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Gilda Sabsay Foks
La voce. Uno studio psicoanalitico |
INTRODUZIONE L'interesse per il linguaggio è ampiamente conosciuto ed è motivo di ricerca di diverse branche della scienza. Mi riferirò alla voce come parte espressiva della comunicazione. Il nostro interesse psicoanalitico ci porta ad investigare per comprendere meglio quegli elementi che servono alla comunicazione. Freud, in "Analisi profana", quando descrive ciò che si deve fare con un paziente dice:
- Si lascia parlare Sentir parlare, e parlare ed ascoltare, costituiscono un insieme indivisibile che racchiude senz'altro tutta la forza che la magia di tale atto aveva nell'antichità. Dapprima l'atto, poi il verbo. Vale a dire: dapprima l'azione -esperienza emozionale e dopo la sua verbalizzazione. A questo punto mi viene in mente una digressione: "Dimmi con che voce parli e ti dirò chi sei" ed anche un brano da' Amleto citato da Freud. Il re ha inviato due cortigiani per indagare e strappare ad Amleto il segreto della sua malinconia; Amleto li respinge. Allora portano sulla scena qualche flauto; Amleto ne prende uno e l'offre ad uno di questi intrusi invitandolo a suonare. Il cortigiano si scusa accennando alla sua totale ignoranza di quell'arte e Amleto esclama: "Guarda che povera opinione hai di me. Tu mi vuoi suonare, hai la presunzione di conoscere i miei registri, pretendi estrarre il più intimo dei miei segreti, vuoi fare che io suoni dal più grave al più acuto dei miei toni e vedi qui questo piccolo organo, capace d'eccellenti voci e d'armonia che tu non puoi fare suonare e giudichi che mi puoi suonare più facilmente che un flauto. Non, impollini il nome dello strumento che vuoi, per quanti sforzi tu non faccia mai ne ricaverai il più piccolo suono". (Atto III, scena 2).
Cito questo brano per il suo singolare significato e perché la comunicazione con i pazienti presenta le stesse difficoltà cui fa accenno Amuleto. IL SENSORIALE
Quando si emette la voce, la reazione dell'uditore (sia dello stesso soggetto sia di un oggetto esterno) dà origine a diverse reazioni che determinano le qualità delle voci, fredde, calde, dure, molli, soavi, avvolgenti, taglienti, che feriscono, che mordono o dolci, amare, stucchevoli. Tutte esprimono chiaramente l'articolazione della voce con l'audizione e il tatto, con il gusto, forse con l'olfatto, cioè con le primitive significazioni orali e tattili e forse prenatali (voci che producono letargo).
La voce, come il gesto, appartiene a ciò che chiamiamo il linguaggio non verbale (forse potremmo dire il contenuto dell'idea), con la differenza che la voce sarebbe l'elemento non verbale che appare sempre insieme il verbale. RELAZIONE OGGETTUALE
Se vogliamo arricchire queste, osservazioni dobbiamo fare riferimento ad un fatto già sottolineato da diversi autori. Si tratta di considerare i meccanismi di proiezione e introiezione, in questo caso in connessione con la voce e con la funzione d'emissione e ricezione dei suoni vocali.
Una di queste differenze fondamentali consiste nella distanza sulla quale ogni organo può esercitare il suo dominio. La percezione visuale, come l'auditiva, è di tipo distale. Tuttavia, in quanto a lontananza, l'auditiva non comprende la distanza che può comprendere la visuale. D'altra parte, la percezione visuale, richiede più intenzionalità e direzione, che l'auditiva, che è più diffusa.
