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Pietro Roberto Goisis e Gioia Gorla
UNO SPAZIO PER TOMMASO SENISE

3.2. Maria Teresa Aliprandi, Senise a colloquio con i genitori *



Il disagio di un figlio adolescente, in attesa che il suo crescere si compia, si oppone, in modo speculare, al disagio del genitore, spiazzato e disorientato nelle sue abituali funzioni educative.
Adolescente e genitore sono entrambi alla ricerca di una nuova immagine di sé: il primo attraverso la sua posizione di transitorietà, oscillante nel gioco dinamico tra realtà interna e realtà esterna; il secondo attraverso la ricerca di una nuova posizione di adulto (in una società soggetta a muta-menti rapidi, profondi e sovvertitori di consolidati modelli di vita umana) e di una nuova posizione genitoriale contenitrice e tale da sostenere la sfida adolescenziale. Entrambi, dunque, sono impegnati a trovare il proprio posto in famiglia e nel mondo.
Proprio questo compito rende difficile il rapporto tra genitore e figlio e rende il confronto violento, profondamente emotivo, poiché in esso si gioca la relazione di autorevolezza tra adulto e adolescente e la speranza di questi di sentirsi reale e trovare se stesso.

Senise, forte della sua esperienza psicoanalitica con gli adolescenti, ha lasciato anche una ricca messe di colloqui con i genitori, registrati col loro consenso, nel corso delle sue consultazioni.
La trasmissione "orale" del suo messaggio esperienziale, da lui tanto privilegiata, ha potuto solo in parte esser tradotta in "parole scritte", cioè nella raccolta in un libro che rendesse comunicabile a molti il suo pensiero teorico ed operativo attorno alla psicoterapia di individuazione dell'adolescente.
Il valore teorico-clinico di Senise, a mio avviso, consiste proprio nel fatto di aver cercato di mettere a fuoco "un pensiero" sull'adolescente, personaggio tanto inafferrabile per gli adulti, che lo rendesse più "pensabile" dall'adulto, in quanto riconosciuto nella sua specificità di persona incompiuta e amato nella sua libertà di divenire una persona col diritto ad un proprio spazio privato.
In particolare, in occasione di questo incontro, cercherò di comunicarvi quanto Senise tendesse a far vivere ai genitori e non solo agli adolescenti ciò che riteneva per sé nucleo profondo della sua Weltanschauung: l'amore per la libertà, innegabilmente legata al grado di conoscenza che via via uno può avere di se stesso.
L'amore per la libertà in Senise ha caratterizzato l'intera sua posizione nella relazione psicoterapeutica, Tale istanza, eletta ad ideale, lo portava inevitabilmente ad un investimento, tendenzialmente assoluto, proprio nella sua qualità di ideale, della propria libertà di pensiero e di azione, come della libertà dell'altro. Cosicché la persona, "adulto" o "adolescente" che fosse, nell'incontro con Senise si trovava riconosciuta nei suoi bisogni narcisistici primari, cioè nei suoi bisogni di essere stimato ed amato per se stesso e non in quanto confrontato a modelli precostituiti.
"La relazione psicoanalitica - dice Senise a questo proposito- ne risulta evidentemente agevolata nella sua naturalezza e spontaneità; ma ancor più ciò accade nella relazione psicoterapeutica con l'adolescente. Questi, se diffidente e sospettoso nei confronti di chiunque cerchi di mettere qualcosa nella sua mente, o, all'opposto, desideroso di fare propri con l'identificazione modelli di pensiero e di comportamento altrui, ove senta il rispetto mio e l'amore per la sua libertà nell'un caso dissiperà diffidenze e sospetto e nell'altro, attraverso l'identificazione, sarà indotto a scegliere la strada della sua libertà per individuare le scelte più congeniali alla sua evoluzione e maturazione e non strutturerà nella relazione una dipendenza pericolosa. Questo almeno penso dovrebbe accadere se all'amore per la libertà corrispondesse una mia raggiunta soddisfacente libertà interiore. Ma così ancora non è" (Senise, 1988).

I genitori, nelle consultazioni di Senise, occupano un posto privilegiato,
Essi sono gli interlocutori principali col figlio, in un tempo particolare del suo percorso di crescita, e si trovano a dover oscillare tra l'antica funzione di holding per comprendere e accogliere i momenti regressivi del figlio adolescente e la rinnovata funzione di saper "sopravvivere" con fermezza e fiducia alle sfide aggressive adolescenziali, dettate dal bisogno di sentirsi reali in un momento in cui sono smarriti i parametri antichi (Winnicott 1963, 1964).
Affinché questa sofferenza mentale adolescenziale possa esser contenuta, elaborata e sormontata all'interno della crisi evolutiva, occorre che qualcuno se ne faccia carico, ossia occorre che qualcuno svolga transitoriamente la funzione sostitutiva della mente dell'adolescente, impedita dal proprio groviglio difensivo nel suo processo di individuazione.
Nel pensiero di Senise (1992) ci si deve, appunto, muovere nella direzione di aiutare i genitori nei loro nuovi compiti di sostegno e di "sopravvivenza", mantenendo saldo il loro ruolo.
In prima istanza questo è possibile se, nell'attualità, viene dato un rinnovato senso alla relazione emotiva in atto tra genitore e figlio, già connotata da"una storia", frutto di un percorso tra persone, e da uno "stile di comunicazione" costruito sull'intreccio di bisogni narcisistici e libidici degli uni, come degli altri. Tuttavia questa relazione include pure un'area potenziale di mobilità sorretta dalla speranza di poter "comprendere ciò che sta succedendo" e di poter passare dall'agire alla posizione riflessiva sulla difficile interazione tra realtà esterna e realtà interna di ciascuno degli interlocutori: ciò proprio quando nella mente dei genitori, come nella mente del figlio o della figlia adolescenti, sono in via di trasformazione sia gli oggetti interni, sia le relazioni con tali oggetti. Il padre e la madre, infatti, sono portatori di una loro propria storia emotiva originata dal momento in cui, a loro volta, furono bambini, poi adulti, adulti in coppia, per divenire successivamente genitori di un bambino fino al momento attuale in cui devono diventare padre e madre di un figlio che non è più un bambino. Pure l'adolescente porta dentro di sé le vicende della sua primissima infanzia, che hanno influenzato non poco l'assetto infantile e puberale successivo e l'approccio all'adolescenza.

