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Pietro Roberto Goisis e Gioia Gorla
UNO SPAZIO PER TOMMASO SENISE
Presentazione della Parte seconda
Senise non amava comunicare attraverso gli scritti: preferiva la parola viva la quale veicola i pensieri attraverso le emozioni che colorano la relazione con un interlocutore presente. Anche quando gli accadeva di parlare davanti ad un pubblico vasto, come in un convegno, aveva la capacità di rivolgersi a chi lo ascoltava sollecitandone la partecipazione emotiva.
E’ esemplare in proposito il secondo dei due suoi contributi che qui presentiamo, che è la trascrizione del suo intervento al convegno “Il lavoro clinico con gli adolescenti” svoltosi a Padova nel 1987. Qui egli non esita a porsi direttamente in gioco narrando della sua infanzia e adolescenza per mostrare come il terapeuta debba ritrovare le motivazioni profonde del suo operare analizzando le sue vicende affettive.
Il primo contributo è invece la relazione al Congresso della Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile di San Marino del 1980 nel quale per la prima volta egli presentò ad un pubblico di specialisti la concezione dell’adolescenza cui s’ispirava la sua metodologia d’intervento. Questa importante relazione segnò l’inizio di un sempre più vasto interesse per la sua metodica e della sua attività di formatore di psicoterapeuti di adolescenti.
Le tre interviste che seguono sono invece posteriori alla pubblicazione del volume del 1990 sulla psicoterapia breve di individuazione, che sancisce il riconoscimento dell’importanza del lavoro suo e dei suoi collaboratori, e ci danno uno spaccato di come l’opera di Senise possa rivestire interesse a più livelli. Pubblicata su di un grande quotidiano nazionale, la conversazione di Laura Lilli, che conduceva un’inchiesta sulla psicoterapia degli adolescenti in Italia, identifica con grande chiarezza ed efficacia le linee essenziali della metodologia di Senise e ne traccia lo sviluppo, mentre la “Conversazione con Tommaso Senise” di Gioia Gorla apparsa su di una rivista specializzata fa il punto su alcuni particolari questioni legate alla metodologia di Senise e sul suo pensiero. Infine Maria Pia Gardini incentra la sua conversazione sulla visione degli adolescenti che in tanti anni di lavoro Senise si era venuto formando e la confronta con le problematiche degli adolescenti della fine del secolo.
E’ significativo che tutte e tre le interviste siano designate come “conversazioni”, a sottolineare il tono colloquiale che Senise imprimeva all’incontro e l’attenzione e il rispetto che dedicava all’interlocutore. Al di là dell’interesse del loro contenuto queste tre conversazioni con Senise costituiscono così una testimonianza di quelle caratteristiche della sua personalità che hanno contribuito a farne uno straordinario psicoterapeuta e formatore.
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