Alvarez de Toledo ci ha parlato di una delle fantasie ascritte alla voce: i suoni "hanno il gran vantaggio per l'onnipotenza infantile di essere prodotti dallo stesso soggetto e, posteriormente, quando il mondo interno e il mondo esterno si differenziano e si separano, la voce, per la sua condizione di provenienza interna e d'azione esterna, di ascoltarsi fuori e dentro, è un luogo in cui l'identità del soggetto con il mondo, l'identità mondo esterno-mondo interno, può continuare ad esistere". RELAZIONE CON IL CORPOREO Sebbene la voce sarebbe un elemento corporeo per la sua origine nell'organismo attraverso la vibrazione delle corde vocali, e per la sua natura, già che costituisce una vibrazione dell'area secondo certe onde, può essere vissuta, e così succede in parecchie situazioni, come un elemento incorporeo, per la relazione (errata ma valida nell'inconscio) fra il corporeo e la sua rappresentazione visuale. Questa doppia caratteristica della voce corporeità reale/incorporeità fantasticata, permette di arricchire la comprensione della citazione precedente d'Alvarez de Toledo e di quella che si citerà a continuazione della stessa autrice: "Quando il mondo interno e il mondo esterno si separano, quando gli oggetti libidinosi passano al mondo esterno, la voce emessa e recepita permette di conservare la primitiva identità perduta, e gestire gli oggetti esterni come quelli interni, e riuscire ad avere gratificazioni e proteggersi contro l'ansia. La voce di una persona, della madre, non è soltanto la madre, ma è anche la madre dentro. È di facile osservazione il significato della voce come latte che penetra per l'udito, e quando si riattivano i vissuti primari, è sentita in modo molto concreto, intenso e fisicamente gratificante. TRANSFERT-CONTROTRANSFERT Adesso torniamo sull'argomento già trattato: la relazione fra la voce e le relazioni d'oggetto. Se esaminiamo i concetti sulla fantasia inconscia e il mondo degli oggetti che si trovano in interrelazione fra di loro, in questa fantasia potremmo considerare un aspetto importante della voce nella relazione transferale-controtransferale. Infatti, è solito che gli oggetti che il paziente ha introiettato hanno una caratteristica definita con rispetto alla sua voce o alle loro voci, che possono essere parecchie. Nel caso degli schizofrenici è tipico il vissuto di stare ascoltando le voci, le quali corrispondono in realtà a quelle degli oggetti del suo mondo interno. In termini generali, quest' osservazione, sebbene non così chiaramente osservabile come nel caso delle allucinazioni uditive degli psicotici, è ugualmente valida. Per questo è interessante cogliere il tipo di voce che il paziente emette quando fa qualche racconto o commento, perché il tipo di voce permetterebbe di scoprire il punto di vista di ciò che si racconta, vale a dire, l'oggetto con il quale si può essere identificato quando fa il suo racconto o il suo commento. Nei casi in cui si commentasse un episodio pieno di vicende vitali con una voce di sfiducia e d'amarezza, potremmo pensare che il paziente si è identificato con un oggetto invidioso e aggressivo contro tutta questa situazione, e che questa identificazione lo ha portato ad integrare gli oggetti dissociati (l'oggetto aggredito e l'oggetto aggressore per esempio) espressi uno attraverso l'elemento verbale di tale segno linguistico, e l'altro attraverso l'elemento non verbale di quello stesso segno. Vale a dire che il paziente al parlare cosi si presenta suddiviso in due o più. Finora abbiamo parlato delle identificazioni intrapsichiche del paziente, manifestate attraverso la voce. Tuttavia c'è un altro aspetto importante, che è come questi percepisce la voce del terapeuta. In questo caso, come in quello dell'emissione della voce, la schizofrenia ci rivela la possibilità estrema. Bryce Boyer ci riferisce per esempio il caso dei pazienti schizofrenici che nella prima fase del trattamento, si angosciano se durante la seduta si producono silenzi che per loro sono lunghi. Si riesce a stabilire la calma transitoria in questi pazienti senza che il terapeuta abbia bisogno di parlare; soltanto è necessario che produca suoni, che possono non essere necessariamente vocali. Ma anche nel caso in cui il deteriorio della personalità è minore, l'importanza della voce emessa dal terapeuta è evidente, e diventa campo importante di proiezioni e introiezioni. FENOMENO DEL DOPPIO. IL PERTURBANTE Oltre a queste, altre considerazioni dell'importanza della voce nel transfert-controtransfert possono essere rilevanti. Sono quelle che si riferiscono alla possibile fantasia basica che in termini di suoni vocali può stabilirsi