Ora, nella consultazione, sebbene l'adolescente sia il vero potenziale cliente, al momento del colloquio con i genitori, sono quest'ultimi ad essere"clienti", in quanto interlocutori essenziali e in quanto due persone, che hanno bisogni e difficoltà riguardanti la loro relazione col figlio.
Nel materiale clinico, che intendo esporre, vedremo Senise porsi in una posizione particolare: da un lato tiene presente la propria potenziale identificazione con il figlio e, dall'altro lato sente la necessità di identificarsi con i genitori per comprendere i loro bisogni e le loro difficoltà e per contenere le loro ansie. Nello stesso tempo, cerca di individuare gli eventuali risvolti negativi che l'atteggiamento, espressione di problematiche personali profonde dei genitori, può avere sul rapporto con il figlio e sul processo di individuazione di quest'ultimo.
Attraverso il movimento identificatorio bipolare, Senise cerca di mettere a fuoco il funzionamento mentale di entrambi - figlio e genitori - per evidenziare come tale funzionamento influenzi sia la qualità delle relazioni oggettuali, sia quella delle comunicazioni più manifeste.
Dai suoi colloqui continuamente traspare l'intento di portare il genitore a comprendere la propria posizione personale e la necessità di sostenere i processi di individuazione del figlio, migliorandone i presupposti.
Tale orientamento terapeutico induce ad osservare nel dialogo tra Senise e genitore due fattori che, secondo la specificità della personalità del genitore, possono esser posti al servizio di una miglior presa in carico delle problematiche relazionali tra genitore e adolescente.
Il primo fattore è dato dal grado di alleanza raggiunto dai genitori col terapeuta, chiaramente proporzionale alla presa di consapevolezza dell'esperienza identificatoria che essi stessi, per primi, stanno vivendo con Senise. Questa consapevolezza assume aspetti più palesi nei momenti di ricostruzione della propria storia, quando affiorano ricordi intensi, a volte dolorosi antichi rapporti conflittuali ancora irrisolti, o quando il bisogno di esser compresi si fa strada dietro al timore di esser giudicati e colpevolizzati secondo propri introietti superegoici.
La qualità di tale particolare esperienza, vissuta nei colloqui preliminari o nei colloqui finali di restituzione, costituisce il primo indice sul grado alleanza che i genitori possono offrire a Senise, collegato alla possibilità o meno di capire le problematiche del figlio, secondo la loro capacità identificatoria, riattivata e sostenuta negli incontri loro dedicati.
Il secondo fattore osservabile è dato dallo "stile" del racconto offerto dai genitori; che è pure lo "stile" della "comunicazione" esistente tra i membri della famiglia. Tutti ben sappiamo come ci sia sempre un grosso disturbo di comunicazione in qualsiasi famiglia, nella quale un adolescente presenti difficoltà che trascendono le normali situazioni adolescenziali.
Senise aiuta i genitori a stabilire corrette identificazioni con il figlio nello stesso tempo, favorisce l'instaurarsi di una miglior comunicazione o, quanto meno, cerca di dare spazio all'approccio agli ostacoli che impedisco no o distorcono il dialogo generazionale. Spesso inizia e si sofferma a dare senso alle comunicazioni in atto, fonte riconosciuta di sofferenza, invitando i genitori a ripercorrere il loro curriculum parentali, allo scopo di arrivare a cogliere il proprio discorso come rispecchiamento della storia emotiva del figlio, così come l'hanno costruita nel proprio mondo interno.
I genitori, infatti, sono passati attraverso il periodo in cui il figlio era alle elementari, poi alle prime classi delle medie, dove in fondo non c'erano grossi problemi di comunicazione, perché il figlio era strutturato più o meno conformemente alle loro aspettative. In quegli anni potevano anche permettersi di svolgere un'azione educativa manipolatoria, senza ottenere violente e preoccupanti reazioni da parte del bambino o del pre-pubere. Di fronte all'adolescente, invece, si trovano "faccia a faccia" un ragazzo che "non riconoscono più", in quanto ora risponde diversamente da prima al loro modo di procedere, che pur non è mutato.
A questo punto è importante far loro capire che l'adolescente è un po' come i bambini piccoli che captano con fine sensibilità le comunicazioni extraverbali e le discrepanze dalle comunicazioni verbali.
In proposito Senise non risparmia esempi, per lo più attingendo dagli stessi episodi offerti dai genitori, fermamente convinto di due fatti psichici: che occorre partire da ciò che e' manifesto al genitore, ossia dalla sua sofferenza attuale e che occorre usare il linguaggio più utile per trasmettere qualcosa che possa essere sentito "con la pancia", come Senise usa spesso dire al suo interlocutore."Potete fare anche un bel discorso apparentemente conciliante - diceva a due genitori - ma se dentro di voi siete arrabbiati, vostro figlio coglierà la vostra rabbia piuttosto che il discorso ragionevolmente conciliante" (Senise 1992).
In altre parole egli intende aiutare i genitori a capire come la comunicazione debba essere una comunicazione consonante con lo stato d'animo, basata su quanto loro hanno compreso del ragazzo e del loro rapporto con lui, poiché ogni altra risposta non autentica e' inefficace.

Ho scelto frammenti di registrazione di colloqui tenuti da Senise allo scopo di mettere a fuoco i suoi modi di intervento e la sua capacità di instaurare relazioni terapeutiche coi genitori, anche nel breve corso della consultazione. L'ascolto di questi frammenti ci aiuterà a identificarci un po' con lui per apprendere, come discepoli dai maestri d'arte, qualcosa del difficile mestiere di terapeuti di adolescenti, senza perdere le nostre caratteristiche personali, proprio in nome di quell'amore per la liberta' che Senise ha sempre cercato di avere per se' e di trasmettere all'altro.

Luigi. Un breve colloquio con la mamma di un ragazzo 13enne ci mette subito di fronte all'importanza della qualità della comunicazione che si instaura nel rapporto tra figlio e genitore: si tratta di un ragazzo da sempre encopretico e che attualmente avverte disagio nei suoi rapporti sociali e pertanto chiede aiuto.

SENISE: esiste un problema di comunicazione tra lei e suo figlio, dove le difficoltà di rapporto non dipendono solo dal ragazzo o da lei, è una situazione in cui siete in due...
MADRE: Luigi si è lamentato qualche volta di questo. Io gli ribatto che è lui che non comunica. Si lamenta perché non parliamo, ma poi va a chiudersi in camera. Io mi sento isolata, tagliata fuori. Quello che a volte mi chiede e' di giocare con lui, forse perché non riusciamo ad avere un rapporto più diretto, più immediato.... pero' se si tratta di parlare di cose sue, e' sempre sulle difensive...
SENISE: parlare di cose sue, su richiesta di suo figlio oppure.....
MADRE: magari io vedo che c'è qualcosa che non va e vorrei cercare di capirla. Luigi parla poco, però a volte viene ancora a farsi coccolare Forse se si tratta di fare un po' il bambino piccolo, allora ci sta, invece, se si tratta di mettere in comune qualcosa che aiuti a maturare un pochino di più, allora sfugge Altre volte si arrabbia, si chiude in camera sottolineando la separazione. Vuole comunicare e mette una porta in mezzo chiusa a chiave
SENISE: se così stanno le cose, significa che c'è un difetto che può essere nel modo di ricevere o di chiedere Qualsiasi adolescente ha nello stesso tempo bisogno di comunicare e bisogno di salvaguardare se stesso Ma qual'è, di solito l'atteggiamento dei genitori verso l'adolescente? Non è quello di esser disponibili a raccogliere le comunicazione che lui desidera dare, ma è quello di voler sapere cosa gli sta succedendo. Questo fatto della porta è caratteristico: in realtà ripete una situazione concreta, quella che è una situazione mentale. L'adolescente ha paura che qualcuno voglia andare a vedere dentro di lui così come vuole andare a vedere dentro la sua stanza. Questo significa che nel vostro rapporto Luigi l'avverte come colei che vuole entrare nella sua mente e che vuole capire per se stessa. Ciò accade o per difetto di ricezione di suo figlio o per difetto suo di porsi; probabilmente concorrono i due fattori assieme Si chieda, per conto suo, se è in una disponibilità a raccogliere delle richieste, oppure se è in una situazione di voler sapere per dirigere, dove dirigere per un genitore significa aiutare, ma per i ragazzi significa essere coartati e non aver la libertà di scegliere la propria strada, mentre invece hanno bisogno di aver la possibilità di scelta...

