Ringrazio il Prof. Rocco Pisani per il gradito invito a tenere un seminario su la "psicologia e psicopatologia dello sport", in questo Dipartimento di Neuroscienze dell'Università "La Sapienza" di Roma. Ringrazio anche l'amico Prof. Mario Giampà, quale promotore della mia partecipazione e il dott. Domenico Surianello, coordinatore del seminario, per la cortese presentazione.
Vorrei ricordare che proprio in questa stessa sede, ho iniziato ad incontrare Ferruccio Antonelli, per fondare ed avviare insieme ad alcuni colleghi, la Società Italiana di Medicina Psicosomatica e l'Associazione Italiana di Psicologia dello Sport. Pertanto, dedico alla Sua memoria questa mia relazione e con un breve filmato che potremo vedere, ricordarLo insieme in vita, e nel corso della mia collaborazione nel campo della preparazione degli atleti.
Penso di svolgere la mia relazione cercando, nel tempo disponibile, di rispondere ad alcuni interrogativi:
1) cosa è lo sport?
2) quale è il compito della psicologia dello sport ?
3) quali interventi preventivi, anti-stress e psicoterapeutici nella psico- patologia dello sport ?
4) è possibile una teoria psicanalitica dello sport ?
Per rispondere alla prima domanda, devo dire che lo sport è considerato da tempo, fonte di salute mentale e fisica, come sembra confermare l'abusato detto latino : "Mens sana in corpore sano" che ripete, ma decapitato, l'aforisma di Giovenale (Xo satira). Nella realtà non è sempre così.In questa sede e anche per gli argomenti da trattare su la psico-patologia dello sport e da sport, è utile quindi, rievocare l'aforisma, ma pensandolo nella sua integrità ammonitrice: "Orandum est ut sit mens sana in corpore sano" !
Lo sport, nelle sue varie discipline e specialità (di forza, resistenza e destrezza) può avere :
- fini ricreativi (distrae e diverte)
- fini educativi (favorisce il movimento e la psicomotricità)
- fini agonistici (competizioni individuali e di squadra)
- fini professionistici (nel calcio, basket, pugilato, sport motoristici, ecc.)
Lo sport non è quindi l'attivita di educazione fisica scolastica o di palestra, comunque utile per un potenziamento fisico o per un recupero riabilitativo, attraverso ripetuti e noiosi esercizi, intesi ad ottenere una maggiore tonicità ed elasticità muscolare e una migliore mobilità osteo-articolare.
A questo punto, per un breve aggiornamento teorico sullo sport, penso che possa essere utile ed indicativo quanto, fra l'altro, ha scritto il collega Pasquale Bellotti, dirigente della Scuola dello sport del CONI, in un suo recente articolo "Appunti per una teoria dello sport ovvero vecchi appunti per una nuova teoria dello sport", pubblicato su "Scuola-informa".
Ebbene, Bellotti scrive che lo sport è un gioco finalizzato all'agonismo e che può anche rappresentare un "modo di vita" secondo quanto affermano Muller e Russel. Questi due Autori americani, suddividono lo sport in un loro libro e in modo pragmatico, in quattro capitoli:
- Sport is personal: interessa competitore e spettatore
- Sport is social: procura entusiasmi collettivi, integrazione
- Sport is cultural: sport e arte, sport e donna, dilettantsmo, professionismo.
- Sport educational: utile per la formazione ed orientamento dei giovani e nello sport per tutti.
Negli Stati Uniti, è noto, come nelle scuole e nei colleges molti studenti pratichino lo sport; in Italia si pensa ora, da parte anche dei politici, di avviare lo "sport per Tutti", una pratica sportiva quindi più diffusa e da diffondere, oltre quella di alto livello svolta dal CONI e dalle Federazioni nazionali sportive, finalizzata alla selezione dei talenti, atlete ed atleti, e alla loro preparazione e partecipazione alle gare internazionali ed olimpiche.
