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Maria Antonia Ferrante
La Funzione simbolica nelluomo preistorico |
Da circa una cinquantina di anni laffascinante campo dei segni linguistici, dei simboli, delle metafore, di quel sistema di codici con il quale gli uomini comunicano, sta interessando sempre più alacremente gli studiosi di discipline attinenti allambito della linguistica, della semiologia della psicolinguistica, della sociologia e dellarcheologia. Luomo è per eccellenza animale simbolizzante anche perché il carattere stesso della funzione simbolica implica limpossibilità di accontentarsi del senso proprio delle cose e delle persone e perciò la capacità di aggiungere loro il sovrappiù di altri sensi che le trasfigurano (Alleau 1983)
Il primo significato greco del termine symbolon, segno, è topologico. Sumbola era una località posta al confine fra la Laconia e il territorio di Tegeo dove confluivano (sumballein) parecchi corsi dacqua. Il verbo sumballein indica movimento e spostamento (Alleau, 1983). Nellambito della lingua tecnica della navigazione, sumbola si riferisce la parte centrale del pennone, mentre sumbolaia graphos è detto il notaio preposto a stipulare contratti fra due o più parsone. In tutti questi casi, il senso concreto, naturale e dinamico del termine è abbastanza evidente. Si tratta di evocare un movimento che riunisce, che accomuna degli elementi precedentemente separati gli uni dagli altri e designarne i risultati (Alleau 1983, p. 18)
Ma quando luomo è stato in grado di esercitare lattività simbolica? Quando ha utilizzato i simboli per comunicare ad un livello di pensiero superiore con i propri simili, per rappresentarsi il mondo alla luce dellintelligenza sempre più viva? La risposta è ardua, ma non impossibile. I reperti archeologici della Preistoria non sono parole scritte decifrabili, ma pur tuttavia possiedono, sia pure in certi limiti, una pregnanza accreditabile. I paleontologi, i paletnologi, gli studiosi di discipline attinenti allarcheologia non sempre sono daccordo circa le scoperte e la loro interpretazione. Per quanto riguarda, ad esempio, il culto dei crani di orso da parte dei cacciatori del Paleolitico Inferiore, le opinioni sono controverse. Secondo alcuni tale culto sarebbe stato sacrificale per cui è da supporre che gli ominidi di questo periodo avessero già lidea di un Dio del mondo. Più realisticamente, secondo altri, è probabile che i paleolitici assegnassero al cranio dellorso un valore magico, forse anche religioso, ma soprattutto utilitaristico (Alleau, 1983). Kurt Lindner afferma che il culto dei crani dellorso è la più arcaica rappresentazione mitico-religiosa del mondo da parte delluomo. luno e laltro, linguaggio e utensile non sono dissociabili nella struttura sociale dellumanità. Il progresso tecnico è collegato al progresso dei simboli tecnici del linguaggio (Leroi-Gourhan, 1977, p. 136)
Le prime espressioni linguistiche sono arcaiche come i primi utensili, sono espressioni concrete. Tuttavia, per poter scheggiare un ciottolo, il neanderthaliano ricorse ad una serie di operazioni le quali, partendo dal concreto, dal pezzo di materia grezza, lo guidarono verso riflessioni sempre più articolate, fino ad ottenere lutensile pronto per luso. I movimenti delle mani implicavano la presenza di operazioni mentali astratte. Durante il Paleolitico Superiore, dai 40 mila ai 10 mila anni orsono, luomo ha piena coscienza di sé; è capace di immaginare, concettualizzare e simbolizzare. Risalgono a questo periodo le pitture parietali di almeno 120 grotte, alcune delle quali appellate santuari del Paleolitico. Le più famose, la grotta di Altamira, di Lescaux, di Gargas, sono localizzate nellarea franco-cantabrica, anche se simili grotte non mancano in altre zone europee ed extraeuropee. In Italia è famosa, per i dipinti in ocra, grotta Paglicci nel Gargano.
Di forte significato simbolico durante il Paleolitico Medio e Superiore e ancora nel Neolitico, è investita limmagine della donna che si ritrova dipinta, graffita o confezionata in pietra, in terracotta o in osso. La femminilità è sottolineata dalla forte accentuazione di alcune parti del corpo: le cosce, il seno, il ventre e il segno che indica la vulva. Queste immagini o statuine, dette Veneri steatopigie per la voluminosità del corpo, si sono trovate un po dovunque, a testimonianza di credenze condivise da gruppi umani dislocati a notevole distanza. Chi e che cosa rappresentavano tali Veneri? Per alcuni studiosi, esse rappresenterebbero il corpo femminile nella sua funzione più precipua: la maternità. Per altri sarebbero immagini della Dea Madre, la Terra che dà la vita e nutre. Durante tutto il Neolitico, soprattutto in quello Medio, il simbolismo grafico si esprime attraverso lastrattismo, segno della capacità umana di comunicare tramite segni convenzionali sofisticati. La figura umana nella grotta detta dei Cervi, presso di Poro Badisco (Lecce), è resa tramite una serie di diverse combinazioni di tratti sempre più stilizzati, geometrici, con prevalenza delle forme spiraliche. Larcheologo Paolo Graziosi (1973) deduce che i segni di Porto Badisco rappresentano luomo e la donna sia isolatamente che in gruppo. Laccentuazione dei tratti sessuali, inoltre, fa supporre che la grotta servisse per le pratiche iniziatiche, o comunque di ordine sacro-rituale, dei gruppi stanziati nelle sue vicinanze. Quindi, se larte è intimamente legata alla Religione, ciò dipende dal fatto che lespressione grafica restituisce al linguaggio la dimensione dellinesprimibile, la possibilità di moltiplicare le dimensioni dellevento in simboli visivi immediatamente accessibili. Il nesso fondamentale tra arte e Religione è emotivo, ma non in modo vago, è strettamente legato alla conquista di un modo di espressione che fissa la vera posizione delluomo in un cosmo in cui egli si colloca come centro e che non tenta ancora di esplorare mediante un ragionamento in cui le lettere fanno del pensiero una linea penetrante di lunga portata sottile come un filo (Leroi-Gourhan, 1977, p. 233).
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