Eccoci subito confrontati col tema della libertà, che apre un ventaglio ampio di rapporti tra genitori e figli. In primo luogo, Senise cosa intende per libertà? E i genitori come si trovano confrontati nella gestione del difficile rapporto libertà-autorità? Mi limiterò ad accennare a qualche pensiero di Senise espresso in seminari di studio, nelle sue perizie o nelle conversazioni che ho avuto con lui attorno ai ragazzi di cui entrambi ci stavamo occupando.
Senise riteneva che "in ogni famiglia-società "sana" il percorso affettivo, educativo che presiede allo sviluppo morale dell'individuo dovrebbe essere ispirato alla promozione in lui dell'amore per la libertà e la giustizia", definendo la giustizia anche come il limite posto alla libertà, affinché non venga ostacolata la libertà degli altri. Senza entrare nelle dinamiche intrapsichiche evolutive che determinano lo sviluppo morale dell'uomo, Senise sia nei colloqui con i genitori, sia negli scambi professionali con i giudici preposti a considerare le situazioni, spesso drammatiche, dell'adolescente deviante e già colpevole di delitti contro la persona, era attento e preoccupato a che non si facesse confusione tra libertà e non-contenzione. Tanto più gli adolescenti si mostrano disadattati o già con una organizzazione delinquenziale della personalità tanto più la "loro mente...non è in grado di funzionare in modo adeguato e proficuo se non è protetta dagli stimoli che ne disturbano l'assetto e che interrompono la continuità dei pensieri e dei sentimenti". Essi necessitano di interventi contenitivi "Ove non si possa provvedere a.... relazioni proficue (fondate, cioè, su rapporti affettivi e interpersona/i corretti) piuttosto che lasciare senza contenimento l'adolescente, è minor male per lui esser contenuto da relazioni impositive e da istituzioni chiuse... A me sembra che l'ideologia che sottende l'attuale legislazione minorile consideri il contenimento, quale che esso sia, il nemico della libertà, là dove, certamente il contenimento è nemico della licenza, ma è invece protettore e matrice della libertà, se per libertà si intende quella pur piccola possibilità di scelta che l'uomo ha tra i propri pensieri, sentimenti, condotte e desideri. Possibilità di scelta che è condizionata in modo proporzionale al grado di conoscenza e consapevolezza che la persona ha raggiunto di se stesso e della realtà in cui vive ed opera. Ogni mente ha bisogno di un contenimento adeguato per raggiungere questa conoscenza e questa consapevolezza" (Senise 1991).
Comunque tornando a situazioni meno gravi, è noto a tutti quanto i genitori siano in difficoltà nel gestire l'autorità, cioè nel dare delle regole che costituiscano dei limiti senza tuttavia annullare l'individualità e la libertà del ragazzo. Le posizioni dei genitori sono a volte estreme: o eccessivamente autoritarie o troppo liberali, e, più frequentemente, sono contraddittorie. In ogni caso tali posizioni rendono compromessa la possibilità di stabilire una comunicazione corretta all'interno del rapporto genitore/adolescente.
I frammenti di colloquio che seguono vogliono, appunto, illustrare alcune specifiche modalità relazionali che evidenziano variegate qualità di rapporto col figlio adolescente per spiccate valenze narcisistiche del genitore o per il riacutizzarsi di antiche problematiche dell'adulto, ma che sempre rischiano di mortificare l'adolescente nei suoi tentativi di esperire la propria libertà nella definizione di Sé e nell'assunzione delle sue responsabilità.

Carlo e' un sedicenne che presenta un serio sintomo dismorfofobico. Il ragazzo "appartiene" ad un vasto clan familiare connotato da una intricata rete narcisistica di rapporti.

SENISE: fa emergere dal racconto con la madre una storia in cui "un bambino può provare disagio, perché gli hanno fatto un casino in testa con il continuo passaggio da nonni e zii... non ha potuto avere figure di riferimento stabili: come se avesse avuto due o tre madri e due padri.... Questo ha creato confusione dentro di lui! Troppi personaggi nella sua testa, ognuno con proprie caratteristiche ed ho l'impressione che ognuno pensasse più a se stesso che a Carlo..."
MADRE: ha avuto troppo amore....
SENISE: avete avuto un amore possessivo anziché amare la sua lihertà.... Non c'era nessuno che amasse la sua liberta'. A quell'epoca antica, in un momento dello sviluppo durante il quale si sarebbe dovuto dare il massimo peso alla liberta', ognuno desiderava che lui crescesse secondo il suo modo...."

Fabio, di 15 anni, vive solo col padre dall'età di cinque anni. La separazione tra i genitori è stata "molto civile", ma ha lasciato più scoperte problematiche edipiche inconsce del ragazzo nei confronti della madre ed il rapporto importante verso il padre. La presenza di una avidità tendenzialmente bulimica ed un episodio di ubriacatura e depressione connessa, forse, all'ingresso del nuovo compagno della madre sono le motivazioni manifestate per la consultazione.
Si tratta di un frammento clinico in cui si può veder bene come la libertà di individuazione e di crescita di Fabio venga ostacolata dalle identificazioni proiettive messe in atto dal padre, attraverso le quali il figlio diventa parte d l'altro in una relazione di confusività, di non separatezza tra il sé e l'altro da se'.

PADRE:...ho avuto sempre difficoltà con le mie compagne.... dopo la decisione della separazione... io ho cominciato o a star meglio....pero' adesso credo di esser sostituito sia come marito, sia come padre... temo che Fabio mi abbia vissuto come la parte perdente nella separazione... io apparisco molto meno.... temo che Fabio abbia solidarizzato con me, come parte dcbole...
SENISE:non mi pare!...l'impressione che ne ho avuto è che Fabio abbia un risentimento verso sua madre e il suo uomo, mentre pensa che lei abbia rifiutato di riaccoppiarsi come se questa fosse una decisione per riguardo verso di lui...
Il padre insiste nel sottolineare i suoi problemi verso il figlio: il legame intenso con lui, la preoccupazione di preservarlo dalle sciagure sulla scorta della sua drammatica infanzia.
SENISE: il rischio, nei rapporti con Fabio è che lei non lo viva per quello lui è, come persona che è in una situazione di vita diversa dalla sua infanzia, così lo tratta come se fosse un se stesso piccolo a cui deve risparmiare pericoli ed ostacoli.... questo rende più difficile la possibilità dello stabilirsi di un rapporto dove lei è padre di Fabio e Fabio è figlio suo.
PADRE: quindi due persone!
SENISE: è importante che si configuri una relazione tra due persone, con non eccessive componenti narcisistiche. Dico "eccessive" perché nella relazione tra genitori e figli c'è sempre un aspetto narcisistico, in cui, in qualche modo il genitore gode dei successi o soffre degli insuccessi dei suoi figli, non solo per loro, ma in quanto rappresentano parti di se stessi. Questo sentirsi parte dell'altro è certamente un ostacolo dell'individuazione corretta ad un processo di separazione che renda il figlio adolescente, persona definita, contenuta dentro la sua pelle.....se lei riuscisse a porsi nei confronti di Fabio come nei confronti di un figlio che va molto amato, ma soprattutto va amata la sua libertà, gli permetterebbe di esser egli stesso protagonista e costruttore di se' sulla base delle reali esperienze da lui vissute. Se, invece, la comunicazione è quella "tu sei in pericolo" "faro' di tutto, perché niente ti succeda", senza volerlo gli comunica una visione del mondo molto pericolosa".
PADRE: sì, ricordo che l'ho portato a....che per eccellenza è una città turistica: invece io l'ho portato a vedere l'ospedale dove è morta mia madre... e lui "Papa', mi fai fare il giro dei tuoi morti, basta!"
SENISE: il rischio non sta nel mostrare la nostra esperienza, la nostra storia, ma nel trattare lui come se ci si aspettasse che debba incontrare le stesse esperienze".

Per Marta, 19 anni, la posta in gioco è "la libertà di morire o vivere".
La consultazione è richiesta dai genitori in seguito al terzo tentativo di suicidio della figlia. La sofferenza psichica, che porta Marta a desiderare di morire viene vista come espressione di un disturbo narcisistico che affonda le sue radici nella qualità del rapporto avuto nei primi anni di vita tanto con la madre quanto col padre. La madre, è una persona capace di un profondo coinvolgimento affettivo, ma dalla nascita della ragazza, ha avuto manifestazioni indicative di seri disturbi psicologici accompagnate da abuso di alcool; il padre, sia a causa delle vicissitudini familiari sia per la sua struttura di personalità, si è costituito come figura sostitutiva di quella materna. Esercitando, tuttavia, un rapporto con intense valenze narcisistiche.