A proposito della cultura dello sport per Tutti, Antonelli, padre della psicologia dello sport, in una intervista del 1998 riportata sulla rivista "Movimento", ha ribadito quanto già detto nel l987: "sarà uno sport (quello per Tutti) di seconda categoria, più mimato che praticato, ma invariato nel suo potenziale emotivo. Senza sogni di gloria, senza inquinamenti campionistici, decisamente più ludico che agonistico, più socializzante, più distensivo. Ne deriva una accezione nuova del termine "vincere", più umana, più alla portata di tutti. Alla fatidica collina di Olimpia acceda chi può, ma giù, nell'immensa vallata che si estende alla sua ombra, lo stesso sport elargisca gioia e gloria pressochè a tutti".
Secondo Adriano Ossicini, medico e psicologo, lo sport è una forma di gioco utile per tutti e da praticare, ma anche divertente da vedere. Inoltre lo sport offre, è noto, la possibilità, per spettatori e tifosi, di proiettarsi ed identificarsi nei giocatori in campo. Infatti, Ossicini ama spesso ricordare come già da bambino, in compagnia del proprio padre, si recava allo stadio per assistere alle partite di calcio e per fare anche il tifo ed applaudire la loro squadra.
ASPETTI IGIENICI E MENTALI NELLO SPORT :
I colleghi, Callieri e Frighi, nostri "maestri di pensiero", per usare una definizione condivisa e cara all'amico e studioso Matteo Musacchio, hanno acquisito altri meriti, fra l'altro, anche nello sport per averne sintetizzato in sette punti, tuttora validi, gli aspetti igienici e mentali, (v. Psicologia dello sport di Antonelli e Salvini, 1978):
1 - maggiore capacità a tollerare gli insuccessi.
2 - possibilità di esprimere, dominare e controllare la propria aggressività.
3 - acquisizione di una sicurezza di sé, attraverso la partecipazione alla vita di gruppo.
4 - maggiore identificazione di sé, attraverso l'acquisizione di ruoli determinati.
5 - senso di partecipazione sociale, derivante dall'accettazione di categorie comuni di valori.
6 - compensazione di sentimenti di inferiorità e maggiore aderenza alla realtà, attraverso gli effetti concreti derivanti dall'osservanza delle regole del gioco.
7- gratificazione, socialmente approvata, di certi bisogni esibizionistici.
Anche Alfred Adler, padre della psicologia individuale, era convinto che il gioco e le attività ludico-sportive potessero aiutare ad eliminare alcuni complessi di inferiorità.
Lo psicanalista Leonardo Ancona, fra l'altro appassionato di canottaggio, si è interessato, in particolare alla psicodinamica dell'agonismo e ai fattori psicodinamici dell'aggressività.
C.L. Cazzullo, già presidente della Società Italiana di Psichiatria, nel ricordare Groddeck: "l'Io nasce come Io corporale", precisa che "lo sport, fin dal suo inizio è arricchito da "fattori psicologici" che, attraverso la esecutività dei movimenti rivelano due aree di pari valore: la struttura della personalità e la disponibilità ideo-emotiva del soggetto".
In ogni caso, egli ricorda che Sherington, premio Nobel, nella sua opera. "L'attività integrata del sistema nervoso centrale" ha indicato nell'emozione un punto di incontro fra fisiologia e psicologia. Inoltre, Cazzullo dice, di preferire alla dizione "psicologia dello sport" quella di "neuro-psico-fisiologia dello sport" o in alternativa, come mi proponeva in una sua lettera del 1979, quella di "psico-somatica dello sport".
La psico-neuro-fisiologia, certamente è in grado oggi, di spiegare come le attività del corpo e il controllo motorio interessino l'attività del sistema nervoso cerebrale.
A determinati livelli di prestazione, come quelli sportivi, è pertanto quasi impossibile fare una distinzione tra corpo (moto) e mente (intelligenza). Si può ben dire che in alcuni sport, in particolare in quelli di destrezza, si pensa anche con i muscoli!
Infatti, una serie di fenomeni agonistici e sportivi, non sono solo nel dominio dell'attività cinetico-articolare e muscolare, ma sono legati e dipendono in prevalenza dall'attività del sistema nervoso centrale.