nelle sedute. FENOMENO DEL DOPPIO In termini del rapporto analitico, si dovrebbe considerare che siccome non esiste più contatto corporale permesso tra terapeuta e paziente che il fatto di darsi la mano all'inizio e alla fine della seduta, la voce diventerebbe l'elemento più importante di contatto reciproco, in un livello che potrebbe essere definito corporeo. In questa stessa misura potrebbe apparire come vissuto basico sottinteso alla situazione descritta, quello dell'unione successiva o simultanea delle voci, la sua interazione, equivarrebbe ad un contatto speciale fra i corpi. Potrebbe parlarsi allora di una fantasia d'unione, il cui livello di fissazione sarebbe determinato a livelli arcaici dalla proiezione predominante delle imago interne che il paziente fa sull'analista madre-seno, padre-pene, materie fecali, ecc., dalle proiezioni delle imago dell'analista sul paziente. Cosi potrebbe accettarsi che questa relazione, configurata dall'unione o successione delle voci nello spazio, corrispondesse, secondo ciò che abbiamo potuto osservare, a fantasia ad un livello utero-fetale, ad un livello orale, ad un livello di coito incestuoso molto primitivo, e con derivati più progressivi a livello anale e uretrale. IL PERTURBANTE
Il silenzio, rispetto a questa fantasia specifica di coito incestuoso, sarebbe una forma di controllo del paziente, in quanto l'emissione dei suoni equivarrebbe a ricreare e agire nel transfert quella fantasia di carattere perturbante. Si potrebbe costruire in questo caso una correlazione: quanto maggiore è il silenzio maggiore è la difficoltà nell'accettare questa fantasia edipica primitiva persecutoria. PROTOSCHEMA CORPOREO
In questo protoschema si possono concepire e articolare le correlazione sensoriali cosi peculiari registrabili nell'audizione, e questo come strumento essenziale di captazione dell'inconscio; cosi le fantasie collegate a tutto ciò che a che fare con voce meritano l'attenzione dell'analista. Queste determinano un tipo speciale d'identificazione proiettiva e di rapporto oggettuale, le quali se non sono colte e interpretate adeguatamente, possono come qualsiasi altra, provocare gravi perturbazioni nel rapporto analitico e danneggiare le possibilità di successo di un trattamento. Abbiamo detto che rispetto all'intreccio o successione delle voci, esisterebbe una fantasia basica di rapporto tra oggetti molto primitivi. Le sfumature di ambedue le voci potrebbero indicare l'aspetto predominante di questa fantasia della "bipatia" che è il rapporto analitico. In questo modo, quando le particolarità della voce del terapeuta e del paziente, tono, sfumature, ecc. sono molto simili si potrebbe parlare di una situazione d'indiscriminazione tra analista e paziente, nella quale l'analista rimane identificato massicciamente col paziente, per non sentire, ad esempio, l'impotenza di non poter superare il "muro" che li separa, e diventa cosi, transitoriamente, un oggetto interno in più del paziente (autismo transferale). Per il contrario, quando la voce di uno dei membri equilibra i tratti molto accentuati dell'altro mediante i suoi tratti opposti (acuta, grave, alta, bassa, opaca, vivace, ecc.) si potrebbe parlare di una situazione in cui c'è una dissociazione tra due aspetti del paziente, uno dei quali proiettato e assunto dall'analista (simbiosi transferale). In tutti e due i casi si potrebbe sottolineare il bisogno del paziente che gli si parli in questo modo (ci sarebbe allora una collusione con i suoi tentativi di controllo onnipotente), possiamo accettare che in alcune circostanze tale situazione corrisponde al controtransfert utile dal momento che soltanto cosi il paziente può introiettare le interpretazioni che gli sono somministrate e nella misura in cui si sia una certa accettazione dell'analista come oggetto indipendente, questo permetterà di modificare la relazione. Al contrario, può darsi che un cambiamento molto repentino nella voce è rifiutato, aggredito, svalutato, evitato, a seconda dei casi per l'intensa persecuzione che provoca la libertà dell'analista di fronte al tentativo di controllo onnipotente del paziente, attraverso un'intensa identificazione proiettiva. A queste possibilità di analisi si aggiungono molto altre nelle quali la voce ha una funzione significativa, ad esempio la voce come elemento che circonda, percorre e penetra nel corpo dell'analista e analizzato il cui contenuto corporeo e tattile si può verificare clinicamente. ESEMPI CLINICI Presenterò un esempio concreto in cui si possono osservare alcune delle caratteristiche sottolineate fin qui. Si tratta di un paziente con alcuni anni di trattamento.