Senise nei colloqui conclusivi fatti con i genitori, con i quali sa di aver ormai stabilito un buon rapporto, e in presenza di Marta, non manca di manifestare lealmente il suo pensiero: "...ho una preoccupazione, che forse può sembrare assurda... Mi viene da pensare che dentro a Marta possa esserci la paura di perdere la libertà di ammazzarsi. In fondo perdere la possibilità di pensare che siamo padroni della nostra vita tanto da togliercela, quando diventa peggiore di come immaginiamo possa essere la morte, può essere sentita come una perdita grave... se in Marta ci fosse questa motivazione, non mi piacerebbe affatto..."
Tale riflessione difficile da comunicare è detta al termine di una lunga consultazione e in vista di un aggancio terapeutico di Marta nell'ottica di superare le ultime sue resistenze.
E' interessante, tuttavia, riprendere l'inizio dei colloqui con i genitori per considerare alcuni presupposti antichi dell'attuale disturbo di Marta. Il padre così traccia il suo rapporto con i figli: ritiene di esser stato affettuoso, quando erano piccoli, pur avendo fatto "l'errore" di essere sempre stato portato a considerarli più grandi di quello che erano e di aver atteso che sapessero parlare per poter comunicare con loro. Senise focalizza l'attenzione sulla qualità narcisistica del rapporto, che, in quanto tale, limita la possibilità di un'evoluzione più libera cioè più autentica:

SENISE: "Così investiva i suoi figli non per quello che erano, ma per quello che lei desiderava facessero o fossero"
PADRE: "Ho sempre avuto questa tendenza. Per esempio, per quanto riguarda Marta, ero orgoglioso perché all'età dell'asilo andava ai giardinetti da sola con la chiave di casa al collo, Poi è diventata combattiva...un precocissimo femminismo, esempio riusciva a fare pipì come i maschietti o, ancora, ha cercato di leggere per conto proprio, non volendo imparare da me, che insegnavo al fratello maggiore...Però, se mi vedeva arrabbiato con la mamma, lei era divertita e questo mi rasserenava..."
SENISE: "Quindi doveva avere anche un'immagine di papà buono... così la prendeva sul serio quando la vedeva arrabbiato".
PADRE: " Era una ragazzina che cresceva robusta e determinata... Poi non so cosa c'è stato... ma una rottura c'è stata".
SENISE: "Era una bambina spontanea, oppure doveva mettersi una maschera di autosufficienza"
MADRE: "Credo si mettesse una maschera"
SENISE: "Si può avanzare una prima ipotesi e pensare che forse era invidiosa del fratello ed avida di ricevere da voi dei riconoscimenti Forse Marta non ha potuto seguire spontaneamente la sua strada, ma ha cercato di seguire modelli che le venivano forniti un po' da papà e un po' dal fratello... Così può darsi che abbia finito per costruire una se stessa diversa dalla se stessa autentica, perché quest'ultima è talmente scontenta, talmente senza amore che lei la odia"
PADRE: "Questo sì, oscilla tra ambizioni enormi ed..."
SENISE: "Quando cade il livello delle aspirazioni o la speranza di poterle raggiungere, allora Marta va in depressione e desidera morire....Gli adolescenti possono passare da sentimenti profondi di svalutazione ad aspirazioni molto elevate, spesso vanno incontro a delusioni, che non sono proporzionali allo scacco, ma che li portano a sentirsi senza più valore... In Marta questa tematica ha origini remote e affonda le radici nella sua infanzia... Io penso che entrambi siate delle persone con grandi capacità espressive, che abbiate voluto molto bene a vostra figlia e che tutt'ora gliene vogliate. Però avete avuto una storia travagliata per quanto riguarda sia il vostro rapporto di coppia, sia le vostre problematiche interne. Quando queste difficoltà prendevano il sopravvento, non potevate dare niente a Marta. Perciò lei ha vissuto alcuni momenti, durante i quali si è sentita molto valorizzata, perché una persona molto amata sente di valere molto, altri momenti, durante i quali, non percepiva più questo amore e pensava di non valere niente. Dico queste cose per spiegare in modo semplice ciò che accade nel mondo interno di vostra figlia; in realtà tutto ciò si articola in modo ben più complesso e ricco...."

Luisa di 17 anni si trova impedita nei suoi movimenti di spontanea emancipazione, dal rapporto con una madre la cui personalità presenta spiccati tratti narcisistici. Segni di ansia, di disagio e di scontentezza sono il motivo della consultazione richiesta dalla madre. All'appuntamento si presentano spontaneamente padre, madre, Luisa; solo il fratello tredicenne è assente. La madre inizia a parlare e dominerà l'intero colloquio. E' chiaro, fin dalle prime comunicazioni, che le problematiche ruotano attorno alla madre e ai suoi rapporti narcisistici con tutti i componenti della famiglia. Gli interventi del padre mirano sostanzialmente a sdrammatizzare le autoaccuse esibite dalla moglie ed a sostenerla accusandosi a sua volta. La preoccupazione dei genitori per i figli è presente, ma intrisa delle loro personali preoccupazioni.
Gli interventi di Senise inizialmente sono guidati dalla necessità di individuare ogni componente della famiglia, sottolineando l'importanza che ciascuno abbia un proprio spazio anche all'interno della consultazione. Ciò lo porta a evidenziare la contraddittorietà delle comunicazioni della madre, introducendo così il tema dell'educazione alla libertà cui è connessa la capacità di usare l'autorità....

SENISE: fatemi un po' il quadro di come si svolge la vostra vita
MADRE: io potrei cominciare col parlare di me, forse può esser interessante.
SENISE: (rivolgendosi a Luisa) Tu sei d'accordo che racconti i suoi problemi?
MADRE: io mi sento una pessima educatrice e una pessima madre.... le mie convinzioni educative urlano con quelli che sono i miei costumi. Dopo una educazione severa e repressiva ho acquistato posizioni progressiste, ma le mie reazioni immediate sono decisamente autoritarie, violente.... sono il cosiddetto personaggio forte della famiglia, anche se poi in realtà sono un vaso di coccio...sono lì che imperverso, do ordini, faccio scenate... ma sono molto infelice di essere così, perché vorrei esser comprensiva, non direttiva....
PADRE: il mio atteggiamento, appena entro in casa è uguale al suo.... Il primo tipo di rapporto che ho verso i figli è quello di andare nella loro stanza e guardare se hanno fatto ordine...
MADRE: ma tu hai il vantaggio di non aver mai abbracciato ideologie progressiste... quindi non ci sono contraddizioni
SENISE: (a Luisa) tu che ne pensi? Riconosci questi loro problemi?
LUISA: io sì, mi sono sempre sentita molto oppressa dal fatto che la mamma volesse che io diventassi in un certo modo.
SENISE. allora è una falsa progressista...dice di amare la libertà, ma poi non ama la tua libertà...poi sta a vedere che cosa lei intende per libertà.... d'altra parte sono convinto che sia difficile sapere che cosa sia la libertà...
Senise porta 1' esempio di una madre che, pur vigilando, permette al suo bambino di sperimentare una situazione di pericolo entro il limite da lui tollerabile, per spiegare come l'educazione alla libertà debba implicare la sperimentazione, ma anche una maturità sufficiente per valutare i rischi che certe condotte offrono. Da qui la necessità di esercitare, accanto alla libertà, un'autorità limitante nei confronti dei figli: "è un fatto assolutamente necessario, con tutto il rispetto per le posizioni molto progressiste! Fa parte dell'esser progressisti anche il saper usare l'autorità. Ora per quanto riguarda lei, la cosa che lascia i suoi figli più sgomenti e in una situazione di insicurezza è questo alternarsi di comunicazioni contraddittorie tra di loro".