QUALE E' IL COMPITO DELLA PSICOLOGIA NELLO SPORT ? :
La prestazione sportiva può essere intesa come il prodotto di fattori differenti, ma interagenti fra di loro quali: la metodologia di allenamento adottato, i fattori ambientali, le qualità fisiche e psicologiche dell'atleta. Fino ad oggi la Scienza dello sport ed in modo particolare la Medicina, hanno portato notevoli contributi volti a migliorare e a perfezionare la perfomance sportiva.
Dopo le Olimpiadi di Roma-1960, la Psicologia ha iniziato in Italia ad interessarsi al mondo dello sport, nel tentativo di contribuire a salvaguardare il benessere psico-fisico dell'atleta e al tempo stesso, di introdurre eventuali miglioramenti nella preparazione e nella prestazione sportiva. All'inizio il principale "oggetto" del suo interesse ed intervento è stato nei confronti dell'atleta di alto livello, in quanto portatore nel gesto atletico di tutto sé stesso: motivazioni, attitudini, abilità e capacità tecnica, ma anche portatore di eventuali sue insicurezze, conflitti e paure.
Se l'atleta viene visto con un'ottica giusta ed umana e quindi con i suoi affetti, emozioni e sentimenti, di conseguenza divengono più chiari e il compito della psicologia dello sport e l'intervento dello psicologo dello sport. Lo psicologo che può essere anche un medico esperto in psicosomatica e psicologia dello sport, è un professionista che sulla base di una specifica preparazione e competenza scientifica, applica, nel mondo dello sport, le conoscenze della psicologia generale e della psicologia clinica. Il suo impegno può trovare la massima espressione nel lavoro di equipe: infatti lo psicologo può collaborare con il medico della squadra o della società sportiva, con l'allenatore e con l'atleta, aiutandolo anche a chiarire - se richiesto - eventuali aspetti conflittuali intra-personali o inter-personali con altri atleti, con tecnici e dirigenti sportivi e con i propri famigliari.
La psicologia dello sport favorisce la comprensione del fenomeno sportivo, conferma in un suo recente scritto, Mirella Pirritano, psicologa del dipartimento dell'Istituto di Scienza dello sport. La psicologia dello sport, infatti, è in relazione:
- con l'attività motoria e la pratica sportiva
- trova relazioni dottrinali con la Psicologia
- contribuisce allo sviluppo delle conoscenze psicologiche
- produce conoscenze specifiche confrontabili con metodi e contenuti di altre scienze dello sport (fisiologia, endocrinologia, neurologia, sociologia, pedagogia, ecc...)
La Psicologia dello sport come disciplina ormai affermata, trova pertanto spazi e relazioni dottrinali con la pratica sportiva, cercando di dare anche delle risposte ed indicazioni alle richieste ad es. per la prevenzione del doping ed uso di droghe e della aggressività e della violenza negli stadi.
La psicologia dello sport, allo stato attuale, può svolgere il suo compito in tre direzioni:
1) Indirizzo sperimentale :
in questo settore la psicologia dello sport ha portato un suo contributo di studi e ricerche: l'apprendimento motorio e delle abilità motorie; la psicomotricità, lo studio della personalità dell'atleta e delle sue motivazioni, l'interesse per la squadra intesa come un gruppo avente leggi e dinamiche particolari; la descrizione delle caratteristiche psicologiche dell' atleta per ogni disciplina sportiva; studi su l'ansia pre-agonisica e da stress, e su la frustrazione, la demoralizzazione e la depressione reattiva e infine il frequente abbandono dell'attività sportiva e agonistica da parte degli adolescenti.
2) Indirizzo applicativo :
la prima fase è rappresentata dall'indagine psicodiagnostica, utile per valutare attitudini, capacità e per individuare nell'atleta eventuali disturbi di base. Colloqui individuali o di gruppo. Lo studio del profilo psico-fisiologico realizzabile con l'impiego di strumentid di bio-feedback.
