Lungo gli anni della mia frequentazione di Rosario Merendino, professionale prima, poi amicale, la singolarità dei costituenti della sua formazione mi ha piu' volte riportato, per la sua somiglianza anche nella successione delle fasi, a quella di Albert Schweitzer. Inizio teologico-biblistico, estensione musicologico-organistica, in una combinazione certamente ricca e profonda, ma che rimane forse in una dimensione un po' astratta, costretta a un certo isolamento. Schweitzer si rivolse alla medicina e divenne medico missionario in Africa, dando al suo pensiero teologico concreta realizzazione, che potesse assumere valore di esempio e di educazione. Sessant'anni dopo Merendino si rivolge alla psicoanalisi, per liberazione e educazione, come a una nuova medicina possibilmente missionaria. I valori e ducativi e filantropici coltivati e propagati da Schweitzer nella sua vita di pensiero e azione gli ottennero il riconoscimento del Nobel per la pace. Merendino, come è ben comprensibile, si aspettava, pretendeva molto, molto meno: il riconoscimento all'esercizio di funzioni didattiche nella Società Psicoanalitica Italiana, per contribuire all'educazione dei futuri analisti, quasi missione da affrontare con spirito religioso. Ma l'accesso a queste funzioni di educazione psicoanalitica gli fu impedito - come si e' visto - come non addetto ai lavori: gli antecedenti-prededenti dell'aspirante analista dovrebbero-devono essere psichiatrici o psicologici. Non certo di storia sacra e di musica. Vogliamo mescolare la psicoanalisi alla teologia e alla storia sacra? Freud, e M. Klein non meno di lui, non erano agnostici, o meglio, atei? La religione non è stata vista da Freud come nevrosi ossessiva universale?
In 'Vita e opere di Freud' E. Jones, trattando di religione e dei buoni rapporti di Freud con il pastore Pfister psicoanalista, cita da una lettera di Freud a lui inviata: "La psicoanalisi in sé non è né religiosa né il suo opposto, ma solo strumento imparziale che può essere usato sia dal religioso che dal laico per liberare i sofferenti". Erano le credenze religiose, che avevano fatto parlare Freud di nevrosi ossessiva universale, non lo spirito religioso, l'emozione religiosa di mistici e santi, da cui era molto lontano e che non aveva punto considerato. Tutti ricordiamo che Pensare la psicoanalisi. Elaborazioni di esperienze cliniche, il libro che Rosario ci ha lasciato, anzi affidato, è dedicato a Bion, Rosenfeld, Winnicott. Direi che pensare, ripensare la psicoanalisi sia in particolare all'insegna di Bion. con Rosenfeld - ai seminari del quale a Roma Merendino ha partecipato - quale maestro di metodo clinico. Di Winnicott scrive che ha "stemperato la visione tragica di Freud. e specialmente della Klein, riportando i conflitti nella dimensione dello sviluppo della personalità e del gioco tra varie istanze mentali", è lui dunque. per quanto riguarda la teoria dello sviluppo psichico e la conduzione dell'analisi. il principale punto di riferimento. Anche Kohut. per la sua concezione del sé nucleare, e Lacan. per la funzione di specchio attribuita alla madre, per le idee sul desiderio, e per le implicazioni filosofiche. sono presi in seria considerazione. Un atteggiamento molto equilibrato, forse definibile sincretistico, condiviso indubbiamente da molti psicoanalisti italiani. Ed è presumibilmente quanto Merendino avrebbe insegnato ai suoi allievi. Viene in mente quanto scrive N. Bobbio: "La fede esclusiva che conduce a una separazione netta tra verità ed errore è propria piuttosto dell'uomo religioso. Il filosofo è aperto al dubbio, è sempre in cammino". Rosario sarebbe allora più nei panni del filosofo che dell'uomo religioso. Ancora da Bobbio: "Nell'età della Riforma il sincretismo fu, com'è noto, uno degli ideali dell'umanesimo cristiano, dell'irenismo erasmiano".