Il caso di Federica, già diciottenne, è emblematico per la libertà contenitiva data dalla madre alla figlia.
La ragazza è inviata alla consultazione con carattere d'urgenza, per singolare sintomatologia acuta: urla compulsive a scuola e a casa, quando parla di scuola. Si presentano madre e figlia insieme. Appare subito chiaro dalle prime battute del dialogo che madre e figlia "si dicono tutto, e non ci sono segreti tra loro". Tuttavia il grande investimento della madre sulla libertà della figlia, ha fatto sì che quest'ultima si sentisse costretta a falsare alcune comunicazioni per non dispiacere alla mamma, senza poter utilizzare la propria aggressività in senso emancipativo "perché non c'è nessun motivo per litigare".
In un successivo incontro solo con la madre, raccontando la storia evolutiva di Federica, la signora tende a minimizzare le difficoltà di separazione e ad enfatizzare il rapporto meraviglioso che esiste tra lei e la figlia, tanto da sottovalutare perfino la serietà di un tentato TS dicendo che "forse voleva solo riposare".

SENISE: "Può darsi che Federica viva con difficoltà il processo di cambiamento che porta a diventare adulti"
MADRE: "Lei dice?"
SENISE: "Non ne sono sicuro, però ho avuto l'impressione che con lei abbia un rapporto fin troppo bello!"
MADRE: "Si, a volte mi racconta cose che mi mettono in imbarazzo. Le dico: "queste sono cose tue, io non voglio saperle!"."
SENISE: "Non ha una sua vita privata come hanno le ragazze della sua età. Ha una confidenza completa"
MADRE: "Non solo con me... anche con il papà o con il fratello."
SENISE: "E' una ragazza molto chiara e questo, non sempre, facilita il distacco dai genitori"
MADRE: "Beh... Non è che noi le abbiamo messo i bastoni tra le ruote.
SENISE: "Anzi! il rapporto con voi è sembra essere stato eccessivamente idilliaco. Nell'adolescenza c'è sempre un momento un cui ci sono delle crisi, delle rabbie durante il quale ci si oppone ai genitori."
MADRE: "E vero!"
SENISE: "Io finora non le ho viste!"
MADRE: "Noi abbiamo sempre cercato di parlare... forse perché non abbiamo avuto fiducia nei nostri genitori ed a me avrebbe fatto piacere avere dei genitori più comprensivi. Forse abbiamo cercato di creare un'isola felice"
Senise nei colloqui successivi troverà il modo sia di spiegare alla madre aspetti regressivi del sintomo per far comprendere la presenza di un problema a monte della situazione attuale di conflitto con la scuola, sia di parlare ad entrambe dell'eccessivo rispetto della libertà di Federica.
SENISE: alla ragazza "tu hai potuto fare tutto quello che ti sembrava dovessi o volessi fare, senza trovare mai un'opposizione e, quindi, senza mai poter differenziarti e staccarti completamente da loro. Questo sarà molto difficile da spiegare a tua mamma, anche perché non può essere diversa da come e'...." E durante il colloquio finale con i genitori Senise potrà mettere in primo piano la difficoltà che Federica incontra per raggiungere una propria autonomia e focalizzare l'attenzione, fondamentalmente, sulla modalità con la quale la ragazza vive il rapporto con la madre, sul suo eccessivo bisogno di confidarle tutto e sul suo profondo timore di deluderla o di farla soffrire.
SENISE: alla madre: "Posso cercare di spiegarle... E accaduto questo: sua figlia, nella formazione del suo carattere, è partita da un rapporto con lei mamma, molto profondo, molto intenso ed è cresciuta con la costante preoccupazione di dover agire senza provocare in lei dispiacere. Questo ha fatto sì che alcuni suoi aspetti più genuini, più impulsivi, più personali non sono potuti evolvere e maturare come invece è maturata la sua intelligenza... Così Federica è sempre pronta a cercare di capire di che cosa hanno bisogno gli altri, mentre non sa ascoltare granché se stessa. Quindi, il rischio che corre è che dagli altri non riesca a ricevere quello di cui veramente ha bisogno, perché non è capace di chiedere, in quanto lei stessa non sa bene che cosa vuole... né sa distinguere se ciò che ha bisogno nasce dentro di lei, o se è in conformità con quello che gli altri pensano le serva. Si sente confusa: ...questo lo desidero io o lo desidera mia madre?..Il problema principale di Federica è proprio la difficoltà di sentirsi libera ad essere se stessa, e di realizzarsi per quello che è...."

Marina e Monica sono due adolescenti di 16 e 17 anni, che presentano gravi disturbi di comportamento e rendono ben difficile la gestione dell'autorità e della libertà da parte dei genitori.
Si sa bene che le manifestazioni comportamentali sono viste sempre come preoccupanti ed ansiogene dai genitori, mentre, il più delle volte, se non sono vissute dall'adolescente come egosintoniche rappresentano il solo modo da lui trovato nello sforzo di separarsi dai legami infantili per imparare a scegliere liberamente o per "informare" l'ambiente di una specifica sofferenza mentale causata da antiche situazioni di deprivazione. D'altro canto le richieste dei genitori nascondono spesso problematiche personali, molto complesse che rendono difficile il compito di far fronte alla crescita del figlio, conservando il proprio ruolo di adulto stabile e costante.
Nella situazione di Marina i comportamenti ribelli ed aggressivi rendono esasperato e impotente il padre, che pur ama sua figlia, mentre nella situazione di Monica essi sono reattivi ad un patologico spostamento sulla figlia di una relazione oggettuale persecutoria della madre con la propria madre.
In entrambi i casi Senise si fa carico del malessere del genitore più coinvolto, per aiutarlo, poco per volta, a riprendere comunicazioni più corrette con la figlia, in una relazione in cui autorità e libertà siano al servizio del processo di crescita dell'adolescente.

Il padre di Marina espone le gravi difficoltà esistenti nel suo rapporto con la figlia: pur dichiarando di provare un grande amore per lei si sente "esasperato e impotente" di fronte a gesti aggressivi etero ed autolesivi e a condotte provocatorie e impulsive.
SENISE, già a conoscenza dei gravi problemi familiari, in un colloquio col padre chiarisce: "è importante che Marina sappia che c'è un grande amore paterno di fondo, ma è anche importante che sappia che amare una persona non significa odiarla mai, perché se una persona ad un certo momento diventa odiosa in momento la si odia... Per sua figlia, attualmente, amore ed odio sono continuamente mescolati tra loro ed è bene sappia che questo accade anche nell'adulto...E' bene che sappia che il suo amore per lei - pur essendoci di base - è suscettibile di cambiamenti fino ad odiarla, a seconda del suo comportamento...Marina ha un legame viscerale con la madre, uno di quei legami che noi chiamiamo simbiotici e che possono anche avere esiti psichici preoccupanti...Tuttavia il fatto che, nel corso della sua crisi adolescenziale, Marina abbia comportamenti devianti...non è del tutto un cattivo segno...Noi dobbiamo ora chiederci perché non è uscita da questa situazione simbiotica, che è normale per un bambino molto piccolo.... Per come mi sembra siano andate le cose...penso che questa reazione sia meno brutta di quanto sarebbe stato possibile... La madre di Marina ha una patologia mentale che, dai 4-5 anni di sua figlia, è stata particolarmente grave... e secondo me non era in grado di occuparsi in modo genuino di nessuno.... Come può una persona in una tale situazione non amare l'altro in funzione propria? Marina non ha ricevuto dalla un amore che potesse essere un nutrimento per sé, poiché anche la madre tendeva a nutrirsi... Il comportamento di Marina può essere anche letto come un tentativo inadeguato, disperato, per rompere il legame viscerale e nello stesso tempo chiedere aiuto... Così, in una stessa giornata, può comportarsi come una bambina di due anni e come una ragazza di 17 anni...."
Prendendo in considerazione il rapporto della figlia col padre Senise aggiunge: "Ho avuto questa impressione di lei - posso sbagliarmi - lei forse pensa troppo..." cosicché, quando parla con Marina lei "spiega". L'istanza emotivo affettiva che suggerisce i suoi discorsi, pur essendo genuina, perde di impatto nella comunicazione per il troppo ragionare...oppure, quando è esasperato, agisce come sua figlia. Ad una ragazza dell'età di sua figlia, non serve dare gli schiaffi, ma dire: "Sei una stronza!" può servire...Sia più impulsivo, segua il suo linguaggio interno".
PADRE: "Mi rendo conto...si, si! Mi nego sempre questi sfoghi."
SENISE: Ognuno ha la sua personalità, ma Marina ha bisogno di capire cosa l'altro pensa, cosa sente...Se poi, e può capitare, deve dare delle regole, deve sentire dentro di sé qual'é il suo potere contrattuale, cioè chiedersi fino a che punto può mantenere quello che ha detto... Molto probabilmente Marina metterà a dura prova sia lei che la mamma, per dimostrare la vostra impotenza, la vostra incapacità nei suoi confronti. Io non so fino a che punto riuscite a fare quello che minacciate..."

