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"Il pensiero di P. Bion Talamo e W. R. Bion" Dedicato a Parthenope Bion Talamo
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Rocco PISANI
Interventi liberi |
Dr. Lussana (chairman)
Ringrazio il Dr. Caldironi per la sua presentazione, e abbiamo un'ora piena per la discussione plenaria e cioè una discussione per tutti i lavori presentati questo pomeriggio rispetto ai quali non c'è dubbio che la dimensione interdisciplinare e la dimensione dei diversi vertici e dei diversi punti di vista si è ulteriormente sviluppata non soltanto nel considerare il pensiero e le idee di Bion e quelle di Parthenope, sia in rapporto a quelle del padre ma anche le sue proprie idee da vari punti di vista e cercando di risalire a quelle che potremmo chiamare i punti di partenza o alcuni dei punti di partenza delle loro idee e delle loro trame di pensiero. A questo punto ci ricordiamo anche in particolare di quello che ci diceva il Dr. Merciai del progetto di Parthenope, che è rimasto agli stadi iniziali, di accogliere le idee e di approfondire uno studio appunto sulle origini del pensiero di Bion, o delle sue idee, prendendo in considerazione la sua biblioteca e i testi principali in essa contenuti.
Volevo fare una annotazione anche ai lavori che ho molto apprezzato ed anche per la commozione che ci ha presi tutti, ma devo dire che in questo senso sentire prima il Dr. Lussana e poi il Dr. Merciai è stato qualcosa di molto toccante. Ma, tornando ai lavori, volevo dire che oggi, risentendo questo bel discorso che hanno fatto gli ultimi relatori, devo dire che ho avuto una sensazione che il pensiero di Bion sia fondamentalmente un pensiero moderno, del moderno. Con la sua preoccupazione per la verità, con il suo non eccessivo amore per il contesto, con la sua antipatia per la percezione, con la sua ricerca detta, molto spesso, di verità che, anche se non sono assolute, somigliano alle verità assolute. Con la sua severità. Con il suo tono sempre drammatico. E' difficile attraversare un'opera di Bion e trovarvi un'elemento che ci faccia sorridere. E' molto difficile. Io ho avuto il privilegio di leggere una sterminata serie di pagine di Bion e vedevo Parthenope ridere perché c'era un riferimento familiare e quindi mi sono reso conto, almeno per il testo "Memoria del futuro", uno straordinario addolcimento e, devo dire, che Parthenope è un'autrice molto diversa e molto personale. E' assolutamente un'autrice post-moderna, con i suoi sedani, i sui frigoriferi , il suo riferimento a come sta comoda nella poltrona, lei, che noi tutti conoscevamo, con il suo coraggio di mettere dentro la sua soggettività nel lavoro che svolgeva. Di dire É.io sono così. Con il suo non molto praticato tentativo di uscire dalla soggettività, ma, anzi, di utilizzare la propria soggettività (il suo frigorifero con quel sedano strano) per essere un'autrice, ripeto, differente dal padre, volta nettamente al post-moderno; mentre il padre, W. Bion, che noi tutti amiamo, e sulla cui eredità continueremo a lavorare, secondo me ha in questo collegamento al post-moderno un limite. Perché è un'autore che ci parla straordinariamente di alcune dimensioni dell'esperienza umana ma tace su altre. E credo che questo sia una cosa importante, soprattutto perché si tratta proprio di quelle esperienze di cui Parthenope ci parla.
Volevo riprendere il tema che avevo accennato prima. E' da un po' di tempo che io sto cercando di trovare le connessioni tra il pensiero di Bion e quello di Foulkes, sapendo di affrontare un'impresa assolutamente ardua perché, come voi sapete, i due, pur stando nella Società Psicoanalitica Britannica, non si sono mai frequentati e, anzi, si può dire che si sono ignorati.
Vorrei fare una piccola aggiunta dal momento che a questo punto si parla di un confronto messo più in forma di prospettiva delle idee di Bion sul gruppo rispetto a quelle di Foulkes e quindi più in generale della gruppalità della mente. Vorrei aggiungere qualcosa che Parthenope ha detto, in rapporto a questo, e precisamente della "mente come teatro". Qualcosa della mente come teatro collegabile appunto alla teoria del pensiero, alla funzione alfa ecc. come compare appunto in "cogitations" ma anche negli studi sul sogno in particolare ricordiamo "Il teatro del sogno" di Salomon Resnik, anche questo in rapporto alle profonde radici culturali di Bion e della cultura inglese. Parthenope mi pare che, nell'ultimo seminario che fece, dicesse proprio di come la letteratura inglese abbia una strettissima parentela con il teatro (come questa mattina ci veniva suggerito dal prof. Voltaggio) e quanto di platonico ci sia in Bion, ovvero, di quanto ci sia di "shakespeariano" soprattutto in "Memoria del futuro". I personaggi dialogano tra di loro e noi cerchiamo di ad entrare in dialogo con loro.