All'inizio si è manifestata una mancanza di discriminazione tra il suo mondo interno e quello esterno come se egli fosse assente, ciò veniva evidenziato molto chiaramente attraverso la voce con la quale stabiliva una considerevole distanza rispetto al materiale che lui stesso portava.
Il cambiamento del paziente fu evidente anche a livello della voce che riacquistò il suo valore in quanto emetterla di fronte a me era, nella sua fantasia, come prima emetterla "verso dentro", verso i suoi oggetti interni, nella sua precedente regressione a livello prenatale.
Questo dovrebbe corrispondere nel controtransfert ai tentativi frustrati tramite i quali io cercavo di superare il "muro" difensivo del paziente, con l'aggiunta di qualcosa che io non avevo avvertito: a volte, non solo la mia voce assomigliava molto alla sua, altre volte si differenziava molto. Vale a dire che pretendendo io di superare il "muro" contribuivo a creare a volte una situazione di autismo o di simbiosi transferale. L'analisi e l'elaborazione di fantasie così primitive permisero al paziente l'acquisizione di funzioni e difese dell'Io meno primitive e una progressiva integrazione della sua personalità. Ciò nonostante quando qualche fattore destabilizzante minaccia la struttura della sua personalità un po' fragile, appare come segnale di allarme il timbro della sua voce, che diventa nuovamente opaca come all'inizio ed assente.
Tutto il valore che attribuisco all'interpretazione della voce e alle fantasie contenute in quella, acquisisce il significato di riscattare la nostra capacità di formulare un'interpretazione e di penetrare di più nel contenuto latente, forse nelle tracce acustiche più che verbali classiche, già che Freud nell' "Io e l'Es" fa riferimento al riscatto delle tracce mnestiche.
Ricordiamo che le attività dell' Io iniziano con la percezione degli stimoli e finiscono con la scarica motrice e ghiandolare. Questo costituisce, in sintesi, il concetto delle due polarità dell'Io, la percettuale e la motrice. Freud sottolineò l'importanza della fonazione come scarica quando sostiene che nel lattante "le magnitudini di stimolazione raggiungono proporzioni molto spiacevoli, senza trovare un profitto psichico che li domini, né alcuna derivazione. In questo caso appare l'angoscia come reazione, che nel lattante appare adeguata già che la derivazione della scarica verso i muscoli dei sistemi respiratori e boccali fa accorrere la madre, così come prima ha dovuto intensificare l' attività polmonare nel tentativo di sopprimere gli stimoli interni".
Fenichel ha affermato, che "prima di diventare la parola un mezzo pratico di comunicazione, le attività degli organi di fonazione hanno avuto una funzione soltanto libidinale e di scarica", funzione che, secondo me, si collega con altre, di acquisizione posteriore. Con questa scarica della tensione tramite l'apparato fonatore, si stimolerebbe l'apparato uditivo come apparato percettivo. Per capire l'importanza di questo sistema fono-auditivo basta indicare due fatti: uno, della teoria psicoanalitica e l'altro dell'osservazione quotidiana.