Cosa Merendino intravedesse nel pensiero di Bion, quali prospettive, non sappiamo, io certo non so dire. Intendeva partecipare al Convegno Internazionale a Torino sulla sua opera, ma la malattia incalzante glielo impedì. In 'Il pensiero clinico di Wilfred Bion' Joan e Neville Symington (che erano al Convegno) intitolano il primo capitolo: "Lo stacco teorico tra Bion e Freud/Klein". Rispetto a Freud Bion passa da conscio-inconscio a finito-infinito. da modello strutturale e Super-io a relazione parassitica tra contenitore e contenuto. Rispetto a M.Klein cambia da pulsione di morte a legami emozionali negativi e griglia negativa. Nel suo approccio più evolutivo e positivo all'uomo e alla sua realtà psichica - sostengono i Symington - Bion introduce il concetto religioso, e metafisico di realtà ultima: 0; una realtà di fondo, oggetto psicoanalitico per eccellenza. realtà non dei sensi, per noi cosi difficile da apprendere e raggiungere, quella alla quale i mistici si sono più avvicinati.
Ma lasciamo che sia Bion stesso a parlarci. Nella seconda parte di Memoria del futuro. di cui e' appena uscita la traduzione italiana. curata anche da Parthenope, che, no, non ha fatto in tempo a vederla, Presentare il passato, l'intensità e profondità del dialogo presenta spesso il personaggio Prete di fronte a Psicoanalista. Questi dice a Prete che come le interpretazioni psicoanalitiche più serie sono spesso prese per scherzi, cosi non sono presi sul serio Dio e il Diavolo, pur essendo la religione uno dei tratti più rilevanti delle persone, e insieme a scienza ed arte categoria principale del discorso sull'animale umano. Quando poi aggiunge che il dogma del Dio incarnato è accettabile se include quello, del Diavolo incarnato, il disagio che proviamo è senza limiti. Almeno fino a quando non ci balena trattarsi di un possibile riferimento a parte divina o mistica della personalità accanto a parte satanica: Dio e Diavolo come, versione religiosa della dualità mente/corpo, che impegna alla discussione sia lo scienziato che l'artista. I sostenitori dell'arte, della scienza e della religione tutti dichiarano di seguire la verità, sono d'accordo in linea di principio, ma il dissenso sorge con il bisogno di appartenenza a un gruppo particolare, dove trovare rifugio e disciplina.
Freud, che aveva iniziato come neuropatologo, passò i suoi ultimi anni con l'uomo Mosè e la religione monoteistica. La prima laurea di Bion fu in storia e la sua ultima fatica rivive in 'Memoria del futuro' i tempi della storia individuale e collettiva. Racker iniziò come musicista e M.Klein iniziò i suoi studi sulla riparazione da un libretto di Colette messo in musica da Ravel. In una delle sue ultime pagine Bion parla della supervisione: "E' importante che il candidato osi impiegare la sua immaginazione e osi provare ad articolarla in supervisione. Se solo quelli che vengono in supervisione usassero quell'occasione come un modo per far pratica del tentativo di articolare quello che pensano, in termini verbali o in altri modi se li trovano.
Una volta un paziente mi disse: "Se lei avesse qui un piano, io potrei suonarle la cosa: non riesco a parlargliene". La storia e la musica, dunque, fanno parte della psicoanalisi, sono suoi elementi costituenti, sono collegabili al secondo e al terzo elemento della psicoanalisi secondo Bion? La nostra prospettiva si amplia, ma.dobbiamo limitarci a questi pochi cenni.
Bibliografia
BION W.R. (1977) Memoria del futuro. Presentare il passato. Milano. Cortina. 1998.
BION W.R. (1997) Taming wild thoughts. London. Karnac.
BOBBIO N. (1998) Verità e libertà. In Elogio della mitezza e altri scritti morali. Milano. Pratiche.
MERENDINO R.F. (1997) Pensare la psicoanalisi. Elaborazioni di esperienze cliniche. Milano, Franco Angeli.
SYMINGTON J.&N. (1996) The Clinical Thinking of Wilfred Bion. London and New York, Routledge.
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