal campo amatoriale e si entri nel campo socio-sanitario professionale e' importante sottolineare che lo psicoterapeuta deve strettamente interagire con l'esperto di comportamento animale, ma anche avere una preparazione specifica, per creare il contesto giusto perche' un approccio con gli animali abbia come effetto un reale miglioramento della qualita' della vita e/o della salute.

Bibliografia

Barker, S. B. e Dawson, K. S. 1998. The effects of animal-assisted therapy on anxiety of hospitalized psychiatric patients. Psychiatr. Serv. 49: 797-801.
Batson, K. ; McCabe, W.; Baun, M. M. e Wilson, C. 1995. The effect of a therapy dog on socialization and phisiologic indicators of stress in persons diagnosed with Alzheimer disease. In Wilson C. C. e Turner, D. C., eds. Companion Animals in Human Health. Thousand Oaks, CA. Sage; pp. 203-215.
Brickel, C. N. 1979. The therapeutic roles of cat mascots with a hospital based geriatric population: a staff survey. Gerontologist 19: 368-372.
Friedmann, E.; Katcher, A.; Thomas, S.; Lynch, J. E Messent, P. 1980. Social interaction and blood pressure: influence of animal companions. J. Nerv. Ment. Dis. 171: 461-465.
Kongable, L. G.; Stolley, J. M. e Buckwalter, K. C. 1990. Pet therapy for Alzheimer's patient: a survey. J. Long-Term Care Admin; Fall: 17-21.
Mugford, R. e M'Comsky, J. 1975. Some recent work on the psychotherapeutic value of caged birds with old people. In Anderson, R. ed. Pet Animals and Society. London: Balliere Tindall; pp. 54-65.
Redefer, l. A. e Goodman, J. F. 1989. Brief report: pet- facilitated therapy with autistic children. J. Aut. Dev. Dis. 19 (3): 461-467
Troisi, A.; Pasini, A.; Bersani, G.; Grispini, A. e Ciani, N. 1989. Ethological predictors of amitriptyline response in depressed outpatients. J. Affect Disorder 17: 129-36.

* Azienda USL Roma D
Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria,Ospedale Veterinario
via Portuense 39, 00153 Roma, Italia
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