|
|
|
|
Domenico Surianello
Il cambiamento dell'abbigliamento femminile come espressione di fasi di passaggio in una comunità calabrese |
Con questa relazione si intende rilevare un complesso di abitudini comportamentali attraverso l'osservazione dell'abbigliamento indossato dalla componente femminile di una comunità della provincia di Catanzaro.
Si tratta di abitudini legate alla "cultura" propria del luogo, individuabili e distinguibili mediante la lettura di messaggi non verbali. La ricerca antropologica, condotta da diversi autori su usi, costumi e comportamenti dell'essere umano, consente di capire le diversità comportamentali che differenziano un gruppo da un altro (Pietro Rossi, Cultura e civiltà). Normalmente usi e costumi vengono espressi all'interno del gruppo di appartenenza per il riconoscimento dei suoi componenti. Ma allo stesso tempo essi possono essere inviati verso l'esterno del gruppo, trasformandosi allora in messaggi di avvertimento verso gli estranei.
Attraverso lo studio del folklore si osserva come i sentimenti (quali il piacere e il dolore, l'odio e l'amore, il disprezzo critico e quello acritico, la simpatia e l'antipatia ecc., insieme ai segni di sofferenza e disagio verso il comportamento del proprio gruppo e del mondo esterno) trovino la loro espressione.
Nella comunità della Calabria qui presa in esame l'abbigliamento femminile costituisce l'espressione di passaggio dall'età pre a quella post adolescenziale. Esprime il ruolo che la donna occuperà socialmente all'interno del gruppo di appartenenza. Infatti, il vestito, con i numerosi capi che lo compongono, colloca la ragazza in un ruolo espressivo facilmente individuabile. Esso segna la fine dei giochi infantili e l'avvio a responsabilità intra ed extra familiari. L'atto di indossarlo platealmente coincide con il periodo delle scelte che determineranno il futuro della ragazza nel contesto gruppale. In altre parole, il vestito costituisce il mezzo attraverso il quale la ragazza, assumendo rapidamente l'aspetto fisico di persona adulta, si rapporterà al "suo" mondo. Insomma, "il vestito" esprime una sorta di corazza a protezione globale del suo mondo interiore.
La fase preparatoria inizia con la semina del lino, la coltivazione del baco da seta e l'acquisto della lana grezza, elementi di primaria necessità per la tessitura delle stoffe. Questi anni richiedono impegno e lavoro duro di giorno e di notte, per la filatura e la tessitura della fibra. Naturalmente l'abbigliamento è complesso e costoso. Alla ragazza necessitano vestiti per tutte le stagioni, per il lavoro e per le ore di svago. Uno di questi abiti assume connotazioni stra-ordinarie, essendo esso indossato nelle festività e negli incontri ritenuti di interesse solenne. Finita la fase preparatoria, a lavori ultimati, la ragazza sceglie il giorno in cui indossare definitivamente il nuovo abito di donna adulta: la "Pacchiana". Alla "cerimonia" che raggiunge il suo culmine in un banchetto, oltre ai familiari e ai parenti, partecipano anche il vicinato e tutti gli amici. La "Pacchiana" attraverso il colore di un capo del suo vestiario, il "panno" esprime anche lo stato civile. Così, il verde viene indossato dalle nubili, il rosso dalle coniugate, mentre il nero è il colore del "panno" delle vedove. Sono evidentemente dei segni connotativi di immediata lettura da parte di chi osserva. (Foto nnmo 1, 2 e 3). Con questo nuovo look la donna esprime i suoi veri sentimenti verso il mondo esterno. Incomincia a corteggiare e ad essere corteggiata, avviando l'iter della sua vita sentimentale. Inoltre, ella inizia ad essere individuata come soggetto responsabile nell'ambito del ménage familiare. Altri segni non verbali consentono di esprimere messaggi inequivocabili intra ed extra gruppali, tra i quali l'esibizione della mano sinistra, affinch' si possa comunicare, attraverso la presenza o meno di un anello, impegni amorosi già contratti o, al contrario, lo stato di libertà. L'anulare sinistro munito d'anello è il messaggio non verbale di scoraggiamento nei confronti di altri pretendenti. La mano nascosta è segnale di ambiguità, che apre all'osservatore tre differenti possibilità interpretative: rifiuto, accettazione, temporeggiamento. Una vera e propria sfida verso il mondo esterno.Altro segnale non verbale è la posizione della porta di casa al passaggio di un pretendente. La porta chiusa è segno di rifiuto, quella semichiusa, richiesta di tempo e di studio, mentre la porta aperta significa disponibilità ed invito a farsi avanti.
Già da questi pochi esempi risulta come in questa comunità la vita sex maschile sia condizionata e, in un certo verso, facilitata dal comportamento femminile.
Mi piace concludere questa breve relazione con alcuni ricordi personali. Sono immagini di avvenimenti propri di un gruppo le cui dinamiche risultavano difficilmente modificabili. Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui incontrai una "Pacchiana" che a conclusione della campagna olearia, trasportando il frutto del suo lavoro cadde rovesciando a terra il recipiente di terracotta (tradizionalmente la "Pacchiana" trasporta grossi pesi sul capo: provandosi in un difficile gioco di equilibrio). Quel recipiente di terracotta conteneva olio di oliva, il compenso in natura del suo lavoro di raccoglitrice di olive. Il pianto di costei mi è rimsto impresso: <<Era il sudore di quattro mesi di lavoro e il condimento per tutto l'anno; come faremo>>. La video cassetta proiettata nel corso di questa relazione consente di focalizzare alcuni temi folklorici, i quali a loro volta permettono di analizzare il ruolo della "Pacchiana". I diversi canti e balli gruppali sono il mezzo attraverso il quale vive la richiesta liberatoria e premonitrice di un futuro incerto e presentificato.Tra questi il canto della "spartenza", la richiesta di consenso al matrimonio, la mietitura del grano. Sono messaggi folklorici, oggi, ma ieri rappresentavano gli impegni quotidiani della "Pacchiana".
- Paolo Filiasi Carcano, Importanza filosofica e struttura metodologica dell'antropologia culturale in "De Homine" nmo 17-18, giugno 1966. - Pietro Rossi, Cultura e civiltà come modelli descrittivi in Rivista di filosofia nmo 3 luglio 1953. - Klyde Kluckhohn e Alfred Kroeber, Il concetto di cultura, Il Mulino 1972. - Luigi M. Lombardi Satriani, Antropologia culturale e analisi della cultura subalterna, Rizzoli 1980.
|
|
|