Anche nei colloqui conclusivi e preparatori ad una presa in carico di Marina per una psicoterapia Senise aiuta i genitori a non colpevolizzarsi e, nello stesso tempo, a gestire meglio il difficile rapporto con Marina.
SENISE.... "Io credo che abbiate fatto tutto il possibile.... la cosa importante è cosa fare ora... non vi posso dare consigli... Dovete cercare di capire che Marina è una persona che in pochi minuti può comportarsi da bambina di due anni o da ragazza di 17, come vi ho detto prima, ma vi invito a pensare che, proprio perché non è stupida, si rende conto che in questo modo danneggia se stessa. Ora, se pur sapendo questo, non riesce a strutturare una condotta adeguata e coerente, significa che ha dentro di sé qualche cosa che glielo impedisce. Perciò, quando vi fa richieste balzane, che somigliano più alle richieste di un bambino, pensate che tutto questo è la manifestazione di una sofferenza... Anche quando si taglia c'è una componente esibizionistica, ma non è solo teatro... perché chi fa un teatro così dannoso? Marina ha delle condotte provocatorie per determinare in voi reazioni che le permettano di accusarvi di non capirla e di sbagliare. Vi fa sbagliare, vi induce nell'errore, capisce molto bene sul piano emotivo il vostro carattere e sceglie le condotte più adeguate per ferirvi. E come se voi cadeste nella trappola, quando date le risposte che si aspetta...".