Nella teoria psicoanalitica si è sottolineato molto spesso come la parola, in quanto stimolo auditivo, costituisce la base del Super-io. Le parole dei genitori sono incorporate per via dell'udito. Per questa ragione gli ordini del Superio sono, in genere verbalizzate. Penso che quando si fa riferimento al carattere acustico della formazione del Super-io si dovrebbe enfatizzare lo stimolo della voce, già che molte volte , specialmente per il bambino è più importante il come si dice qualcosa, il tono della voce ecc., di quello che si dice. Ciò sembra essere confermato dal fatto che si parli della " voce della coscienza" quando si fa riferimento al Super-io.
Rispetto all'osservazione quotidiana, mi riferirò ad un fatto facilmente verificabile in una nurserie di neonati, sottolineato da Piaget. In ampia misura, perché ci sia un funzionamento adeguato, nella vita adulta gli investimenti trasferiti su questo apparato devono rispettare certi limiti; sotto i quali c'è l'indifferenza verso ciò che è vocalizzato o ascoltato, e sopra questi limiti il processo fonazione-audizione diventa un circuito chiuso, di caratteristiche narcisistiche patologiche. Non si prende in considerazione l'altra persona e per quello diminuiscono le possibilità di apprendimento e di arricchimento dell'io. C'è un interessamento nella fonazione e nell'audizione in sé come scarica di tensioni. La voce diventa un oggetto creato mediante l'equivalente di un coito molto primitivo,di caratteristiche ermafrodite, nel quale la fonazione acquisisce tratti attivi e invece l'audizione tratti passivi. L'Io funziona in un circuito chiuso, affascinato dalle sue possibilità di ricreare se stesso onnipotentemente in questo oggetto suoni vocali che si esauriscono nello stesso momento che si creano. Questa situazione assomiglia alla masturbazione; non si tratta della masturbazione che porta all'apprendimento dei propri organi sessuali (che significa un passo antecedente del coito eterosessuale) ma di quella stereotipata la quale tende ad escludere costantemente gli altri e il coito eterosessuale, quindi ad impoverire la crescita dell'Io. Propongo di denominare "narcisismo tanatico" questo tipo di atteggiamento narcisistico patologico che ha una caratteristica basica masochistica, per differenziarlo da un atteggiamento narcisistico di carattere libidinale dove predomina una quantità più adeguata di transfert di investimenti sull'Io che si equilibra armonicamente con il transfert di investimenti sull'oggetto. Questo atteggiamento narcisistico tanatico, a livello della fonazione-audizione, può esprimersi in alcuni pazienti come un "letargo parlante", utilizzando qui il concetto di letargo nel senso attribuito da F.Cesio. In altri casi può esprimersi come un apparente accettazione di altri oggetti, ma quando si osservano con attenzione alcune caratteristiche della voce del soggetto, si può verificare che tale accettazione cela un intenso rifiuto in quanto l'oggetto è soltanto considerato come parte di tale circuito narcisistico. A livello della fonazione-audizione, questa accettazione apparente dell'oggetto si esprime in modo peculiare: si accetta l'altro come equivalente di uno dei due poli dell'Io, nella sua attività narcisistica: la motrice ossia la fonazione o la percettuale, ossia l'audizione.
Dunque l'altra persona è accettata dall'Io quando funziona in questo modo, se è vissuta come la sua propria audizione, oppure come la sua propria fonazione, in altre parole, come il suo udito o come la sua voce.
Quando predomina questa relazione narcisistica, l'altra persona è ammessa soltanto entro certi limiti. Dal punto di vista dell'apparato fono-auditivo, l'altro appare solo come l'udito idealizzato di fronte al quale si emette una voce debole, come l'udito persecutorio, invidioso,che critica la ricca voce che emerge dal soggetto.