L'indagine psico-sociologica del gruppo permette di comprendere l'esistenza delle gerarchie (leader-ship) esistenti all'interno di un gruppo o di una squadra e il rapporto dei giocatori con l'allenatore ( mister ); utilizzazione di tecniche psico-fisiche di rilassamento e di attivazione; allenamento mentale ( mental training ) e allenamento ideo-motorio, quest'ultimo attraverso alcune linee guida mentali, memorizzate per poterle utilizzare per ottenere una migliore e fluida esecuzione dei gesti tecnico- atletici, sia in allenamento sia in gara.
3) Indirizzo didattico :
informazione, formazione e conoscenza della psicologia dello sportivo; corsi per tecnici, allenatori, arbitri , dirigenti, ecc.
per diffondere la conoscenza dei principi basilari della psicologia generale, sociale, dell'età evolutiva e delle tecniche didattiche della comunicazione e per la conduzione della squadra.
Per quanto riguarda la "Psicologia dello sport", a livello internazionale viene pubblicata una Rivista ed esiste una Società (ISSP) fondata a Rona nel 1965 in occasione del primo congresso di psicologia dello sport al quale convennero circa 500 studiosi da 37 nazioni; inoltre è stata fondata una Federazione Europea (FEPSAC). In Italia, allo stato attuale, operano alcuni Centri con validi operatori, psicologi e medici (Milano, Ancona, Torino, Ferrara, Catania, Macerata, Napoli, Cagliari, ecc...) e due principali Associazioni, recenti filiazioni di quella che avevamo fondato con Antonelli nel 1974, presiedute una, l'AIPS da Stefano Tamorri, medico, e l'altra, la SIPsiS, da Alberto Cei, psicologo. Complessivamente queste due Associazioni contano oggi, circa 300 soci.
PSICO- PATOLOGIA DELLO SPORT :
Nel trattato di Psicologia dello sport, di Antonelli, psichiatra, e di Salvini, sociologo, si trova l'accluso schema che elenca le patologie specifiche e aspecifiche dello sport (v.schema n.1).
Fra quelle aspecifiche è compresa anche la tendenza agli infortuni sportivi, evidenziabile con il test di Antonelli-Donadio e di Banati-Fischer (v.esempio accluso di una firma tagliata da linee trasversali / n.2).
Alle psicopatologie specifiche classiche, si devono aggiungere, alcune nuove forme osservate da medici e psicologi, descritte e pubblicate sia sulla Rivista Internazionale sia su quella italiana "Movimento". Per quanto mi riguarda anche di recente, nel 1998, è stato pubblicato un mio contributo di cui ho qui disponibili alcune copie, che tratta della " Vescica inibita ai controlli doping ", un disturbo non infrequente che provoca disagio ad alcune atlete ed atleti e spesso lunghe attese per i medici ispettori, designati a questi particolari compiti e funzioni.
J.R.Marshall, docente di psichiatria dell'Università del Wisconsin, nel suo libro "La paura degli altri" attribuisce la comparsa dei sintomi della vescica inibita, ad una forma di "fobia sociale", caratterizzata da ansia situazionale in presenza di estranei o se osservati da qualcuno. Le norme dei controlli anti-doping, prescrivono infatti la presenza e l'osservazione diretta dell'atto fisiologico, da parte del medico ispettore.
Nell'ambito delle psicopatologie specifiche è stata molto studiata l'ansia "pre-agonisica" ( v. schema no 3 )
Più di recente, una indagine sui fattori di stress da me svolta , nel tennis e nella pallacanestro (basket), ha evidenziato la presenza di un'ansia "da stress" più estesa e prevalente, forse più insidiosa e patogena, in quanto nell'ambiente sportivo può coinvolgere ed influenzare reciprocamente, oltre che gli atleti, anche i tecnici e quanti operano nel campo dello sport ( giudici, arbitri, ecc.).
