Formazione e attualità - Alberto Lampignano
Lampignano: attualità e formazione non necessariamente procedono insieme. Per me fino a qualche tempo fa non avevano molto a che spartire. Poi mi sono reso conto che di fatto siamo immersi nellattualità, siano essi i banali fatti di cronaca _ che a volte catturano linteresse dei media e della gente per giorni e giorni _ siano essi i problemi con cui siamo indotti a confrontarci come uomini del nostro tempo, come leutanasia, lingegneria genetica, la tecnologia, le migrazioni eccetera. I nostri pensieri sono fatti di attualità, perché pensiamo ciò che la realtà quotidiana ci propone continuamente, come occasione, come ostacolo, come desiderio, come privazione eccetera. I nostri pensieri sono fatti di attualità, ma spesso sono inattuali. Nel senso che trasportiamo in essi categorie, forme concettuali, affetti, emozioni che provengono da lontano. Da altri tempi e da altri luoghi. Le configurazioni ideo-affettive presenti nei nostri pensieri che sono per buona parte u-cronici e u-topici sono anche stereotipici, ossia tendono a mantenersi rigidi, indeformabili e non aderenti alle nuove realtà incontrate. Lattualità quindi si presenta quasi come un test proiettivo, dove la struttura della mente manifesta come in filigrana la sua segreta organizzazione. Riguardata da questo vertice osservativo lattualità può essere assunta come palestra formativa in cui riconoscere dapprima il pensiero stereotipico, u-cronico e u-topico, per poi tentarne una trasformazione attraverso quella che io chiamo allenamento dellanima. 2) Ci può spiegare come lei utilizza lattualità in ambito formativo?
Lampignano: quando parlo di formazione non mi riferisco ad un campo di esperienza specifico, ma al processo emozionale, affettivo e cognitivo che ogni essere umano compie per vivere la propria realtà personale e sociale in modo abbastanza soddisfacente.
Lampignano: è linterrogativo che con maggiore evidenza mi si è posto quando ho deciso di pubblicare il libro. Ma che ho presto risolto, dicendomi che ogni esperienza vera è personale. Il personale può parlare agli altri nella misura in cui in qualche modo attinge allesemplarità. Ho voluto proporre la mia esperienza autoformativa con il carattere dellesemplarità. La quale si sostanzia di autenticità, profondità e bellezza. Forse il mio modo dandare nel mondo e nellanima, sorretto da una mappa affettiva di cui mi sono dotato cammin facendo, espresso attraverso la scrittura, può essere assunto anche da altri per fare un proprio cammino personale che abbia a sua volta i caratteri dellesemplarità.
5) Qual è o quali sono, secondo lei, il/i fine/i della formazione?
Lampignano: è un discorso molto ampio e complesso, ma cercherò di rispondere sinteticamente, quindi con una certa approssimazione. Due sono i fini generali che la formazione dovrebbe porsi: 1) lespressione delle risorse dellindividuo, con il dispiegamento delle sue potenzialità, secondo un andamento che per sua natura non raggiunge mai una meta finale e definitiva. In questo modo lindividuo, proprio grazie alle esperienze formative, può costruirsi, comporre la propria identità in base a una sua più o meno consapevole progettualità; 2) il ritorno alle origini. Le origini sono e rimangono sempre ignote, ma ci hanno condizionato e per sempre ci influenzeranno. Solo continuamente attingendo alle origini con un non sempre facile e tortuoso tragitto emozionale a ritroso si possono rivisitare i luoghi della nostra anima e del nostro corpo percorsi soprattutto, ma non solo, da angosce, sofferenze, vuoti che proprio perché ancora risonanti di dolore coprono altre voci autentiche e creative.
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