Monica presenta un conflitto violento con la propria madre esprimendolo attraverso condotte aggressive e inaccettabili.
SENISE "C'è un guasto nel rapporto fra di voi -dice al primo colloquio con madre e padre- è come se lei signora facesse tutte le cose per ottenere l'opposto di quello che vorrebbe da sua figlia; bisognerà parlarne un po' a lungo perché lei possa, lei stessa, rendersene conto... prima di conoscere Monica"
Intendo riferire estesamente il secondo colloquio tra Senise e i genitori affinché possa esser colta l'intensa drammaticità della situazione relazionale, pur entro i limiti di ogni trascrizione, e possa non andar smarrito l'affiorare graduale della presa di coscienza da parte della madre di quanto sia distorto e proiettivo il suo rapporto con la figlia.
MADRE (alta ricerca persecutoria delle malefatte della figlia): "La situazione è sempre tragica, sono sconvolta...sono andata a scuola per vedere come si comporta mia figlia e ho scoperto che ha fatto delle assenze ingiustificate...io vado avanti a furia di tranquillanti, sono sconvolta nel profondo...sapere che mente!...la menzogna è una cosa che mi sconvolge nel più profondo.... non andare a scuola! mentendo! e doppiamente...perché in quei due giorni chiede i soldi per andare a mangiare... Mi sento anche derubata! non è questione delle due o tre mila lire.... e poi penso: cosa va a fare? va a fare puttanate con questo ragazzo! (Monica ha un ragazzo da qualche mese) lo vedo bene ormai!...sono tornata a casa sconvolta e mi vergognavo di guardarla in faccia!
SENISE: io questo contesto la reazione da parte di sua figlia è sana, perché la bugia qui è l'unico modo per difendere la propria idcntità, quando questa è messa in discussione in un rapporto così conflittuale come quello che c'è con voi genitori. Lei si riappropria di se stessa... e come può farlo se non mentendovi? Altrimenti deve passivizzarsi e fare tutto quello che voi dite di fare; ma in questo modo rinuncia a strutturare la sua identità... questa, per fortuna, è una reazione contenuta e per questo la vedo come una reazione sana. Sono possibili situazioni ben diverse da queste in cui gli adolescenti scappano di casa, oppure vanno verso la droga. Qui c'è un'assenza a scuola per stare col suo ragazzo... e solo due volte! Io capisco la sua indignazione! Ma anche questa indignazione va vista nel contesto di questa relazione che si è così conflittualizzata tra lei e sua figlia Dal mio punto di vista.... anche se non ho ancora visto sua figlia ed ho parlato solo con lei... quello che lei mi dice di sua figlia mi fa più piacere che dispiacere!
MADRE: è che io non le ho più rivolto la parola...e non riesco più.... non glielo ho detto e quindi non sa perché non le parlo ...non riesco a parlarle!mi sconvolge che non vada a scuola... ho pensato, ho desiderato che morisse...
SENISE: quindi sua figlia non sa perché non le ha più parlato!
MADRE: la sola idea di parlarle, già mi sconvolge. L'idea che mia figlia abbia bigiato scuola!...
Veramente io ho desiderato tutto il giorno che morisse! Ma perché non va sotto ad un autobus?
(la voce è alterata, indignata, arrabbiata... e la signora sta per piangere)... è morto due anni fa un ragazzo sotto l'autobus e magari era un bravissimo ragazzo
SENISE: la verità è che lei ha demonizzato in questo modo sua figlia: non è cosi? E col papà?
PADRE: il papà cerca di sdrammatizzare, di salvare il lato affettivo che viene lasciato scoperto da lei (la moglie). In questi giorni il rapporto è buono tra me e Monica Attraverso il negativo di lei, vedo quanti errori ho fatto io, nel senso di veder le cose in cattiva luce, di interpretare le cose in un modo, mentre potevano esser interpretate in un altro.... questa complementarietà tra noi due...magari capitava che io ero asciutto con Monica e lei, mia moglie, mi recuperava e bilanciava quello che io davo un po' meno Adesso è il rovescio....io cerco di bilanciare e Monica è tornata a sorridermi e a baciarmi Io sono fondamentalmente asciutto, ma sono fatto così.... Ora cerco di darle un po' più di comprensione...Ma capisco anche mia moglie quando dice che non le parlerà più fino a quando, come lei dice "non ho processato questo fatto qui"
...D'altra parte Monica non cerca di spiegarsi e, anche se non è cattiva, non abbassa la testa! c'è poco da fare.... bisogna lavorare su un altro piano, riconoscere che non si è più forti di Monica...
Ma questi rapporti non dovrebbero esser improntati sulla forza, ma sulla comprensione!
Noi avremmo forse bisogno di parlate qui con lei, dottore, e per delle giornate intere per raccontarle le nostre cose, le nostre mancanze del nostro passato!...
( rivolgendosi alla moglie) Comunque non condivido quando tu dici "puttana!.... Maiala!".. ma per carità!.. ma sei tu che ti sei fatta un'idea sbagliata!....
MADRE: ma non è possibile!
PADRE: come non è possibile?
SENJSE (alza la voce con fermezza): Vuoi capire che quando lei vede sua figlia come puttana, la fa esser puttana! sua figlia è innamorata, un innamoramento idealizzato per il suo Andrea! dov'è che è puttana? che fa? va sul marciapiede a prender soldi per andare a letto con gli uomini qualunque essi siano?
MADRE: io penso che farebbe anche questo, a questo punto.... una che salta la scuola! (piange) non ha nessuna responsabilità... se non la scuola!....è una ragazza privilegiata.!
SENISE: lei mette nella scuola la vita delle persone!
MADRE: cosa fa d'altro nella vita mia figlia?
... (trascorre un momento prolungato di silenzio)
SENISE: vedremo come stanno davvero le cose... (con forza e calore emotivo) sta di fatto che il vivere lei una ragazzina di sedici anni come una delinquente è quanto di peggio possa fare una madre nei confronti di una figlia! Quanto di peggio! Dove sta il suo amore per sua figlia? dove sta?...Dentro la sua pancia dove sta?... Dove sente un moto di tenerezza per lei?
MADRE: mai!... a questo punto!
SENISE (caldo): è cresciuta nella sua pancia, è uscita dalla sua pancia!
MADRE: non la riconosco più, guardi! (piange con tono più depressivo)
SENISE: perché?... perché l'ha delusa?... perché non è riuscita come lei voleva che fosse?...I figli non sono una copia dei genitori, sono delle persone separate da loro....con una loro identità con un diritto di avere una loro concezione della vita! una concezione propria! per esser delle persone!...se no rimangono un'altra cosa! Monica si è così precocemente contrapposta a voi perché solo in quel modo le riusciva di non accettare di essere come voi chiedevate a lei di essere come voi immaginavate dovesse essere....
Il rapporto genitori-figli dovrebbe essere tale da permettere al figlio di svilupparsi secondo quelle che sono le sue tendenze, cioè dovrebbe favorire la loro libertà di scelta....quanto meno questa dovrebbe essere la tendenza del rapporto.... E chiaro che se lei vuole che rappresenti un modello che sta nella sua testa, è lei che impone questo modello e Monica non vi vuoi aderire!
MADRE: (inizia a riprendere il tono persecutorio, ma in modo meno acceso) il punto è che io penso: "non ti piacciono le cose che piacciono a me, non ti interessano le cose che interessano a me? va bene...Fa la tua vita!...ma qual'è la sua vita?...una ragazzina che ha avuto tutto, tutte le possibilità.... e che cosa ha ricavato? niente!...cosa le interessa?.. niente! su che cosa si dà da fare? booh!.. è una frasca che si fa portare di qua e di là...adesso si è fatta plagiare dall'Andrea! e si fa trascinare.... Allora non ho capito!io lo spazio te lo do! tiralo fuori!...ti interessa l'astrofisica? e buttati sull'astrofisica!...ma che cosa le interessa? questo è il punto! Che razza di personalità le viene fuori?
SENISE: non lo sappiamo ancora! oltre tutto è implicata in un conflitto così grosso...come quello che può nascere tra un figlio e un suo genitore! in particolare tra una figlia e sua madre! quindi sta a vedere qual'è la sua situazione... è per questo che siete venuti qui... dovete aver pazienza e non arrivare a giudizi così distruttivi...Lei la vive come delinquente, come puttana, come plagiata dal ragazzo, come incapace di pensare....come fa a riconoscersi nel suo sguardo! Si terrà ben lontana! Se appena non ama pensare di se stessa di essere puttana, delinquente, plagiata...Quindi sua figlia non le rivelerà niente di se stessa! Lei non la conosce! Nè sua figlia ha alcun interesse a farsi conoscere, perché si sente così talmente pregiudicata nella sua mente, che quanto più può fuggire, tanto più fuggirà! Tanto più può farle dispetti, più gliene farà!
...Non c'è amore nelle sue parole! Dove è finito l'amore che lei aveva per sua figlia?...eppure ci deve esser stato! no?... le mamme amano anche i figli focomelici!.... lei avrebbe preferito avere un figlio infelice per tutta la vita, perché per la sua infelicità, per la sua menomazione sarebbe stato molto più passivo che avere una figlia capace di pensare per suo conto ed essere diversa da lei...i figli sono persone destinate ad esser diverse da noi genitori...
PADRE: adesso, tanto per anticipate delle cose che lei (la moglie), col tempo, dirà...dentro a mia moglie c'è un profondissimo problema che lei ogni tanto riconosce; anche di recente le è scappato fuori dicendo "quando faccio così mi assomiglio a mia madre!"...cioè lei ha la percezione di sbagliare, lo sa che sbaglia....però in quei momenti lì non è più lei!... ha dentro sua madre, per lo meno come lei ha vissuto sua madre! (quando la figlia aveva cinque anni e iniziavano i conflitti, i genitori hanno fatto alcune sedute di terapia sistemica di gruppo)
SENISE: mah!. Io sono stato un po' violento nelle mie espressioni perché ritengo che la signora
dentro di sé ami sua figlia, solo che non si accorge in questo momento di amarla in modo sbagliato.... se una mamma arriva a dire "preferirei che morisse", vuol dire che l'ama veramente in un modo sbagliato! Il problema è di riuscire a scuotere sua moglie emotivamente, in una situazione in cui non capisce più niente di se stessa! Io vorrei anche raccogliere notizie sulla vostra storia, su come vi siete conosciuti. Ma cominciamo pure dal conoscere il rapporto suo con sua mamma: come è stato? voleva che lei fosse esattamente come desiderava che lei fosse?
MADRE: si sostanzialmente... mia madre ha fatto nei miei confronti la stessa operazione che io ho fatto nei confronti di mia figlia: "tu devi avere quello che non ho potuto avere io e devi fare quello che non ho potuto fare io"...ora io con mia madre non ho un buon rapporto... e sarebbe l'ultima persona con cui dire cose mie personali...certo mi rendo conto che sto ripetendo la mia situazione familiare....il figlio prediletto da mia madre è stato mio fratello...che ne faceva di tutti i colori...ora è un bravo ragazzo... mio fratello era ed è tuttora il sole, la vita per mia madre!
PADRE: e tu sei stata sacrificata per lui! (si parla di questi rapporti, poi si riprende il tema del rapporto con la figlia e la madre lamenta la diversità di interessi)
SENISE: gli adolescenti sono strettamente legati alle loro vicende affettive; quindi se un adolescente è in conflitto con i genitori, uno o tutti e due, ed è in un conflitto di opposizione... allora tutte le cose che vengono proposte dai genitori vengono rifiutate... E per questo che siete qui...Ora sta a vedere se di nascosto Monica in qualche modo ha qualche interesse più importante di quelli che manifesta.... o se neanche di nascosto nutre degli ideali, ideali di qualche valore. E' comunque molto giovane e potrà ancora farseli...
(ancora usando il confronto con ricordi della signora) "1'atteggiamento suo verso sua figlia non è stato quello di una madre che cerca di capire i bisogni di suo figlio e che va incontro a quei bisogni.... ma precostituisce quello che può essere il bene per lui e glielo offre "
Verso il termine della seduta, riprende il tema iniziale della comunicazione sospesa tra madre e figlia: "Vorrei dirle qualcosa...se lei ad un certo punto vorrà parlare, se le sarà possibile, se le riuscirà di farlo in un certo modo...comunicando a Monica che è informata, che ha saputo delle sue bigiature...Provi a mettere l'accento sul suo dispiacere per la mancanza di sincerità che c'è stata e sul fatto che "se sei arrivata a questo punto con me, ci deve essere una ragione che io non riesco a capire...non riesco a capire cosa non va, per cui tu non possa esser più sincera e leale con me"...Piuttosto che assumere un atteggiamento giudicante e disprezzante metta l'accento sulla sua partecipazione, sul suo dolore che una figlia sia riuscita a fare questo; e, se è riuscita a fare questo, vuoI dire che c'è qualcosa che non va dentro di lei... e che, come mamma, è addolorata per tutto questo. Se riesce a sentire in qualche modo questa dimensione, che pure è dentro di lei, nascosta dalla sua aggressività e dalla sua rabbia, ma che non può non esserci...e a far sentire che lei è preoccupata del fatto che a Monica accadano queste cose... allora Monica potrà percepire non la sua rabbia distruttiva, o almeno avvertirà che insieme alla rabbia c'è anche 1' amore che viene espresso dalla propria depressione, dal proprio dispiacere...Ora è tempo che io conosca Monica"

