Relatori: 
dott.ssa Silvia Amati Sas, dott.ssa Laura Andreoli, dott.ssa Simona Argentieri, dott. Davide Cavagna, dott. Gherardo Colombo, dott.ssa Daniela Federici, dott. Sergio Manghi, dott.ssa Carla Weber.
 
Programma convegno 
Il tema dell'ambiguità, così ricorrente nelle stanze di analisi, così presente nel contesto sociale quotidiano, si propone alla psicoanalisi come oggetto di riflessione e di argomentazione a più livelli. 
Collocandosi su un crocevia di fenomenologie cliniche diverse, dalle patologie del falso sé, alla diffusione di identità, all'instabilità affettiva del borderline, al ritiro schizoide ecc. e infiltrandosi nel contesto sociale  e nei contesti istituzionali , l'ambiguità,  problematica sia a livello intrapsichico che interpersonale, impegna lo psicoanalista nella definizione dei meccanismi ad essa sottesi sia sul piano teorico-concettuale sia su quello clinico.  
Diverse possibilità ed ipotesi di lettura verranno proposte. 
Una prima posizione teorica origina dal considerare l'ambiguità un particolare stato della mente che dà ai fenomeni psichici un carattere proteiforme di imprecisione, di malleabilità e adattabilità quale difesa messa in atto di fronte a situazioni psichiche gravi ma che può essere anche transitoriamente messa in atto in più normali situazioni dinamiche conflittuali. Corrisponde alla regressione ad un'indifferenziazione primaria tra sé e l'altro, ad una posizione a-conflittuale tra elementi antinomici, ad una conseguente accettazione a-critica e a-conflittuale della realtà esterna quale adattamento difensivo di fronte a situazioni traumatiche. Più in generale  è una rinuncia alla propria soggettività come evitamento della fatica e della sofferenza connesse al doversi differenziare e definire allo scopo di mantenere un proprio senso di appartenenza e di stabilire la possibilità di essere riconosciuto dall'altro.   
Una seconda posizione considera clinicamente la situazione ambigua come caratterizzata da un funzionamento mentale in cui coesistono, in una zona di confine tra il conscio e l'inconscio, aspetti contraddittori che si presentano come a-conflittuali, non accompagnati da vergogna o colpa, sorta di micropatologia non appartenente a particolari categorie diagnostiche o organizzazioni di personalità ma piuttosto ad uno stile di comportamento, a volte anche in termini di una strategia transitoria, adottato da persone che, in relazione ad un problema narcisistico irrisolto, operano un microscopico splitting che consente il funzionamento multiplo di vari sistemi di identità. 
Non mancano nel convegno riflessioni a proposito della funzione positiva della posizione ambigua, necessaria alla evoluzione della personalità, fonte di sicurezza, di appartenenza e di creatività, presente e produttiva anche nel rapporto terapeutico. 
Dal punto di vista tecnico, nel lavoro terapeutico, il terapeuta deve essere in grado, da un lato, di saper accogliere l'ambiguità insita nella relazione, di divenire il depositario di incertezze e angosce arcaiche, di saper essere "ambiguamente" nella relazione, in cui si intrecciano contemporaneamente coinvolgimento e distacco, in quanto condizione necessaria per superarla aprendola alle molteplici forme del simbolico. Dall'altro lato, il terapeuta deve saper cogliere nel suo controtransfert gli elementi dell'ambiguità, gli effetti conformisti corrispondenti ai suoi vissuti trans- soggettivi che possono compromettere il suo lavoro di condurre sè e l'altro al maggior grado di verità possibile, di mettere l'altro di fronte alla difficoltà della propria individuazione, alla dolorosa conflittualità del nostro modo di essere.  
L'interesse del terapeuta per il trans-soggettivo come funzione psicoanalitica, cioè l'attenzione, nel proprio controtransfert, al contesto condiviso tra paziente e analista, così come l'osservazione che l'ambiguità, infiltrandosi tra pubblico e privato e smussando ciò che è conflittuale  anche a livello sociale  e istituzionale  produce falsificazioni, equivoci, adeguamenti  e conformismi, obbliga la psicoanalisi ad uscire dal proprio ambito clinico per interrogarsi  oltre al suo proprio ruolo etico nella stanza di analisi (là dove etica e tecnica coincidono poiché il principio basilare è il riconoscimento dell'altro nella sua irriducibile diversità) anche sul suo ruolo etico nel sociale.  
La funzione etica della psicoanalisi e la sfida che questa assume, significativamente sottolineata nel titolo del convegno, fa riferimento ad una psicoanalisi che con il suo carattere eversivo, il suo porsi in maniera critica rispetto all'adeguamento passivo stimoli una necessaria inversione di tendenza rispetto ad una generale e pandemica propensione verso l'ambiguità, uno stimolo che, senza moralismi o integralismi, richiami all'importanza del faticoso percorso verso la verità, in una necessaria rinuncia ad illusioni onnipotenti.  Una sfida ineludibile per la psicoanalisi che ci impegna come persone ancor prima che come terapeuti, una sfida che si concretizza nella dualità del rapporto terapeutico, una sfida che ci impone di non limitare la nostra concezione dell'etica alle regole del setting, ma che evolva anche nell'interrogarci su quale clima trans-soggettivo consenta la libera possibilità al conflitto etico, senza accettare ciò che non è eticamente accettabile. Una sfida all'assunzione di significato dell'assurdo. Una sfida che ci impone di soffermarci su alcune configurazioni etiche che ricorrono nella prassi e nella teoria della psicoanalisi contemporanea riflettendo su alcuni temi cruciali, al confine tra etica e tecnica: il segreto professionale, la neutralità, la self-disclosure, il setting. 
Ma c'è anche un'urgenza di uscire dalla stanza di analisi e chiederci se gli strumenti teorici della psicoanalisi possono contribuire a spiegare la realtà globale, chiederci se  possono essere utilizzati per contribuire nell'ambito della teoria della complessità allo sviluppo della conoscenza coinvolgendosi con altre discipline che a vario titolo trattano gli aspetti delle società e delle culture umane. 
La complessità comporta l'articolazione di molteplici prospettive attraverso le quali vedere il mondo. Quindi oltre ad interrogarci sulla psicoanalisi, in questo convegno ci confronteremo con l'approccio filosofico e giuridico.  
Osservare l'ambiguità dalla parte del sociale non può che farci notare come l'idea del giusto, considerata come ideale regolativo trascendentale, si confronti con un fallimento della giustizia. Considereremo la giustizia, concetto del buono applicato all'altro, il primo requisito delle istituzioni sociali così come la verità lo è per i processi di pensiero. Ci soffermeremo sul legame tra giustizia e alterità e su una giustizia che tende alla ricostruzione del legame sociale quale primato della conciliazione rispetto alla costrizione. 
 