Il Dr. Nebbiosi mi ha fatto pensare che il terrore, la paura, la ricerca della verità che io ho trovato negli scritti di Bion li ho ritrovati anche negli scritti di Wittgenstein. Tutti e due volontari nella prima guerra mondiale. Bion tra i vincitori e Wittgenstein, tra i vinti, prigioniero del regio esercito italiano. Tutti e due combattono al fronte, vivono la paura. Sono soggettivamente e oggettivamente in una situazione di paura. La paura si vive, "si è", in qualche modo.
Volevo innanzitutto ringraziare il prof. Pisani e gli altri amici per avermi invitato. E' stata per me una giornata notevolmente intensa. Le relazioni sono state bellissime e le ultime cose che sono state delle dal Dr. Caldironi e dal Dr. Giampà, mi hanno fatto pensare a due cose. Ci sono due elementi che sono emersi: la paura ed il silenzio.
Vorrei fare una proposta. Volevo chiedere a Luigi Talamo ed ad Alessandra, sua figlia, se si sentivano di dirci qualcosa che riguardasse Bion, ma non come suocero o come nonno, ma Bion come pensatoreÉ.
Volevo aggiungere qualcosa anch'io. Certamente noi sentiamo profondamente il dolore per la perdita. Però Parthenope paradossalmente non è morta. Parthenope vive ancora dentro di noi. Aldilà del dolore per la perdita, esiste un meccanismo che si chiama la "introiezione". Parthenope continua a vivere in noi, sia come persona scientificamente qualificata nel suo campo, sia, soprattutto, come persona umana. Parthenope ci dice che non è passata invano, continua a vivere in noi attraverso quello che ci ha trasmesso a livello scientifico ed a livello umano.
Per quanto riguarda mio suocero, l'ho sempre visto come una persona molto umana. Il fatto di non parlare la sua lingua non mi consentiva di avere con lui un rapporto intenso; però l'ho sempre visto come un ottimo padre. Grazie a lui, e senza volerlo, ho preso l'esempio di non fumare più. Mi ha dato questo esempio che credo di aver preso da lui.
Io sul nonno non posso dire molto perché avevo sette anni quando lui è morto, quindi sono i ricordi di una bimba che non parlava l'inglese, sicchè la comunicazione era poca. Ma una cosa che ricordo bene, e che mio nonno faceva spesso, era quella di cantare. Era un linguaggio internazionale e facile. Posso dire del suo modo di essere padre e di conservare il suo lato infantile e giocoso e sicuramente questo si è poi trasmesso nel modo di essere madre di mia madre, nel senso che lei ha sempre mantenuto vivo questo suo lato da bambina, sempre giocosa con noi. Quello che volevo dire ancora è che mia madre era estremamente diretta e semplice nel suo modo di essere. Infatti, sentendo oggi teorizzare quello che pensava lei, mi rendo conto che senza tante parole e senza tanti giri e complicazioni mi ha trasmesso molto di più di quanto io mi sia resa conto, probabilmente.
Per prima cosa desidero ringraziare tutti voi per l'invito che mi avete fatto di venire qui in questo giorno molto importante e speciale. Sono molto colpito del modo in cui Bion viene ricordato qui in Italia e, soprattutto, di quanto sia vivo qui in Italia. Questo, molto probabilmente, è dovuto in buona parte all'opera di Parthenope. Come ha già detto Nebbiosi, anch'io penso che Parthenope sia una pensatrice post-moderna e mi chiedevo quale ne fosse il motivo. Forse per l'analisi, o per gli studi, o per la sua vita? Da questo punto di vista, non sappiamo ancora abbastanza di come si è formata la mente di Bion e sicuramente le ricerche nella sua biblioteca sono molto importanti. Per esempio, in Inghilterra, Riccardo Steiner ha osservato con grande precisione la biblioteca di Freud, studiando tutti i passaggi, le annotazioni le sottolineature che Freud stesso apponeva nei suoi manoscritti.
Io ricordo Bion come presidente della British Society che, come diceva poc'anzi Malcolm, aveva questi formidabili silenzi, ma anche lo ricordo come, da presidente appunto, introduceva una discussione ad un particolare lavoro. Io, all'epoca, ero studente appena ammesso alle riunioni scientifiche e, in questa veste, rammento le introduzioni di Bion alle discussioni di lavoro come un qualcosa di particolare e di diverso da quello che qualsiasi altro presidente precedente avrebbe potuto dire. In fondo queste sue introduzioni alla discussione avevano molto poco a che fare con il tema trattato, ma che però avevano così tanto a che fare con il pensare e l'immaginare insieme con l'uditorio.
Abbiamo avuto una giornata piuttosto intensa lavorando molto sin da questa mattina. Mi dovete perdonare se sono stato un po' costrittivo, ma io seguo sempre l'idea o concetto foulksiano che certamente il conduttore è il segretario del gruppo e quindi al servizio del gruppo. Ma il gruppo, nell'ottica di Bion, necessita di coesione, e il gruppo che si organizza, per mantenere la coesione del gruppo stesso, in qualche modo deve far capo ad un leader. C'è l'assunto di dipendenza che bisogna tenere sempre in considerazione; nei gruppi più evoluti l'assunto di dipendenza è estremamente democratico, in quanto il capo del gruppo è anche il segretario di quest'ultimo. In inglese tale membro viene chiamato il "convenor" cioè il "convocatore" il "maestro delle cerimonie".
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