Pietro Roberto Goisis e Gioia Gorla
UNO SPAZIO PER TOMMASO SENISE
4.2. Enrico de Vito - Ricordo di Tommaso Senise *
Tommaso Senise è morto a Milano il 28 febbraio 1996. La sua morte ha fatto seguito ad un periodo di malattia da cui si era sperato potesse riprendersi: fino all'ultimo ha affrontato i suoi disturbi e l'aggravarsi della situazione con serenità, dignità e sensibilità per chi gli era vicino. Ora siamo in molti ad avvertire un senso di grande vuoto, perché Senise oltre a essere un grande maestro e un vero pioniere della psicoanalisi e della psicoterapia psicoanalitica degli adolescenti in Italia è stata una persona speciale e molto amata.
Era nato nel 1917 a Napoli in una famiglia di professionisti. La "napoletanità" è rimasta un elemento significativo della sua personalità, dall'aspetto normanno, ai modi di gentiluomo, al timbro della sua voce che esprimeva il gusto della vita con una nota di malinconia riflessiva. Dopo essersi laureato con lode in Medicina e Chirurgia, e aver lavorato per qualche anno presso la Clinica Neuropsichiatrica dell'Università di Napoli, si era trasferito a Milano nel 1948 per divenire Assistente presso gli Ospedali Psichiatrici di Milano.
Aveva iniziato l'anno successivo la sua analisi con Cesare Musatti.
Nel 1952 passò a dirigere il Centro Medico Psicopedagogico dell'Ente Nazionale per la Protezione della Madre e del Fanciullo: cominciò quindi in quegli anni ad occuparsi di problematiche dell'età evolutiva e di situazioni rese drammatiche per il contesto ambientale in cui si sviluppavano. Dal 1957 divenne dirigente del Gabinetto Medico Psicopedagogico del Centro di Rieducazione per Minorenni della Lombardia del Ministero di Grazia e Giustizia. Questo incarico, svolto fino al 1978 con grandissimo impegno, lo portò ad approfondire la sua esperienza professionale con gli adolescenti e a sviluppare rapporti fruttuosi e duraturi con altri colleghi a cui andava comunicando l'entusiasmo e le idee. Moltissimi sono stati i ragazzi devianti aiutati da Senise nel corso della sua vita: il suo approccio a casi difficili e spesso disperati era di straordinaria qualità sia per la ricchezza della sua comprensione empatica che per l'efficacia della risposta, per il rispetto per l'altra persona e per la capacità di promuoverne le risorse, per quanto limitate o segrete. Tommaso Senise mise lo stesso impegno nell'aiutare i colleghi più giovani che si rivolgevano a lui per la loro formazione professionale.
Nel 1969 divenne Membro Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana con funzioni di training, ma oltre a questo continuò a formare alla psicoterapia degli adolescenti molti altri operatori, in particolare quelli che si trovano a lavorare nei servizi pubblici e in setting istituzionali. L'esperienza clinica e l'attività (tra l'altro ha condotto per lungo tempo corsi presso il Centro di Psicologia Clinica della Provincia di Milano diretto da Giovanni Carlo Zapparoli) hanno portato Senise all'elaborazione di concetti e di metodologie che sono divenute pietre miliari della teoria della tecnica del trattamento degli adolescenti: basti ricordare l'edificio della "psicoterapia breve d'individuazione" che è stato ampiamente illustrato nel libro scritto in collaborazione con Maria Teresa Aliprandi e Eugenia Pelanda.
Personalmente desidero ricordare la calda disponibilità, l'incoraggiamento e il supporto paterno che ho avuto da lui in tante occasioni, come nel realizzare il Centro che è divenuto il Progetto A, un'iniziativa con cui ha cooperato sempre con grande generosità. Continuerò come molti altri a pensare a lui, a trovarmi naturalmente a immaginare cosa avrebbe pensato, cosa avrebbe sentito e cosa avrebbe detto con un certo adolescente o in un'altra situazione difficile.
Tommaso Senise è stato soprattutto un uomo che aveva grande cura dei suoi legami, da quelli familiari a quelli con gli amici, i collaboratori, gli studenti, i pazienti; dentro questi legami con la grandezza e la semplicità di una persona fondamentalmente etica ha vissuto e insegnato a cercare e a vivere la libertà e l'autenticità. Anche per questo continuerò come altri a pensare a lui, a ricordarmi la chiarezza dei suoi sì e dei suoi no, il suo piacere di bere un bicchiere di vino e il suo modo di restare in silenzio.
*Adolescenza, vol. 7, n. 1, gennaio-aprile 1996, Pensiero Scientifico Editore, Roma, Pag. 98/99
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