Lo stress, se eccessivo e non viene riconosciuto e controllato, può produrre anche nello sport, fastidiosi disturbi psico-somatici, comportamentali e psico-patologici. ( v. schema no 4 )
L'ansia può essere causata dallo stress, ma può anche essere una modalità di risposta insita nella personalità dello sportivo e dell'atleta. Per quanto attiene allo sport un minimo di stress fisico e psico-emotivo è comunque sempre presente nelle situazioni agonistiche e di impegno; lo sport che a livello amatoriale, svolge funzione di valvola di scarico di eventuali tensioni, tanto da essere consigliato anche dai medici come prevenzione e terapia (sport-terapia), a livello competitivo elevato, può diventare esso stesso occasione di frustrazione e di minaccia.
Con il clima di gara l'atleta, generalmente, migliora in efficenza nelle sue prestazioni e nella ricerca dei records, però sotto stress, o in caso di distress, possono accentuarsi in lui le reazioni muscolari e viscerali e può quindi disorganizzarsi nella coordinazione, presentando così stereotipie gestuali ed imprecisioni nelle azioni tecniche.
Vi possono essere infine atleti con soglia bassa per lo stress e la frustrazione. Generalmente, sono soggetti più fragili dal lato psico-emotivo, candidati a forme anche psicopatologiche e sui quali è difficile fare affidamento in occasione di allenamenti impegnativi e di appuntamenti agonistici stressanti.
INTERVENTI ANTISTRESS E PSICOTERAPEUTICI:
Per meglio utilizzare gli interventi igienici e psicologici nello sport, atti anche a prevenire o a controllare gli effetti psicosomatici dello stress, talvolta conseguenti anche a super-allenamenti (over-training), è necessaria una corretta conoscenza della personalità di base o premorbosa dell'atleta. Quindi, saranno utili alcuni test biochimici (controllo attività neuro-endocrina-ormonale, ecc...) e strumentali (test di Shellong nel caso di atleti ansiosi e stanchi a causa della presenza di astenia neuro-circolatoria, e test della dinamica respiratoria nel caso di soggetti con dispneurosi-ansiosa, sostenuta da alcalosi ematica , ecc...) di competenza del medico per una possibile e corretta diagnosi differenziale e quelli psico-diagnostici e psico-fisiologici (STAI,1 e 2. MPII, profilo psico-fisiologico , test di Holmes per lo stress, ecc...) di competenza dello psicologo.
Per quanto riguarda gli interventi anti-stress, la mia preferenza va tuttora ad un metodo da me finalizzato per lo sport, intendo il "training autogeno respiratorio" che ha come punto di partenza le tecniche di Schultz e di Jacobson ed utilizza il riflesso incondizionato del respiro, nella sua fase fisiologica, iniziale del sonno. (v. metodo R.A.T. di U.Piscicelli, utilizzato in medicina psicosomatica).
Nel mio libro del 1978, "il Training autogeno non è magia" si trovano le spiegazioni di questo metodo, da me adattato alle esigenze delle discipline sportive , anche per facilitarne l'apprendimento e quindi un utile impiego e diffusione nello sport.
Le tecniche di rilassamento e di distensione psico-fisica, se ben apprese ed utilizzate, consentono, una ginnastica propriocettiva e ristrutturante intesa a recuperare e a perfezionare, lo schema del corpo e l'immagine di sè; e una maggiore liberazione e disponibilità di endorfine, utili nello sforzo psico-fisico atletico. Inoltre è possibile, applicandole in gruppo, di realizzare una esperienza di coesione assimilativa che può favorire una migliore cooperazione ed intesa in campo, fra i componenti di uma squadra sportiva (titolari e riserve).
Il training autogeno, metodo tuttora valido nella psicoterapia, è un tema già svolto in questa sede e in modo esauriente, da Domenico Surianello e Silvia Goretti, in un seminario dell'anno accademico '95-'96. Per quanto riguarda la mia lunga e positiva esperienza nella sua utilizzazione nello sport, iniziata negli anni '7O, posso dire che il T.A. è un metodo somato-psico-terapeutico ormai consigliato e applicato anche da alcuni medici dello sport e Antonio Dal Monte , nel suo libro "Fisiologia dello sport", infatti lo propone fra le tecniche di allenamento per atleti e sportivi.