Le giornate sono così organizzate: 
20 novembre 
8.30-9.00	Registrazione partecipanti, distribuzione materiale 
9.00-9.30	Presentazione Convegno  (dott.ssa Luisa Crevenna, presidente ASP) 
9.30-10.30	"Ambiguità, una sfida etica per la psicoanalisi" ( dott.ssa Silvia Amati Sas) 
10.30-11.00	Domande e interventi	 
11.00-11.15	Coffe breack 
11.15-12.15	"L'ambiguità della giustizia"  ( dott. Gherardo Colombo) 
12.15-12.45	Domande e interventi 
12.45-14.00	Pausa 
14.00-15.00	"L'ambiguità dei confini in psicoanalisi"  (dott.ssa Simona Argentieri) 
15.00-15.30	 Domande e interventi 
15.30-16.30	" L'ambiguità e la responsabilità del terapeuta"  (dott.ssa Daniela Federici) 
16.30-17.30	Domande e interventi 
18.00		Termine dei lavori 
 
21 novembre 
9.00-9.15	Introduzione alla giornata (Dott.ssa Morelli Daniela) 
9.15-10.15	"Polisemia dell'ambiguità"  (dott.ssa Laura Andreoli) 
Domande e interventi 
10.15-11.15	"I Segni Ambigui: Psicoanalisi del soggetto etico"  (dott. Davide Cavagna)   
		 
11.15		coffe breack 
11.45-12.45	"Accogliere l'ambiguità. Risonanze ambigue nella relazione 			psicoterapeutica" (dott.ssa Carla Weber) 
12.45		Interventi pre ordinati 
13.00		Pausa 
14.30-15.30 "La zona grigia dell'ambiguità nella crisi dell'Homo hyerarchicus" 
15.30-17.00	Tavola Rotonda 
17.00-17.30	Conclusioni 
17.30-18.00	Verifica dell'apprendimento 
Destinatari del convegno 
Psicoterapeuti (medici e psicologi) e psicologi che lavorano in ambito privato e istituzionale, con adulti e soggetti dell'area evolutiva, interessati ad approfondire gli aspetti clinici e terapeutici collegati alla tematica dell'ambiguità. 
Sono previsti 250 posti. 
Quote di iscrizione 
Le quote di iscrizione sono così definite:  
Soci:  150,00 Euro 
Aggregati/ex studenti SPP :180,00 Euro (Iva inclusa) 
Esterni:  220,00 Euro (Iva inclusa))  
Studenti in specialità: 150,00 Euro (Iva inclusa) 
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