Pietro Roberto Goisis e Gioia Gorla
UNO SPAZIO PER TOMMASO SENISE
4.5. Francesco Mancuso - Editoriale *
Questo numero della Rivista dedicato agli adolescenti acquista un valore particolare. Infatti mentre eravamo in fase di chiusura abbiamo appreso la notizia della scomparsa di Tommaso Senise.
E' con sentita commozione che mi accingo a scrivere qualche nota in suo ricordo. Il nostro Istituto ha un debito di profonda gratitudine nei suoi confronti: Senise è stato il nostro "garante" e la nostra guida quando l'attuale Istituto ha mosso i primi passi verso l'autonomia.
Confesso però, che i miei ricordi non riescono a rimanere negli stretti limiti dell'ufficialità; lascio ad altra occasione questo compito e mi prendo la libertà di comunicarvi qualcosa di personale sicuro di fargli cosa molto più gradita.
La sua morte non ha colto di sorpresa quanti gli sono stati vicino negli ultimi tempi. Ha dovuto combattere con "allegria e coraggio" contro diverse forme tumorali che, nell'ultimo anno, si sono accanite contro il suo corpo.
Le malattie hanno reso incerto e traballante il suo corpo, ma fino al termine egli riusciva a meravigliarsi, a stupirsi delle sue ancora presenti capacità di ricordare e di lavorare.
Fino all'ultimo è riuscito con successo a combattere l'avidità del cancro anche con la sua attività di pensiero, con le sue voglie, i suoi desideri, i suoi progetti; teneva cioè accesa la mente per non lasciarsi spaventare dalle ombre della notte.
Nel mio ultimo incontro con lui mi ha parlato della sua lotta e con entusiasmo e lucidità mi diceva qualcosa a proposito di uno scritto mio che gli avevo fatto leggere. Gli raccontavo dei miei interessi per un autore, per anni, ritenuto poco ortodosso e lui, con il suo vezzoso sorriso, mi ha detto che forse dipendeva dal fatto che lui "lasciava liberi".
In questo momento non è il caso di spendere molte parole sul Senise Psicoanalista: con il tempo scopriremo l'importanza del patrimonio che ci ha lasciato. Io a volte gli rimprovero la sua pigrizia nello scrivere e la sua difficoltà a trasferire su foglio la ricchezza del suo pensiero che, invece, amava trasferire direttamente, con calore, soprattutto quando sentiva il calore del gruppo.
Mi viene il dubbio che il mio "rimprovero" sia solo una pretesa. A pensarci meglio io non amo molto gli scritti "saturi" di consigli tecnici; questi scritti mi sembrano un po' come delle autostrade: pratiche, comode, rassicuranti, ma prima o poi finiscono e, per visitare o esplorare, bisogna prendere l'uscita. Senise ha voluto aiutarci a diventare più disponibili e più liberi di fronte a quello che c'è dall'uscita in poi.
Negli ultimi giorni, consumato dalla malattia, circondato dall'affetto dei suoi cari mostrava di desiderare "un caffè, un whisky e un sigaro" come chi sentiva ormai di non potere più rimandare, di non potere più averla vinta.
Grazie di cuore, dott. Senise !
*Quaderno dellIstituto di psicoterapia del bambino e delladolescente - n. 6 - marzo 1996
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