Nello sport, è possibile e consigliabile, adottare un metodo eclettico, secondo quanto suggerisce la teoria e la prassi della psicosintesi di Assagioli.
Infatti, insieme al "training autogeno", si possono utilizzare altre tecniche collaudate di intervento terapeutico in relazione anche all'urgenza e all'emergenza e alla competenza ed esperienza dello psicoterapeuta. Infatti, secondo i casi e le situazioni, possono essere di aiuto : tecniche etero-indotte ( ipnosi ) e della Gestalt ( la famosa sedia che scotta ), alcune tecniche cognitivo-comportamentali ed altre di psicoterapia breve, la desensibilizzazione in rilassamento da situazioni ansiogene o stressanti, la P.N.L.(programmazione neuro-linguistica), la bio-energetica, la musicoterapia in rilassamento, il bio-feedback, lo joga.
PSICANALISI E SPORT :
Non sono mancate finora, alcune relazioni ed interpretazioni psicanalitiche da parte di esperti (Carotenuto, Ancona ed altri psicanalisti), in particolare, alcune sul gioco del calcio o del basket, a proposito delle azioni difensive o offensive, con il pallone, da parte dei giocatori di una squadra all'attacco nel campo avversario (invece diviso da una rete, ma violabile da una palla, nel tennis) o del fare goal, o canestro.
Inoltre, non sono mancati studi e suggerimenti, anche per quanto riguarda il doping, l'uso di droghe e per un problema anch'esso non ancora risolto, quello del tifo disturbante e violento da parte di minoranze e degli ultras, negli stadi di calcio.
G. Lodetti e C. Ravasini, dell'Istituto di Psicologia-Facoltà Medica dell' Università degli studi di Milano, sono stati promotori nel 1994 della costituzione di una "Associazione internazionale di psicologia e psicanalisi dello sport"- AIPPS, in occasione di un Convegno da loro organizzato sul tema "Sport ed Educazione Giovanile". In quella occasione, alla quale sono stato invitato a partercipare, Essi sono stati anche relatori di una ricerca, svolta fra i giovani praticanti la scherma. In una griglia di lavoro, da loro ideata (v. copia/no5), hanno preso nota, da competenti nella disciplina, dei gesti atletico-tecnici (assalto, finte, difesa), ritenuti "difettosi" e li hanno così correlati e riferiti ad una serie di meccanismi psicologici di difesa, secondo la teoria di Anna Freud. Questo tipo di osservazione-diagnostica, secondo gli Autori, dovrebbe consentire, anche in altre discipline sportive, di intervenire per poter ottenere sia risultati psico-terapeutici sia miglioramenti nelle azioni tecnico-sportive.
In una relazione che è seguita, su le "Caratteristiche epistemologiche delle ricerche sugli aspetti psicanalitici", A.Civita, ricercatore del dipartimento di filosofia dell'Università di Milano, ha commentato in modo critico siffatte ricerche che, a suo parere, andrebbero perfezionate con una scelta di campo tra la psicologia sperimentale e la psicanalisi, reinterpretando i meccanismi di difesa in una chiave concettuale diversa da quella psicanalitica, per esempio in quelle cognitivista, comportamentista o fenomenologica.
Secondo A. Civita il "campione sportivo" è da assimilare ai grandi artisti, ai poeti, ai musicisti; quindi la nevrosi nello sport come nell'arte, sarebbe un ingrediente indispensabile. Egli si chiede : a cosa serve la psicologia dello sport? A creare dei campioni o a curare le nevrosi degli atleti? ed aggiunge: " non sono in grado di fornire una risposta, ma sono sicuro che in molti casi questi due obiettivi non coincidono affatto perchè spesso la nevrosi, egli dice. è lo "stimolo più potente e prezioso" verso l'affermazione di sé anche nello sport ! Quindi la nevrosi per l'atleta, naturalmente entro certi limiti sopportabili, potrebbe essere di aiuto e di efficace stimolo.
D'altra parte, ci ha ricordato di recente in questa stessa aula G.F. Tedeschi, che la nevrosi, rappresenta un " diamante", quindi una "cosa preziosa" anche per il paziente in psicoterapia, ma che non sa' di avere e di possedere.