L'ultimo esempio di "Senise in colloquio" che voglio presentare è attinto, ancora una volta, da una situazione adolescenziale connotata da comportamenti oppositivi e trasgressivi, che tanto allarmano e mobilitano i genitori verso la consultazione. Questo esempio vuol essere paradigmatico in quanto le manifestazioni comportamentali esasperate di Aldo, adolescente sedicenne, non sembrano essere di per sé tanto gravi, quanto sembrano piuttosto esprimere il tentativo attivo, anche se disfunzionale, di trovare una propria identità. Qui libertà e ricerca di identità sono gli indici di lettura del disagio di Aldo.
Dalla storia dell' infanzia di Aldo, raccontata dalla madre, emerge un ritratto di un bambino fin troppo bravo e capace di tollerare il dolore. La madre riferisce "mi diceva spesso: "sei contenta?"... ora mi dice: "sono stato un figlio perfetto fino a 14 anni, non ti basta?" ...". "No!" gli rispondo io.

La MADRE prosegue: "Non è dei voti che mi preoccupo, ma di questo atteggiamento provocatorio... Intanto si presenta malissimo, sembra un...pezzente! compra la roba usata, è tutto vestito di nero... ha cominciato quando - forse ho sbagliato io - l'ho mandato in Inghilterra... rifiuta le istituzioni, ogni disciplina, gli sembra aberrante che un uomo possa giudicare un altro uomo, al tribunale.... Forse ora è superficiale, un giorno si renderà conto che è difficile vivere senza le Istituzioni, questa ricerca di libertà è inutile se prima non la troviamo in noi stessi,... fuori di noi troveremo sempre delle limitazioni... così ho cercato di ragionare con i miei ragazzi; non mi è mai andato di dire "no" perché no".. ma i risultati sono pessimi. Forse aveva ragione mio marito, che diceva che bisognava picchiare Aldo ,... ma a me ripugnava questo pensiero! e lui "non proprio picchiare, ma dare uno schiaffo, così si sente punito ed è più contento!"... forse!... invece io pensavo che a fargli capire dove aveva sbagliato fosse una tattica più produttiva!
SENISE non c'è sempre correlazione tra l'atteggiamento dei genitori e quello che succede dentro ai ragazzi....
La MADRE, descrivendo il carattere proprio e quello del marito dichiara: "..io e mio marito siamo delle persone tranquille e siamo definiti: io iperprotettiva, mio marito evanescente, perché non c'è mai. Io non posso farci niente"
SENISE si sofferma, in colloqui separati con la madre e col figlio, a puntualizzare il rapporto tra genitori e figlio; è interessante mettere a confronto le due comunicazioni, di fondo identiche, ma espresse secondo le differenti angolature degli interlocutori.
SENISE alla madre: "Le cose che mi ha riferito non sono di per sé così gravi...suo figlio,credo, segua l'ideologia punk. I comportamenti oppositivi che segnala fanno parte della crisi adolescenziale che consiste proprio nel riuscire a separarsi dai legami infantili con i genitori, legami che il ragazzo avverte come catene molto strette dalle quali non riesce a liberarsi.... Tuttavia un atteggiamento del genere può essere anche rischioso... Nel comportamento di suo figlio vi sono tutte le manifestazioni di una crisi giovanile: dall'originalità all'opposizione, alla violenza, al rifiuto della legge. E' difficile dire se ha preso una strada in eccesso, dalla quale corre il rischio di non uscire, o se è una crisi passeggera "
SENISE con Aldo, al termine del primo incontro, commenta: "Come il giovane fa fatica a conquistarsi un'autonomia, così anche i genitori fanno fatica, specialmente se uno di loro è dominante in quanto è quello che si occupa prevalentemente del figlio. Egli vede una persona che si differenzia, che comincia a pensare da sé e vorrebbe trattenerlo, conservarlo bambino. E' una modificazione che avviene anche nel tipo dei sentimenti, perché gli affetti che vi sono tra un adulto ed un bambino devono trasformarsi in altri tra adulto/adulto. Di solito i genitori vorrebbero il figlio bambino nelle cose in cui a loro conviene sia un bambino, mentre lo vorrebbero adulto nelle cose in cui a loro sembra dovrebbe esserlo. Il contrario avviene nel figlio, perché vorrebbe essere riconosciuto come adulto nelle cose in cui magari non ha esperienza sufficiente per organizzarsi e, contemporaneamente vorrebbe continuare a godere dei privilegi infantili... (prosegue a spiegare cosa può offrire nei colloqui successivi) Questo non è un rapporto medico-paziente, ma un rapporto tra due persone in cui ci può essere una utilità o meno, a patto che le due persone vogliano raggiungere un certo obiettivo insieme, se no...non ha senso" (Aldo accetterà di continuare la consultazione)

Conclusione
Abbiamo visto attraverso alcuni brani di colloquio tra genitori e Senise quanto egli abbia messo ripetutamente in evidenza la necessità di riconoscere ed amare la libertà incipiente, perché l'adolescente possa fare esperienza del l'esercizio della sua libertà e della sua autonomia.
È pure apparso chiaramente quanto le modificazioni strutturali evolutive dell'organizzazione psichica ed i processi di individuazione, che già seguono strade accidentate e ansiogene per lo statuto precario dell'adolescenza, incontrino ulteriori difficoltà nelle situazioni conflittuali con i genitori, per l'intrecciarsi delle problematiche intrapsichiche e generazionali.
In ogni caso, è pure imprescindibile che "la libertà" può esser solo proporzionale al grado di percezione corretta della realtà e delle relazioni interne con essa: tale conquista va in parallelo coi processi di individuazione, fondamentali per la costituzione di quella che sarà l'identità definitiva dell'individuo al termine del suo percorso adolescenziale.

Per quanto riguarda il rapporto tra figlio e genitori ritengo che l'ascolto di Senise a colloquio con essi ci abbia comunicato costantemente la sua calda e genuina capacità identificatoria tanto con le sofferenze dei genitori ("avete fatto tutto quello che potevate.... non dovete sentirvi in colpa..."), quanto con l'amore della libertà dell'adolescente, ancorché espresso con modalità devianti, oppositive o autodistruttive. Ci ha pure continuamente ricordato quanto 1' adulto debba meritarsi la fiducia dell'adolescente con la propria attitudine di lealtà e di rispetto verso di loro e verso le loro comunicazioni private, e quanto sia importante che possa esser l'adolescente a desiderare di condividere ancora, ogni tanto, un suo segreto.


Bibliografia

Aliprandi M.T., Pelanda E., Senise T. (1992): Psicoterapia breve di individuazione. Milano, Feltrinelli.

Senise T. (1988): Elaborazione de//e motivazioni profonde e consapevolezza delle possibili inferenze di esse e dc//a "Weltanschauung" ne//a re/azionc, come requisiti indispensabili di ogni formazione psicoterapeutica. Comunicazione personale. Novembre 1988.

Senise T. (1991): Contenimento e sviluppo morale. Adolescenza, 2,1.

Winnicott D.W. (1963): Dibattersi ne//a bonaccia. In: Il bambino deprivato. Milano: Cortina, 1986, pp.182-197.

Winnicott D.W. (1964): I giovani non dormono. In: /l bambino deprivato. Milano: Cortina, 1986, pp. 197-206.

*Già pubblicata su Adolescenza, volume 9, numero 1, gennaio-aprile 1998, pagg.29-49


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