Nei maniaci, la fonazione di ritmo rapido e tono acuto (che in musica corrisponde all'allegro), sembra esprimere un persistente desiderio di compiacere le esigenze di un udito svalutatore e sempre insoddisfatto. I brevi spazi di silenzio di questi pazienti sarebbero l'espressione malinconica della sua sensazione di fallimento, per aver esaurito la loro capacità di produrre suoni. Vediamo questo con un esempio clinico:
Un paziente mi parlava della sua fidanzata con una voce reverenziale, come di preghiera grave, lenta, monotona .Parla di lei come se parlasse di Dddio e dopo una pausa, mi dice con un tono di voce più alto e ritmo più rapido (umano)che quel giorno aveva ascoltato una registrazione di canto gregoriano.
Penso che la funzione di parlare, come quella di dormire, ha l'obiettivo di regolare l' equilibrio omeostatico. Esiste, allo stesso modo che nel processo onirico, una scarica della tensione mascherata da simboli; secondo Freud è precisamente il mascheramento che permette di superare la rimozione.
Nelle persone narcisistiche "sembra che l'energia che proviene dalla libido egoistica fosse usata nella formazione del linguaggio". "Il linguaggio è un sostituto dell'agire. Per parlare c'è bisogno di usare gli stessi organi che si usano in qualsiasi altra attività. Infatti, la parola ha la sua origine nella corteccia cerebrale, ma lo strumento del quale si serve per la pronuncia è costituito dai muscoli periferici della laringe e dell'apparato boccale. Generalmente, il linguaggio, come qualsiasi altra funzione organica, è messo in funzione mediante la libido desessualizzata, vale a dire da impulsi sessuali di finalità inibita e costituisce l'espressione di una sublimazione precoce. Se l'Io che forma le parole però è inondato di libido, ossia se la corteccia cerebrale, l'apparato di pronuncia (laringe e bocca) o tutti e due sono erotizzati, appare un disturbo del linguaggio parlato. Questo disturbo è caratterizzato dal fatto che l'Io fa una regressione insieme alla parola fino ad arrivare alla fase magica di attuazione della parola ciò che si vede soprattutto negli schizofrenici e nei nevrotici ossessivi, il cui linguaggio appare sessualizzato".
Tutto questo serve alla concettualizzazione di alcuni aspetti particolarmente difficili da cogliere nel trattamento psicoanalitico, per il carattere narcisistico tanatico che può offrire gravi resistenze all'elaborazione. L'UTILIZZAZIONE NARCISISTICA DELL'APPARATO FONO-AUDITIVO DA PARTE DELL'IO NEL TRATTAMENTO PSICOANALITICO
Ritengo che questo sviluppo sulla caratteristica narcisistica dell'utilizzazione dell'apparato fono-auditivo acquisisce una certa importanza per capire alcuni aspetti del trattamento analitico, soprattutto con pazienti che hanno intensi tratti narcisistici tanatici. In questi casi osserviamo che il rapporto analitico si struttura sulla base di una relazione autistica-simbiotica. La caratteristica narcisistica libidinale del fonare la troviamo in tutti i pazienti non è quello a cui farò riferimento ma alla caratteristica narcisistica tanatica.
Tutte queste considerazioni mi portano a sostenere con certezza che lo studio e le osservazioni sistematiche della voce del paziente e dell'analista arricchiscono la comprensione di ciò che accade nella seduta e del transfert-controtransfert, in una dimensione più ampia della semplice osservazione del contenuto della fonazione. Raccomando in particolare di fare attenzione a quel gesto permanente di arricchire la relazione tra analista e paziente. Per finire leggerò il commento di una scrittrice americana su Borges, le cui riflessioni sulla voce mi hanno colpito profondamente soprattutto per la sua capacità di osservazione sulla audizione di questa voce così particolare. Porta acqua al mio mulino in quanto è mio desiderio rendervi partecipi dell'importanza del tema trattato oggi. Vi ringrazio per la vostra attenzione.
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