Per realizzare una autentica teoria psicanalitica dello sport, secondo A. Civita è necessaria una osservazione diretta, ma seguendo le tre condizioni indicate da Freud e da Winnicot: osservazione fluttuante, aspetti transferali e contro-transferali, non avere fin dall'inizio, interessi osservativi e conoscitivi prefissati. Pertanto, in una sua visione romantica dello sport, Civita preferisce vedere nel grande talento, un atleta destinato ad affermarsi, in ogni caso e nonostante tutto, grazie ad un sistematica "sublimazione" della sua "pulsione sessuale".
CONCLUSIONE:
Per concludere, a parte la rispettabile opinione di Civita nei confronti dei talenti e dei campioni sportivi, io penso che la Psicologia dello sport, in effetti, ha privilegiato finora gli atleti di alto livello. Pertanto, nel progetto da attuare, di uno "sport per tutti", lo psicologo dello sport, a mio parere, potrà e dovrà trovare nuovi e più ampi spazi operativi ed avere un ruolo e un compito educativo importante, di prevenzione e riabilitazione, da svolgere insieme ad altre figure professionali (medici, sociologi, ecc...) a favore della società, dei cittadini e anche dei disabili, alcuni dei quali già trovano nello sport una grande occasione di impegno e di auto-affermazione e di successi agonistici (v. Para-Olimpiadi).
Vorrei ora richiamare l'attenzione proiettando, una diapositiva dimostrativa che si riferisce a due atleti, vincitori di titoli mondiali e olimpici nel pentathlon moderno (Daniele Masala e Carlo Massullo) mentre si rilassano e si allenano mentalmente, nel corso di un mondiale, nella gara di scherma, con alcuni esecizi, già appresi e personalizzati, del training autogeno.
Le altre diapositive che ho pensato di proiettare si riferiscono ad alcune foto che ho scattato in previsione di questo seminario. Queste immagini a me sembrano proporci una testimonianza del passato e del tempo presente, quello in cui viviamo. Si tratta di due strade di Roma, una nell'antico rione di Trastevere: il " Vicolo dell'Atleta ", chiamato così perchè, a suo tempo, è stata rinvenuta nel corso degli scavi, una statua in marmo di epoca romana, raffigurante un atleta ; l'altra strada si trova invece in un moderno quartiere, la Balduina, dove un accogliente locale e di successo, molto affollato e frequentato anche dai tifosi dello sport, ha una grande invitante insegna "PSICO-BAR" , che riesce così ad attirare molti e assidui clienti !
Dopo queste immagini distraenti e forse divertenti per una riflessione , vorrei passare al breve filmato di cui ho fatto cenno all'inizio, inviatomi di recente dalla sede RAI di Milano per il cortese interessamento del giornalista Michele Renzulli.
Si tratta di uno spezzone del servizio "Progetto Record" realizzato in occasione della preparazione per le Olimpiadi di Monaco-72, recuperato dopo l'incendio alla cineteca RAI di Roma e di altri due servizi televisivi, che si riferiscono ad altri momenti della mia attività di medico e psicologo dello sport: uno sul record mondiale in mare, in apnea e in assetto costante, del sub Stefano Makula ( fra gli assistenti sub e valido collaboratore, Roberto delle Chiaie, medico sportivo e psichiatra in questa Clinica) e l'altro su i coraggiosi mini-atleti sardi che si esibiscono con i famosi e vivaci cavallini della Giara, nella acrobatica e spettacolare "sardiglietta" effettuata per festeggiare e premiare l'olimpionica Sara Simeoni, vincitrice nel salto in alto alle Olimpiadi di Mosca -198O.
Le immagini del filmato che si conclude con quelle di Sara Simeoni, vorrei poterle utilizzare per un pensiero e un omaggio ai nostri atleti e atlete, che riescono a suscitare sentimenti ed emozioni a noi italiani, quando assistiamo alle loro impegnative imprese e ai loro successi, nelle competizioni sportive.
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